MISTERI ITALIANI
Pasolini.Un delitto tutto italiano.
di Nicola Giordano
Un omicidio dai contorni oscuri che sconvolse l'Italia.
La notte del 2 novembre 1975 Pierpaolo Pasolini,il famoso regista e poeta proletario,cantore di Roma e delle sue miserie morì,assassinato sul litorale di Ostia a Roma. Il suo cadavere sporco di fango e di lesioni fu ritrovato la mattina e toccò all'amico e attore amatoriale Ninetto Davoli riconoscerne le generalità.La giustizia condannò per la sua morte Pino Pelosi, detto "Pino La Rana", un diciassettenne di Guidonia che pochi giorni dopo si auto-accusò del delitto.Nei verbali degli interrogatori il giovane romano spiegò che avrebbe incontrato Pierpaolo Pasolini nei pressi della Stazione Termini, dove l'artista si era offerto di accompagnarlo a casa con la sua Alfa Romeo GTV. I due avrebbero trascorso circa tre ore insieme,cenando e parlando poi diretti verso la spiaggia di Ostia,secondo Pelosi, Pasolini avrebbe provato ad avere rapporti sessuali col giovane ma Pelosi racconta di essersi rifiutato.Subito sarebbe sorta una liti con il regista che armato di un bastone lo avrebbe minacciato,Pelosi narra di essersi impossesato dell'oggetto e colpito più volte Pasolini al volto e alla testa.
Dopo con la macchina avrebbe infierito sul corpo moribondo passandovi sopra due volte.Il Tribunale di Roma condannò in primo grado il giovane per omicidio,condanna che l'anno dopo venne confermata in Corte d'Appello.Capitolo chiuso?Niente affatto.Ancora oggi,dopo 38 anni restano questioni aperte,dubbi e misteri.Molte persone si dicono convinte che la storia raccontata da Pelosi non sia completa e che molte circostanze restino da chiarire. Le questioni sono molteplici e si va dalle varie incongruenze delle deposizioni del condannato,ad alcune voci su interventi dei servizi segreti durante le indagini,ad alcuni misteri di atti processuali spariti o compiuti in maniera grossolana.Tutti elementi che secondo alcuni amici del regista fanno credere all'esistenza di complotti e dubbi.Dopo pochi mesi la sua morte infatti il noto settimanale "L’Europeo" nelle cui pagine scriveva all'epoca la giornalista Oriana Fallaci, cerca di dimostrare con una lunga inchiesta le incongruenze della storia raccontata da Pelosi.Anche il poeta Enzo Siciliano, amico intimo dello scrittore e autore di una sua biografia, svela che nelle parole del condannato enormi sono i vuoti e le confusioni.A partire dall'arma del delitto,quel bastone insanguinato ritrovato sulla spiaggia.Il bastone era di grosse dimensioni e soprattutto fatto di legno marcio che mai avrebbe potuto provocare la morte per contusione ad un uomo.Inoltre anche la storia della lite violenta era anomala poichè sul corpo del condannato non erano visibili segni,graffi nè violenze alcune e neppure una macchia di sangue della vittima.
Dopo decenni di carcere Pelosi nel 2006 ha fatto poi delle rivelazioni sorprendenti svelando che la morte di Pasolini non fu dovuta alla sua mano ma che l'omicidio sarebbe stato compiuto da un gruppo di ragazzi dei NAR,gruppo neofascista,convinti di punire il regista per le sue idee comuniste e la sua tendenza omosessuale;lui sarebbe solo servito da esca per attirare il regista in una zona isolata.Pelosi fece anche i nominativi dei ragazzi coinvolti alcuni anni dopo e sottolineò di essere stato in silenzio per paura di mettere a repentaglio la sicurezza della sua famiglia.La magistratura non reputò però attendibili le parole del condannato e non attivò alcuna indagine precisa a riguardo.I misteri e le voci sull'omicidio Pasolini non smisero di esistere.Alcuni collegavano la sua uccisione ad una sorta di complotto collegato alla "lotta di potere" che in quegli anni era scoppiata tra Eni e Montedison per il dominio sul settore petrolchimico. Pasolini, infatti in quel periodo stava ultimando il film-documentario Petrolio nel quale analizzava le personalità dei due gruppi finendo per fare un elogio al presidente Eni Mattei e influenzando quindi la lotta di potere.Nel film Pasolini criticava la Montedison evidenziando la figura poco chiara del suo presidente,addirittura collegato allo stragismo italiano legato al petrolio e ad altri intrighi internazionali. Secondo vari scrittori sarebbe questa la causa della morte del regista friulano.Una parte ristretta di giornalisti invece riteneva che Pasolini sarebbe stato assassinato per le accuse a importanti politici di governo del tempo di collusione con le stragi della strategia della tensione.Ancora oggi,dopo quasi quattro decenni i dubbi restano tanti e le certezze vere pochissime,una storia tipicamente italiana.
La notte del 2 novembre 1975 Pierpaolo Pasolini,il famoso regista e poeta proletario,cantore di Roma e delle sue miserie morì,assassinato sul litorale di Ostia a Roma. Il suo cadavere sporco di fango e di lesioni fu ritrovato la mattina e toccò all'amico e attore amatoriale Ninetto Davoli riconoscerne le generalità.La giustizia condannò per la sua morte Pino Pelosi, detto "Pino La Rana", un diciassettenne di Guidonia che pochi giorni dopo si auto-accusò del delitto.Nei verbali degli interrogatori il giovane romano spiegò che avrebbe incontrato Pierpaolo Pasolini nei pressi della Stazione Termini, dove l'artista si era offerto di accompagnarlo a casa con la sua Alfa Romeo GTV. I due avrebbero trascorso circa tre ore insieme,cenando e parlando poi diretti verso la spiaggia di Ostia,secondo Pelosi, Pasolini avrebbe provato ad avere rapporti sessuali col giovane ma Pelosi racconta di essersi rifiutato.Subito sarebbe sorta una liti con il regista che armato di un bastone lo avrebbe minacciato,Pelosi narra di essersi impossesato dell'oggetto e colpito più volte Pasolini al volto e alla testa.
Dopo con la macchina avrebbe infierito sul corpo moribondo passandovi sopra due volte.Il Tribunale di Roma condannò in primo grado il giovane per omicidio,condanna che l'anno dopo venne confermata in Corte d'Appello.Capitolo chiuso?Niente affatto.Ancora oggi,dopo 38 anni restano questioni aperte,dubbi e misteri.Molte persone si dicono convinte che la storia raccontata da Pelosi non sia completa e che molte circostanze restino da chiarire. Le questioni sono molteplici e si va dalle varie incongruenze delle deposizioni del condannato,ad alcune voci su interventi dei servizi segreti durante le indagini,ad alcuni misteri di atti processuali spariti o compiuti in maniera grossolana.Tutti elementi che secondo alcuni amici del regista fanno credere all'esistenza di complotti e dubbi.Dopo pochi mesi la sua morte infatti il noto settimanale "L’Europeo" nelle cui pagine scriveva all'epoca la giornalista Oriana Fallaci, cerca di dimostrare con una lunga inchiesta le incongruenze della storia raccontata da Pelosi.Anche il poeta Enzo Siciliano, amico intimo dello scrittore e autore di una sua biografia, svela che nelle parole del condannato enormi sono i vuoti e le confusioni.A partire dall'arma del delitto,quel bastone insanguinato ritrovato sulla spiaggia.Il bastone era di grosse dimensioni e soprattutto fatto di legno marcio che mai avrebbe potuto provocare la morte per contusione ad un uomo.Inoltre anche la storia della lite violenta era anomala poichè sul corpo del condannato non erano visibili segni,graffi nè violenze alcune e neppure una macchia di sangue della vittima.
Dopo decenni di carcere Pelosi nel 2006 ha fatto poi delle rivelazioni sorprendenti svelando che la morte di Pasolini non fu dovuta alla sua mano ma che l'omicidio sarebbe stato compiuto da un gruppo di ragazzi dei NAR,gruppo neofascista,convinti di punire il regista per le sue idee comuniste e la sua tendenza omosessuale;lui sarebbe solo servito da esca per attirare il regista in una zona isolata.Pelosi fece anche i nominativi dei ragazzi coinvolti alcuni anni dopo e sottolineò di essere stato in silenzio per paura di mettere a repentaglio la sicurezza della sua famiglia.La magistratura non reputò però attendibili le parole del condannato e non attivò alcuna indagine precisa a riguardo.I misteri e le voci sull'omicidio Pasolini non smisero di esistere.Alcuni collegavano la sua uccisione ad una sorta di complotto collegato alla "lotta di potere" che in quegli anni era scoppiata tra Eni e Montedison per il dominio sul settore petrolchimico. Pasolini, infatti in quel periodo stava ultimando il film-documentario Petrolio nel quale analizzava le personalità dei due gruppi finendo per fare un elogio al presidente Eni Mattei e influenzando quindi la lotta di potere.Nel film Pasolini criticava la Montedison evidenziando la figura poco chiara del suo presidente,addirittura collegato allo stragismo italiano legato al petrolio e ad altri intrighi internazionali. Secondo vari scrittori sarebbe questa la causa della morte del regista friulano.Una parte ristretta di giornalisti invece riteneva che Pasolini sarebbe stato assassinato per le accuse a importanti politici di governo del tempo di collusione con le stragi della strategia della tensione.Ancora oggi,dopo quasi quattro decenni i dubbi restano tanti e le certezze vere pochissime,una storia tipicamente italiana.
Il Caso Mattei.Cinquant'anni di misteri.
di Nicola Giordano
La morte del presidente dell'ENI.Fatalità o attentato?
Enrico Mattei rappresenta la figura di uomo, imprenditore e dirigente pubblico che negli anni '50 e '60 hanno fatto grande l'talia,ampliandone potenza internazionale e peso politico.Fu soprattutto un pioniere,un vero innovatore nel settore in cui operò per anni,quello energetico e petrolifero.Un vero protagonista del boom economico dell’Italia del secondo dopoguerra.Ebbe una vita breve ma intensa,fu partigiano da giovane, deputato della Democrazia Cristiana, commissario liquidatore dell’Agip ed infine presidente dell’Eni.Tanto straordinaria fu la sua vita quanto misteriosa fu la sua morte.La sera del 27 ottobre 1962,il bi-motore su cui egli si era imbarcato insieme ad un giornalista inglese e che era diretto all'aereoporto di Linate precipitò nei pressi di Pavia.Per decenni tante sono state le tesi su un eventuale attentato ai danni del presidente dell'Eni,il motivo era da ricercare nella politica aggressiva ed indipendente dalle altre potenze mondiali con cui Mattei stava tentando di donare una maggiore autonomia energetica all'Italia,ponendo il paese in una situazione di parità rispetto alle super nazioni del globo.Una strategia che forse a molti non piaceva affatto. Di recente la magistratura senza giri di parole ha avvalorato la tesi dell’omicidio, anzi dell’attentato.
Nell’aereo infatti è stata provata la presenza di una bomba stimata in 150 grammi di tritolo. Ma non sono bastati cinque decenni per trovare i responsabili della morte di Enrico Mattei.Come detto l'attività dirigenziale di Mattei era stata molto aggressiva in quegli anni e molti avrebbero tratto giovamento da una sua prematura dipartita.Innanzitutto le cosiddette sette sorelle del petrolio, Esso, ExxonMobil, Royal Dutch Shell, Anglo-Persian Oil Company, poi divenuta in British Petroleum (BP), Standard Oil of New York, diventata in seguito Mobil e fusa con la Exxon, Texaco, Chevron, Gulf Oil, in buona parte confluita nella Chevron. Ma anche la Cia in quel periodo di piena ‘Guerra fredda’, non vedeva di buon occhio gli accordi energetici che Mattei aveva in pochi anni stipulato con Algeria,Libia e Urss,nazioni apertamente antiamericane.Quindi davvero tanti nemici per un uomo che in pochi anni aveva abbattuto il rigido oligopolio del mercato petrolifero per aiutare il proprio paese a non dipendere dalle altre nazioni e a facilitare così il proprio sviluppo industriale.Quella di Mattei era una visione,un sogno che poi dopo alcuni anni sarrebbe divenuto realtà.Egli era convinto che nel giro di pochi anni i paesi arabi avrebbero assunto il controllo delle riserve di oro nero.Cosa puntualmente accaduta.Partendo da questa idea Mattei cercò contatti diretti con i governi dei paesi emergenti e firmò contratti di partnership di grande importanza.La presidenza Eni sotto la sua gestione fu notevole,non solo egli diede un'impostazione moderna ed imprenditoriale all'ente ma contribuì anche alla scoperta di numerosi giacimenti di gas naturale e petrolio in zone della Lombardia,Piemonte,Basilicata e Sardegna.
Sul finire degli anni '50 riuscì poi a stipulare un accordo diretto con lo Scià di Persia ottenendo una concessione a condizioni particolarmente favorevoli dall’Iran,cosa che per anni non era stata ottenuta dalle succitate sette sorelle.Se a ciò aggiungiamo legami di partnership molto diretti con Marocco,Libia e Algeria si capisce il forte nervosismo che le multinazionali americane iniziarono a nutrire per il presidente dell'Eni.Venendo ai misteri della sua morte,la Procura di Pavia, che riaprì le indagini a metà degli anni ‘90, afferma che risultò evidente l’insabbiamento delle prove di quel crimine,sotto l'ordine dei vertici dei servizi.Il sostituto procuratore Vincenzo Calia sottolinea che il fondatore dell’ENI fu “inequivocabilmente” vittima di un attentato.Sempre secondo il giudice l’esplosione che abbatté il bimotore Morane-Saulnier su cui viaggiavano il presidente dell’ENI, fu causata da una bomba collocata nel carrello d’atterraggio del velivolo.Il mafioso Buscetta nelle sue rivelazione sottolinea che la Cia nel 1961 chiese esplicitamente a Cosa Nostra il favore di elimiare Mattei,in cambio di agevolazioni nel traffico di droga in America.Non ci sono testimonianze dirette,solo quelle di un povero contadino che quella sera vide esplodere l'aereo in volo prima di schiantarsi al suolo.Ma le sue parole furono all'epoca ritenute poco chiare ed attendibili e quindi insabbiate.Il mistero permane,la morte di Enrico Mattei resta un dilemma inestricato e ancora oggi 50 anni dopo nulla si sa su come morì l'uomo che contribuì a cambiare il volto e l'opinione dell'Italia nel mondo.
Enrico Mattei rappresenta la figura di uomo, imprenditore e dirigente pubblico che negli anni '50 e '60 hanno fatto grande l'talia,ampliandone potenza internazionale e peso politico.Fu soprattutto un pioniere,un vero innovatore nel settore in cui operò per anni,quello energetico e petrolifero.Un vero protagonista del boom economico dell’Italia del secondo dopoguerra.Ebbe una vita breve ma intensa,fu partigiano da giovane, deputato della Democrazia Cristiana, commissario liquidatore dell’Agip ed infine presidente dell’Eni.Tanto straordinaria fu la sua vita quanto misteriosa fu la sua morte.La sera del 27 ottobre 1962,il bi-motore su cui egli si era imbarcato insieme ad un giornalista inglese e che era diretto all'aereoporto di Linate precipitò nei pressi di Pavia.Per decenni tante sono state le tesi su un eventuale attentato ai danni del presidente dell'Eni,il motivo era da ricercare nella politica aggressiva ed indipendente dalle altre potenze mondiali con cui Mattei stava tentando di donare una maggiore autonomia energetica all'Italia,ponendo il paese in una situazione di parità rispetto alle super nazioni del globo.Una strategia che forse a molti non piaceva affatto. Di recente la magistratura senza giri di parole ha avvalorato la tesi dell’omicidio, anzi dell’attentato.
Nell’aereo infatti è stata provata la presenza di una bomba stimata in 150 grammi di tritolo. Ma non sono bastati cinque decenni per trovare i responsabili della morte di Enrico Mattei.Come detto l'attività dirigenziale di Mattei era stata molto aggressiva in quegli anni e molti avrebbero tratto giovamento da una sua prematura dipartita.Innanzitutto le cosiddette sette sorelle del petrolio, Esso, ExxonMobil, Royal Dutch Shell, Anglo-Persian Oil Company, poi divenuta in British Petroleum (BP), Standard Oil of New York, diventata in seguito Mobil e fusa con la Exxon, Texaco, Chevron, Gulf Oil, in buona parte confluita nella Chevron. Ma anche la Cia in quel periodo di piena ‘Guerra fredda’, non vedeva di buon occhio gli accordi energetici che Mattei aveva in pochi anni stipulato con Algeria,Libia e Urss,nazioni apertamente antiamericane.Quindi davvero tanti nemici per un uomo che in pochi anni aveva abbattuto il rigido oligopolio del mercato petrolifero per aiutare il proprio paese a non dipendere dalle altre nazioni e a facilitare così il proprio sviluppo industriale.Quella di Mattei era una visione,un sogno che poi dopo alcuni anni sarrebbe divenuto realtà.Egli era convinto che nel giro di pochi anni i paesi arabi avrebbero assunto il controllo delle riserve di oro nero.Cosa puntualmente accaduta.Partendo da questa idea Mattei cercò contatti diretti con i governi dei paesi emergenti e firmò contratti di partnership di grande importanza.La presidenza Eni sotto la sua gestione fu notevole,non solo egli diede un'impostazione moderna ed imprenditoriale all'ente ma contribuì anche alla scoperta di numerosi giacimenti di gas naturale e petrolio in zone della Lombardia,Piemonte,Basilicata e Sardegna.
Sul finire degli anni '50 riuscì poi a stipulare un accordo diretto con lo Scià di Persia ottenendo una concessione a condizioni particolarmente favorevoli dall’Iran,cosa che per anni non era stata ottenuta dalle succitate sette sorelle.Se a ciò aggiungiamo legami di partnership molto diretti con Marocco,Libia e Algeria si capisce il forte nervosismo che le multinazionali americane iniziarono a nutrire per il presidente dell'Eni.Venendo ai misteri della sua morte,la Procura di Pavia, che riaprì le indagini a metà degli anni ‘90, afferma che risultò evidente l’insabbiamento delle prove di quel crimine,sotto l'ordine dei vertici dei servizi.Il sostituto procuratore Vincenzo Calia sottolinea che il fondatore dell’ENI fu “inequivocabilmente” vittima di un attentato.Sempre secondo il giudice l’esplosione che abbatté il bimotore Morane-Saulnier su cui viaggiavano il presidente dell’ENI, fu causata da una bomba collocata nel carrello d’atterraggio del velivolo.Il mafioso Buscetta nelle sue rivelazione sottolinea che la Cia nel 1961 chiese esplicitamente a Cosa Nostra il favore di elimiare Mattei,in cambio di agevolazioni nel traffico di droga in America.Non ci sono testimonianze dirette,solo quelle di un povero contadino che quella sera vide esplodere l'aereo in volo prima di schiantarsi al suolo.Ma le sue parole furono all'epoca ritenute poco chiare ed attendibili e quindi insabbiate.Il mistero permane,la morte di Enrico Mattei resta un dilemma inestricato e ancora oggi 50 anni dopo nulla si sa su come morì l'uomo che contribuì a cambiare il volto e l'opinione dell'Italia nel mondo.
Il sequestro di Aldo Moro.
di Nicola Giordano
Dubbi,ipotesi e complotti sul caso Moro.
Nel terribile decennio degli anni di piombo,anni insanguinati e pieni di odio sociale e politico,c'è un avvenimento gravissimo,forse quello che riguarda l'uomo politico più importante ed in vista di quel periodo che rimane avvolto nel mistero più fitto.Stiamo parlando di quello che riguarda il cosiddetto Caso Moro,il rapimento dell'onorevole Aldo Moro,leader storico della Democrazia Cristiana.La mattina del 16 Marzo del 1978 era una giornata fredda ma tranquilla,a Roma stava per giurare in Parlamento il nuovo governo presieduto da Giulio Andreotti e Aldo Moro stava recandosi a Montecitorio quando all'improvviso,all'altezza di Via Fani la sua auto fu affiancato da un gruppo di uomini incappucciati che uccisero gli uomini della scorta,tra Carabineiri e poliziotti e rapirono l'onorevole.L'azione fu subito rivendicata da un nucleo delle Brigate Rosse.Dopo una lunga prigionia di 55 giorni,nel corso dei quali le Brigate Rosse istituirono un vero Tribunale del Popolo e istruirono un processo politico contro il leader democristiano,Aldo Moro fu assassinato e il suo corpo abbandonato nel bagagliaio di una Renault 4 rossa in via Caetani,nel cuore di Roma,a pochi passi dalla sede del PCI e della Democrazia Cristiana.Nell'agguato furono sparati circa 90 colpi,questo fa capire la potenza di fuoco che le BR misero in atto per il rapimento.Secondo il manifesto di rivendicazione si decise di colpire Moro poichè egli rappresentava l'elemento di congiunzione e collegamento tra DC e PCI,un'azione di avvicinamento tra i due blocchi da cui era poi nato il Governo Andreotti.
Insomma le BR non vedevano di buon occhio la pacificazione sociale e politica che sul finire del 1978 si stava attuando in Italia.Di fatti le conseguenze politiche del rapimento Moro furono la totale estromissione del PCI dalle squadre di governo nei successivi dieci anni di attività parlamentari.Moro una volta rapito fu tenuto nascosto in un appartamento sito in Via Montalcini e alla sua custodia parteciparono l'insospettabile proprietaria dell'immobile,la giovane Anna Laura Braghetti e Germano Maccari,detto l'ingegnere.La squadra di brigatisti comprendeva anche Valerio Morucci,Prospero Gallinari,Franco Bonisoli e Mario Moretti della colonna romana delle BR,tutti impegnati nella gestione del processo politico cui fu sottoposto il politico democristiano.Durante la prigionia Moro scrisse 86 lettere indirizzate a colleghi della DC,ai familiari e anche all'allora papa Paolo VI:nelle missive Moro si scagliava contro alcuni uomini del suo partito,cercava di inviare segnali sul covo in cui era custodito e invocava l'apertura di trattative per il suo rilascio.Ma non tutte le lettere furono consegnate dai brigatisti,molte furono mesi dopo ritrovate in un casa in via Monte Nevoso,una delle basi romane delle BR.Molto si è discusso sul contenuto delle stesse e sul perchè alcune furono pubblicate subito dai brigatisti e altre invece celate,su di esse sono proliferate teorie e complotti di vario genere.La giustizia italiana ha processato gli uomini coinvolti nel sequestro Moro: Mario Moretti,mente del rapimento fu condannato a 6 ergastoli,Anna L.Braghetti condannata al'ergastolo,Germano Maccari condannato a 30 anni,Prospero Gallinari a 3 ergastoli,poi deceduto,Valerio Morucci condannato infine a 4 ergastoli.I complotti sul sequestro Moro sono sempre stati moltissimi,chi ritiene presente l'ombra della P2 di Licio Gelli,chi della Cia,chi dell'Organizzazione Gladio che avrebbero diretto Moretti nelle fasi del rapimento.Il giornalista Mino Pecorelli in un articolo uscito sull'Osservatore Politico nel 1979 affermava che il generale Dalla Chiesa avesse scoperto il covo di Moro ma Andreotti gli impose di temporeggiare e quelle settimane furono decisive per la morte di Moro.Quello che lascia sbigottiti è che del Comitato politico anti-crisi creato da Cossiga per indagare sul sequestro, ben 12 dei 15 componenti si scopriranno poi essere stati iscritti nella LoggIa P2 in quegli anni e di non aver indagato con zelo in quei giorni alla ricerca della prigione di Moro.
La DIGOS scoprirà poi nel 1983 che alcuni macchinari di stampa trovati nel covo di Via Montalcini erano mezzi di utilizzo esclusivo dello Stato,in particolare del SISMI.A ciò aggiungiamo che dieci giorni dopo il sequesto la palazzina di Via Montalcini venne perquisita dai Carabinieri e l'appartamento prigione fu l'unico a non essere controllato per mancanza della proprietaria.Elementi davvero incredibili e paradossali che non fanno che alimentare i dubbi e i complotti su questa oscura vicenda.Altri ritengono che fu lo stesso KGB sovietico a guidare la mano delle BR nel rapimento e nella prigionia di Moro,il dossier Mitrokhin pare aver alimentato i misteri sul tema.Anche le organizzazioni criminali furono coinvolte nel caso Moro.Salvo Lima uomo DC in Sicilia invitò il boss Stefano Bontade ad interessarsi della vicenda,questi chiese al capo clan Pippo Calò di base a Roma di occuparsene e questi invitò esponenti della Banda della Magliana e lo stesso camorrista Raffaele Cutolo ad aiutare nelle ricerche sul sequestro.Si vocifera che fu anche trovato forse il covo dell'onorevole ma dai capi DC non arrivò l'imput ad andare avanti.Gli stessi colleghi democristiani di Moro che in tv e sui giornali si impegnavano a dimostrarsi attivi nelle ricerche si dice che l'abbiano abbandonato a se stesso nel momento della salvezza.Una vicenda italiana non solo misteriosa ma che nasconde l'odore del compromesso e del bieco interesse di partito ai danni della vita di uno dei più onesti politici italiani del dopo-guerra.
Nel terribile decennio degli anni di piombo,anni insanguinati e pieni di odio sociale e politico,c'è un avvenimento gravissimo,forse quello che riguarda l'uomo politico più importante ed in vista di quel periodo che rimane avvolto nel mistero più fitto.Stiamo parlando di quello che riguarda il cosiddetto Caso Moro,il rapimento dell'onorevole Aldo Moro,leader storico della Democrazia Cristiana.La mattina del 16 Marzo del 1978 era una giornata fredda ma tranquilla,a Roma stava per giurare in Parlamento il nuovo governo presieduto da Giulio Andreotti e Aldo Moro stava recandosi a Montecitorio quando all'improvviso,all'altezza di Via Fani la sua auto fu affiancato da un gruppo di uomini incappucciati che uccisero gli uomini della scorta,tra Carabineiri e poliziotti e rapirono l'onorevole.L'azione fu subito rivendicata da un nucleo delle Brigate Rosse.Dopo una lunga prigionia di 55 giorni,nel corso dei quali le Brigate Rosse istituirono un vero Tribunale del Popolo e istruirono un processo politico contro il leader democristiano,Aldo Moro fu assassinato e il suo corpo abbandonato nel bagagliaio di una Renault 4 rossa in via Caetani,nel cuore di Roma,a pochi passi dalla sede del PCI e della Democrazia Cristiana.Nell'agguato furono sparati circa 90 colpi,questo fa capire la potenza di fuoco che le BR misero in atto per il rapimento.Secondo il manifesto di rivendicazione si decise di colpire Moro poichè egli rappresentava l'elemento di congiunzione e collegamento tra DC e PCI,un'azione di avvicinamento tra i due blocchi da cui era poi nato il Governo Andreotti.
Insomma le BR non vedevano di buon occhio la pacificazione sociale e politica che sul finire del 1978 si stava attuando in Italia.Di fatti le conseguenze politiche del rapimento Moro furono la totale estromissione del PCI dalle squadre di governo nei successivi dieci anni di attività parlamentari.Moro una volta rapito fu tenuto nascosto in un appartamento sito in Via Montalcini e alla sua custodia parteciparono l'insospettabile proprietaria dell'immobile,la giovane Anna Laura Braghetti e Germano Maccari,detto l'ingegnere.La squadra di brigatisti comprendeva anche Valerio Morucci,Prospero Gallinari,Franco Bonisoli e Mario Moretti della colonna romana delle BR,tutti impegnati nella gestione del processo politico cui fu sottoposto il politico democristiano.Durante la prigionia Moro scrisse 86 lettere indirizzate a colleghi della DC,ai familiari e anche all'allora papa Paolo VI:nelle missive Moro si scagliava contro alcuni uomini del suo partito,cercava di inviare segnali sul covo in cui era custodito e invocava l'apertura di trattative per il suo rilascio.Ma non tutte le lettere furono consegnate dai brigatisti,molte furono mesi dopo ritrovate in un casa in via Monte Nevoso,una delle basi romane delle BR.Molto si è discusso sul contenuto delle stesse e sul perchè alcune furono pubblicate subito dai brigatisti e altre invece celate,su di esse sono proliferate teorie e complotti di vario genere.La giustizia italiana ha processato gli uomini coinvolti nel sequestro Moro: Mario Moretti,mente del rapimento fu condannato a 6 ergastoli,Anna L.Braghetti condannata al'ergastolo,Germano Maccari condannato a 30 anni,Prospero Gallinari a 3 ergastoli,poi deceduto,Valerio Morucci condannato infine a 4 ergastoli.I complotti sul sequestro Moro sono sempre stati moltissimi,chi ritiene presente l'ombra della P2 di Licio Gelli,chi della Cia,chi dell'Organizzazione Gladio che avrebbero diretto Moretti nelle fasi del rapimento.Il giornalista Mino Pecorelli in un articolo uscito sull'Osservatore Politico nel 1979 affermava che il generale Dalla Chiesa avesse scoperto il covo di Moro ma Andreotti gli impose di temporeggiare e quelle settimane furono decisive per la morte di Moro.Quello che lascia sbigottiti è che del Comitato politico anti-crisi creato da Cossiga per indagare sul sequestro, ben 12 dei 15 componenti si scopriranno poi essere stati iscritti nella LoggIa P2 in quegli anni e di non aver indagato con zelo in quei giorni alla ricerca della prigione di Moro.
La DIGOS scoprirà poi nel 1983 che alcuni macchinari di stampa trovati nel covo di Via Montalcini erano mezzi di utilizzo esclusivo dello Stato,in particolare del SISMI.A ciò aggiungiamo che dieci giorni dopo il sequesto la palazzina di Via Montalcini venne perquisita dai Carabinieri e l'appartamento prigione fu l'unico a non essere controllato per mancanza della proprietaria.Elementi davvero incredibili e paradossali che non fanno che alimentare i dubbi e i complotti su questa oscura vicenda.Altri ritengono che fu lo stesso KGB sovietico a guidare la mano delle BR nel rapimento e nella prigionia di Moro,il dossier Mitrokhin pare aver alimentato i misteri sul tema.Anche le organizzazioni criminali furono coinvolte nel caso Moro.Salvo Lima uomo DC in Sicilia invitò il boss Stefano Bontade ad interessarsi della vicenda,questi chiese al capo clan Pippo Calò di base a Roma di occuparsene e questi invitò esponenti della Banda della Magliana e lo stesso camorrista Raffaele Cutolo ad aiutare nelle ricerche sul sequestro.Si vocifera che fu anche trovato forse il covo dell'onorevole ma dai capi DC non arrivò l'imput ad andare avanti.Gli stessi colleghi democristiani di Moro che in tv e sui giornali si impegnavano a dimostrarsi attivi nelle ricerche si dice che l'abbiano abbandonato a se stesso nel momento della salvezza.Una vicenda italiana non solo misteriosa ma che nasconde l'odore del compromesso e del bieco interesse di partito ai danni della vita di uno dei più onesti politici italiani del dopo-guerra.
Il misterioso caso Calvi.Il Banchiere di Dio.
di Nicola Giordano
Vita,misteri e morte del Banchiere di Dio.
Il nome di Roberto Calvi è legato strettamente ad un altro dei celebri Misteri tutti italiani di cui la storia del nostro paese è piena e sul quale ancora oggi ombre e dilemmi si stendono inquietanti.Roberto Calvi,grazie alle aderenze del padre,dirigente della Banca Commerciale Italiana entra nel settore bancario e dopo pochi anni inizia a fare carriera presso il Banco Ambrosiano,un istituto fortemente collegato allo IOR,l'ente finanziario del Vaticano,nel giro di pochi anni passa da impiegato a Direttore generale fino alla carica massima di Presidente del Banco nel 1975.Sempre in quesll'anno conobbe Michele Sindona che lo presentò a Licio Gelli e dal quale fu inserito nella sua massoneria.Grazie alla sua appartenenza alla Loggia massonica della P2 riesce a portare in porto una serie di grosse speculazioni finanziarie ed a inserire la sua banca nella grande finanza internazionale.In quegli anni Calvi divenne socio in affari di Sindona,entro in numerosi consigli di amministrazione di banche italiane ed estere e divenne anche vice-presidente della sua Università,la Bocconi,accanto a Giovanni Spadolini.Entrò insomma nel salotto buono dell'economia italiana e si rese protagonista di un approccio aggressivo nel mondo della finanza tanto da divenire uno degli uomini più ricchi e temuti d'Italia.La sua presenza era però ingombrante ed infatti nel biennio 1980-82 numerose furono le interrogazioni parlamentari sulla sua figura e sulla presenza in numerosi enti istituzionali.Agli inzi degli anni ottanta il suo modo di intendere gli affari sfiorò però l'illecito penale.
Calvi infatti fondò numerose finanziarie estere in paradisi fiscali,società fantasme da utilizzare come fondi neri,acquistò la maggioranza di una banca svizzera,la Gottardo Spa e insieme al cardinale Marcinkus,capo dello Ior,creò una società alle Bahamas,la Cisalpine Holding,che fungeva da tesoreria per una serie di operazioni speculative e non prettamente legali.In cambio Calvi finanziò con il suo Banco Ambrosiano nemerosi enti religiosi su mandato del Vaticano,tanto da essere definito dalla stampa il Banchiere di Dio.La banca di Calvi però già da alcuni anni versava in uno stato di forte insolvenza tanto da essere per due volte salvata dal fallimento grazie ai prestiti ricevuti da BNL e dall'Eni,quest'ultimo un ente a capitale pubblico,prestiti di circa 170 miliardi di lire per ottenere i quali future indagini dimostreranno che furono versate ingenti tangenti al PSI di Craxi.Dopo la scoperta della Loggia P2 Calvi fu arrestato e processato per reati fiscali e condannato in primo grado.In attesa dell'appello tornò alla guida del Banco Ambrosiano e nel disperato bisogno di liquidità per scongiurare il fallimento chiese denaro anche alla criminalità in particolare alla Mafia nella figura di Pippo Calò e alla stessa Banda della Magliana all'epoca dominatrice di Roma.Proprio i rapporti con la banda romana sono il movente che spinse Danilo Abbruciati,uno dei leader della banda,ad attentare alla vita di Roberto Rosone,il vice-presidente del Banco che stava in quel periodo tentando di fare ordine e chiarezza nei conti complessi della banca milanese.Rosone di salvò dall'attentato mentre Abbruciati fu ucciso da una guardia all'entrata della banca,era l'Aprile del 1982.Nell'estate dello stesso anno,dopo aver ricevuto un secco no alle sue richieste di aiuto dallo Ior,grazie alla complicità del faccendiere sardo Carboni,Calvi riuscì ad espatriare e dopo una breve tappa in Germania si diresse a Londra in attesa della sentenza d'Appello sul suo caso.Il 18 Giugno del 1982,dopo solo quattro giorni di permanenza in Inghilterra,il cadavere di Roberto Calvi venne trovato impiccato sotto il ponte dei Frati Neri,sopra il Tamigi.Le circostanze restano misteriose poichè Calvi fu trovato con alcune lesioni alle gambe,con dei mattoni nelle tasche e con un foglio in tasca con i nomi di alcuni personaggi tra quali alcuni politici democristiani e alcuni industriali molto chiacchierati all'epoca,quasi come se qualcuno avesse voluto lasciare degli indizi agli inquirenti.
L'inquietudine della vicenda aumentò il giorno dopo,quando la sua segretaria personale,custode dei suoi segreti,cadde dal sesto piano del Banco Ambrosiano,morendo sul colpo,fu suicidio per la magistratura.I giudici inglesi liquidarono velocemente il caso Calvi come suicidio.Ma in Italia nel 1987 il Tribunale di Milano parlò di omicidio e riconobbe alla vedova Calvi un risarcimento di 2 miliardi di lire.Sempre la vedova Calvi,in un'intervista celebre del 1988,affermò che il marito gli aveva confidato che in realtà il vero capo della Loggia P2 fosse Giulio Andreotti,ma queste parole non furono mai dimostrate con i fatti.Il Tribunale di Roma nel 1992 riprese le indagini sul caso Calvi e secondo le rivelazioni del superpentito Mannoia,Pippo Calò aveva chiesto l'assassinio di Calvi ma la sua morte venne concretamente realizzata dalla Camorra in particolare dal volere dei boss Michele Zaza e Bardellino che avevano investito nella banca di Calvi svariati miliardi andati in fumo col fallimento.Nonostante queste affermazioni la corte d'assise di Roma nel 2003 decise di procedere contro Pippo Calò e il faccendiere Flavio Carboni come mandanti dell'omicidio Calvi.Nel 2005 però il giudice assolse per insufficienza di prove i due criminali,evidenziando altresì nella sentenza che i colpevoli restano ignoti poichè Roberto Calvi a Londra non si è suicidato ma è stato ammazzato.Da chi,non è dato saperlo.Rimane un altro degli inquietanti misteri d'Italia.
Il nome di Roberto Calvi è legato strettamente ad un altro dei celebri Misteri tutti italiani di cui la storia del nostro paese è piena e sul quale ancora oggi ombre e dilemmi si stendono inquietanti.Roberto Calvi,grazie alle aderenze del padre,dirigente della Banca Commerciale Italiana entra nel settore bancario e dopo pochi anni inizia a fare carriera presso il Banco Ambrosiano,un istituto fortemente collegato allo IOR,l'ente finanziario del Vaticano,nel giro di pochi anni passa da impiegato a Direttore generale fino alla carica massima di Presidente del Banco nel 1975.Sempre in quesll'anno conobbe Michele Sindona che lo presentò a Licio Gelli e dal quale fu inserito nella sua massoneria.Grazie alla sua appartenenza alla Loggia massonica della P2 riesce a portare in porto una serie di grosse speculazioni finanziarie ed a inserire la sua banca nella grande finanza internazionale.In quegli anni Calvi divenne socio in affari di Sindona,entro in numerosi consigli di amministrazione di banche italiane ed estere e divenne anche vice-presidente della sua Università,la Bocconi,accanto a Giovanni Spadolini.Entrò insomma nel salotto buono dell'economia italiana e si rese protagonista di un approccio aggressivo nel mondo della finanza tanto da divenire uno degli uomini più ricchi e temuti d'Italia.La sua presenza era però ingombrante ed infatti nel biennio 1980-82 numerose furono le interrogazioni parlamentari sulla sua figura e sulla presenza in numerosi enti istituzionali.Agli inzi degli anni ottanta il suo modo di intendere gli affari sfiorò però l'illecito penale.
Calvi infatti fondò numerose finanziarie estere in paradisi fiscali,società fantasme da utilizzare come fondi neri,acquistò la maggioranza di una banca svizzera,la Gottardo Spa e insieme al cardinale Marcinkus,capo dello Ior,creò una società alle Bahamas,la Cisalpine Holding,che fungeva da tesoreria per una serie di operazioni speculative e non prettamente legali.In cambio Calvi finanziò con il suo Banco Ambrosiano nemerosi enti religiosi su mandato del Vaticano,tanto da essere definito dalla stampa il Banchiere di Dio.La banca di Calvi però già da alcuni anni versava in uno stato di forte insolvenza tanto da essere per due volte salvata dal fallimento grazie ai prestiti ricevuti da BNL e dall'Eni,quest'ultimo un ente a capitale pubblico,prestiti di circa 170 miliardi di lire per ottenere i quali future indagini dimostreranno che furono versate ingenti tangenti al PSI di Craxi.Dopo la scoperta della Loggia P2 Calvi fu arrestato e processato per reati fiscali e condannato in primo grado.In attesa dell'appello tornò alla guida del Banco Ambrosiano e nel disperato bisogno di liquidità per scongiurare il fallimento chiese denaro anche alla criminalità in particolare alla Mafia nella figura di Pippo Calò e alla stessa Banda della Magliana all'epoca dominatrice di Roma.Proprio i rapporti con la banda romana sono il movente che spinse Danilo Abbruciati,uno dei leader della banda,ad attentare alla vita di Roberto Rosone,il vice-presidente del Banco che stava in quel periodo tentando di fare ordine e chiarezza nei conti complessi della banca milanese.Rosone di salvò dall'attentato mentre Abbruciati fu ucciso da una guardia all'entrata della banca,era l'Aprile del 1982.Nell'estate dello stesso anno,dopo aver ricevuto un secco no alle sue richieste di aiuto dallo Ior,grazie alla complicità del faccendiere sardo Carboni,Calvi riuscì ad espatriare e dopo una breve tappa in Germania si diresse a Londra in attesa della sentenza d'Appello sul suo caso.Il 18 Giugno del 1982,dopo solo quattro giorni di permanenza in Inghilterra,il cadavere di Roberto Calvi venne trovato impiccato sotto il ponte dei Frati Neri,sopra il Tamigi.Le circostanze restano misteriose poichè Calvi fu trovato con alcune lesioni alle gambe,con dei mattoni nelle tasche e con un foglio in tasca con i nomi di alcuni personaggi tra quali alcuni politici democristiani e alcuni industriali molto chiacchierati all'epoca,quasi come se qualcuno avesse voluto lasciare degli indizi agli inquirenti.
L'inquietudine della vicenda aumentò il giorno dopo,quando la sua segretaria personale,custode dei suoi segreti,cadde dal sesto piano del Banco Ambrosiano,morendo sul colpo,fu suicidio per la magistratura.I giudici inglesi liquidarono velocemente il caso Calvi come suicidio.Ma in Italia nel 1987 il Tribunale di Milano parlò di omicidio e riconobbe alla vedova Calvi un risarcimento di 2 miliardi di lire.Sempre la vedova Calvi,in un'intervista celebre del 1988,affermò che il marito gli aveva confidato che in realtà il vero capo della Loggia P2 fosse Giulio Andreotti,ma queste parole non furono mai dimostrate con i fatti.Il Tribunale di Roma nel 1992 riprese le indagini sul caso Calvi e secondo le rivelazioni del superpentito Mannoia,Pippo Calò aveva chiesto l'assassinio di Calvi ma la sua morte venne concretamente realizzata dalla Camorra in particolare dal volere dei boss Michele Zaza e Bardellino che avevano investito nella banca di Calvi svariati miliardi andati in fumo col fallimento.Nonostante queste affermazioni la corte d'assise di Roma nel 2003 decise di procedere contro Pippo Calò e il faccendiere Flavio Carboni come mandanti dell'omicidio Calvi.Nel 2005 però il giudice assolse per insufficienza di prove i due criminali,evidenziando altresì nella sentenza che i colpevoli restano ignoti poichè Roberto Calvi a Londra non si è suicidato ma è stato ammazzato.Da chi,non è dato saperlo.Rimane un altro degli inquietanti misteri d'Italia.
Operazione GLADIO.Un dilemma senza fine.
di Nicola Giordano
I mille dubbi di una brutta e sanguinosa storia.
C'è un nome in Italia che se pronunciato risveglia ancora inquietudine e mistero.Si tratto di Gladio,Operazione Gladio.Uno degli ennesimi misteri italiani che,dopo decenni,è stato oggetto di indagini,processi e dibattiti ma sul quale la chiarezza,la trasparenza cristallina degna di un paese democratico è ancora ben lontana.Andiamo per gradi e cerchiamo di parlarne con completezza.L'Operazione Gladio,secondo molte testimonianze,non era di natura italiana,bensì americana.Negli anni '50 infatti si era agli albori della Guerra Fredda tra i due blocchi,quello sovietico e quello americano.La NATO pensò bene allora di dare il via ad una rete di Stay Behind,ovvero di formazioni paramilitari che si muovevano dietro le quinte e in gran segreto.Anzi addirittura,secondo alcune testimonianze di ex agenti CIA,in Francia esisteva un vero e proprio quartier generale con agenti americani,inglesi e francesi che coordinavano le intere formazioni paramilitari sotto il nome in codice di SHAPE.Lo scopo dell'Operazione Gladio era quindi di contrastare la presenza sovietica in Europa ed una probabile invasione russa attraverso atti di sabotaggio,guerriglia interna o peggio ancora attraverso atti false flag ovvero attentati anche dinamitardi rivendicati da falsi gruppi allo scopo di acuire le divisioni ideologiche tra le organizzazioni comuniste.L'Italia aderì a questa Operazione nel 1964 attraverso uno specifico accordo tra la CIA e il SISDE,non a caso proprio all'alba del misterioso periodo degli anni di piombo.Solo le più alte istituzioni italiane come il Presidente della Repubblica,del Consiglio e il Ministro della Difesa erano a conoscenza dell'Operazione Gladio,il Parlamento invece ne era totalmente all'oscuro.Francesco Cossiga,affermò di recente che nel 1966 quando era sottosegretario alla difesa,l'accordo per aderire all'Operazione Gladio venne firmato direttamente da Aldo Moro ed Emilio Taviani.
Nel 1990 Giulio Andreotti,anch'egli ovviamente a conoscenza di tutto,rivelò l'esistenza dell'Operazione poichè caduto il muro di Berlino e quindi finita la Guerra Fredda, non vi era alcuna ragione di mantenere questo segreto inquietante.L'allora leader della DC aprì gli archivi del SISMI alle due Commissioni Stragi create dal Parlamento e tutti i documenti segretati tornarono a galla,disegnando oscure traiettorie e dinamiche legate alla Gladio e ad una serie di attentati misteriosi avutisi in Italia negli anni 70 e 80.La Commissione Europea criticò e non poco la creazione di tali gruppi occulti e paramilitari muovendo accuse dirette ad Inghilterra e Stati Uniti,accuse sulle quali però le due super potenze non risposero allora e su cui ancora oggi glissano con imbarazzo malcelato.Le Commissioni di inchiesta rivelarono che per ben ventanni l'Operazione Gladio in Italia fu coordinata e finanziata direttamente dalla CIA americana e che tra i suoi obiettivi vi furono specificamente la creazione di focolai di tensione e crisi terroristiche fomentati ad hoc per scongiurare prese di potere da parte del Partito Comunista Italiano.Dalle indagini emerse il coinvolgimento diretto di circa 620 soggetti,di cui molti,ai vertici delle strutture militari italiane,ma il numero rimane comunque incompleto visto l'arco temperale di circa 40 anni in cui l'Operazione Gladio rimase in vita in Italia.La Procura competente,cioè quella di Roma,tra lo stupore di molti ritenne comunque archiabili le accuse poichè l'operazione non aveva nulla di penalmente rilevante corroborato da prove certe.Nel 2000 una nuova Commissione d'inchiesta giunse,sulla base di testimonianze di vertici dell'epoca,ad affermare che grazie a Gladio,gli Usa e nello specifico la CIA avevano negli anni settanta e ottanta fomentato la strategia della tensione per impedire al PCI di acquisire potere politico e di governo in Italia,ma anche qui le prove furono poche e discordanti.Il terrorista BR Vincenzo Vinciguerra dichiarò nel 1999 che egli nell'attentanto di Peteano del 1972 (nel quale persero la vita tre Carabinieri) fu aiutato da membri del Servizio Segreto Italiano e da essi indirizzato alla fuga verso la Spagna franchista.
Sempre l'ex terrorista rivelò negli anni di piombo l'esistenza di gruppi occulti in seno al SISDE fatti da militari e civili il cui unico scopo era alimentare la tensione,porre in essere tecniche anti-invasione russa e coordinare le stragi terroristiche in modo da evitare che il nostro paese si spostasse politicamente a sinistra.Anche le sue accuse però non furono prese sul serio dalla magistratura italiana.La CIA e gli Stati Uniti hanno sempre respinto le accuse di aver creato e finanziato gruppi paramilitari in Europa per evitare un avvento politico del comunismo e peggio ancora di aver coordinato e agevolato varie stragi terroristiche per far ricadere poi la colpa sulle BR e sul terrorismo di sinistra;in effetti le prove a riguardo sono poche,ma il forte senso di mistero e in certi casi di palese truffa anti-democratica ai danni del cittadino ignaro è esplicito.La contro-storia dell'Italia,come già sapevamo,era e resta piena di fatti e avvenimenti davvero inquietanti.
C'è un nome in Italia che se pronunciato risveglia ancora inquietudine e mistero.Si tratto di Gladio,Operazione Gladio.Uno degli ennesimi misteri italiani che,dopo decenni,è stato oggetto di indagini,processi e dibattiti ma sul quale la chiarezza,la trasparenza cristallina degna di un paese democratico è ancora ben lontana.Andiamo per gradi e cerchiamo di parlarne con completezza.L'Operazione Gladio,secondo molte testimonianze,non era di natura italiana,bensì americana.Negli anni '50 infatti si era agli albori della Guerra Fredda tra i due blocchi,quello sovietico e quello americano.La NATO pensò bene allora di dare il via ad una rete di Stay Behind,ovvero di formazioni paramilitari che si muovevano dietro le quinte e in gran segreto.Anzi addirittura,secondo alcune testimonianze di ex agenti CIA,in Francia esisteva un vero e proprio quartier generale con agenti americani,inglesi e francesi che coordinavano le intere formazioni paramilitari sotto il nome in codice di SHAPE.Lo scopo dell'Operazione Gladio era quindi di contrastare la presenza sovietica in Europa ed una probabile invasione russa attraverso atti di sabotaggio,guerriglia interna o peggio ancora attraverso atti false flag ovvero attentati anche dinamitardi rivendicati da falsi gruppi allo scopo di acuire le divisioni ideologiche tra le organizzazioni comuniste.L'Italia aderì a questa Operazione nel 1964 attraverso uno specifico accordo tra la CIA e il SISDE,non a caso proprio all'alba del misterioso periodo degli anni di piombo.Solo le più alte istituzioni italiane come il Presidente della Repubblica,del Consiglio e il Ministro della Difesa erano a conoscenza dell'Operazione Gladio,il Parlamento invece ne era totalmente all'oscuro.Francesco Cossiga,affermò di recente che nel 1966 quando era sottosegretario alla difesa,l'accordo per aderire all'Operazione Gladio venne firmato direttamente da Aldo Moro ed Emilio Taviani.
Nel 1990 Giulio Andreotti,anch'egli ovviamente a conoscenza di tutto,rivelò l'esistenza dell'Operazione poichè caduto il muro di Berlino e quindi finita la Guerra Fredda, non vi era alcuna ragione di mantenere questo segreto inquietante.L'allora leader della DC aprì gli archivi del SISMI alle due Commissioni Stragi create dal Parlamento e tutti i documenti segretati tornarono a galla,disegnando oscure traiettorie e dinamiche legate alla Gladio e ad una serie di attentati misteriosi avutisi in Italia negli anni 70 e 80.La Commissione Europea criticò e non poco la creazione di tali gruppi occulti e paramilitari muovendo accuse dirette ad Inghilterra e Stati Uniti,accuse sulle quali però le due super potenze non risposero allora e su cui ancora oggi glissano con imbarazzo malcelato.Le Commissioni di inchiesta rivelarono che per ben ventanni l'Operazione Gladio in Italia fu coordinata e finanziata direttamente dalla CIA americana e che tra i suoi obiettivi vi furono specificamente la creazione di focolai di tensione e crisi terroristiche fomentati ad hoc per scongiurare prese di potere da parte del Partito Comunista Italiano.Dalle indagini emerse il coinvolgimento diretto di circa 620 soggetti,di cui molti,ai vertici delle strutture militari italiane,ma il numero rimane comunque incompleto visto l'arco temperale di circa 40 anni in cui l'Operazione Gladio rimase in vita in Italia.La Procura competente,cioè quella di Roma,tra lo stupore di molti ritenne comunque archiabili le accuse poichè l'operazione non aveva nulla di penalmente rilevante corroborato da prove certe.Nel 2000 una nuova Commissione d'inchiesta giunse,sulla base di testimonianze di vertici dell'epoca,ad affermare che grazie a Gladio,gli Usa e nello specifico la CIA avevano negli anni settanta e ottanta fomentato la strategia della tensione per impedire al PCI di acquisire potere politico e di governo in Italia,ma anche qui le prove furono poche e discordanti.Il terrorista BR Vincenzo Vinciguerra dichiarò nel 1999 che egli nell'attentanto di Peteano del 1972 (nel quale persero la vita tre Carabinieri) fu aiutato da membri del Servizio Segreto Italiano e da essi indirizzato alla fuga verso la Spagna franchista.
Sempre l'ex terrorista rivelò negli anni di piombo l'esistenza di gruppi occulti in seno al SISDE fatti da militari e civili il cui unico scopo era alimentare la tensione,porre in essere tecniche anti-invasione russa e coordinare le stragi terroristiche in modo da evitare che il nostro paese si spostasse politicamente a sinistra.Anche le sue accuse però non furono prese sul serio dalla magistratura italiana.La CIA e gli Stati Uniti hanno sempre respinto le accuse di aver creato e finanziato gruppi paramilitari in Europa per evitare un avvento politico del comunismo e peggio ancora di aver coordinato e agevolato varie stragi terroristiche per far ricadere poi la colpa sulle BR e sul terrorismo di sinistra;in effetti le prove a riguardo sono poche,ma il forte senso di mistero e in certi casi di palese truffa anti-democratica ai danni del cittadino ignaro è esplicito.La contro-storia dell'Italia,come già sapevamo,era e resta piena di fatti e avvenimenti davvero inquietanti.
La paura inquietante del Golpe Borghese.
di Nicola Giordano
L'8 Dicembre del 1970 si rischiò di vedere i carri armati a Roma.
Gli archivi segreti della CIA di recente hanno svelato alcune delle pagine più misteriose e cupe della storia moderna italiana.In particolare parliamo di due giorni il 7 e l'8 dicembre 1970,data in cui si fa risalire il cosiddetto Golpe Borghese,uno,l'ennesimo,mistero italiano;in quei due giorni il nobile romano,il principe Junio Valerio Borghese,detto il "principe nero" per il suo passato da gerarca fascista,capeggiò un manipolo di misteriosi e inquietanti personaggi con l'intento di rovesciare il regime democratico mettendo in atto un vero e proprio golpe,affidando il governo del paese ad una giunta militare.In quegli anni per sminuire quell'avvenimento si parlò di tentativo improbabile,di golpe da operetta e di pura ideologia mai messa però realmente in preventivo.Ma dalle carte della Cia apprendiamo invece che fu un reale tentativo con l'appoggio anche di sezioni deviate sia del Sisde che dei Servizi Segreti americani.L'insurrezione armata che si verifica nella notte tra il 7 e l'8 dicembre 1970 (la notte dell'Immacolata) resta un punto oscuro della storia italiana e soprattutto oscuro resta il motivo per cui poi il golpe Borghese non si concretizzò realmente,visto che gli ostacoli sulla via furono davvero pochi.Tutto ha inizio nella tarda serata del 7 dicembre quando alcune sezioni di militanti di destra diedero il via ad una serie di riunioni in alcuni quartieri di Roma come a Montesacro,al Pincio, in pieno centro storico, nella sede di Avanguardia nazionale e nei pressi dell'Università la Sapienza.Alle porte di Roma poi stranamente si radunò un intero gruppo di agenti della polizia forestale e almeno una ventina di neofascisti penetrarono nella sede del Ministero dell'Interno rubando pistole e fucili.
Il gruppo che dirige le operazioni,il quartier generale potremmo dire,si trova invece nei pressi del Nomentano. E' un gruppo variegato formato dal principe Junio Valerio Borghese, ex comandante della X Mas (la milizia fascista della Repubblica di Salò), considerabile come il vero capo del complotto; il generale a riposo dell'Aeronautica Giuseppe Casero; il maggiore della polizia Salvatore Pecorella. Il piano delineato prevedeva l'occupazione militare dei ministeri della Difesa e dell'Interno,l'occupazione della della sede della RAI,nella quale il Principe Borghese avrebbe letto un comunicato agli italiani indicando i motivi dell'azione e le conseguenze;l'occupazione degli impianti telefonici e quelli di telecomunicazione e anche la mobilitazione totale dell'Esercito,il cui Stato Maggiore anche se non direttamente, pareva appoggiare questo tipo di atto.Tutto era pronto addirittura stilata una lista di nomi di personaggi da trarre in arresto per attentato alla Costituzione,tra questi sindacalisti e membri del Partito Comunista Italiano.Nonostante tutto fosse pronto ad esplodere il Golpe Borghese fallisce.Il Principe nero riceve al Nomentano una telefonata misteriosa che le indagini non hanno mai chiarito,una voce gli ordina per telefono di bloccare l'intero piano.Molte le ipotesi a riguardo:chi ritiene si trattasse di capi dell'Esercito che rifiutavano alla fine di appoggiare l'insurrezione;chi ritiene si trattasse del capo della Cia che negava il sostegno americano,che invece agli inizi era stato offerto;alcuni addirittura ritengono si trattasse dello stesso Presidente degli USA che invitava il Principe a desistere dall'azione e posticiparla in un secondo momento.Nessuna di queste ipotesi fu accreditata o dimostrata.Si sa solo che dopo la telefonata tutti furono rispediti a casa.
Ma di cosa si trattò nello specifico?Al processo alcuni testimoniarono che si trattò di una prova generale di un vero colpo di Stato da compiere dopo qualche anno;chi invece che fu soltanto un atto intimidatorio,stretegico, per minacciare il governo dal compiere accordi con la sinistra del PCI.Tutte testimonianze e dichiarazioni non corroborate da prove.Si sa con certezza però che parti della Magistratura si attivarono per insabbiare l'inchiesta,che documenti scottanti sparirono all'improvviso dagli archivi delle procure e come le carte americane dimostrano,alcuni politici nazionali,tra cui ovviamente Giulio Andreotti, erano a conoscenza del tentativo di Golpe ma tennero tutto sotto silenzio,forse sperando che il golpe riuscisse e di essere poi convocati per ruoli di vertice e di potere.Alla fine,come detto,nulla accadde,il Golpe Borghese rimase solo un tentativo,un progetto misterioso e inquietante che ci dimostra ancora una volta,come, angosciante, sia la storia "occulta" della nostra Italia.
Gli archivi segreti della CIA di recente hanno svelato alcune delle pagine più misteriose e cupe della storia moderna italiana.In particolare parliamo di due giorni il 7 e l'8 dicembre 1970,data in cui si fa risalire il cosiddetto Golpe Borghese,uno,l'ennesimo,mistero italiano;in quei due giorni il nobile romano,il principe Junio Valerio Borghese,detto il "principe nero" per il suo passato da gerarca fascista,capeggiò un manipolo di misteriosi e inquietanti personaggi con l'intento di rovesciare il regime democratico mettendo in atto un vero e proprio golpe,affidando il governo del paese ad una giunta militare.In quegli anni per sminuire quell'avvenimento si parlò di tentativo improbabile,di golpe da operetta e di pura ideologia mai messa però realmente in preventivo.Ma dalle carte della Cia apprendiamo invece che fu un reale tentativo con l'appoggio anche di sezioni deviate sia del Sisde che dei Servizi Segreti americani.L'insurrezione armata che si verifica nella notte tra il 7 e l'8 dicembre 1970 (la notte dell'Immacolata) resta un punto oscuro della storia italiana e soprattutto oscuro resta il motivo per cui poi il golpe Borghese non si concretizzò realmente,visto che gli ostacoli sulla via furono davvero pochi.Tutto ha inizio nella tarda serata del 7 dicembre quando alcune sezioni di militanti di destra diedero il via ad una serie di riunioni in alcuni quartieri di Roma come a Montesacro,al Pincio, in pieno centro storico, nella sede di Avanguardia nazionale e nei pressi dell'Università la Sapienza.Alle porte di Roma poi stranamente si radunò un intero gruppo di agenti della polizia forestale e almeno una ventina di neofascisti penetrarono nella sede del Ministero dell'Interno rubando pistole e fucili.
Il gruppo che dirige le operazioni,il quartier generale potremmo dire,si trova invece nei pressi del Nomentano. E' un gruppo variegato formato dal principe Junio Valerio Borghese, ex comandante della X Mas (la milizia fascista della Repubblica di Salò), considerabile come il vero capo del complotto; il generale a riposo dell'Aeronautica Giuseppe Casero; il maggiore della polizia Salvatore Pecorella. Il piano delineato prevedeva l'occupazione militare dei ministeri della Difesa e dell'Interno,l'occupazione della della sede della RAI,nella quale il Principe Borghese avrebbe letto un comunicato agli italiani indicando i motivi dell'azione e le conseguenze;l'occupazione degli impianti telefonici e quelli di telecomunicazione e anche la mobilitazione totale dell'Esercito,il cui Stato Maggiore anche se non direttamente, pareva appoggiare questo tipo di atto.Tutto era pronto addirittura stilata una lista di nomi di personaggi da trarre in arresto per attentato alla Costituzione,tra questi sindacalisti e membri del Partito Comunista Italiano.Nonostante tutto fosse pronto ad esplodere il Golpe Borghese fallisce.Il Principe nero riceve al Nomentano una telefonata misteriosa che le indagini non hanno mai chiarito,una voce gli ordina per telefono di bloccare l'intero piano.Molte le ipotesi a riguardo:chi ritiene si trattasse di capi dell'Esercito che rifiutavano alla fine di appoggiare l'insurrezione;chi ritiene si trattasse del capo della Cia che negava il sostegno americano,che invece agli inizi era stato offerto;alcuni addirittura ritengono si trattasse dello stesso Presidente degli USA che invitava il Principe a desistere dall'azione e posticiparla in un secondo momento.Nessuna di queste ipotesi fu accreditata o dimostrata.Si sa solo che dopo la telefonata tutti furono rispediti a casa.
Ma di cosa si trattò nello specifico?Al processo alcuni testimoniarono che si trattò di una prova generale di un vero colpo di Stato da compiere dopo qualche anno;chi invece che fu soltanto un atto intimidatorio,stretegico, per minacciare il governo dal compiere accordi con la sinistra del PCI.Tutte testimonianze e dichiarazioni non corroborate da prove.Si sa con certezza però che parti della Magistratura si attivarono per insabbiare l'inchiesta,che documenti scottanti sparirono all'improvviso dagli archivi delle procure e come le carte americane dimostrano,alcuni politici nazionali,tra cui ovviamente Giulio Andreotti, erano a conoscenza del tentativo di Golpe ma tennero tutto sotto silenzio,forse sperando che il golpe riuscisse e di essere poi convocati per ruoli di vertice e di potere.Alla fine,come detto,nulla accadde,il Golpe Borghese rimase solo un tentativo,un progetto misterioso e inquietante che ci dimostra ancora una volta,come, angosciante, sia la storia "occulta" della nostra Italia.
Il Bandito Giuliano.Fra segreti e silenzi.
di Nicola Giordano
La misteriosa figura di Salvatore Giuliano.Tra mafia,stato e anti-comunismo.
La pronuncia di un nome,ancora oggi,risuona mistero e stranezze.Si tratta del nome del celebre bandito siciliano Salvatore Giuliano,un nome che per circa cinquantanni ha attraversato la storia di un'isola intera.Svelare i misteri inerenti il bandito Giuliano è stato per decenni impossibile ma di recente alcune chiare verità sono state scoperte grazie alla fine del top secret su alcuni rapporti giudiziari americani e anche italiani.Ci riferiamo soprattutto alla desecretazione di numerosi dossier e documenti inerenti la famosa strage di Portella della Ginestra del 1 maggio 1947, in cui vennero uccisi tredici braccianti siciliani che festeggiavano la festa del lavoro e la vittoria della sinistra nelle elezioni regionali del 15 aprile appena trascorso.La storia criminale di Salvatore Giuliano inizia nel 1943 anno in cui uccise a sangue freddo il carabiniere Antonio Mancino,fino a quell'anno egli era un semplice contrabbandiere,un criminale di piccolo cabotaggio nel campo della borsa nera.Dal 1943 in poi invece si dedicò ad affari più lucrosi creando una vera banda armata nella zona di Montelepre,un gruppo criminale che rubava e razziava in giro per tutta la Sicilia occidentale.Il biennio 1945/1947 è un periodo particolare in Sicilia.Approfittando del caos immediato alla fine della II Guerra Mondiale nella Regione esplode un forte scontro politico-sociale tra una componente democratica e rivoluzionaria che riesce addirittura in alcune remote province a creare alcune repubbliche popolari e un'anima arcaica e reazionaria,spesso appoggiata da conti e baroni locali,che era ostile a ogni riforma agraria e si alleava con la mafia per difendere lo status quo.
Salvatore Giuliano non era un politico nè un'intelligenza elevata,però non era un semplice bandito.Aveva una certa propensione agli ampi sistemi e venendo da una cultura fascista,era un fervente anti-comunista e cullava il sogno di fare della Sicilia il 49° Stato dell'America.Velocemente il suo nome si diffuse molto,divenne il bandito rivoluzionario,il criminale anti-comunista tanto che addirittura alcuni giornalisti americani lo intervistarono in quegli anni e lui stesso tenne un lungo carteggio con uomini politici americani vicini al Presidente Truman.Anche in Italia aveva forti agganci politici.Si vociferava che fosse amico stretto di personaggi dello Stato come il prefetto Luca,il commissario Perenze e l'ispettore di PS Verdiani,inviati in Sicilia proprio per debellare il banditismo.Solo nel 1976,una specifica commissione parlamentare nata per combattere il fenomeno mafioso,scoprirà che il bandito Giuliano in quegli anni godeva di lascia passare e permessi rilasciati dalle forze dell'ordine che avrebbero dovuto combatterlo.Nei primi processi di mafia degli anni sessanta e settanta emergeranno con chiarezza i legami che la banda Giuliano aveva con le cosche mafiose locali e con i massimi rappresentanti dello Stato sul territorio grazie soprattutto alla collusione nata per le comunanze politiche e anti-comuniste.Di questa sorta di fronte anti-comunista faceva parte anche la mafia,con personaggi di spicco come Calogero Vizzini e poi il bandito Genco Russo, che aveva favorito lo sbarco angloamericano aveva messo i suoi picciotti al servizio della battaglia contro le forze di sinistra che stavano vincendo a livello elettorale in Sicilia e minacciavano i latifondi dei grandi proprietari terrieri tradizionalmente vicini all'associazione criminale.I separatisti, a loro volta, costituirono la forza politica legata alla mafia che accreditò Giuliano e la sua banda in funzione anticomunista.Un chiarissimo episodio fu proprio la strage di Portella.Circa 2000 contadini si riunirono nella zona di Piana degli Albanesi per manifestare contro il latifondismo e lo sfruttamento e festeggiare la vittoria elettorale del P.CI.
All'improvviso dalle colline antistanti partirono numerose raffiche di mitra che lasciarono sul terreno 13 morti di cui ben due bambini.Quasi subito si seppe che a sparare era stata la banda del bandito separatista Salvatore Giuliano.Due anni dopo la strage lo stesso Giuliano sottolineò in una lettera il movente politico dell'eccidio,voluto dal partito monarchico siciliano per punire sindacalisti e comunisti e addirittura che di tale strage in chiave anti-comunista perfino il ministro degli Interni Scelba fosse al corrente e avesse dato il suo placet.Le accuse di Giuliano erano pesantissime e gravissime,non degne di un paese democratico e infatti il bandito verrà assassinato nel 1950 onde evitare che un suo arresto lo avesse poi spinto a parlare e svelare i moventi politici della strage di Portella.Solo un' altra persona conosceva benissimo i risvolti politici dietro la figura del bandito Giuliano,era il suo braccio destro Gaspare Pisciotta che nel 1951 venne catturato dalla polizia e subito manifestò desideri di collaborazione e pentitismo,anzi promise grandi rivelazioni sulla fine di Giuliano e sulla strage di Portella.Ma due giorni prima della sua audizione venne avvelenato in carcere misteriosamente.I segreti che lui e il suo capo conoscevano erano troppo pericolosi,troppo gravi per poter essere svelati; con le loro uccisioni,furono secretati per sempre.Un altro,l'ennesimo,mistero tutto italiano.
La pronuncia di un nome,ancora oggi,risuona mistero e stranezze.Si tratta del nome del celebre bandito siciliano Salvatore Giuliano,un nome che per circa cinquantanni ha attraversato la storia di un'isola intera.Svelare i misteri inerenti il bandito Giuliano è stato per decenni impossibile ma di recente alcune chiare verità sono state scoperte grazie alla fine del top secret su alcuni rapporti giudiziari americani e anche italiani.Ci riferiamo soprattutto alla desecretazione di numerosi dossier e documenti inerenti la famosa strage di Portella della Ginestra del 1 maggio 1947, in cui vennero uccisi tredici braccianti siciliani che festeggiavano la festa del lavoro e la vittoria della sinistra nelle elezioni regionali del 15 aprile appena trascorso.La storia criminale di Salvatore Giuliano inizia nel 1943 anno in cui uccise a sangue freddo il carabiniere Antonio Mancino,fino a quell'anno egli era un semplice contrabbandiere,un criminale di piccolo cabotaggio nel campo della borsa nera.Dal 1943 in poi invece si dedicò ad affari più lucrosi creando una vera banda armata nella zona di Montelepre,un gruppo criminale che rubava e razziava in giro per tutta la Sicilia occidentale.Il biennio 1945/1947 è un periodo particolare in Sicilia.Approfittando del caos immediato alla fine della II Guerra Mondiale nella Regione esplode un forte scontro politico-sociale tra una componente democratica e rivoluzionaria che riesce addirittura in alcune remote province a creare alcune repubbliche popolari e un'anima arcaica e reazionaria,spesso appoggiata da conti e baroni locali,che era ostile a ogni riforma agraria e si alleava con la mafia per difendere lo status quo.
Salvatore Giuliano non era un politico nè un'intelligenza elevata,però non era un semplice bandito.Aveva una certa propensione agli ampi sistemi e venendo da una cultura fascista,era un fervente anti-comunista e cullava il sogno di fare della Sicilia il 49° Stato dell'America.Velocemente il suo nome si diffuse molto,divenne il bandito rivoluzionario,il criminale anti-comunista tanto che addirittura alcuni giornalisti americani lo intervistarono in quegli anni e lui stesso tenne un lungo carteggio con uomini politici americani vicini al Presidente Truman.Anche in Italia aveva forti agganci politici.Si vociferava che fosse amico stretto di personaggi dello Stato come il prefetto Luca,il commissario Perenze e l'ispettore di PS Verdiani,inviati in Sicilia proprio per debellare il banditismo.Solo nel 1976,una specifica commissione parlamentare nata per combattere il fenomeno mafioso,scoprirà che il bandito Giuliano in quegli anni godeva di lascia passare e permessi rilasciati dalle forze dell'ordine che avrebbero dovuto combatterlo.Nei primi processi di mafia degli anni sessanta e settanta emergeranno con chiarezza i legami che la banda Giuliano aveva con le cosche mafiose locali e con i massimi rappresentanti dello Stato sul territorio grazie soprattutto alla collusione nata per le comunanze politiche e anti-comuniste.Di questa sorta di fronte anti-comunista faceva parte anche la mafia,con personaggi di spicco come Calogero Vizzini e poi il bandito Genco Russo, che aveva favorito lo sbarco angloamericano aveva messo i suoi picciotti al servizio della battaglia contro le forze di sinistra che stavano vincendo a livello elettorale in Sicilia e minacciavano i latifondi dei grandi proprietari terrieri tradizionalmente vicini all'associazione criminale.I separatisti, a loro volta, costituirono la forza politica legata alla mafia che accreditò Giuliano e la sua banda in funzione anticomunista.Un chiarissimo episodio fu proprio la strage di Portella.Circa 2000 contadini si riunirono nella zona di Piana degli Albanesi per manifestare contro il latifondismo e lo sfruttamento e festeggiare la vittoria elettorale del P.CI.
All'improvviso dalle colline antistanti partirono numerose raffiche di mitra che lasciarono sul terreno 13 morti di cui ben due bambini.Quasi subito si seppe che a sparare era stata la banda del bandito separatista Salvatore Giuliano.Due anni dopo la strage lo stesso Giuliano sottolineò in una lettera il movente politico dell'eccidio,voluto dal partito monarchico siciliano per punire sindacalisti e comunisti e addirittura che di tale strage in chiave anti-comunista perfino il ministro degli Interni Scelba fosse al corrente e avesse dato il suo placet.Le accuse di Giuliano erano pesantissime e gravissime,non degne di un paese democratico e infatti il bandito verrà assassinato nel 1950 onde evitare che un suo arresto lo avesse poi spinto a parlare e svelare i moventi politici della strage di Portella.Solo un' altra persona conosceva benissimo i risvolti politici dietro la figura del bandito Giuliano,era il suo braccio destro Gaspare Pisciotta che nel 1951 venne catturato dalla polizia e subito manifestò desideri di collaborazione e pentitismo,anzi promise grandi rivelazioni sulla fine di Giuliano e sulla strage di Portella.Ma due giorni prima della sua audizione venne avvelenato in carcere misteriosamente.I segreti che lui e il suo capo conoscevano erano troppo pericolosi,troppo gravi per poter essere svelati; con le loro uccisioni,furono secretati per sempre.Un altro,l'ennesimo,mistero tutto italiano.
La Strage di Bologna.2 Agosto 1980.
di Nicola Giordano
Il più sanguinoso attentato terroristico del nostro paese.
Le lancette di un grande orologio ferme sulle ore 10:25.Questa è l'immagine che rimane fissa nella mente di tutti per anni quando si pensa al 2 Agosto 1980.Quella mattina estiva,con il caldo afoso a fare da contorno, accadde un evento gravissimo nella città placida e pacifica di Bologna.Un avvenimento che ancora oggi è coperto da mistero,con verità processuali solo accennate e comunque mai pienamente dimostrate.Stiamo parlando della Strage di Bologna,il più grave attentato terroristico accaduto in Italia che distrusse mezza stazione ferroviaria e causò la morte di 85 persone e il ferimento grave di circa 200.La bomba a base di tritolo era nascosta nella sala d'attesa della stazione,in una valigia lasciata all'uopo,e posizionata a mezza altezza su di un muretto allo scopo di aumentarne l'effetto detonante e quindi le vittime.L'attentato non fu mai rivendicato da nessuna associazione terroristica,la città emiliana reaggì prontamente,non solo accorrendo in massa ai funerali ma con numerose manifestazioni di sdegno in piazza nei giorni successivi.Ma veniamo alle indagini inerenti la strage.Il Governo italiano,presieduto all'ora dal leader DC Cossiga,all'iniziò ritenne lo scoppio causato da un accidentalità,in particolare una vecchia caldaia in pessimo stato nei sotterranei della stazione.Ma dalle prime analisi invece fù chiaro in modo evidente il dolo nascosto dietro all'esplosione.La Procura di Bologna si indirizzò subito verso il terrorismo di destra che negli anni 70 si era specializzato in attentati dinamitardi di tipo terroristico.
Anche sull'onda emotiva del dolore per i morti dell'attentato e su una forte campagna di stampa dei quotidiani comunisti,subito i colpevoli sembravano essere stati individuati ancor prima del processo stesso:ben 30 personaggi membri dei NAR (Nuclei Armati Rivoluzionari) furono tradotti in arresto cautelare e verso solo ed esclusivamente le loro figure si cercò di individuare i colpevoli della strage.Iniziarono fin da subito gli episodi misteriosi sulla vicenda.Nell'immediatezza delle indagini,i servizi segreti del SISMI, nella figura del funzionario Musumeci elaborarono un finto dossier di matrice fascista inviato all Polizia in forma anonima e soprattutto collocarono in un treno una valigia con lo stesso tipo di esplosivo della strage,ovviamente senza innesco e con all'interno alcuni volantini di ispirazione di estrema destra.La pista dei NAR doveva essere l'unica da seguire.In realtà la magistratura seguì anche alcune piste alternative,senza successo reale,ma che le parole dell'allora Presidente Cossiga pronunciate nel 2005 fanno pensare veritiere.Una di queste riteneva l'attentato opera di una cellula estremista dell'OLP di Arafat.In quei mesi infatti l'Italia,nonostante un accordo diplomatico con i Palestinesi,aveva bloccato l'invio di materiale bellico e missilistico al gruppo palestinese.In rappresaglia a questo sgarbo politico,l'Olp avrebbe armato il braccio di un suo membro esterno e organizzato l'attentato di Bologna che però aveva causato molte più vittime di quelle desiderate a causa del grande affollamento della stazione il giorno 2 Agosto.Altra pista alternativa si indirizzava invece verso i libici.Due mesi prima infatti era stato abbattuto il DC9 ITAVIA ad Ustica e l'opinione pubblica italiana aveva puntato il dito contro Gheddafi e il atteggiamento anti-italiano,ma questa fu una pista che non ebbe gran seguito.Alcuni pentiti palestinesi invece fino a pochi anni fa hanno sempre evidenziato che la strage di Bologna fu organizzata senza scrupoli dalla CIA e dal Mossad israeliano per punire l'atteggiamento filo-arabo e filo-palestinese che il governo italiano aveva avuto per alcuni anni su alcune spinose vicende mediorientali.
Tutte queste furono e in parte sono congetture e ipotesi.La magistratura italiana invece da subito si indirizzò verso la matrice neofascista dell'attentato e dopo 15 lunghi anni di processo la Cassazione in via definita ha condannato nel 1995 all'ergastolo due membri dei NAR,allora ventenni,ovvero Francesca Mambro e Giuseppe Fioravanti,i quali invece si sono sempre dichiarati innocenti riguardo alla strage di Bologna.Il loro alibi,ovvero che fossero a Venezia per incontrarsi in segreto con un altro membro dei NAR non è stata mai preso seriamente in considerazione.La Cassazione emise per depistaggio di indagini anche dai 9 ai 4 anni di reclusione verso il capo del SISMI dell'epoca,F.Pazienza e il funzionario Masumeci,verso Licio Gelli capo della Loggia P2 e verso l'estremista di destra ed ex della Banda della Magliana,Carminati.I reali mandanti della strage,essendosi la Mambro e Fioravanti dichiaratisi innocenti,fino ad oggi,non sono stati mai scoperti.85 persone morte a Bologna nel 1980 sanno chi armò materialmente la bomba che spezzò prematuramente le loro vite,ma i motivi e i perchè di quella sanguinosa strage,anche dopo 33 anni,restano avvolti nel mistero più fitto.L'ennesimo Mistero tutto italiano.
Le lancette di un grande orologio ferme sulle ore 10:25.Questa è l'immagine che rimane fissa nella mente di tutti per anni quando si pensa al 2 Agosto 1980.Quella mattina estiva,con il caldo afoso a fare da contorno, accadde un evento gravissimo nella città placida e pacifica di Bologna.Un avvenimento che ancora oggi è coperto da mistero,con verità processuali solo accennate e comunque mai pienamente dimostrate.Stiamo parlando della Strage di Bologna,il più grave attentato terroristico accaduto in Italia che distrusse mezza stazione ferroviaria e causò la morte di 85 persone e il ferimento grave di circa 200.La bomba a base di tritolo era nascosta nella sala d'attesa della stazione,in una valigia lasciata all'uopo,e posizionata a mezza altezza su di un muretto allo scopo di aumentarne l'effetto detonante e quindi le vittime.L'attentato non fu mai rivendicato da nessuna associazione terroristica,la città emiliana reaggì prontamente,non solo accorrendo in massa ai funerali ma con numerose manifestazioni di sdegno in piazza nei giorni successivi.Ma veniamo alle indagini inerenti la strage.Il Governo italiano,presieduto all'ora dal leader DC Cossiga,all'iniziò ritenne lo scoppio causato da un accidentalità,in particolare una vecchia caldaia in pessimo stato nei sotterranei della stazione.Ma dalle prime analisi invece fù chiaro in modo evidente il dolo nascosto dietro all'esplosione.La Procura di Bologna si indirizzò subito verso il terrorismo di destra che negli anni 70 si era specializzato in attentati dinamitardi di tipo terroristico.
Anche sull'onda emotiva del dolore per i morti dell'attentato e su una forte campagna di stampa dei quotidiani comunisti,subito i colpevoli sembravano essere stati individuati ancor prima del processo stesso:ben 30 personaggi membri dei NAR (Nuclei Armati Rivoluzionari) furono tradotti in arresto cautelare e verso solo ed esclusivamente le loro figure si cercò di individuare i colpevoli della strage.Iniziarono fin da subito gli episodi misteriosi sulla vicenda.Nell'immediatezza delle indagini,i servizi segreti del SISMI, nella figura del funzionario Musumeci elaborarono un finto dossier di matrice fascista inviato all Polizia in forma anonima e soprattutto collocarono in un treno una valigia con lo stesso tipo di esplosivo della strage,ovviamente senza innesco e con all'interno alcuni volantini di ispirazione di estrema destra.La pista dei NAR doveva essere l'unica da seguire.In realtà la magistratura seguì anche alcune piste alternative,senza successo reale,ma che le parole dell'allora Presidente Cossiga pronunciate nel 2005 fanno pensare veritiere.Una di queste riteneva l'attentato opera di una cellula estremista dell'OLP di Arafat.In quei mesi infatti l'Italia,nonostante un accordo diplomatico con i Palestinesi,aveva bloccato l'invio di materiale bellico e missilistico al gruppo palestinese.In rappresaglia a questo sgarbo politico,l'Olp avrebbe armato il braccio di un suo membro esterno e organizzato l'attentato di Bologna che però aveva causato molte più vittime di quelle desiderate a causa del grande affollamento della stazione il giorno 2 Agosto.Altra pista alternativa si indirizzava invece verso i libici.Due mesi prima infatti era stato abbattuto il DC9 ITAVIA ad Ustica e l'opinione pubblica italiana aveva puntato il dito contro Gheddafi e il atteggiamento anti-italiano,ma questa fu una pista che non ebbe gran seguito.Alcuni pentiti palestinesi invece fino a pochi anni fa hanno sempre evidenziato che la strage di Bologna fu organizzata senza scrupoli dalla CIA e dal Mossad israeliano per punire l'atteggiamento filo-arabo e filo-palestinese che il governo italiano aveva avuto per alcuni anni su alcune spinose vicende mediorientali.
Tutte queste furono e in parte sono congetture e ipotesi.La magistratura italiana invece da subito si indirizzò verso la matrice neofascista dell'attentato e dopo 15 lunghi anni di processo la Cassazione in via definita ha condannato nel 1995 all'ergastolo due membri dei NAR,allora ventenni,ovvero Francesca Mambro e Giuseppe Fioravanti,i quali invece si sono sempre dichiarati innocenti riguardo alla strage di Bologna.Il loro alibi,ovvero che fossero a Venezia per incontrarsi in segreto con un altro membro dei NAR non è stata mai preso seriamente in considerazione.La Cassazione emise per depistaggio di indagini anche dai 9 ai 4 anni di reclusione verso il capo del SISMI dell'epoca,F.Pazienza e il funzionario Masumeci,verso Licio Gelli capo della Loggia P2 e verso l'estremista di destra ed ex della Banda della Magliana,Carminati.I reali mandanti della strage,essendosi la Mambro e Fioravanti dichiaratisi innocenti,fino ad oggi,non sono stati mai scoperti.85 persone morte a Bologna nel 1980 sanno chi armò materialmente la bomba che spezzò prematuramente le loro vite,ma i motivi e i perchè di quella sanguinosa strage,anche dopo 33 anni,restano avvolti nel mistero più fitto.L'ennesimo Mistero tutto italiano.
LA P2 - Un'ombra occulta sull'Italia.
di Nicola Giordano
La Loggia massonica più potente e segreta d'Italia.Tra misteri e inquietanti verità.
P2.Una lettera e un numero che da soli sono insignificanti e poco utili ma uniti e messi l'uno accanto all'altro significano tutt'altro.Significano un universo di mistero,potere e pericolo;significano segretezza,significano minaccia per lo stato democratico così come tutti lo conoscono.La P2 o meglio Loggia Massonia Propaganda 2 è una sezione segreta della Massoneria italiana ed ha una origini antichissima.Addirittura nell'800 si crede che la Massoneria ebbe un ruolo importante per l'Unità d'Italia.Proprio sul finire dell'800 si pensò di dare vita ad una Loggia coperta,cioè segreta,per influenzare e indirizzare in modo occulto le istituzioni e i poteri forti italiani.Dopo il fascismo,che combattè duramente la Massoneria,nel dopo guerra grazie alla Cia americana la Massoneria tornò a svilupparsi grandemente,soprattutto come strumento interno al potere volto ad evitare un'affermazione in termini politici del Partito Comunista.Tutto nella P2 cambia quando come Venerabile Maestro (cioè la carica verticistica del gruppo occulto) viene nominato Licio Gelli.Gelli è un personaggio misterioso e ambiguo.Durante il ventennio era stato gerarca fascista e repubblichino.Poi negli ultimi anni del regime era furbescamente passato fra i partigiani e divenne collaborazionista americano.Dopo la guerra mantenne contatti importanti con i membri Cia in Italia e con gli apparati militari.Divenne imprenditore ma ben presto la sua voglia di partecipare ad intrighi e intrallazzi a sfondo politico ebbe la meglio ed eccolo nominato vertice della Loggia P2.Stilò un apposito programma massonico che attraverso l'annessione di personaggi che fossero ai vertici delle forze militari,politiche,finanziarie,magistraturali,imprenditoriali e giornalistiche mirava ad impedire l'avvento comunista in Italia e la difesa di un potere conservatore e cattolico.Tutti scopi non illegali,simili a quelli di un partito politico,ma che venivano perseguiti non in modo chiaro e trasparente,ma con minacce,ricatti,intrighi e violenze istituzionali e di potere.
Attraverso la pratica immorale delle raccomandazioni,attraverso l'intreccio malsano fra politica e finanza,la P2 creò un enorme rete che in pochi anni avvolse in modo soffocante tutta la vita pubblica italiana.La Loggia intervenne in alcuni dei più misteriosi affari economici degli anni '70 come il caso Eni,la Banca Privata di Michele Sindona,il Banco Ambrosiano e la scalata al Corriere della Sera,il primo giornale d'Italia,oltre a veri e propri delitti come quello del banchiere Calvi e dell'avvocato Giorgio Ambrosoli.Spesso e volentieri per raggiungere in modo più semplice e diretto i loro scopi la Loggia si serviva delle stesse organizzazioni criminali:Mafia,Camorra e Banda della Magliana.I nomi degli iscritti alla P2 ritornano con ossessiva puntualità in tutte le indagini sui misteri d'Italia.Il potere di Lucio Gelli aumenta esponenzialmente grazie ai numerosi iscritti della sua Loggia,tutte personalità elevatissime,tanto da autorizzarlo a creare una sorta di Associazione Massonica Internazionale con sede a Montecarlo,con un chiaro obiettivo:difendere e proteggere gli iscritti e tutelare lo stato dall'infiltrazione comunista.Nel 1980 Lucio Gelli, al culmine del suo potere, rilasciò al giornalista Maurizio Costanzo, anch'egli affiliato alla P2, un’intervista, pubblicata sul quotidiano Il Corriere della Sera del 5 ottobre, nella quale vantava in modo esplicito la propria influenza e le proprie “entrature” ai massimi livelli politici del Paese, suscitando accesissime polemiche su tutta la stampa.Fu un errore che spostò l'attenzione su di lui, infatti un anno dopo nel 1981 la guardia di finanza, per ordine dei magistrati Gherardo Colombo e Giuliano Turone, effettuò una perquisizione a Castiglion Fibocchi,residenza privata di Gelli,dove sequestrò documenti segreti, tra i quali un elenco di 953 nominativi appartenenti alla “loggia” P2:la sorpresa nello scorrere i nominativi fu enorme tanto da provocare il crollo dell'allora governo democristiano di Forlani.Della Loggia P2 infatti facevano parte:quarantaquattro parlamentari, tre ministri, un segretario di partito, i capi dei servizi segreti, dodici generali dei carabinieri, cinque generali della guardia di finanza, ventidue generali dell’esercito, quattro dell’aeronautica, otto ammiragli, una folla di magistrati (tra cui il Presidente di Cassazione), prefetti, questori, banchieri, grandi uomini di affari (compresi Sindona e Calvi),giornalisti (M.Costanzo e Mino Pecorelli), editori, ambasciatori, alti funzionari pubblici e imprenditori (tra cui l'emergente Silvio Berlusconi).
Lo scandalo fu enorme.Oltre alla crisi di governo provocò la creazione di una Commissione d'Inchiesta Parlamentare guidata dall'ON.Tina Anselmi che all'atto di insediamento affermò:" non lasceremo di nulla di intentato per fare luce su un fenomeno così pericoloso e inquitente della vita dell'Italia repubblicana".Il nuovo governo Spadolini l'anno dopo la nascita della Commissione, con la legge 25 gennaio 1982, n. 17. sciolse la Loggia P2 nell'ambito della lotta alle società segrete e occulte che minacciano il regime democratico del paese.Dopo decenni di processi,Licio Gelli è stato condannato a 12 anni di reclusione per la bancarotta fraudolenta del Banco Ambrosiano che dal 2001 sconta in regime di detenzione domiciliare presso la sua villa ad Arezzo.Il custode di molti dei misteri italiani degli ultimi trentanni è quindi miracolosamente ancora vivo.
P2.Una lettera e un numero che da soli sono insignificanti e poco utili ma uniti e messi l'uno accanto all'altro significano tutt'altro.Significano un universo di mistero,potere e pericolo;significano segretezza,significano minaccia per lo stato democratico così come tutti lo conoscono.La P2 o meglio Loggia Massonia Propaganda 2 è una sezione segreta della Massoneria italiana ed ha una origini antichissima.Addirittura nell'800 si crede che la Massoneria ebbe un ruolo importante per l'Unità d'Italia.Proprio sul finire dell'800 si pensò di dare vita ad una Loggia coperta,cioè segreta,per influenzare e indirizzare in modo occulto le istituzioni e i poteri forti italiani.Dopo il fascismo,che combattè duramente la Massoneria,nel dopo guerra grazie alla Cia americana la Massoneria tornò a svilupparsi grandemente,soprattutto come strumento interno al potere volto ad evitare un'affermazione in termini politici del Partito Comunista.Tutto nella P2 cambia quando come Venerabile Maestro (cioè la carica verticistica del gruppo occulto) viene nominato Licio Gelli.Gelli è un personaggio misterioso e ambiguo.Durante il ventennio era stato gerarca fascista e repubblichino.Poi negli ultimi anni del regime era furbescamente passato fra i partigiani e divenne collaborazionista americano.Dopo la guerra mantenne contatti importanti con i membri Cia in Italia e con gli apparati militari.Divenne imprenditore ma ben presto la sua voglia di partecipare ad intrighi e intrallazzi a sfondo politico ebbe la meglio ed eccolo nominato vertice della Loggia P2.Stilò un apposito programma massonico che attraverso l'annessione di personaggi che fossero ai vertici delle forze militari,politiche,finanziarie,magistraturali,imprenditoriali e giornalistiche mirava ad impedire l'avvento comunista in Italia e la difesa di un potere conservatore e cattolico.Tutti scopi non illegali,simili a quelli di un partito politico,ma che venivano perseguiti non in modo chiaro e trasparente,ma con minacce,ricatti,intrighi e violenze istituzionali e di potere.
Attraverso la pratica immorale delle raccomandazioni,attraverso l'intreccio malsano fra politica e finanza,la P2 creò un enorme rete che in pochi anni avvolse in modo soffocante tutta la vita pubblica italiana.La Loggia intervenne in alcuni dei più misteriosi affari economici degli anni '70 come il caso Eni,la Banca Privata di Michele Sindona,il Banco Ambrosiano e la scalata al Corriere della Sera,il primo giornale d'Italia,oltre a veri e propri delitti come quello del banchiere Calvi e dell'avvocato Giorgio Ambrosoli.Spesso e volentieri per raggiungere in modo più semplice e diretto i loro scopi la Loggia si serviva delle stesse organizzazioni criminali:Mafia,Camorra e Banda della Magliana.I nomi degli iscritti alla P2 ritornano con ossessiva puntualità in tutte le indagini sui misteri d'Italia.Il potere di Lucio Gelli aumenta esponenzialmente grazie ai numerosi iscritti della sua Loggia,tutte personalità elevatissime,tanto da autorizzarlo a creare una sorta di Associazione Massonica Internazionale con sede a Montecarlo,con un chiaro obiettivo:difendere e proteggere gli iscritti e tutelare lo stato dall'infiltrazione comunista.Nel 1980 Lucio Gelli, al culmine del suo potere, rilasciò al giornalista Maurizio Costanzo, anch'egli affiliato alla P2, un’intervista, pubblicata sul quotidiano Il Corriere della Sera del 5 ottobre, nella quale vantava in modo esplicito la propria influenza e le proprie “entrature” ai massimi livelli politici del Paese, suscitando accesissime polemiche su tutta la stampa.Fu un errore che spostò l'attenzione su di lui, infatti un anno dopo nel 1981 la guardia di finanza, per ordine dei magistrati Gherardo Colombo e Giuliano Turone, effettuò una perquisizione a Castiglion Fibocchi,residenza privata di Gelli,dove sequestrò documenti segreti, tra i quali un elenco di 953 nominativi appartenenti alla “loggia” P2:la sorpresa nello scorrere i nominativi fu enorme tanto da provocare il crollo dell'allora governo democristiano di Forlani.Della Loggia P2 infatti facevano parte:quarantaquattro parlamentari, tre ministri, un segretario di partito, i capi dei servizi segreti, dodici generali dei carabinieri, cinque generali della guardia di finanza, ventidue generali dell’esercito, quattro dell’aeronautica, otto ammiragli, una folla di magistrati (tra cui il Presidente di Cassazione), prefetti, questori, banchieri, grandi uomini di affari (compresi Sindona e Calvi),giornalisti (M.Costanzo e Mino Pecorelli), editori, ambasciatori, alti funzionari pubblici e imprenditori (tra cui l'emergente Silvio Berlusconi).
Lo scandalo fu enorme.Oltre alla crisi di governo provocò la creazione di una Commissione d'Inchiesta Parlamentare guidata dall'ON.Tina Anselmi che all'atto di insediamento affermò:" non lasceremo di nulla di intentato per fare luce su un fenomeno così pericoloso e inquitente della vita dell'Italia repubblicana".Il nuovo governo Spadolini l'anno dopo la nascita della Commissione, con la legge 25 gennaio 1982, n. 17. sciolse la Loggia P2 nell'ambito della lotta alle società segrete e occulte che minacciano il regime democratico del paese.Dopo decenni di processi,Licio Gelli è stato condannato a 12 anni di reclusione per la bancarotta fraudolenta del Banco Ambrosiano che dal 2001 sconta in regime di detenzione domiciliare presso la sua villa ad Arezzo.Il custode di molti dei misteri italiani degli ultimi trentanni è quindi miracolosamente ancora vivo.
Il Caso Sindona.Tra politica,Vaticano e Mafia
di Nicola Giordano
La vita e la misteriosa morte del finanziere che tenne per anni in scacco Stato,Chiesa e Mafia.
Uno dei casi più misteriosi d'Italia sul quale la magistratura ha per anni scandagliato senza mai trovare una traccia degna di mettere fine all'intera vicenda riguarda il finanziere e ricco uomo d'affari siciliano Michele Sindona,morto avvelenato con un caffè corretto al cianuro nel super carcere di Voghera il 22 Marzo 1986.Ma chi era realmente Michele Sindona e perchè la sua schiera di nemici era così numerosa e pericolosa tanto da desiderare e provocare la sua morte?Sindona nasce in Sicilia nel 1920,da famiglia povera.Appena laureato in legge si trasferisce a Milano e svolge attività di consulenza tributaria.Milano è la città più ricca d'Italia e piena di borghesi e commendatori disposti a tutto pur di pagare meno tasse possibili.Per questo motivo Sindona si specializza in elusione ed evasione fiscale,creando uno studio in città che in breve tempo conquista fama e successo fra i suoi clienti.Il metodo Sindona prevede soprattutto conti bancari in Svizzera o in altri paradisi fiscali,proprio per rendere non individuabile il denaro dei suoi clienti.In breve tempo moltissime sono le relazioni intrecciate soprattutto con politici (democristiani),con il Vaticano e con la Mafia che si affacciava al Nord proprio in quegli anni.Nel 1961 Sindona grazie agli ingenti profitti ottenuti riesce addirittura ad acquistare il pacchetto azionario di una banca, la Banca Privata Italiana,ottenendola a prezzo stracciato dallo Ior (Istituto Opere Religiose) gestito dal Vaticano e col quale,come detto,egli intratteneva rapporti strettissimi.Proprio in questi anni Sindona entra in contatto John McCaffery, noto banchiere inglese ed ex membro dei servizi segreti britannici.Mc Caffery svolgerà un ruolo importante nella carriera finanziaria di Sindona,prelevando il 25% delle azioni della Banca Privata Italiana e garantendo quindi una ricca e notevole plusvalenza in termini di profitto.
Ma Sindona stringe rapporti di amicizia con molti personaggi,tra cui boss italo-americani,il capo della CIA a Roma William Harvy e durante un viaggio in America addirittura Richard Nixon,futuro Presidente statunitense ed allora avversario politico di J.F.Kennedy.Sempre grazie alle sue relazioni diplomatiche Sindona moltiplica i suoi investimenti ed i suoi profitti riuscendo a vendere un altro 25% della sua banca alla banca americana Continental Illinois Bank.I suoi profitti diventano davvero da capogiro,il suo patrimonio effettivo sfiora somme immense.L'acquisto e la vendita di banche diventa per lui una professione lucrosissima infatti acquisisce le azioni di maggioranza di altri istituti bancari come la Banca di Messina, la Banca Unione e la Finabank di Ginevra e inizia ad intrattenere rapporti di affari anche con la Bank of America e la Banque de Paris.In soli cinque anni il patrimonio di Michele Sindona si è milluplicato,sfiorando i 60 milioni di dollari.Negli Stati Uniti, la sua figura viene ammirata e celebrata su riviste e giornali come il Times e Fortune.In Italia invece qualcuno inizia a nutrire dubbi verso di lui,tra questi il banchiere Enrico Cuccia che senza mezzi termini lo definisce "un uomo misterioso falsificatore di bilanci”.Il suo schema è creare società in paradisi fiscali,connetterle fra loro con il sistema delle scatole cinesi e alimentare il tutto anche ricorrendo al riciclaggio di denaro sporco grazie alle amicizie mafiose.Nel 1969 Sindona incontra Roberto Calvi,direttore del Banco Ambrosiano che morirà poi impiccato nel 1982 sotto il Ponte dei Frati Neri di Londra dopo il crac finanziario della banca di cui era direttore. Anche Calvi ricorre alle consulenze fiscali di Sindona e grazie a lui crea in pochi anni numerose società e istituti in Lussemburgo, nelle Bahamas e in Costarica.Sempre nel 1969 Sindona incontra poi il leader della DC Giulio Andreotti nel corso di una celebrazione in Sicilia e secondo varie testimonianze a quella celebrazione era presente anche il celebre Monsignor Marcinkus, alto prelato statunitense,che avrà un ruolo chiave nel crac dell’Ambrosiano.Marcinkus era stato nominato pochi mesi prima direttore dello Ior.Negli anni sessanta i rapporti fra Sindona e il Vaticano si intensificano,anzi il finanziere siciliano partecipa a numerose aste e liquidazioni delle proprietà immobiliari della Chiesa in Italia,acquistando numerose proprietà anche storiche a prezzi contenuti e rivendute poi a prezzi quadruplicati.Il suo giro d'affari non ha soste e invade ogni settore.Nel 1973 un altro incontro importante fu poi quello con Licio Gelli,capo della Loggia Massonica della P2,con cui Sindona creerà rapporti e connessioni a sfondo politico in Italia.
Intanto però molte sue società iniziano a fallire e l'intera vicenda si complica in modo irrimediabile quando,fallito il Banco Ambrosiano,il commissario liquidatore Giorgio Ambrosoli scavando nei bilanci coglie il rapporto stretto che legava Calvi a Sindona.Da quel momento il finanziere siciliano viene investito da numerosi avvisi di garanzie e al centro di inchieste complicate e internazionali tutte inerenti la bancarotta fraudolenta.Per evitare l'arresto scappa però negi Stati Uniti dove è difeso da personaggi importantissimi che le provano tutte per salvarlo dall'arresto e dal crac finanziario.In Italia viene addirittura difeso dal Presidente della Corte di Cassazione Spagnuolo,che si scoprirà poi essere insieme a Sindona socio della P2.Le pressioni a sua protezione sono molte,anche politiche.Alla fine si concretizzano nell'omicidio del commissario liquidatore Giorgio Ambrosoli,ucciso davanti al portone di casa nel luglio del 1979.Nonostante la morte il lavoro di Ambrosoli fu determinante e portò alla condanna per bancarotta di Sindona e alla sua estradizione in Italia.Nel 1986 lo stesso Sindona fu condannato infine all'ergastolo come mandante dell'omicidio del commissario liquidatore.Michele Sindona però non scontò mai questa condanna poichè tre giorni dopo la sentenza della Corte d'Assise venne avvelenato nel carcere dove era rinchiuso.Le indagini a riguardo si conclusero con un sorprendente parere di suicidio.Troppo rischioso era per i potentissimi amici di cui si era circondato averlo in carcere vivo,magari pronto a collaborare coi giudici e svelare gli indicibili segreti scoperti durante la sua avventurosa e misteriosa carriera finanziaria.Segreti che furono invece seppelliti per sempre insieme a lui.
Uno dei casi più misteriosi d'Italia sul quale la magistratura ha per anni scandagliato senza mai trovare una traccia degna di mettere fine all'intera vicenda riguarda il finanziere e ricco uomo d'affari siciliano Michele Sindona,morto avvelenato con un caffè corretto al cianuro nel super carcere di Voghera il 22 Marzo 1986.Ma chi era realmente Michele Sindona e perchè la sua schiera di nemici era così numerosa e pericolosa tanto da desiderare e provocare la sua morte?Sindona nasce in Sicilia nel 1920,da famiglia povera.Appena laureato in legge si trasferisce a Milano e svolge attività di consulenza tributaria.Milano è la città più ricca d'Italia e piena di borghesi e commendatori disposti a tutto pur di pagare meno tasse possibili.Per questo motivo Sindona si specializza in elusione ed evasione fiscale,creando uno studio in città che in breve tempo conquista fama e successo fra i suoi clienti.Il metodo Sindona prevede soprattutto conti bancari in Svizzera o in altri paradisi fiscali,proprio per rendere non individuabile il denaro dei suoi clienti.In breve tempo moltissime sono le relazioni intrecciate soprattutto con politici (democristiani),con il Vaticano e con la Mafia che si affacciava al Nord proprio in quegli anni.Nel 1961 Sindona grazie agli ingenti profitti ottenuti riesce addirittura ad acquistare il pacchetto azionario di una banca, la Banca Privata Italiana,ottenendola a prezzo stracciato dallo Ior (Istituto Opere Religiose) gestito dal Vaticano e col quale,come detto,egli intratteneva rapporti strettissimi.Proprio in questi anni Sindona entra in contatto John McCaffery, noto banchiere inglese ed ex membro dei servizi segreti britannici.Mc Caffery svolgerà un ruolo importante nella carriera finanziaria di Sindona,prelevando il 25% delle azioni della Banca Privata Italiana e garantendo quindi una ricca e notevole plusvalenza in termini di profitto.
Ma Sindona stringe rapporti di amicizia con molti personaggi,tra cui boss italo-americani,il capo della CIA a Roma William Harvy e durante un viaggio in America addirittura Richard Nixon,futuro Presidente statunitense ed allora avversario politico di J.F.Kennedy.Sempre grazie alle sue relazioni diplomatiche Sindona moltiplica i suoi investimenti ed i suoi profitti riuscendo a vendere un altro 25% della sua banca alla banca americana Continental Illinois Bank.I suoi profitti diventano davvero da capogiro,il suo patrimonio effettivo sfiora somme immense.L'acquisto e la vendita di banche diventa per lui una professione lucrosissima infatti acquisisce le azioni di maggioranza di altri istituti bancari come la Banca di Messina, la Banca Unione e la Finabank di Ginevra e inizia ad intrattenere rapporti di affari anche con la Bank of America e la Banque de Paris.In soli cinque anni il patrimonio di Michele Sindona si è milluplicato,sfiorando i 60 milioni di dollari.Negli Stati Uniti, la sua figura viene ammirata e celebrata su riviste e giornali come il Times e Fortune.In Italia invece qualcuno inizia a nutrire dubbi verso di lui,tra questi il banchiere Enrico Cuccia che senza mezzi termini lo definisce "un uomo misterioso falsificatore di bilanci”.Il suo schema è creare società in paradisi fiscali,connetterle fra loro con il sistema delle scatole cinesi e alimentare il tutto anche ricorrendo al riciclaggio di denaro sporco grazie alle amicizie mafiose.Nel 1969 Sindona incontra Roberto Calvi,direttore del Banco Ambrosiano che morirà poi impiccato nel 1982 sotto il Ponte dei Frati Neri di Londra dopo il crac finanziario della banca di cui era direttore. Anche Calvi ricorre alle consulenze fiscali di Sindona e grazie a lui crea in pochi anni numerose società e istituti in Lussemburgo, nelle Bahamas e in Costarica.Sempre nel 1969 Sindona incontra poi il leader della DC Giulio Andreotti nel corso di una celebrazione in Sicilia e secondo varie testimonianze a quella celebrazione era presente anche il celebre Monsignor Marcinkus, alto prelato statunitense,che avrà un ruolo chiave nel crac dell’Ambrosiano.Marcinkus era stato nominato pochi mesi prima direttore dello Ior.Negli anni sessanta i rapporti fra Sindona e il Vaticano si intensificano,anzi il finanziere siciliano partecipa a numerose aste e liquidazioni delle proprietà immobiliari della Chiesa in Italia,acquistando numerose proprietà anche storiche a prezzi contenuti e rivendute poi a prezzi quadruplicati.Il suo giro d'affari non ha soste e invade ogni settore.Nel 1973 un altro incontro importante fu poi quello con Licio Gelli,capo della Loggia Massonica della P2,con cui Sindona creerà rapporti e connessioni a sfondo politico in Italia.
Intanto però molte sue società iniziano a fallire e l'intera vicenda si complica in modo irrimediabile quando,fallito il Banco Ambrosiano,il commissario liquidatore Giorgio Ambrosoli scavando nei bilanci coglie il rapporto stretto che legava Calvi a Sindona.Da quel momento il finanziere siciliano viene investito da numerosi avvisi di garanzie e al centro di inchieste complicate e internazionali tutte inerenti la bancarotta fraudolenta.Per evitare l'arresto scappa però negi Stati Uniti dove è difeso da personaggi importantissimi che le provano tutte per salvarlo dall'arresto e dal crac finanziario.In Italia viene addirittura difeso dal Presidente della Corte di Cassazione Spagnuolo,che si scoprirà poi essere insieme a Sindona socio della P2.Le pressioni a sua protezione sono molte,anche politiche.Alla fine si concretizzano nell'omicidio del commissario liquidatore Giorgio Ambrosoli,ucciso davanti al portone di casa nel luglio del 1979.Nonostante la morte il lavoro di Ambrosoli fu determinante e portò alla condanna per bancarotta di Sindona e alla sua estradizione in Italia.Nel 1986 lo stesso Sindona fu condannato infine all'ergastolo come mandante dell'omicidio del commissario liquidatore.Michele Sindona però non scontò mai questa condanna poichè tre giorni dopo la sentenza della Corte d'Assise venne avvelenato nel carcere dove era rinchiuso.Le indagini a riguardo si conclusero con un sorprendente parere di suicidio.Troppo rischioso era per i potentissimi amici di cui si era circondato averlo in carcere vivo,magari pronto a collaborare coi giudici e svelare gli indicibili segreti scoperti durante la sua avventurosa e misteriosa carriera finanziaria.Segreti che furono invece seppelliti per sempre insieme a lui.
Piazza Fontana. Una ferita ancora aperta.
di Nicola Giordano
La Strage in cui nacquero gli anni di Piombo.Fra mistero e dolore.
Un mistero,una dramma e una data,scolpita nella memoria dell'Italia.E' il 12 dicembre 1969, quando a Milano, in Piazza Fontana, nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura, esplose una bomba che provocò 88 feriti e 17 vittime. Durante quella stessa giornata sia a Milano che a Roma esplosero altri tre ordigni con moventi terroristici.Un attacco allo Stato in piena regola. A Roma furono colpiti la Banca Nazionale del Lavoro, l’Altare della Patria e Piazza Venezia.Inoltre un’altra bomba fu trovata inesplosa a Milano, presso la sede della Banca Commerciale Italiana. La strage di Piazza Fontana è configurabile come l'inizio della lunga scia di sangue e paura che rappresentano i cosiddetti anni di piombo e che negli anni '70 raggiungeranno il vertice del terrore.Fin da subito le indagini si indirizzarono verso due obiettivi:da un lato i gruppi di estrema destra che volevano rovesciare lo Stato Repubblicano e instaurare una dittatura militare sul modello argentino,dall'altra i circoli anarchici di sinistra che invece tendevano verso il caos politico o al massimo verso la dittatura del proletariato sul modelllo sovietico.Di questi gruppi faceva parte Lotta Continua,guidata da Adriano Sofri.Sofri e Leandro Marino insieme ad altri componenti verranno poi condannati all'ergastolo per l'omicidio di Pietro Calabresi,Commissario di Polizia che guidò agli inizi le indagini sulla strage e che pareva coinvolto nel misterioso volo che l'anarchico Pinelli fece dalla stanza della Questura dove veniva interrogato nei giorni seguenti la strage di Piazza Fontana;si andò a schiantare poi sulla strada.La magistratura giudicò il caso come un suicidio dovuto a stress e paura.Quel clima di tensione era però destinato a non finire.La pista dell'estrema destra si delineò invece a partire dal 1971,quando il giudice di Treviso Giancarlo Stiz arrestò Franco Freda e Giovanni Ventura, due neofascisti del gruppo “Ar”.
I loro nomi però tornano tra le carte del processo per piazza Fontana: nel 2005 Corte di Cassazione ha confermato la responsabilità di Freda e Ventura. La strage, in base alla sentenza fu organizzata da “un gruppo eversivo costituito a Padova nell’alveo di Ordine Nuovo” e “capitanato da Franco Freda e Giovanni Ventura“.Una condanna che serve solo alla storia, visto che i due imputati sono stati assolti in precedenza per lo stesso reato in tutti i gradi di giudizio e quindi non possono essere sottoposti a un nuovo processo o scontare alcuna pena.Per alcuni anni fu in voga negli ambienti inquirenti anche una pista spionistica,un vero e proprio mistero.Nel 1973 venne incriminato Guido Giannettini, “l’agente Zeta“, noto anche come Adriano Corso.Giornalista vicino alla destra e agli ambienti militari, fu assodato come collaboratore dal SID, l’allora servizi segreti italiani. Il suo nome si affaccia tra le carte quando nel ’71 vengono trovati dei documenti in una cassetta di sicurezza a Montebelluna.Dopo una perquisizione nella sua abitazione furono trovati i documenti “base” di quelli contenuti nella cassetta di sicurezza, delle “veline” ossia le documentazioni usate dai servizi segreti.Giannettini fuggì in Francia grazie anche all’aiuto del capitano Antonio Labruna, dell’ufficio D del SID e nel 1974 Giulio Andreotti, all’epoca ministro della Difesa, ammise in un’intervista che il giornalista era un collaboratore dei servizi segreti: per questo fu un errore non parlarne duranti i primi mesi delle indagini. I documenti vennero protetti fin dalla loro prima apparizione tramite il generale Vito Miceli che li definì “notizie da considerarsi segreto militare e da non poter essere rese note“.La fuga di Giannettini durò poco e arrivò a processo con una condanna all’ergastolo nel 1979 a Catanzaro. Anche nel suo caso la sentenza venne ribaltata in assoluzione nel 1981 per “insufficienza di prove”, comunque si diffuse nell'opinione pubblica la tesi della cosiddetta “strage di Stato”
.Secondo tale argomentazione nella strage di Piazza Fontana, come in molte delle stragi verificatesi in quegli anni in Italia, c’era la mano dello Stato e dei Servizi Segreti: un sorta di accordo illegale e antidemocratico fra gli organi deviati dello Stato e la Cia americana per fermare l’avanzata del comunismo in Italia.Stragi e omicidi su cui far ricadere la colpa dei nuclei terroristici comunisti e anarchici. Anche questa tesi però resta non dimostrata.La strage di piazza Fontana resta senza colpevoli.L'ennesimo Mistero Italiano avvolto nelle ombre dell'indecifrabilità.
Un mistero,una dramma e una data,scolpita nella memoria dell'Italia.E' il 12 dicembre 1969, quando a Milano, in Piazza Fontana, nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura, esplose una bomba che provocò 88 feriti e 17 vittime. Durante quella stessa giornata sia a Milano che a Roma esplosero altri tre ordigni con moventi terroristici.Un attacco allo Stato in piena regola. A Roma furono colpiti la Banca Nazionale del Lavoro, l’Altare della Patria e Piazza Venezia.Inoltre un’altra bomba fu trovata inesplosa a Milano, presso la sede della Banca Commerciale Italiana. La strage di Piazza Fontana è configurabile come l'inizio della lunga scia di sangue e paura che rappresentano i cosiddetti anni di piombo e che negli anni '70 raggiungeranno il vertice del terrore.Fin da subito le indagini si indirizzarono verso due obiettivi:da un lato i gruppi di estrema destra che volevano rovesciare lo Stato Repubblicano e instaurare una dittatura militare sul modello argentino,dall'altra i circoli anarchici di sinistra che invece tendevano verso il caos politico o al massimo verso la dittatura del proletariato sul modelllo sovietico.Di questi gruppi faceva parte Lotta Continua,guidata da Adriano Sofri.Sofri e Leandro Marino insieme ad altri componenti verranno poi condannati all'ergastolo per l'omicidio di Pietro Calabresi,Commissario di Polizia che guidò agli inizi le indagini sulla strage e che pareva coinvolto nel misterioso volo che l'anarchico Pinelli fece dalla stanza della Questura dove veniva interrogato nei giorni seguenti la strage di Piazza Fontana;si andò a schiantare poi sulla strada.La magistratura giudicò il caso come un suicidio dovuto a stress e paura.Quel clima di tensione era però destinato a non finire.La pista dell'estrema destra si delineò invece a partire dal 1971,quando il giudice di Treviso Giancarlo Stiz arrestò Franco Freda e Giovanni Ventura, due neofascisti del gruppo “Ar”.
I loro nomi però tornano tra le carte del processo per piazza Fontana: nel 2005 Corte di Cassazione ha confermato la responsabilità di Freda e Ventura. La strage, in base alla sentenza fu organizzata da “un gruppo eversivo costituito a Padova nell’alveo di Ordine Nuovo” e “capitanato da Franco Freda e Giovanni Ventura“.Una condanna che serve solo alla storia, visto che i due imputati sono stati assolti in precedenza per lo stesso reato in tutti i gradi di giudizio e quindi non possono essere sottoposti a un nuovo processo o scontare alcuna pena.Per alcuni anni fu in voga negli ambienti inquirenti anche una pista spionistica,un vero e proprio mistero.Nel 1973 venne incriminato Guido Giannettini, “l’agente Zeta“, noto anche come Adriano Corso.Giornalista vicino alla destra e agli ambienti militari, fu assodato come collaboratore dal SID, l’allora servizi segreti italiani. Il suo nome si affaccia tra le carte quando nel ’71 vengono trovati dei documenti in una cassetta di sicurezza a Montebelluna.Dopo una perquisizione nella sua abitazione furono trovati i documenti “base” di quelli contenuti nella cassetta di sicurezza, delle “veline” ossia le documentazioni usate dai servizi segreti.Giannettini fuggì in Francia grazie anche all’aiuto del capitano Antonio Labruna, dell’ufficio D del SID e nel 1974 Giulio Andreotti, all’epoca ministro della Difesa, ammise in un’intervista che il giornalista era un collaboratore dei servizi segreti: per questo fu un errore non parlarne duranti i primi mesi delle indagini. I documenti vennero protetti fin dalla loro prima apparizione tramite il generale Vito Miceli che li definì “notizie da considerarsi segreto militare e da non poter essere rese note“.La fuga di Giannettini durò poco e arrivò a processo con una condanna all’ergastolo nel 1979 a Catanzaro. Anche nel suo caso la sentenza venne ribaltata in assoluzione nel 1981 per “insufficienza di prove”, comunque si diffuse nell'opinione pubblica la tesi della cosiddetta “strage di Stato”
.Secondo tale argomentazione nella strage di Piazza Fontana, come in molte delle stragi verificatesi in quegli anni in Italia, c’era la mano dello Stato e dei Servizi Segreti: un sorta di accordo illegale e antidemocratico fra gli organi deviati dello Stato e la Cia americana per fermare l’avanzata del comunismo in Italia.Stragi e omicidi su cui far ricadere la colpa dei nuclei terroristici comunisti e anarchici. Anche questa tesi però resta non dimostrata.La strage di piazza Fontana resta senza colpevoli.L'ennesimo Mistero Italiano avvolto nelle ombre dell'indecifrabilità.
Il dramma nascosto del DC-9 di Ustica.
di Nicola Giordano
Uno degli episodi più misteriosi della moderna storia d'Italia forse ha una soluzione.
Una delle ipotesi più strane,folli e eccessive è stata riconosciuta come verità giudiziaria.Riguarda uno dei misteri italiani più fitti,più investigati e morbosamente affascinanti,ovvero la strage del DC9 ITAVIA che si inabissò precipitando nel mare di Ustica il 27 Giugno del 1980.La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso presentato dal Ministero delle Difesa e ha confermato la sentenza d'Appello che obbliga lo Stato italiano al risarcimento ai parenti delle vittime di quel volo.La Corte di Palermo infatti,competente per territorio,nel 2010 aveva accolto la domanda di risarcimento danni presentata dai parenti di alcune vittime.I giudici di secondo grado sottolinearono nella sentenza che era obbligo delle amministrazioni garantire la totale sicurezza dei voli e che la strage accaduta manifesta una evidente violazione delle norme di cautela.Un plauso va alle associazioni delle vittime di Ustica che per decenni si sono battute affinchè la strage del DC9 non venisse dimenticata e soprattutto si tentasse di fare un minimo di luce sull'accaduto.Quel giorno di Giugno quindi l'aereo ITAVIA precipitò come sappiamo,nel mare azzurro intenso di Ustica,l'acqua inghiottì ben 81 persone.Da quel giorno ad oggi le domande dei parenti delle vittime sono state continue e insistenti.Come cadde quell'aereo?Fu un guasto,una fatalità oppure esplose una bomba a bordo come per anni molti hanno sostenuto?Le ipotesi sono quattro: cedimento strutturale, bomba a bordo, collisione con altro velivolo, abbattimento con un missile da un' altro aereo.Esclusa l’ipotesi del cedimento strutturale le indagini danno una svolta significativa, infatti nel minuto precedente i radar romani captano tre segnali avvicinarsi al DC-9 e poi l’esplosione.
Questa sembra la tesi più misteriosa e grave e cioè che quel giorno sopra il mare siciliano si svolse una sorta di battaglia aerea tra un velivolo dell'aviazione francese e uno appartenente all'aereonautica libica?Queste sono le principali domande che nel corso delle indagini,dopo la strage,sono state poste agli investigatori.Nei giorni dopo la caduta accaddero poi eventi davvero misteriosi.Sulle montagne dell'Aspromonte calabrese furono ritrovati i resti di un MIG,un aereo di guerra,dell'esercito libico;alcuni testimoni della strage di Ustica morirono in circostanze troppo misteriose,infatti ben 15 persone direttamente interessate perirono in vari incidenti, tra cui tre suicidi: tre impiccagioni più che sospette, tra cui i controllori di volo e quelli che avanzarono l’ipotesi dell’abbattimento;tentativi di insabbiamento;sparizioni di prove e false testimonianze.Nelle indagini successive i registri giornalieri del 27 giugno di tutti i radar degli aereoporti interessati non si trovarono più altri o addirittura sembrerebbero stati riscritti. Nel 1990 quando le indagini furono riaperte dal giudice Priore,molto calzante fu la sua affermazione:si trovò di fronte un vero Muro di Gomma,nessuna delle Istituzioni coinvolte sembrava collaborare,anzi era una gara a chi si smarcasse di più dalle inchieste.Rimaniamo davvero sconvolti che ,anche dopo la sentenza delle Cassazione,ci sono ancora persone che sanno e non parlano,persone che dopo 33 anni continuano a tenersi la verità nascosta e segreta.Chi è in grado di dormire serenamente conoscendo i segreti e le cause che portarono alla morte di ben 81 persone innocenti?Il famigerato senso dell'onore e della patria che giustamente viene portato a simbolo del mondo militare davvero non riesce a smuovere le coscienze dei generali e degli ufficiali di aereonautica ed esercito che in parte furono coinvolti in quell'accaduto?
Tutti si portano sulle spalle il peso atroce dell'ingiustizia.La Corte di Cassazione ha evidenziato nelle sue motivazioni la reale possibilità che la tesi più misteriosa sia in realtà quella più giusta; ad abbattere il DC9 fu nel 1980 un missile che lanciato da un aereo francese era diretto a colpire il Mig libico e che invece incrociò nei cieli l'aereo italiano di passaggio.L'ipotesi è stata ritenuta sufficientemente congrua ed in linea con la verità dei fatti.Ecco il mistero svelato.Una battaglia aerea nel cielo italiano,potenze straniere che si combattono su territorio italiano e sulla pelle di cittadini inermi e innocenti.Un mistero quasi svelato,ma sono ancora troppi quelli insabbiati o tenuti nascosti.Un paese democratico come il nostro dovrebbe finalmente svuotare l'armadio dai suoi scheletri e fare i conti col suo passato.
Una delle ipotesi più strane,folli e eccessive è stata riconosciuta come verità giudiziaria.Riguarda uno dei misteri italiani più fitti,più investigati e morbosamente affascinanti,ovvero la strage del DC9 ITAVIA che si inabissò precipitando nel mare di Ustica il 27 Giugno del 1980.La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso presentato dal Ministero delle Difesa e ha confermato la sentenza d'Appello che obbliga lo Stato italiano al risarcimento ai parenti delle vittime di quel volo.La Corte di Palermo infatti,competente per territorio,nel 2010 aveva accolto la domanda di risarcimento danni presentata dai parenti di alcune vittime.I giudici di secondo grado sottolinearono nella sentenza che era obbligo delle amministrazioni garantire la totale sicurezza dei voli e che la strage accaduta manifesta una evidente violazione delle norme di cautela.Un plauso va alle associazioni delle vittime di Ustica che per decenni si sono battute affinchè la strage del DC9 non venisse dimenticata e soprattutto si tentasse di fare un minimo di luce sull'accaduto.Quel giorno di Giugno quindi l'aereo ITAVIA precipitò come sappiamo,nel mare azzurro intenso di Ustica,l'acqua inghiottì ben 81 persone.Da quel giorno ad oggi le domande dei parenti delle vittime sono state continue e insistenti.Come cadde quell'aereo?Fu un guasto,una fatalità oppure esplose una bomba a bordo come per anni molti hanno sostenuto?Le ipotesi sono quattro: cedimento strutturale, bomba a bordo, collisione con altro velivolo, abbattimento con un missile da un' altro aereo.Esclusa l’ipotesi del cedimento strutturale le indagini danno una svolta significativa, infatti nel minuto precedente i radar romani captano tre segnali avvicinarsi al DC-9 e poi l’esplosione.
Questa sembra la tesi più misteriosa e grave e cioè che quel giorno sopra il mare siciliano si svolse una sorta di battaglia aerea tra un velivolo dell'aviazione francese e uno appartenente all'aereonautica libica?Queste sono le principali domande che nel corso delle indagini,dopo la strage,sono state poste agli investigatori.Nei giorni dopo la caduta accaddero poi eventi davvero misteriosi.Sulle montagne dell'Aspromonte calabrese furono ritrovati i resti di un MIG,un aereo di guerra,dell'esercito libico;alcuni testimoni della strage di Ustica morirono in circostanze troppo misteriose,infatti ben 15 persone direttamente interessate perirono in vari incidenti, tra cui tre suicidi: tre impiccagioni più che sospette, tra cui i controllori di volo e quelli che avanzarono l’ipotesi dell’abbattimento;tentativi di insabbiamento;sparizioni di prove e false testimonianze.Nelle indagini successive i registri giornalieri del 27 giugno di tutti i radar degli aereoporti interessati non si trovarono più altri o addirittura sembrerebbero stati riscritti. Nel 1990 quando le indagini furono riaperte dal giudice Priore,molto calzante fu la sua affermazione:si trovò di fronte un vero Muro di Gomma,nessuna delle Istituzioni coinvolte sembrava collaborare,anzi era una gara a chi si smarcasse di più dalle inchieste.Rimaniamo davvero sconvolti che ,anche dopo la sentenza delle Cassazione,ci sono ancora persone che sanno e non parlano,persone che dopo 33 anni continuano a tenersi la verità nascosta e segreta.Chi è in grado di dormire serenamente conoscendo i segreti e le cause che portarono alla morte di ben 81 persone innocenti?Il famigerato senso dell'onore e della patria che giustamente viene portato a simbolo del mondo militare davvero non riesce a smuovere le coscienze dei generali e degli ufficiali di aereonautica ed esercito che in parte furono coinvolti in quell'accaduto?
Tutti si portano sulle spalle il peso atroce dell'ingiustizia.La Corte di Cassazione ha evidenziato nelle sue motivazioni la reale possibilità che la tesi più misteriosa sia in realtà quella più giusta; ad abbattere il DC9 fu nel 1980 un missile che lanciato da un aereo francese era diretto a colpire il Mig libico e che invece incrociò nei cieli l'aereo italiano di passaggio.L'ipotesi è stata ritenuta sufficientemente congrua ed in linea con la verità dei fatti.Ecco il mistero svelato.Una battaglia aerea nel cielo italiano,potenze straniere che si combattono su territorio italiano e sulla pelle di cittadini inermi e innocenti.Un mistero quasi svelato,ma sono ancora troppi quelli insabbiati o tenuti nascosti.Un paese democratico come il nostro dovrebbe finalmente svuotare l'armadio dai suoi scheletri e fare i conti col suo passato.