ARTE & DINTORNI
a cura di Elisabetta Rota
A Napoli la prima mostra dedicata alla follia.
di Elisabetta Rota
Nel cuore vivo di Napoli un' altra grande mostra del prof. Vittorio Sgarbi.
Napoli ospita nei suoi quartieri la prima mostra dedicata alla follia.Dopo esser stata per molto tempo chiusa, la Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta, riapre finalmente le porte il 3 dicembre 2017, per ospitare il Museo della Follia. Un’intera mostra a cura di Vittorio Sgarbi, ricca di sculture, dipinti, fotografie e lettere sulla follia e tutto ciò che può essere in grado di rappresentarla e raccontarla. La mostra, sarà aperta fino al 27 maggio 2018 e il prezzo intero del biglietto è di €12,00 con possibili riduzioni.Le opere presenti, mostrano ai visitatori la straziante verità sulle condizioni di vita condotte dagli uomini e le donne che hanno vissuto nei manicomi.
Una mostra che non vuole solamente suscitare interesse e curiosità, ma che sospinge le persone verso la ricerca della verità e dell’arte in ogni sua forma. Infatti, in questo museo, la follia non è solamente uno stato di alienazione mentale, ma è una forma d’arte che affascina e incute terrore allo stesso tempo. L’alienazione sociale e le umiliazioni di coloro che vennero, e tutt’oggi vengono, ritenuti diversi o “pazzi”, sono raccontate e mostrate soprattutto nelle stanze in cui sono raccolti i ricordi trovati negli ex manicomi. Prima fra queste, è la Stanza dei ricordi, dove sono raccolti documenti e oggetti dell’ex manicomio di Teramo. Una delle sale più suggestive, è, però, la Stanza della griglia, in cui, una superfice di oltre 80 metri raccoglie tutti i ritratti ritrovati nelle cartelle cliniche degli ex ospedali psichiatrici.
Napoli ospita nei suoi quartieri la prima mostra dedicata alla follia.Dopo esser stata per molto tempo chiusa, la Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta, riapre finalmente le porte il 3 dicembre 2017, per ospitare il Museo della Follia. Un’intera mostra a cura di Vittorio Sgarbi, ricca di sculture, dipinti, fotografie e lettere sulla follia e tutto ciò che può essere in grado di rappresentarla e raccontarla. La mostra, sarà aperta fino al 27 maggio 2018 e il prezzo intero del biglietto è di €12,00 con possibili riduzioni.Le opere presenti, mostrano ai visitatori la straziante verità sulle condizioni di vita condotte dagli uomini e le donne che hanno vissuto nei manicomi.
Una mostra che non vuole solamente suscitare interesse e curiosità, ma che sospinge le persone verso la ricerca della verità e dell’arte in ogni sua forma. Infatti, in questo museo, la follia non è solamente uno stato di alienazione mentale, ma è una forma d’arte che affascina e incute terrore allo stesso tempo. L’alienazione sociale e le umiliazioni di coloro che vennero, e tutt’oggi vengono, ritenuti diversi o “pazzi”, sono raccontate e mostrate soprattutto nelle stanze in cui sono raccolti i ricordi trovati negli ex manicomi. Prima fra queste, è la Stanza dei ricordi, dove sono raccolti documenti e oggetti dell’ex manicomio di Teramo. Una delle sale più suggestive, è, però, la Stanza della griglia, in cui, una superfice di oltre 80 metri raccoglie tutti i ritratti ritrovati nelle cartelle cliniche degli ex ospedali psichiatrici.
Contornati da neon bianchi e accompagnati da rumori indefinibili, i ritratti sono capaci di trasmettere un senso d’ansia e inquietudine, inoltre, una sedia posta al centro della stanza, permette al visitatore di accomodarsi ed immedesimarsi nei volti disperati che gli si parano davanti. Fra le tante stanze, in oltre, è impossibile non visitare la piccola saletta dedicata a “Cicì”. La presunta donna a cui fu scritta (e mai spedita) una delle lettere più tristi e coinvolgenti presenti nel museo; una lettera in cui spicca tutta la disperazione e la malinconia di chi è tenuto lontano dalla propria amata, perché ritenuto mentalmente instabile. Le sale presenti e i tanti artisti esposti tra cui Fracisco Goya, Antonio Ligabue e Fausto Pirandello, quindi, donano alla galleria un’aria di mistero e novità che avvolge chi decide divisitarla, facendo risaltare il messaggio che ogni opera emana. Ovvero, che anche le verità più oscure e spettrali hanno il loro fascino, e che, anche la pazzia può diventare un’opera d’arte se osservata attentamente e con occhi diversi. In fondo, come citò Alda Merini, “Anche la follia merita i suoi applausi.