GRAND JETE'
a cura di Rossana De Lucia
Rossini Cards e il San Carlo si accende.
di Rossana De Lucia
Riparte alla grande la stagione di danza presso il San Carlo.
Il calendario svelato in estate dai curatori delle rassegne del San Carlo di Napoli ha lasciato tutti a bocca aperta. Oltre ai repertori dei grandi classici come il Nabucco, Il Lago dei Cigni e l'immancabile Schiaccianoci, la commissione ha inserito un' opera moderna ed interessantissima, si tratta del Rossini Cards di Mauro Bigonzetti che per tutto Novembre e Dicembre sarà in cartellone. Bigonzetti ha ideato sulle note del famoso compositore, un vero e proprio “divertissement” strutturando bellissime successioni di quadri e rimodellando la musica di Rossini in modo del tutto nuovo e originale.
Sia per l’ironia e il divertimento con cui ha fatto danzare i suoi ballerini, che per la oramai nota e riconosciuta capacità del coreografo di reinventare i movimenti, partendo dalla destrutturazione dei movimenti della danza classica, spingendo i ballerini oltre i soliti cliché e riuscendo a spingerli all’ estremità del movimento.
Ecco dunque che un brano conosciutissimo come quello della “Gazza ladra“ di Rossini viene trasformato in un gioco in cui i ballerini, rigorosamente vestiti in giacca e pantaloni neri. Bigonzetti risponde a tale imprevedibilità interpretando le categorie della musica rossiniana come un catalogo dionisiaco delle emozioni umane. In un divertissment di potente creatività le cards citate nel titolo sono immagini buffe, drammatiche, quotidiane, sensuali, spensierate che si susseguono a ritmo incalzante sul palcoscenico, celando tra tanta geometrica ed astratta leggerezza asperità tecniche e virtuosismi. Lo spettatore rimane piacevolmente sorpreso soprattutto dalle "cartoline" più ironiche e corali della performance.
Il calendario svelato in estate dai curatori delle rassegne del San Carlo di Napoli ha lasciato tutti a bocca aperta. Oltre ai repertori dei grandi classici come il Nabucco, Il Lago dei Cigni e l'immancabile Schiaccianoci, la commissione ha inserito un' opera moderna ed interessantissima, si tratta del Rossini Cards di Mauro Bigonzetti che per tutto Novembre e Dicembre sarà in cartellone. Bigonzetti ha ideato sulle note del famoso compositore, un vero e proprio “divertissement” strutturando bellissime successioni di quadri e rimodellando la musica di Rossini in modo del tutto nuovo e originale.
Sia per l’ironia e il divertimento con cui ha fatto danzare i suoi ballerini, che per la oramai nota e riconosciuta capacità del coreografo di reinventare i movimenti, partendo dalla destrutturazione dei movimenti della danza classica, spingendo i ballerini oltre i soliti cliché e riuscendo a spingerli all’ estremità del movimento.
Ecco dunque che un brano conosciutissimo come quello della “Gazza ladra“ di Rossini viene trasformato in un gioco in cui i ballerini, rigorosamente vestiti in giacca e pantaloni neri. Bigonzetti risponde a tale imprevedibilità interpretando le categorie della musica rossiniana come un catalogo dionisiaco delle emozioni umane. In un divertissment di potente creatività le cards citate nel titolo sono immagini buffe, drammatiche, quotidiane, sensuali, spensierate che si susseguono a ritmo incalzante sul palcoscenico, celando tra tanta geometrica ed astratta leggerezza asperità tecniche e virtuosismi. Lo spettatore rimane piacevolmente sorpreso soprattutto dalle "cartoline" più ironiche e corali della performance.
L'energia di Stomp arriva in Italia.
di Rossana De Lucia
L'esplosivo spettacolo di danza moderna fa il suo ritorno in Italia.
Si intitola STOMP lo spettacolo di danza moderna che sta facendo il giro d'Italia dopo aver conquistato l'estero partendo da Londra e passando per Hong Kong. Tutti i rumori delle metropoli sono stati catturati e miscelati e poi riversati sul palco con una vera esplosione di energica vitalità. Bidoni della spazzatura, scope, vecchi lavandini e anche giornali diventano voce e presenza scenica, si fanno strumenti per virtuosismi e acrobazie contemporanee cariche di energia. I musicisti-ballerini di «Stomp» che a New York nel 2016 hanno messo in scena lo spettacolo numero 5000, sono adesso in giro per l'Italia con tappe a Milano, Roma e forse Napoli. Stomp trova la bellezza e la sua essenza nella realtà quotidiana in cui viviamo: è danza, teatro e musica insieme.
Il gruppo nasce a Brighton, Gran Bretagna, nell’estate del 1991 come risultato di dieci anni di collaborazione tra i suoi creatori, Luke Cresswell e Steve McNicholas. Luke e Steve avevano già lavorato assieme nel 1989, come membri della street band Pookiesnackenburger e del gruppo teatrale Cliff Hanger, gruppi che agli inizi degli ’80 avevano presentato all’Edinburgh Festival una serie di musical “di strada”.Dopo due album, una serie TV e tour europei, Pookiesnackenburger produsse anche l’acclamatissimo spot pubblicitario “Bins” per la birra Heineken. Lo spot fu scritto e coreografato originariamente da Luke quale parte dello spettacolo della band, ma si è rivelato punto di inizio per il percorso di Stomp.
Nel 2015 Stomp ha celebrato i suoi 13 anni di attività nel West End di Londra e Luke e Steve sono stati insigniti entrambi del titolo onorario di Doctor of Arts dall’Università di Brighton, come riconoscimento del loro contributo alla musica e allo spettacolo.Il cast originale inglese che ha creato Stomp è: Luke Cresswell, Nick Dwyer, Sarah Eddy, Theseus Gerard, Fraser Morrison, David Olrod, Carl Smith e Fiona Wilkes.
Si intitola STOMP lo spettacolo di danza moderna che sta facendo il giro d'Italia dopo aver conquistato l'estero partendo da Londra e passando per Hong Kong. Tutti i rumori delle metropoli sono stati catturati e miscelati e poi riversati sul palco con una vera esplosione di energica vitalità. Bidoni della spazzatura, scope, vecchi lavandini e anche giornali diventano voce e presenza scenica, si fanno strumenti per virtuosismi e acrobazie contemporanee cariche di energia. I musicisti-ballerini di «Stomp» che a New York nel 2016 hanno messo in scena lo spettacolo numero 5000, sono adesso in giro per l'Italia con tappe a Milano, Roma e forse Napoli. Stomp trova la bellezza e la sua essenza nella realtà quotidiana in cui viviamo: è danza, teatro e musica insieme.
Il gruppo nasce a Brighton, Gran Bretagna, nell’estate del 1991 come risultato di dieci anni di collaborazione tra i suoi creatori, Luke Cresswell e Steve McNicholas. Luke e Steve avevano già lavorato assieme nel 1989, come membri della street band Pookiesnackenburger e del gruppo teatrale Cliff Hanger, gruppi che agli inizi degli ’80 avevano presentato all’Edinburgh Festival una serie di musical “di strada”.Dopo due album, una serie TV e tour europei, Pookiesnackenburger produsse anche l’acclamatissimo spot pubblicitario “Bins” per la birra Heineken. Lo spot fu scritto e coreografato originariamente da Luke quale parte dello spettacolo della band, ma si è rivelato punto di inizio per il percorso di Stomp.
Nel 2015 Stomp ha celebrato i suoi 13 anni di attività nel West End di Londra e Luke e Steve sono stati insigniti entrambi del titolo onorario di Doctor of Arts dall’Università di Brighton, come riconoscimento del loro contributo alla musica e allo spettacolo.Il cast originale inglese che ha creato Stomp è: Luke Cresswell, Nick Dwyer, Sarah Eddy, Theseus Gerard, Fraser Morrison, David Olrod, Carl Smith e Fiona Wilkes.
La passione infinita per il tango argentino.
di Rossana De Lucia
Nuovo Festival del Tango.L'Italia ama questa danza.
Dopo le città di Napoli e Trani, luoghi storici per la celebrazione dell'arte tanghera anche la città di Lucca avrà il suo Festival Internazionale del Tango che si celebrerà ad ottobre.L’edizione 2016 del Festival sarà la più importante con maestri di altissimo livello e di caratura internazionale. Miguel Angel Zotto, eletto tra i più grandi ballerini di tango di tutti i tempi, è il punto di riferimento ed anche vera attrazione principale del nuovo “Festival del Tango”.
Il legame tra il tango e la città di Lucca è consolidato, la Toscana del resto è la terra che ha dato i natali agli antenati di Astor Piazzolla, riformatore del tango e strumentista d’avanguardia, considerato il musicista più importante del XX secolo. La città di Lucca ben si coniuga con questo tipo di danza “popolare”, oggi diventata il sinonimo dell’eleganza. Il Festival del Tango sarà un' elegante occasione per ammirare la sinuosa bellezza di una danza senza eguali.
La prima novità di questa nuova edizione che salta subito agli occhi guardando il programma è la sua durata. L’evento, infatti, dura quattro giorni, tutti di lezioni, con l’intento futuro di far durare il Festival un’intera settimana. Non mancheranno le milonghe e gli spettacoli serali. Ad accompagnare gli ospiti ci saranno maestri di qualità, oltre al già citato Miguel Angel Zotto che sarà affiancato da Daiana Guspero, saranno presenti Pablo Valentin Moyano y Roberta Beccarini e Luciano Donda y Cinzia Lombardi.
Dopo le città di Napoli e Trani, luoghi storici per la celebrazione dell'arte tanghera anche la città di Lucca avrà il suo Festival Internazionale del Tango che si celebrerà ad ottobre.L’edizione 2016 del Festival sarà la più importante con maestri di altissimo livello e di caratura internazionale. Miguel Angel Zotto, eletto tra i più grandi ballerini di tango di tutti i tempi, è il punto di riferimento ed anche vera attrazione principale del nuovo “Festival del Tango”.
Il legame tra il tango e la città di Lucca è consolidato, la Toscana del resto è la terra che ha dato i natali agli antenati di Astor Piazzolla, riformatore del tango e strumentista d’avanguardia, considerato il musicista più importante del XX secolo. La città di Lucca ben si coniuga con questo tipo di danza “popolare”, oggi diventata il sinonimo dell’eleganza. Il Festival del Tango sarà un' elegante occasione per ammirare la sinuosa bellezza di una danza senza eguali.
La prima novità di questa nuova edizione che salta subito agli occhi guardando il programma è la sua durata. L’evento, infatti, dura quattro giorni, tutti di lezioni, con l’intento futuro di far durare il Festival un’intera settimana. Non mancheranno le milonghe e gli spettacoli serali. Ad accompagnare gli ospiti ci saranno maestri di qualità, oltre al già citato Miguel Angel Zotto che sarà affiancato da Daiana Guspero, saranno presenti Pablo Valentin Moyano y Roberta Beccarini e Luciano Donda y Cinzia Lombardi.
McGregor.Danzando sospesi nel fuoco.
di Rossana De Lucia
Uno spettacolo moderno e futuristico che farà scuola.
Lo stile dello spettacolo Far di Wayne McGregor è un puro viaggio che ha il suo naturale incipit nella notte dei tempi per giungere al futuro, attraverso il sistema solare e le costellazioni, riportandoci in modo diretto nell’iniziale fascino arcaico del “fuoco”. E' come un danzare nel corso dei secoli e riflettendo l’elemento chiave dei miti in una funzione rituale che funge da elemento mediatore nella comunicazione tra uomo e divino. McGregor riesce a narrare storie per tramite di un moto incalzante e tutto ciò lo pone su un piedistallo, quello della sua generosa e brillante creatività, lasciando sprigionare l’immortalità corporea dell’essere umano.
In apertura di sipario è proposta la struggente musica di Vivaldi, con il brano “Sposa son disprezzata” nell’interpretazione toccante di Cecilia Bartoli, ha accompagnato la “prefazione in movimento” dando immediatamente una sensazione mistica e letteraria, infondendo una dinamica mai ininterrotta. Lo stile di McGregor, riempie con maestria ed ingegno tecnico la scena per mezzo di una visione vertiginosa, esaminando l’atteggiamento dell’organismo da una prospettiva storica lasciando affiorare i presupposti scientifici in una inscindibile mescolanza tra spirito, carne ed anima. La luce, superbamente a cura di Lucy Carter, si plasma e si fonde con gli straordinari e rigorosi danzatori fino a diventarne materia compatta donando un incedere enigmatico ma di sicura potenza attrattiva.
La linfa vitale dei dieci preziosi elementi della “Company Wayne McGregor” residente al Sadler’s Wells di Londra ha permesso agli spettatori di effettuare uno spostamento corporale, sensuale e psichedelico nella mente del coreografo britannico, il quale in sessanta minuti, ha traslitterato la danza e le sensazioni visive con un sofisticato software, in cui le linee indicate da esso, hanno disegnato l’intero spettacolo come fosse un moto ondoso, riscrivendo il concetto di danza contemporanea da un sistema alfabetico ad un altro, per favorire inedite espressioni articolari. Una successione vincente che mai sprofonda nell’oblio pur giungendo con uno sviluppo tecnologico ad un finale elettronico in musica, affidato a Ben Frost e al suo concetto “del nulla dopo la morte…”.L’allestimento di FAR, rende omaggio con competenza, qualità ed acuto talento artistico alla “Giornata Internazionale della Danza” confermando l’assoluta necessità dell’arte coreutica in tutte le sue “forme” per divulgare e promuovere i meriti e le virtù fondamentali di un linguaggio organico, fisico e trascendentale in grado di abbattere ogni linea di delimitazione rivestendo una funzione di assoluta purificazione.
Lo stile dello spettacolo Far di Wayne McGregor è un puro viaggio che ha il suo naturale incipit nella notte dei tempi per giungere al futuro, attraverso il sistema solare e le costellazioni, riportandoci in modo diretto nell’iniziale fascino arcaico del “fuoco”. E' come un danzare nel corso dei secoli e riflettendo l’elemento chiave dei miti in una funzione rituale che funge da elemento mediatore nella comunicazione tra uomo e divino. McGregor riesce a narrare storie per tramite di un moto incalzante e tutto ciò lo pone su un piedistallo, quello della sua generosa e brillante creatività, lasciando sprigionare l’immortalità corporea dell’essere umano.
In apertura di sipario è proposta la struggente musica di Vivaldi, con il brano “Sposa son disprezzata” nell’interpretazione toccante di Cecilia Bartoli, ha accompagnato la “prefazione in movimento” dando immediatamente una sensazione mistica e letteraria, infondendo una dinamica mai ininterrotta. Lo stile di McGregor, riempie con maestria ed ingegno tecnico la scena per mezzo di una visione vertiginosa, esaminando l’atteggiamento dell’organismo da una prospettiva storica lasciando affiorare i presupposti scientifici in una inscindibile mescolanza tra spirito, carne ed anima. La luce, superbamente a cura di Lucy Carter, si plasma e si fonde con gli straordinari e rigorosi danzatori fino a diventarne materia compatta donando un incedere enigmatico ma di sicura potenza attrattiva.
La linfa vitale dei dieci preziosi elementi della “Company Wayne McGregor” residente al Sadler’s Wells di Londra ha permesso agli spettatori di effettuare uno spostamento corporale, sensuale e psichedelico nella mente del coreografo britannico, il quale in sessanta minuti, ha traslitterato la danza e le sensazioni visive con un sofisticato software, in cui le linee indicate da esso, hanno disegnato l’intero spettacolo come fosse un moto ondoso, riscrivendo il concetto di danza contemporanea da un sistema alfabetico ad un altro, per favorire inedite espressioni articolari. Una successione vincente che mai sprofonda nell’oblio pur giungendo con uno sviluppo tecnologico ad un finale elettronico in musica, affidato a Ben Frost e al suo concetto “del nulla dopo la morte…”.L’allestimento di FAR, rende omaggio con competenza, qualità ed acuto talento artistico alla “Giornata Internazionale della Danza” confermando l’assoluta necessità dell’arte coreutica in tutte le sue “forme” per divulgare e promuovere i meriti e le virtù fondamentali di un linguaggio organico, fisico e trascendentale in grado di abbattere ogni linea di delimitazione rivestendo una funzione di assoluta purificazione.
Accademia della Scala.Viaggio nel mito.
di Rossana De Lucia
La Scuola scaligera è una porta magica sull'universo della danza.
Sembra banale dirlo ma è proprio un senso di arricchimento quello che si prova quando si assiste anche una sola volta ad uno spettacolo della Scuola di Ballo Accademia Teatro alla Scala di Milano diretta dal maestro Frédéric Olivieri. La qualità delle coreografie selezionate, il concetto di esclusivo che aleggia sul palco e la bellezza dei pezzi, pongono ogni singolo spettatore al cospetto di una preziosa opera d'arte in cui l’attività estetica e l’ispirazione sono permeate da equilibrio, sperimentazione e linee pure. Un elogio in particolare va a George Balanchine che continua a sorprendere, la sua figura dominante, non interrotta dal tempo, sa ancora regalare sfumature e accenti coreutici di rara bellezza, in cui il repertorio tradizionale viene preservato, pur fungendo da tramite tra balletto classico e moderno.La sua arte infinita fusa con la magica creatività di Angelin Preljocaj, giunge ad un nuovo percorso sulla via della danza, sottolineata dalla benemerenza direttiva di Frédéric Olivieri.
Olivieri è un vero maestro che gode di altissima ammirazione, nel saper cogliere i mutamenti e gli umori della non stagnazione, a favore del rinnovamento pur custodendo la tradizione. Molti critici sono concordi con il ritenere oggi la Scuola di Ballo scaligera come l’unica Accademia al mondo, in grado di proporre progressivamente nei propri programmi di sala “altri” coreografi, che pur godendo di ampio respiro non compaiono nei saggi accademici.
La recente apertura della soirée al Piccolo Teatro Strehler di Milano, ha offerto uno scenografico défilé, un insieme di caratteristiche attitudinali fisiche e distintive che hanno reso irresistibile la “Présentation” ideata dallo stesso Frédéric Olivieri. La coreografia sontuosa ed elegante nel cerimoniale d’introduzione è esplosa nella beltà coreica basata su ritmo e raffinatezza, con il chiaro intento di infondere un assetto organico e funzionale nel diffondere, attribuire, sviluppare e ampliare i principi fondamentali della nobile arte della danza classica, nata per volere del re di Francia Luigi XIV quando fondò a Parigi l’Académie Royale de Danse.
Sembra banale dirlo ma è proprio un senso di arricchimento quello che si prova quando si assiste anche una sola volta ad uno spettacolo della Scuola di Ballo Accademia Teatro alla Scala di Milano diretta dal maestro Frédéric Olivieri. La qualità delle coreografie selezionate, il concetto di esclusivo che aleggia sul palco e la bellezza dei pezzi, pongono ogni singolo spettatore al cospetto di una preziosa opera d'arte in cui l’attività estetica e l’ispirazione sono permeate da equilibrio, sperimentazione e linee pure. Un elogio in particolare va a George Balanchine che continua a sorprendere, la sua figura dominante, non interrotta dal tempo, sa ancora regalare sfumature e accenti coreutici di rara bellezza, in cui il repertorio tradizionale viene preservato, pur fungendo da tramite tra balletto classico e moderno.La sua arte infinita fusa con la magica creatività di Angelin Preljocaj, giunge ad un nuovo percorso sulla via della danza, sottolineata dalla benemerenza direttiva di Frédéric Olivieri.
Olivieri è un vero maestro che gode di altissima ammirazione, nel saper cogliere i mutamenti e gli umori della non stagnazione, a favore del rinnovamento pur custodendo la tradizione. Molti critici sono concordi con il ritenere oggi la Scuola di Ballo scaligera come l’unica Accademia al mondo, in grado di proporre progressivamente nei propri programmi di sala “altri” coreografi, che pur godendo di ampio respiro non compaiono nei saggi accademici.
La recente apertura della soirée al Piccolo Teatro Strehler di Milano, ha offerto uno scenografico défilé, un insieme di caratteristiche attitudinali fisiche e distintive che hanno reso irresistibile la “Présentation” ideata dallo stesso Frédéric Olivieri. La coreografia sontuosa ed elegante nel cerimoniale d’introduzione è esplosa nella beltà coreica basata su ritmo e raffinatezza, con il chiaro intento di infondere un assetto organico e funzionale nel diffondere, attribuire, sviluppare e ampliare i principi fondamentali della nobile arte della danza classica, nata per volere del re di Francia Luigi XIV quando fondò a Parigi l’Académie Royale de Danse.
Sexxx.La danza privata di ogni dogma.
di Rossana De Lucia
Un' opera moderna che comunica un messaggio segreto.
Si chiama Matteo Levaggi, il danzatore e coreografo allievo di Loredana Furno, cresciuto artisticamente nelle fila del Balletto Teatro di Torino dal quale ha poi spiccato il volo, l'ideatore dello spettacolo Sexx.Uno show incredibile che ha veramente dato una scossa nel mondo del balletto, plasmando i corpi dei danzatori in modo davvero diverso dal solito. Levaggi tratta a suo modo il legame intenso tra il corpo e la danza, mettendo a nudo una tematica non molto trattata ed indagata negli ambienti del balletto. Anche se l’argomento potrebbe essere considerato un po’ troppo autoreferenziale, “ Sexxx” cerca di essere una sorta di fotografia sulla danza contemporanea e sull'utilizzo del corpo da parte di chi fa danza al giorno d’oggi.Una specie di analisi della tecnica e della potenza fisica, poichè oggi si rischia di creare un concetto di plastica perfezione che però non trasmettere emozioni.
Lo stesso Levaggi già dal titolo ci fa capire che il suo spettacolo vuole rappresentare il legame spesso eccessivo e esasperato che si crea tra corpo e danzatore.La scena è completamente svuotata. Eliminato anche il tappeto di danza, i danzatori si muovono in un ambiente vuoto in cui c'è solo il suono e pochissime illuminazioni che aumentano e degradano in base al ritmo incalzante dello spettacolo.Intervistato di recente l'artista ha spiegato che SEXXX è un balletto che si agita, sbraita come un diavolo, e che vuole comunicare il legame che si nasconde tra fuoco e acqua, tra sesso e amore platonico. L'obiettivo è svelare la passione incondizionata che muove la danza, buttandola sul palco nuda, senza aiuti ed ancore, eliminando ogni dogma e comandamento.
Lo spettacolo è pura danza contemporanea, un enorme esercizio coreografico che comunica un messaggio forte e chiaro in cui emerge la danza come concetto assoluto, scollegato da regole e dettami. La parola SEXX del titolo indica un sogno nascosto che si sviluppa e monta tacito tra i danzatori, nascosto ma sempre presente e tangibile sul palco. Da un lato lo spettatore vede i corpi stanchi e vibranti dei ballerini,dall'altro immagina le emozioni fisiche che quei corpi stanno provando, andando verso la resistenza e la fatica estrema. Il virtuosismo, il ritmo sfrenato della musica e della coreografia si innalzano a strumenti necessari per cogliere l'alleanza quasi sacrale che ogni ballerino fa col suo corpo e con i suoi limiti fisici.
Si chiama Matteo Levaggi, il danzatore e coreografo allievo di Loredana Furno, cresciuto artisticamente nelle fila del Balletto Teatro di Torino dal quale ha poi spiccato il volo, l'ideatore dello spettacolo Sexx.Uno show incredibile che ha veramente dato una scossa nel mondo del balletto, plasmando i corpi dei danzatori in modo davvero diverso dal solito. Levaggi tratta a suo modo il legame intenso tra il corpo e la danza, mettendo a nudo una tematica non molto trattata ed indagata negli ambienti del balletto. Anche se l’argomento potrebbe essere considerato un po’ troppo autoreferenziale, “ Sexxx” cerca di essere una sorta di fotografia sulla danza contemporanea e sull'utilizzo del corpo da parte di chi fa danza al giorno d’oggi.Una specie di analisi della tecnica e della potenza fisica, poichè oggi si rischia di creare un concetto di plastica perfezione che però non trasmettere emozioni.
Lo stesso Levaggi già dal titolo ci fa capire che il suo spettacolo vuole rappresentare il legame spesso eccessivo e esasperato che si crea tra corpo e danzatore.La scena è completamente svuotata. Eliminato anche il tappeto di danza, i danzatori si muovono in un ambiente vuoto in cui c'è solo il suono e pochissime illuminazioni che aumentano e degradano in base al ritmo incalzante dello spettacolo.Intervistato di recente l'artista ha spiegato che SEXXX è un balletto che si agita, sbraita come un diavolo, e che vuole comunicare il legame che si nasconde tra fuoco e acqua, tra sesso e amore platonico. L'obiettivo è svelare la passione incondizionata che muove la danza, buttandola sul palco nuda, senza aiuti ed ancore, eliminando ogni dogma e comandamento.
Lo spettacolo è pura danza contemporanea, un enorme esercizio coreografico che comunica un messaggio forte e chiaro in cui emerge la danza come concetto assoluto, scollegato da regole e dettami. La parola SEXX del titolo indica un sogno nascosto che si sviluppa e monta tacito tra i danzatori, nascosto ma sempre presente e tangibile sul palco. Da un lato lo spettatore vede i corpi stanchi e vibranti dei ballerini,dall'altro immagina le emozioni fisiche che quei corpi stanno provando, andando verso la resistenza e la fatica estrema. Il virtuosismo, il ritmo sfrenato della musica e della coreografia si innalzano a strumenti necessari per cogliere l'alleanza quasi sacrale che ogni ballerino fa col suo corpo e con i suoi limiti fisici.
Al San Carlo rivive Romeo & Giulietta.
di Rossana De Lucia
A Napoli si celebra Shakespeare con un grande classico.
Sono trascorsi ben 400 anni dalla morte del grande drammaturgo inglese William Shakespeare, ed il Teatro di San Carlo ha deciso di ricordarlo per sette giorni mettendo in scena lo splendido spettacolo Romeo e Giulietta di Sergej Prokof’ev, in una nuova produzione del Teatro, con le coreografie di Leonid Lavrovsky riviste da Mikhail Lavrovsky.Ad interpretare gli infelici amanti di Verona due coppie di grandi talenti russi: Olesya Novikova e Leonid Sarafanov,senza dimenticare gli eccezionali italiani Alessandro Macario e Anbeta Toromani.
Accanto a loro si muoverà con la solita eleganza il Corpo di Ballo e l’ Orchestra del Teatro di San Carlo dieatta da Alexeij Bogorad.Le scenografie sono di Nicola Rubertelli. L’allestimento è del Teatro dell’ Opera di Roma.Lo spettacolo sarà in scena dal 21 giugno al 28 giugno ogni sera alle ore 20.00.
Più che raccontare la storia di Romeo e Giulietta, spiega la direzione del San Carlo,si è voluto intraprendere un ideale viaggio nell’intimo dei singoli personaggi, esprimere gli stati d’animo di ognuno di essi, pur rispettando i passaggi fondamentali dell’opera shakespeariana: il duello tra le due famiglie, la festa in casa Capuleti, la scena del balcone, il duello tra Tebaldo e Mercuzio e quello tra Romeo e Tebaldo fino al tragico finale.Questa versione sfoggia le scenografie di Nicola Rubertelli che ha idetato un’ ideale città del Rinascimento con case di legno che diventano piazze – e i costumi restano di Luisa Spinatelli, con i giovani veronesi vestiti con sete fluide ma di foggia cinquecentesca. Tra le altre particolarità, si segnala la recitazione di brani dal testo originale di William Shakespeare. Le musiche sono quelle originali ed indimenticabili di Sergey Prokofe'v.
Sono trascorsi ben 400 anni dalla morte del grande drammaturgo inglese William Shakespeare, ed il Teatro di San Carlo ha deciso di ricordarlo per sette giorni mettendo in scena lo splendido spettacolo Romeo e Giulietta di Sergej Prokof’ev, in una nuova produzione del Teatro, con le coreografie di Leonid Lavrovsky riviste da Mikhail Lavrovsky.Ad interpretare gli infelici amanti di Verona due coppie di grandi talenti russi: Olesya Novikova e Leonid Sarafanov,senza dimenticare gli eccezionali italiani Alessandro Macario e Anbeta Toromani.
Accanto a loro si muoverà con la solita eleganza il Corpo di Ballo e l’ Orchestra del Teatro di San Carlo dieatta da Alexeij Bogorad.Le scenografie sono di Nicola Rubertelli. L’allestimento è del Teatro dell’ Opera di Roma.Lo spettacolo sarà in scena dal 21 giugno al 28 giugno ogni sera alle ore 20.00.
Più che raccontare la storia di Romeo e Giulietta, spiega la direzione del San Carlo,si è voluto intraprendere un ideale viaggio nell’intimo dei singoli personaggi, esprimere gli stati d’animo di ognuno di essi, pur rispettando i passaggi fondamentali dell’opera shakespeariana: il duello tra le due famiglie, la festa in casa Capuleti, la scena del balcone, il duello tra Tebaldo e Mercuzio e quello tra Romeo e Tebaldo fino al tragico finale.Questa versione sfoggia le scenografie di Nicola Rubertelli che ha idetato un’ ideale città del Rinascimento con case di legno che diventano piazze – e i costumi restano di Luisa Spinatelli, con i giovani veronesi vestiti con sete fluide ma di foggia cinquecentesca. Tra le altre particolarità, si segnala la recitazione di brani dal testo originale di William Shakespeare. Le musiche sono quelle originali ed indimenticabili di Sergey Prokofe'v.
Ecco la Coppèlia di Roland Petit a Napoli.
di Rossana De Lucia
A Napoli rivive uno spettacolo classico e senza fine.
Da Febbraio fino a tutto Aprile arriva al teatro San Carlo di Napoli Coppelia lo splendido spettacolo basato sulla storia archetipica della donna-bambola meccanica e del suo inventore-demiurgo. Ma nella regia e coreografia di Roland Petis Coppélia diventa una grande creazione cinematografica dove la scena è un set, l’inventore-demiurgo Coppelius è un regista, i personaggi sono tutti attori di un film in una sorta di metateatro. Coppélia, è un balletto in due atti che debutta a Febbraio con la partecipazione del Corpo di Ballo del Teatro San Carlo e la regia e coreografia del francese Roland Petit su musica composta da Léo Delibes e costumi di Ezio Frigerio. Abbandonato il libretto della storica versione, firmato da Charles Nuitter e Arthur Saint-Léon, Petit si rifà alla fonte primaria del balletto: il racconto di Hoffmann, attingendo all’immaginario onirico e crepuscolare dello scrittore.
Uno spettacolo di grande qualità che vede tra i protagonisti del primo e secondo cast sei ballerini del Corpo di ballo del San Carlo, un investimento importante su giovani di talento.Roland Petit uno dei più importanti coreografi europei, ha raccontato la sua Coppélia profondamente influenzata dall’immaginario cinematografico. Lo spettacolo è come un set dove si provano diverse scene del film che poi saranno montate, e dove Olimpia, la donna-automa, contende il ruolo di protagonista a Clara. Unanime, da parte dei ballerini, l’orgoglio di lavorare con Petit, “uno dei pochi grandi coreografi che lascia gli artisti liberi di esprimere se stessi”, Per il direttore artistico del San Carlo Coppélia è una bella sfida per l’Orchestra, ed è come se la musica, seppur composta nell’Ottocento, sapesse piegarsi a una regia innovativa che attinge a suggestioni moderne.
Tra danze, colpi di scena, gelosie, danze spagnole, scozzesi, tango, mambo, cha-cha-cha, il balletto si muove su un vasto immaginario letterario ed onirico ed è stato uno storico terreno espressivo per protagoniste del calibro di Carla Fracci, Alessandra Ferri, Eleonora Abbagnato,quest'ultima protagonista proprio con Petit dell'ultima messa in scena a Napoli. Lo spettacolo offre momenti umoristici e giocosi ma che,nel libretto di scena, svela - seppure alleggerito - uno spessore psicanalitico. Della storia ideata dal letterato e musicista tedesco che ci rivela cose che gli occhi non vedono e la ragione non afferra, un mondo al di là della nostra vita quotidiana, rimane nel balletto un mago assai benevolo e un automa poco conturbante; mentre si dissolvono in un’atmosfera fiabesca le brume nordiche che avvolgono il racconto originale.
Da Febbraio fino a tutto Aprile arriva al teatro San Carlo di Napoli Coppelia lo splendido spettacolo basato sulla storia archetipica della donna-bambola meccanica e del suo inventore-demiurgo. Ma nella regia e coreografia di Roland Petis Coppélia diventa una grande creazione cinematografica dove la scena è un set, l’inventore-demiurgo Coppelius è un regista, i personaggi sono tutti attori di un film in una sorta di metateatro. Coppélia, è un balletto in due atti che debutta a Febbraio con la partecipazione del Corpo di Ballo del Teatro San Carlo e la regia e coreografia del francese Roland Petit su musica composta da Léo Delibes e costumi di Ezio Frigerio. Abbandonato il libretto della storica versione, firmato da Charles Nuitter e Arthur Saint-Léon, Petit si rifà alla fonte primaria del balletto: il racconto di Hoffmann, attingendo all’immaginario onirico e crepuscolare dello scrittore.
Uno spettacolo di grande qualità che vede tra i protagonisti del primo e secondo cast sei ballerini del Corpo di ballo del San Carlo, un investimento importante su giovani di talento.Roland Petit uno dei più importanti coreografi europei, ha raccontato la sua Coppélia profondamente influenzata dall’immaginario cinematografico. Lo spettacolo è come un set dove si provano diverse scene del film che poi saranno montate, e dove Olimpia, la donna-automa, contende il ruolo di protagonista a Clara. Unanime, da parte dei ballerini, l’orgoglio di lavorare con Petit, “uno dei pochi grandi coreografi che lascia gli artisti liberi di esprimere se stessi”, Per il direttore artistico del San Carlo Coppélia è una bella sfida per l’Orchestra, ed è come se la musica, seppur composta nell’Ottocento, sapesse piegarsi a una regia innovativa che attinge a suggestioni moderne.
Tra danze, colpi di scena, gelosie, danze spagnole, scozzesi, tango, mambo, cha-cha-cha, il balletto si muove su un vasto immaginario letterario ed onirico ed è stato uno storico terreno espressivo per protagoniste del calibro di Carla Fracci, Alessandra Ferri, Eleonora Abbagnato,quest'ultima protagonista proprio con Petit dell'ultima messa in scena a Napoli. Lo spettacolo offre momenti umoristici e giocosi ma che,nel libretto di scena, svela - seppure alleggerito - uno spessore psicanalitico. Della storia ideata dal letterato e musicista tedesco che ci rivela cose che gli occhi non vedono e la ragione non afferra, un mondo al di là della nostra vita quotidiana, rimane nel balletto un mago assai benevolo e un automa poco conturbante; mentre si dissolvono in un’atmosfera fiabesca le brume nordiche che avvolgono il racconto originale.
A Napoli arriva la Cenerentola di Rossini.
di Rossana De Lucia
Finalmente ritorna una delle prime opere rossiniane.
La Stagione d'Opera e di Balletto al San Carlo di Napoli ospita nel mese di Giugno la Cenerentola dramma giocoso in due atti di Gioachino Rossini su libretto di Jacopo Ferretti, in scena al teatro napoletano a partire dal 18 giugno ore 20.30 e in replica fino al 30 giugno.La scenografia è stata ceata dall'artista scozzese Paul Curran con la direzione d’orchestra di Gabriele Ferro, maestro sempre amato dal pubblico napoletano e con le scene di Pasquale Grossi e i costumi firmati da Zaira de Vincentiis.Il regista Paul Curran ha scelto di ambientare la storia di Cenerentola nel 1912 per meglio sottolineare le differenze di classe; è in quegli anni infatti che la disparità tra le classi sociali si fa particolarmente evidente.
Tale disparità nel testo di Ferretti è evidenziata dalle differenze tra la protagonista e il Principe. Lo spettacolo non avrà quindi giochi di magia nè universi fiabeschi ma una grande ironia e leggerezza di fondo.Il colore predominante in palcosenico è l’azzurro e il biano in tutte le sue gradazioni, sia nelle scene firmate da Pasquale Grossi, sia nei costumi della de Vincentiis.Il ruolo della bella Cenerentola sarà di Serena Malfi, giovane mezzosoprano napoletano che vanta già una carriera internazionale (discena al Covent Garden, all’Opéra de Paris, alla Wiener Staatsoper), mentre le sorellastre Clorinda e Tisbe saranno interpretate da Caterina Di Tonno e Candida Guida.
Il ruolo del Principe è affidato al grande artista russo Maxim Mironov mentre Simone Alberghini sarà Dandini e Carlo Lepore Don Magnifico. Alidoro avrà la voce di Luca Tittoto.La Cenerentola è un'opera che Rossini creò in gioventù e che fu messa in scena per la prima al Teatro la Scala di Milano nel 1818 quando il compositore aveva solo 26 anni. L'opera fu scritta in pochi giorni su parole di Jacopo Ferretti, e da sempre lascia gli ascoltatori ammirati sia per l’incredibile invenzione musicale che per la precisione del disegno teatrale e drammatico. Rossini non volle dare un'idea favolistica all'opera ma una spinta burlesca ed ironica con venature du malinconia in alcune scene.Cenerentola era e resta un personaggio particolare con una ben delineata personalità e con un forte “spessore” psicologico.Sospesa tra sogno e realtà.
La Stagione d'Opera e di Balletto al San Carlo di Napoli ospita nel mese di Giugno la Cenerentola dramma giocoso in due atti di Gioachino Rossini su libretto di Jacopo Ferretti, in scena al teatro napoletano a partire dal 18 giugno ore 20.30 e in replica fino al 30 giugno.La scenografia è stata ceata dall'artista scozzese Paul Curran con la direzione d’orchestra di Gabriele Ferro, maestro sempre amato dal pubblico napoletano e con le scene di Pasquale Grossi e i costumi firmati da Zaira de Vincentiis.Il regista Paul Curran ha scelto di ambientare la storia di Cenerentola nel 1912 per meglio sottolineare le differenze di classe; è in quegli anni infatti che la disparità tra le classi sociali si fa particolarmente evidente.
Tale disparità nel testo di Ferretti è evidenziata dalle differenze tra la protagonista e il Principe. Lo spettacolo non avrà quindi giochi di magia nè universi fiabeschi ma una grande ironia e leggerezza di fondo.Il colore predominante in palcosenico è l’azzurro e il biano in tutte le sue gradazioni, sia nelle scene firmate da Pasquale Grossi, sia nei costumi della de Vincentiis.Il ruolo della bella Cenerentola sarà di Serena Malfi, giovane mezzosoprano napoletano che vanta già una carriera internazionale (discena al Covent Garden, all’Opéra de Paris, alla Wiener Staatsoper), mentre le sorellastre Clorinda e Tisbe saranno interpretate da Caterina Di Tonno e Candida Guida.
Il ruolo del Principe è affidato al grande artista russo Maxim Mironov mentre Simone Alberghini sarà Dandini e Carlo Lepore Don Magnifico. Alidoro avrà la voce di Luca Tittoto.La Cenerentola è un'opera che Rossini creò in gioventù e che fu messa in scena per la prima al Teatro la Scala di Milano nel 1818 quando il compositore aveva solo 26 anni. L'opera fu scritta in pochi giorni su parole di Jacopo Ferretti, e da sempre lascia gli ascoltatori ammirati sia per l’incredibile invenzione musicale che per la precisione del disegno teatrale e drammatico. Rossini non volle dare un'idea favolistica all'opera ma una spinta burlesca ed ironica con venature du malinconia in alcune scene.Cenerentola era e resta un personaggio particolare con una ben delineata personalità e con un forte “spessore” psicologico.Sospesa tra sogno e realtà.
Alessandra Ferri e le sue Evoluzioni.
di Rossana De Lucia
Una danzatrice splendida si rinnova ancora una volta.
Il solo nome di Alessandra Ferri è sinonimo di arte e bellezza.Oggi nonostante un'età non più verde la Ferri risulta ancor pià consapevole di sè riprendendo il suo cammino teatrale e confermando come, per i grandi artisti, l’età è solo uno stato mentale e la maturità può regalare nuove sfumature ad un’arte come la danza che proprio grazie a questi talenti eccezionali sta spostando i propri limiti.
Il suo nuovo spettacolo itinerante si intitola Evolution ed è un'opera interamente basata sulla sua splendida grazia. Il programma dell'opera intende proseguire il percorso evolutivo e sarà anche accompagnata da grandi artisti internazionali. Tra le musiche utilizzate quelle splendide di Mozart, Arvo Pärt, Richard Rodgers, Max Richter. Le coreografie saranno firmate da alcuni grandissimi coreografi come Christopher Wheeldon, Lar Lubovitch, Angelin Preljocaj, Aszure Barton.Lo spettacolo è una produzione International Music and Arts.
La serata nasce dalla volontà della ballerina di condividere una nuova esperienza artistica in cui la musica si materializza attraverso la danza evolvendosi e viceversa. Il concetto è stato ben rappresentato dalla stessa Ferri che in un'anteprima ha affermato come il suo Evolution intenda permettere di “guardare la musica, sentire la danza”. Lo spettacolo come detto prevede anche la presenza di due eclettici coreografi della scena contemporanea internazionale: Russell Maliphant, del Sadler’s Wells di Londra e Demis Volpi, coreografo dello Stuttgart Ballet.La parte finale di Evolution prevede infine un classico del repertorio di danza della Ferri, a firma di Angelin Preljocaj.La squadra creativa dello spettacolo annovera anche Clifton Taylor, con il quale Alessandra Ferri ha di recente collaborato presso il Gotham Opera di New York.Lo spettacolo partirà il 24 Aprile da Milano per toccare città come Torino,Bologna,Roma e Napoli.
Il solo nome di Alessandra Ferri è sinonimo di arte e bellezza.Oggi nonostante un'età non più verde la Ferri risulta ancor pià consapevole di sè riprendendo il suo cammino teatrale e confermando come, per i grandi artisti, l’età è solo uno stato mentale e la maturità può regalare nuove sfumature ad un’arte come la danza che proprio grazie a questi talenti eccezionali sta spostando i propri limiti.
Il suo nuovo spettacolo itinerante si intitola Evolution ed è un'opera interamente basata sulla sua splendida grazia. Il programma dell'opera intende proseguire il percorso evolutivo e sarà anche accompagnata da grandi artisti internazionali. Tra le musiche utilizzate quelle splendide di Mozart, Arvo Pärt, Richard Rodgers, Max Richter. Le coreografie saranno firmate da alcuni grandissimi coreografi come Christopher Wheeldon, Lar Lubovitch, Angelin Preljocaj, Aszure Barton.Lo spettacolo è una produzione International Music and Arts.
La serata nasce dalla volontà della ballerina di condividere una nuova esperienza artistica in cui la musica si materializza attraverso la danza evolvendosi e viceversa. Il concetto è stato ben rappresentato dalla stessa Ferri che in un'anteprima ha affermato come il suo Evolution intenda permettere di “guardare la musica, sentire la danza”. Lo spettacolo come detto prevede anche la presenza di due eclettici coreografi della scena contemporanea internazionale: Russell Maliphant, del Sadler’s Wells di Londra e Demis Volpi, coreografo dello Stuttgart Ballet.La parte finale di Evolution prevede infine un classico del repertorio di danza della Ferri, a firma di Angelin Preljocaj.La squadra creativa dello spettacolo annovera anche Clifton Taylor, con il quale Alessandra Ferri ha di recente collaborato presso il Gotham Opera di New York.Lo spettacolo partirà il 24 Aprile da Milano per toccare città come Torino,Bologna,Roma e Napoli.
Orfeo ed Euridice di scena al San Carlo.
di Rossana De Lucia
A teatro torna la bellezza di un mito intramontabile.
Dal 20 Aprile al 30 Giugno il teatro San Carlo di Napoli ospita Orfeo ed Euridice di Ch.W.Gluck, un'opera immortale che si fregia di un cast raffinatissimo e talentuoso come i due interpreti principali, ovvero Daniela Barcellona, nel ruolo del mitico cantore e Carmela Remigio, in quello della sua sfortunata promessa sposa, due vere realtà luminose internazionali. L’edizione che sarà in scena a Napoli sarà uno splendido connubio tra musica e danza, soprattutto per l’impegno della regista e coreografa Karole Armitage e della Scuola di Ballo del San Carlo, diretta da Anna Razzi. Oramai è innegabile l'importanza che l’arte tersicorea ha assunto nella versione dell’opera di Gluck esaltata da unici e raffinatissimi risultati e da una direzione musicale di Leopold Hager , che è stata da molti critici esaltata per ritmo ed intensità.
Il regista ha voluto in parte riformare l'originaria Orfeo ed Euridice donandole una perfetta aderenza tra testo poetico e musicale, limitando drasticamente le autonomie degli interpreti e censurando molto gli abusi virtuosistici.Gluck ha dato maggiore valenza drammatica agli episodi danzati, che hanno cessato di essere mere citazioni oppure rappresentazioni di "scene di danza", per assurgere al ruolo di veri e propri momenti espressivi, indispensabili acor più che funzionali allo sviluppo drammatico.Ad esempio il dolce minuetto con cui entra in scena il personaggio di Amore è una sorta di paradigma degli intenti di Gluck,dare una melodia danzante ternaria, allegoria di un sentimento eterno, privo di evento inziale e non assoggettato a mode nè a riforme, ma inesauribile e potente motore del mondo, che si fa perentoria e fitta, come a volere indurre Orfeo, senza ulteriori esitazioni, all'azione eroica.
Carmela Remigio ha dato corpo ad una caldissima Euridice,molto passionale nel desiderio dell'amplesso verso il suo amato eroe e credibile nell'indurre lo stesso a tradire il patto, stipulato con le divintà dell' aldilà, di non cedere alla tentazione di posare lo sguardo sulla sposa ritrovata, pena il perderla per l'eternità.Solo il coro lascia forse a desiderare nonostante l'ottima regia di Marco Ozbic: troppo accentuata la disfonia ai danni dell'appoggio che forse esige una maggiore cura.Un applauso meritato per i classici costumi di Peter Speliopoulos, mentre suggestive, anche se di base minimal le scenografie frutto dell'arte di Brice Marden, che danno l'idea di brillanti spirali cosmiche metafora dello smarrimento angosciante dinanzi alla morte e alla perdita dell'amore.
Dal 20 Aprile al 30 Giugno il teatro San Carlo di Napoli ospita Orfeo ed Euridice di Ch.W.Gluck, un'opera immortale che si fregia di un cast raffinatissimo e talentuoso come i due interpreti principali, ovvero Daniela Barcellona, nel ruolo del mitico cantore e Carmela Remigio, in quello della sua sfortunata promessa sposa, due vere realtà luminose internazionali. L’edizione che sarà in scena a Napoli sarà uno splendido connubio tra musica e danza, soprattutto per l’impegno della regista e coreografa Karole Armitage e della Scuola di Ballo del San Carlo, diretta da Anna Razzi. Oramai è innegabile l'importanza che l’arte tersicorea ha assunto nella versione dell’opera di Gluck esaltata da unici e raffinatissimi risultati e da una direzione musicale di Leopold Hager , che è stata da molti critici esaltata per ritmo ed intensità.
Il regista ha voluto in parte riformare l'originaria Orfeo ed Euridice donandole una perfetta aderenza tra testo poetico e musicale, limitando drasticamente le autonomie degli interpreti e censurando molto gli abusi virtuosistici.Gluck ha dato maggiore valenza drammatica agli episodi danzati, che hanno cessato di essere mere citazioni oppure rappresentazioni di "scene di danza", per assurgere al ruolo di veri e propri momenti espressivi, indispensabili acor più che funzionali allo sviluppo drammatico.Ad esempio il dolce minuetto con cui entra in scena il personaggio di Amore è una sorta di paradigma degli intenti di Gluck,dare una melodia danzante ternaria, allegoria di un sentimento eterno, privo di evento inziale e non assoggettato a mode nè a riforme, ma inesauribile e potente motore del mondo, che si fa perentoria e fitta, come a volere indurre Orfeo, senza ulteriori esitazioni, all'azione eroica.
Carmela Remigio ha dato corpo ad una caldissima Euridice,molto passionale nel desiderio dell'amplesso verso il suo amato eroe e credibile nell'indurre lo stesso a tradire il patto, stipulato con le divintà dell' aldilà, di non cedere alla tentazione di posare lo sguardo sulla sposa ritrovata, pena il perderla per l'eternità.Solo il coro lascia forse a desiderare nonostante l'ottima regia di Marco Ozbic: troppo accentuata la disfonia ai danni dell'appoggio che forse esige una maggiore cura.Un applauso meritato per i classici costumi di Peter Speliopoulos, mentre suggestive, anche se di base minimal le scenografie frutto dell'arte di Brice Marden, che danno l'idea di brillanti spirali cosmiche metafora dello smarrimento angosciante dinanzi alla morte e alla perdita dell'amore.
Plexus.Dove erotismo e danza si fondono.
di Rossana De Lucia
Un nuovo ed intenso spettacolo da non perdere assolutamente.
Si chiama PLEXUS il nuovo,magico,visionario, conturbante ed erotico spettacolo che il bravissimo regista e drammaturgo Aurélien Bory dedica alla bellezza del corpo di Kaori Ito, danzatrice, coreografa e giovane musa ispiratrice di una intera generazione di coreografi.Nello spettacolo si evidenziano le radici del Giappone, dove ha iniziato lo studio della danza classica all'età di 5 anni, l'arte cosmopolita dei lessici contemporanei degli Stati Uniti e il fascino europeo dove oggi la danzatrice risiede con la sua bellezza quasi febbrile, viva e debordante.
Ito negli ultimi anni è stata la musa dei maggiori creatori della scena internazionale come Angelin Preljocaj, Philippe Découflé, Sidi Larbi Cherkaoui, Gui Cassiers, Alain Platel, che hanno plasmato su di lei le loro opere.In PLEXUS Bory insieme a lei crea uno spettacolo che parla di illusionismo e visioni, grazie a semplici elementi scenografici, dove emerge una sensuale foresta di fili di seta e corde visibili e invisibili, un uso sapiente e caotico delle luci, così come l’assenza di video e tecnologia digitale.
Per far esplodere il corpo di Kaori Ito il regista francese ha usato i mezzi del palcoscenico, partendo dalla rete interna dei nervi e del corpo che può essere il nostro tallone d'Achille, per arrivare allo spazio esterno, per intrecciare una rete di corde e reminiscenze.In questo universo precario e sospeso si muove Ito, coautrice della parte coreografica: in PLEXUS, termine che in latino significa treccia, intreccio, Bory omaggia un teatro in danza fatto di circo e drammaturgia, arti visive, musica, acrobazia, danza. Rinasce in tal modo l'antico rapporto tra artista creatore e artista interprete, un connubio in cui le parti si mescolano e si intrecciano fino a dar vita al PLEXUS.Lo spettacolo sarà a Milano,Roma e Napoli.Non ci resta che attendere le date.
Si chiama PLEXUS il nuovo,magico,visionario, conturbante ed erotico spettacolo che il bravissimo regista e drammaturgo Aurélien Bory dedica alla bellezza del corpo di Kaori Ito, danzatrice, coreografa e giovane musa ispiratrice di una intera generazione di coreografi.Nello spettacolo si evidenziano le radici del Giappone, dove ha iniziato lo studio della danza classica all'età di 5 anni, l'arte cosmopolita dei lessici contemporanei degli Stati Uniti e il fascino europeo dove oggi la danzatrice risiede con la sua bellezza quasi febbrile, viva e debordante.
Ito negli ultimi anni è stata la musa dei maggiori creatori della scena internazionale come Angelin Preljocaj, Philippe Découflé, Sidi Larbi Cherkaoui, Gui Cassiers, Alain Platel, che hanno plasmato su di lei le loro opere.In PLEXUS Bory insieme a lei crea uno spettacolo che parla di illusionismo e visioni, grazie a semplici elementi scenografici, dove emerge una sensuale foresta di fili di seta e corde visibili e invisibili, un uso sapiente e caotico delle luci, così come l’assenza di video e tecnologia digitale.
Per far esplodere il corpo di Kaori Ito il regista francese ha usato i mezzi del palcoscenico, partendo dalla rete interna dei nervi e del corpo che può essere il nostro tallone d'Achille, per arrivare allo spazio esterno, per intrecciare una rete di corde e reminiscenze.In questo universo precario e sospeso si muove Ito, coautrice della parte coreografica: in PLEXUS, termine che in latino significa treccia, intreccio, Bory omaggia un teatro in danza fatto di circo e drammaturgia, arti visive, musica, acrobazia, danza. Rinasce in tal modo l'antico rapporto tra artista creatore e artista interprete, un connubio in cui le parti si mescolano e si intrecciano fino a dar vita al PLEXUS.Lo spettacolo sarà a Milano,Roma e Napoli.Non ci resta che attendere le date.
La Vertigo Dance Company torna a Napoli.
di Rossana De Lucia
Notevole successo della compagnia israeliana nella città partenopea.
La Compagnia di danza moderna Vertigo Dance Company originaria di Israele torna al Napoli Teatro Festival Italia inaugurando la settima edizione.Dopo il grande successo di Null e Birth of the Phoenix messi in scena nel 2013 e Vertigo 20 nello scorso marzo adesso la compagnia israeliana propone Reshimo. I biglietti dello spettacolo proposto in questi giorni sono stati polverizzati dal pubblico in pochi giorni,raggiungendo quota 2000 spettatoti.Molte le persone deluse e amareggiate vogliose di ammirare la compagnia di danza israeliana che da tre anni partecipa al Napoli Teatro Festival Italia conquistando ogni anno di più consensi di pubblico e critica.
Tante sono state le richieste giunte al call center del Festival alla ricerca di un posto libero.Del resto Noa Wertheim, la coreografa di "Reshimo", è un personaggio molto amato nel settore tanto che alla fine ha deciso di fare aprire al pubblico le prove finali dello spettacolo,accontentando almeno una piccola parte prima del debutto e così il 19 settembre alle 22,30 si terrà l'attesa l'anteprima dello Spettacolo della Vertigo Dance Company a Pietrarsa. In bilico tra movimento sensuale e tribale, questa nuova coreografia di Noa Wertheim indaga la dicotomia tra infinito e finito attraverso i passi di otto danzatori.
Esplorando le tracce di un universo primitivo e traendo ispirazione dalla Cabbala, viene evocata la passione verso tutto ciò che è contenuto nel tempo e nello spazio. Attraverso il ritmo e il gioco, si crea uno spazio senza schemi, un campo magnetico che ospita la ricerca di emozione, conoscenza e creazione. Nella coreografia si riconoscono i segni identificativi della Vertigo: sensualità, energia e precisione. Lo scenario suggestivo dell'arena di Pietrarsa fa da sfondo ad una coreografia coinvolgente con un ritmo incalzante che trascina lo spettatore nel mondo creato dei danzatori.
La Compagnia di danza moderna Vertigo Dance Company originaria di Israele torna al Napoli Teatro Festival Italia inaugurando la settima edizione.Dopo il grande successo di Null e Birth of the Phoenix messi in scena nel 2013 e Vertigo 20 nello scorso marzo adesso la compagnia israeliana propone Reshimo. I biglietti dello spettacolo proposto in questi giorni sono stati polverizzati dal pubblico in pochi giorni,raggiungendo quota 2000 spettatoti.Molte le persone deluse e amareggiate vogliose di ammirare la compagnia di danza israeliana che da tre anni partecipa al Napoli Teatro Festival Italia conquistando ogni anno di più consensi di pubblico e critica.
Tante sono state le richieste giunte al call center del Festival alla ricerca di un posto libero.Del resto Noa Wertheim, la coreografa di "Reshimo", è un personaggio molto amato nel settore tanto che alla fine ha deciso di fare aprire al pubblico le prove finali dello spettacolo,accontentando almeno una piccola parte prima del debutto e così il 19 settembre alle 22,30 si terrà l'attesa l'anteprima dello Spettacolo della Vertigo Dance Company a Pietrarsa. In bilico tra movimento sensuale e tribale, questa nuova coreografia di Noa Wertheim indaga la dicotomia tra infinito e finito attraverso i passi di otto danzatori.
Esplorando le tracce di un universo primitivo e traendo ispirazione dalla Cabbala, viene evocata la passione verso tutto ciò che è contenuto nel tempo e nello spazio. Attraverso il ritmo e il gioco, si crea uno spazio senza schemi, un campo magnetico che ospita la ricerca di emozione, conoscenza e creazione. Nella coreografia si riconoscono i segni identificativi della Vertigo: sensualità, energia e precisione. Lo scenario suggestivo dell'arena di Pietrarsa fa da sfondo ad una coreografia coinvolgente con un ritmo incalzante che trascina lo spettatore nel mondo creato dei danzatori.
A Napoli la rassegna "Quelli che la danza".
di Rossana De Lucia
Nel capoluogo campano un interessante evento di danza.
Arriva la nuova edizione della rassegna “Quelli che la danza 2014” che per la prima volta offrirà la possibilità di vedere due spettacoli uno dietro l’atro. Questa possibilità spesso si ha durante i festival ma mai in semplici rassegne come in questo caso che fino al 6 giugno sarà ospitata al Teatro Nuovo di via Montecalvario. Gli spettacoli sono ben strutturati e prevedono nella Sala Assoli “In stato di allerta IV” coreografia creata dal greco Petros Gallias direttore artistico del Teatro Municipale di Corfù che di solito esprime la sua arte con la Compagnia greca Iros Aggelos e che , invece, alla rassegna in questione ha lavorato con alcuni giovani danzatori partenopei dal grande talento come Luisana Vinci, Francesco Borriello, Giorgio Loffredo, Noemi Capuano, Roberto Barra.Gallias ha anche dato il via ad uno stage con ben 50 partecipanti alla fine ha scelto i migliori due che ha associato alla sua coreografia in rassegna.
Gallias si è detto conquistato dalla forza energica dei ballerini napoletani e per tale motivo ha deciso di dare loro una possibilità portandoli con se nella tournèe che nei mesi prossimi lo porterà in giro per la Grecia e a Istanbul. Lo spettacolo di Gallias è di solito formato da 10 capitoli. A Napoli però,nella rassegna,Gallias ha presentato solo il IV, dedicato all’amore e in particolare all'amore folle tra Romeo e Giulietta. Qualcuno sperava di vedere in scena danzatori greci per conoscere il loro metodo ed il loro stile ma l’operazione compiuta è stata diversa ed è comunque stata apprezzata dagli accademici.Davvero molto apprezzata è la parte centrale della coreografia: dedicata ad un lungo bacio (10 minuti di durata) tra Romeo Giulietta che, in movimento e roteando i corpi riescono con maestria a tenere le labbra incollate, e riescono a fondersi sullo sfondo unendosi con immagini e video.
Il secondo spettacolo cui si può assistere è Body Moods:is yours sempre al Teatro Nuovo inscenato dalla compagnia Borderline Danza di Claudio Malangone.Si tratta di un racconto e di un percorso che cambia in continuazione facendo leva sull' umore del pubblico presente (arrabbiato,sereno,riflessivo, flemmatico o melanconico), che nasce grazie alla bravura del coreografo Claudio Malangone ,che è anche laureato in psichiatria e che attraverso gli elementi di Fuoco, di Aria, di Terra o di Acqua mira a curare le anime. La coreografia fa leva sulla teoria di Ippocrate per il quale i corpi viventi sono costituiti da un mix perfetto dei 4 umori che orientano il profilo psicologico e fisico di ogni uomo.Il benessere individuale si fonde proprio sull'armoniosa convivenza di questi elementi. Ad ogni umore viene inscenato un pezzo danzato,i danzatori in scena sono gli esperti Marta Cinicolo, Adriana Cristiano, Marianna Russo, Vincenzo Capasso, Alessandro De Santis, tutti molto bravi tecnicamente e con una grande pulizia di movimento e di precisione nel gesto.
Arriva la nuova edizione della rassegna “Quelli che la danza 2014” che per la prima volta offrirà la possibilità di vedere due spettacoli uno dietro l’atro. Questa possibilità spesso si ha durante i festival ma mai in semplici rassegne come in questo caso che fino al 6 giugno sarà ospitata al Teatro Nuovo di via Montecalvario. Gli spettacoli sono ben strutturati e prevedono nella Sala Assoli “In stato di allerta IV” coreografia creata dal greco Petros Gallias direttore artistico del Teatro Municipale di Corfù che di solito esprime la sua arte con la Compagnia greca Iros Aggelos e che , invece, alla rassegna in questione ha lavorato con alcuni giovani danzatori partenopei dal grande talento come Luisana Vinci, Francesco Borriello, Giorgio Loffredo, Noemi Capuano, Roberto Barra.Gallias ha anche dato il via ad uno stage con ben 50 partecipanti alla fine ha scelto i migliori due che ha associato alla sua coreografia in rassegna.
Gallias si è detto conquistato dalla forza energica dei ballerini napoletani e per tale motivo ha deciso di dare loro una possibilità portandoli con se nella tournèe che nei mesi prossimi lo porterà in giro per la Grecia e a Istanbul. Lo spettacolo di Gallias è di solito formato da 10 capitoli. A Napoli però,nella rassegna,Gallias ha presentato solo il IV, dedicato all’amore e in particolare all'amore folle tra Romeo e Giulietta. Qualcuno sperava di vedere in scena danzatori greci per conoscere il loro metodo ed il loro stile ma l’operazione compiuta è stata diversa ed è comunque stata apprezzata dagli accademici.Davvero molto apprezzata è la parte centrale della coreografia: dedicata ad un lungo bacio (10 minuti di durata) tra Romeo Giulietta che, in movimento e roteando i corpi riescono con maestria a tenere le labbra incollate, e riescono a fondersi sullo sfondo unendosi con immagini e video.
Il secondo spettacolo cui si può assistere è Body Moods:is yours sempre al Teatro Nuovo inscenato dalla compagnia Borderline Danza di Claudio Malangone.Si tratta di un racconto e di un percorso che cambia in continuazione facendo leva sull' umore del pubblico presente (arrabbiato,sereno,riflessivo, flemmatico o melanconico), che nasce grazie alla bravura del coreografo Claudio Malangone ,che è anche laureato in psichiatria e che attraverso gli elementi di Fuoco, di Aria, di Terra o di Acqua mira a curare le anime. La coreografia fa leva sulla teoria di Ippocrate per il quale i corpi viventi sono costituiti da un mix perfetto dei 4 umori che orientano il profilo psicologico e fisico di ogni uomo.Il benessere individuale si fonde proprio sull'armoniosa convivenza di questi elementi. Ad ogni umore viene inscenato un pezzo danzato,i danzatori in scena sono gli esperti Marta Cinicolo, Adriana Cristiano, Marianna Russo, Vincenzo Capasso, Alessandro De Santis, tutti molto bravi tecnicamente e con una grande pulizia di movimento e di precisione nel gesto.
Compagnia “La Classique” in tour in Italia.
di Rossana De Lucia
Nei teatri d'Italia torna la danza classica d'autore.
Il Balletto di Mosca “La Classique”, compagnia di danza tra le più longeve d’Europa,è per la ventiquattresima volta in tour in Italia nei maggiori teatri della nostra penisola e anche in Sardegna portando in scena fino a Marzo la favola più amata dal pubblico, Lo Schiaccianoci di Pëtr Čajkovskij. La città di Roma è stata la prima a dare ospitalità alla Compagnia in tre serate che hanno aperto la serie di spettacoli di Gennaio. Rispetto alle solite rivisitazioni del Lo Schiaccianoci, la compagnia “La Classique” decide di essere fedele alla struttura originaria del balletto, vero simbolo della tradizione ballettistica russa. La rielaborazione coreografica è di Valery Kovtun ed è una coreografia che mantiene i passi ed i virtuosismi creati da Lev Ivanov nel 1892 quando, assieme a Marius Petipa, diede vita al primo arrangiamento scenografico del famoso racconto di Hoffman.
Elik Melikov, Direttore Artistico della Compagnia afferma che lo scopo è quello di mettere in scena balletti classici così come furono concepiti nella loro produzione originale, ovvero senza esasperazioni stilistiche né accenni in chiave moderna. Del resto questo obiettivo lo si evince dal nome stesso della Compagnia da cui si capisce che la lunga e importante tradizione russa relativa alla danza classica viene difesa e protetta. In effetti la tradizione classica russa è davvero splendidamente rappresentata dall’étoile Nadeja Ivanova nel ruolo di Clara, ballerina meravigliosa e leggiadra dotata di qualità interpretative e tecniche, lo stesso vale per Alexandr Tarasov nel ruolo del Principe Schiaccianoci, e per tutti i solisti e i giovani talenti del corpo di ballo.
Un applauso forte va ai Maître de Ballet Ekaterina Karpova, Evgenia Novikova e Andrey Shalin che guidano questa favolosa compagnia la quale in questo loro nuovo tour ha deciso di rinnovare le scenografie e i costumi, curati da Evgeny Gurenko e Elik Melikov, aumentando i molto i dettagli ed enfatizzando l’alone forte di magia ed eleganza che da sempre contraddistingue quest’opera. La Compagnia sarà in Italia fino al 28 marzo con altre due produzioni di Čajkovskij, Il Lago dei Cigni e La Bella Addormentata, che insieme a Lo Schiaccianoci la trilogia dei balletti nati dal talento immenso del musicista russo per i Teatri Imperiali.
Il Balletto di Mosca “La Classique”, compagnia di danza tra le più longeve d’Europa,è per la ventiquattresima volta in tour in Italia nei maggiori teatri della nostra penisola e anche in Sardegna portando in scena fino a Marzo la favola più amata dal pubblico, Lo Schiaccianoci di Pëtr Čajkovskij. La città di Roma è stata la prima a dare ospitalità alla Compagnia in tre serate che hanno aperto la serie di spettacoli di Gennaio. Rispetto alle solite rivisitazioni del Lo Schiaccianoci, la compagnia “La Classique” decide di essere fedele alla struttura originaria del balletto, vero simbolo della tradizione ballettistica russa. La rielaborazione coreografica è di Valery Kovtun ed è una coreografia che mantiene i passi ed i virtuosismi creati da Lev Ivanov nel 1892 quando, assieme a Marius Petipa, diede vita al primo arrangiamento scenografico del famoso racconto di Hoffman.
Elik Melikov, Direttore Artistico della Compagnia afferma che lo scopo è quello di mettere in scena balletti classici così come furono concepiti nella loro produzione originale, ovvero senza esasperazioni stilistiche né accenni in chiave moderna. Del resto questo obiettivo lo si evince dal nome stesso della Compagnia da cui si capisce che la lunga e importante tradizione russa relativa alla danza classica viene difesa e protetta. In effetti la tradizione classica russa è davvero splendidamente rappresentata dall’étoile Nadeja Ivanova nel ruolo di Clara, ballerina meravigliosa e leggiadra dotata di qualità interpretative e tecniche, lo stesso vale per Alexandr Tarasov nel ruolo del Principe Schiaccianoci, e per tutti i solisti e i giovani talenti del corpo di ballo.
Un applauso forte va ai Maître de Ballet Ekaterina Karpova, Evgenia Novikova e Andrey Shalin che guidano questa favolosa compagnia la quale in questo loro nuovo tour ha deciso di rinnovare le scenografie e i costumi, curati da Evgeny Gurenko e Elik Melikov, aumentando i molto i dettagli ed enfatizzando l’alone forte di magia ed eleganza che da sempre contraddistingue quest’opera. La Compagnia sarà in Italia fino al 28 marzo con altre due produzioni di Čajkovskij, Il Lago dei Cigni e La Bella Addormentata, che insieme a Lo Schiaccianoci la trilogia dei balletti nati dal talento immenso del musicista russo per i Teatri Imperiali.
Momix e lo spettacolo della natura.
di Rossana De Lucia
Gli elementi del mondo interpretati in danza.
Le onde del mare,fluttuanti e morbide prendono vita, teli di un colore rosso vivo che trasformano il palco in un vortice di fiamme,una ballerina che eterea affascina la platea,in apparente assenza di gravità. Veemenza e solidità delle radici nella terra. Acqua, fuoco, aria, terra: questi i quattro elementi della vita che si fondono e si mescolano,tra luci colori ed ombre. Tutto quanto si confonde, muta,si evolve,si rigenera fra acrobazie e magnetiche coreografie. .Alchemy, l'ultimo spettacolo dei Momix - compagnia diretta da Moses Pendleton -, è ospite al Teatro Olimpico di Roma per stupire e affascinare come da tradizione.
Kafkiana e irreale la dimensione in cui lo spettatore viene catapultato insieme ai dieci ballerini della compagnia, corpi che diventano un tutt’uno con i costumi, musiche e fantasticherie varie per evocare un mondo di magia e seduzione visiva. Dunque un palcoscenico di forme e colori per i Momix: dal rosso al bianco, al blu, al nero, all’oro. "Un’alchimia di suoni, di luci, di colori, di movimenti. Uno show 'alchemico. Come gli alchimisti prendevano il piombo per trasformarlo in oro, io prendo un tubo, un vestito rosso e lo trasformo in danza, in magia", chiarisce Pendleton in occasione della presentazione dello spettacolo. Persino Ennio Morricone utilizzato e trasformato la sua musica come colonna sonora,quasi fosse un film,ad inorgoglire platea e spettacolo; LA MUSICA rappresenta il trait d’union fra i vari quadri che si alternano in un mix di brani etnici e rock che affascinano e confondono.
Suggestivi giochi di luci evocano,a sipario ancora chiuso, il primo protagonista:il fuoco. Il rosso cede rapidamente il posto al blu, immergendo il pubblico in un immaginario mondo sottomarino in 3D. Continui e repentini cambi di luci,ancora e poi ancora. I danzatori mutano continuamente fattezze;dapprima dervisci,poi corpi immobili su dei vecchi carillon, sino ad assumere le sembianze di ragni, ostriche, uomini scimmia fluorescenti. Insomma fedele al suo titolo:Alchemy è suggestione pura.Inserito nella stagione dell’Accademica Filarmonica Romana, sarà in scena al Teatro Olimpico fino al 1 dicembre. Previste poi date a Madrid, Parigi e in Brasile.
Le onde del mare,fluttuanti e morbide prendono vita, teli di un colore rosso vivo che trasformano il palco in un vortice di fiamme,una ballerina che eterea affascina la platea,in apparente assenza di gravità. Veemenza e solidità delle radici nella terra. Acqua, fuoco, aria, terra: questi i quattro elementi della vita che si fondono e si mescolano,tra luci colori ed ombre. Tutto quanto si confonde, muta,si evolve,si rigenera fra acrobazie e magnetiche coreografie. .Alchemy, l'ultimo spettacolo dei Momix - compagnia diretta da Moses Pendleton -, è ospite al Teatro Olimpico di Roma per stupire e affascinare come da tradizione.
Kafkiana e irreale la dimensione in cui lo spettatore viene catapultato insieme ai dieci ballerini della compagnia, corpi che diventano un tutt’uno con i costumi, musiche e fantasticherie varie per evocare un mondo di magia e seduzione visiva. Dunque un palcoscenico di forme e colori per i Momix: dal rosso al bianco, al blu, al nero, all’oro. "Un’alchimia di suoni, di luci, di colori, di movimenti. Uno show 'alchemico. Come gli alchimisti prendevano il piombo per trasformarlo in oro, io prendo un tubo, un vestito rosso e lo trasformo in danza, in magia", chiarisce Pendleton in occasione della presentazione dello spettacolo. Persino Ennio Morricone utilizzato e trasformato la sua musica come colonna sonora,quasi fosse un film,ad inorgoglire platea e spettacolo; LA MUSICA rappresenta il trait d’union fra i vari quadri che si alternano in un mix di brani etnici e rock che affascinano e confondono.
Suggestivi giochi di luci evocano,a sipario ancora chiuso, il primo protagonista:il fuoco. Il rosso cede rapidamente il posto al blu, immergendo il pubblico in un immaginario mondo sottomarino in 3D. Continui e repentini cambi di luci,ancora e poi ancora. I danzatori mutano continuamente fattezze;dapprima dervisci,poi corpi immobili su dei vecchi carillon, sino ad assumere le sembianze di ragni, ostriche, uomini scimmia fluorescenti. Insomma fedele al suo titolo:Alchemy è suggestione pura.Inserito nella stagione dell’Accademica Filarmonica Romana, sarà in scena al Teatro Olimpico fino al 1 dicembre. Previste poi date a Madrid, Parigi e in Brasile.
Excelsior.Tra tradizione e progresso.
di Rossana De Lucia
Il trionfo dell'allegoria nella danza classica.
Un’azione coreografica spettacolare e la rappresentazione allegorica del 1700. E’ questa la sintesi dell’Excelsior; aggettivi che descrivono alla perfezione quello che era l’intento dell’ideatore e coreografo Luigi Manzotti.Passando dall’invenzione dell’elettricità a quella del telegrafo arrivando perfino alla costruzione del canale di Suez,emerge esasperata la lotta tra luce e oscurantismo;nemico acerrimo e vinto dal progresso tecnologico e dalla civilizzazione.La prima rappresentazione dell’Excelsior ebbe luogo nel gennaio del 1881 presso il Teatro alla Scala;estremamente patriottico e coinvolgente (persino in sala brillavano lampadine e sventolavano bandiere), il balletto produsse un incasso notevole per l’epoca.
ATTO I
Numerose vicende “allegoriche”si susseguono;prigioniera e incatenata ai piedi del genio delle tenebre(l’oscurantismo) vi è una donna incantevole:la luce;simbolo di progresso,cultura,innovazione.La testa della donna ad un tratto,irradiata da un’accecante bagliore,si illumina spezzando le catene dell’oscurità da cui era tenuta prigioniera. E’ questo il momento in la civilizzazione dell’umanità trionfa sull’oscurità. Ancora,presso Brema,un oste e sua moglie assistono al ritorno del figlio trionfatore di una regata e Denis Papin mostra,soddisfatto,la sua invenzione : il battello a vapore.Nonostante le forze del male cerchino di demolirlo e affondarlo,la Luce,apparsa improvvisamente,mostra alla folla i benefici futuri derivanti dall’ invenzione di Papin.Ancora una volta l’oscurantismo è vinto dal progresso. E vittoria fu anche con l’invenzione di Alessandro Volta … apparentemente non riuscita,l’oscurantismo nell’ombra gioisce di questa sconfitta.Ma EUREKA un’illuminazione pervade il genio di Volta ed ecco che l’inventore,accostando due fili elettrici tra loro,farà risplendere la scena mostrando al mondo gli effetti dell’elettricità.
ATTO II
L’oscurantismo vaga nel deserto,sollevando vento e sabbia,seminando panico distruzione e rovina, tra uomini e animali travolti e spaventati. Ed ecco che al momento opportuno riappare la LUCE,piena di forza e vigore, indica agli uomini una strada da seguire:attraversare il canale di Suez, evitando così i pericoli insiti del deserto e del nemico del progresso.In questa immensa carrellata di avvenimenti gloriosi gli uomini, ormai civilizzati,festeggiano in ogni parte del mondo con suoni e danze esaltando la Scienza,il Progresso,la Fraternità si inchinano all’avvenire e al futuro che speranzoso incombe, superando l’oscuro passato.
Un’azione coreografica spettacolare e la rappresentazione allegorica del 1700. E’ questa la sintesi dell’Excelsior; aggettivi che descrivono alla perfezione quello che era l’intento dell’ideatore e coreografo Luigi Manzotti.Passando dall’invenzione dell’elettricità a quella del telegrafo arrivando perfino alla costruzione del canale di Suez,emerge esasperata la lotta tra luce e oscurantismo;nemico acerrimo e vinto dal progresso tecnologico e dalla civilizzazione.La prima rappresentazione dell’Excelsior ebbe luogo nel gennaio del 1881 presso il Teatro alla Scala;estremamente patriottico e coinvolgente (persino in sala brillavano lampadine e sventolavano bandiere), il balletto produsse un incasso notevole per l’epoca.
ATTO I
Numerose vicende “allegoriche”si susseguono;prigioniera e incatenata ai piedi del genio delle tenebre(l’oscurantismo) vi è una donna incantevole:la luce;simbolo di progresso,cultura,innovazione.La testa della donna ad un tratto,irradiata da un’accecante bagliore,si illumina spezzando le catene dell’oscurità da cui era tenuta prigioniera. E’ questo il momento in la civilizzazione dell’umanità trionfa sull’oscurità. Ancora,presso Brema,un oste e sua moglie assistono al ritorno del figlio trionfatore di una regata e Denis Papin mostra,soddisfatto,la sua invenzione : il battello a vapore.Nonostante le forze del male cerchino di demolirlo e affondarlo,la Luce,apparsa improvvisamente,mostra alla folla i benefici futuri derivanti dall’ invenzione di Papin.Ancora una volta l’oscurantismo è vinto dal progresso. E vittoria fu anche con l’invenzione di Alessandro Volta … apparentemente non riuscita,l’oscurantismo nell’ombra gioisce di questa sconfitta.Ma EUREKA un’illuminazione pervade il genio di Volta ed ecco che l’inventore,accostando due fili elettrici tra loro,farà risplendere la scena mostrando al mondo gli effetti dell’elettricità.
ATTO II
L’oscurantismo vaga nel deserto,sollevando vento e sabbia,seminando panico distruzione e rovina, tra uomini e animali travolti e spaventati. Ed ecco che al momento opportuno riappare la LUCE,piena di forza e vigore, indica agli uomini una strada da seguire:attraversare il canale di Suez, evitando così i pericoli insiti del deserto e del nemico del progresso.In questa immensa carrellata di avvenimenti gloriosi gli uomini, ormai civilizzati,festeggiano in ogni parte del mondo con suoni e danze esaltando la Scienza,il Progresso,la Fraternità si inchinano all’avvenire e al futuro che speranzoso incombe, superando l’oscuro passato.
Giselle.E la danza riscopre l'amore.
di Rossana De Lucia
Danza raffinata e storia struggente.I segreti del successo.
Emblema del balletto classico-romantico,quello di Giselle resta una costante di ogni grande compagnia e uno dei ruoli più ambiti da qualsivoglia ballerina.Giselle fu ideato dallo scrittore francese T.Gautier il quale,rimanendo attratto dal libro di Heinrich Heine intitolato “De l’Allemagne” e dalla storia delle Villi(spiriti della tradizione popolare tedesca simili agli elfi)ivi contenuta,ne trasse ispirazione. La prima rappresentazione si ebbe,all’Opèra di Parigi,il 28 giugno del 1841 ed interpretata egregiamente dall’allora 22enne Carlotta Grisi.
L’opera si compone di 2 atti;
ATTO I :
Giselle e Loys si amano sullo sfondo agreste di un villaggio della Renania.Lei, umile contadina, crede che anche Loys sia un semplice paesano,mentre in realtà si tratta del Duca Albrecht già destinato a sposare la nobil donna Bathilde.Hilarion,amico d’infanzia della fanciulla,nonchè da sempre invaghito e respinto dalla stessa,dubitando della reale identità di Loys tenta invano di metterla in guardia. Un corno in lontananza preannuncia l’arrivo di un corteo di cacciatori cui prenderà parte anche Loys.La folla incuriosita accorre per assistervi,fra loro c’è una ignara ed entusiasta Giselle ed anche la promessa sposa di Loys,Bathilde che in quella stessa occasione comunica a tutti il suo matrimonio con il duca Albrecht (alias Loys).A quel punto Giselle tradita,sconvolta dal dolore e dalle menzogne,muore tra le braccia di Albrecht.
ATTO II :
Nella foresta ormai buia e cupa,a notte inoltrata compare la regina delle Villi e le compagne, pronte ad accogliere Giselle nel loro mondo dell’irrealtà oltre natura. Nonostante la disperazione di Albrecht per aver causato la morte della dolce ignara Giselle, egli non potrà sottrarsi al suo destino. La morte - Giselle a quel punto compare sottoforma di spirito per invocarne la salvezza;allora ai primi raggi del sole le Villi scompaiono,e con loro anche Giselle. Albrecht è salvo, ma dovrà convivere con il rimorso della sofferenza causata e con la solitudine,per il resto dei suoi giorni.Così,fra chiarori di luna e bianche trasparenze,si conclude l’ascesa di Giselle.la giovane contadina sfiorata dall’ amore.
Emblema del balletto classico-romantico,quello di Giselle resta una costante di ogni grande compagnia e uno dei ruoli più ambiti da qualsivoglia ballerina.Giselle fu ideato dallo scrittore francese T.Gautier il quale,rimanendo attratto dal libro di Heinrich Heine intitolato “De l’Allemagne” e dalla storia delle Villi(spiriti della tradizione popolare tedesca simili agli elfi)ivi contenuta,ne trasse ispirazione. La prima rappresentazione si ebbe,all’Opèra di Parigi,il 28 giugno del 1841 ed interpretata egregiamente dall’allora 22enne Carlotta Grisi.
L’opera si compone di 2 atti;
ATTO I :
Giselle e Loys si amano sullo sfondo agreste di un villaggio della Renania.Lei, umile contadina, crede che anche Loys sia un semplice paesano,mentre in realtà si tratta del Duca Albrecht già destinato a sposare la nobil donna Bathilde.Hilarion,amico d’infanzia della fanciulla,nonchè da sempre invaghito e respinto dalla stessa,dubitando della reale identità di Loys tenta invano di metterla in guardia. Un corno in lontananza preannuncia l’arrivo di un corteo di cacciatori cui prenderà parte anche Loys.La folla incuriosita accorre per assistervi,fra loro c’è una ignara ed entusiasta Giselle ed anche la promessa sposa di Loys,Bathilde che in quella stessa occasione comunica a tutti il suo matrimonio con il duca Albrecht (alias Loys).A quel punto Giselle tradita,sconvolta dal dolore e dalle menzogne,muore tra le braccia di Albrecht.
ATTO II :
Nella foresta ormai buia e cupa,a notte inoltrata compare la regina delle Villi e le compagne, pronte ad accogliere Giselle nel loro mondo dell’irrealtà oltre natura. Nonostante la disperazione di Albrecht per aver causato la morte della dolce ignara Giselle, egli non potrà sottrarsi al suo destino. La morte - Giselle a quel punto compare sottoforma di spirito per invocarne la salvezza;allora ai primi raggi del sole le Villi scompaiono,e con loro anche Giselle. Albrecht è salvo, ma dovrà convivere con il rimorso della sofferenza causata e con la solitudine,per il resto dei suoi giorni.Così,fra chiarori di luna e bianche trasparenze,si conclude l’ascesa di Giselle.la giovane contadina sfiorata dall’ amore.
La Sylphide.Tra sogno e realtà.
di Rossana De Lucia
Un'opera intensa e fluttuante sulle note della magia.
Rappresentata per la prima volta il 12 Marzo 1832,all’ Operà di Parigi dal coreografo Filippo Taglioni,la Sylphide divenne ben presto il simbolo dello stile Romantico, perfettamente rispondente e contemporanea al periodo in cui fu ideata.Segno “rivoluzionario” della danza fu dato proprio con la Sylphide : promotrice fu la ballerina Maria Taglioni la quale decise, per la prima volta nel mondo della danza,di trasmettere la leggerezza e la bellezza che il suo personaggio imponeva danzando sulle punte. Esattamente fu questo il primo balletto interpretato dalla prima ballerina in scarpette da punta.Nella rappresentazione,l’armonia e la leggiadria dei movimenti della Sylphide(con movimenti di braccia leggeri e morbidi) si contrappongono alla virilità e alla durezza scenica del protagonista maschile.L’opera si compone di due atti.
ATTO I - Scozia. Il giovane James,alla vigilia delle nozze con la promessa sposa Effie,giace addormentato su una poltrona : improvvisamente una figura alata di eterea bellezza gli appare. La Sylphide. E’ li che lo contempla e lo bacia, ma poi svanisce.Turbato da cotanta beltà,il giovane tenta di svagarsi con la futura moglie e gruppi di scozzesi alle prese con i preparativi delle imminenti nozze.Fra gli ospiti fa la sua comparsa anche la maga Magde( ella nella rappresentazione non danzerà,ma mimerà gesti in musica), la quale viene scacciata bruscamente da James ma,prima di andar via la maga non si lascia sfuggire una previsione inquietante : Effie non sposerà mai James.Tornata la quiete e rimasto nuovamente solo,James rivede la Sylphide che gli confessa il suo amore … ma ecco incombere la presenza di nuovi ospiti a disturbare l’idillio che vede il giovane costretto a proteggere la divina creatura nascondendola sotto un mantello. Ma dopo poco ella scompare.La Sylphide riappare, mostrandosi soltanto agli occhi di James e,prima che la cerimonia abbia inizio,ruba l’anello nuziale destinato ad Effie e fugge nella foresta.
ATTO II - James,non potendo più resisterle, sceglie di inseguirla abbandonando la promessa sposa in lacrime.Inoltratosi nella foresta,regno delle silfidi,James rincorre la sua amata che gli sfugge appena lui tenta di stringerla a se … intanto la perfida maga trama e prepara un incantesimo : immerge in un calderone un drappo magico e lo dona a James,convincendolo che sarà proprio quel drappo,avvolto al collo dell’amata,a consentirgli di riavere la sua Sylphide.Ma la tragedia sta per compiersi.Appena il ragazzo rivede la sua amata ed appoggia il drappo su di lei … le ali della creatura cadono in terra. Morendo così tra le braccia di James disperato dell’amore rincorso e perduto. Un corteo di dolci e incantate silfidi cala giù dal cielo per raccogliere la sorella.Sullo sfondo contrapposto al dolore,i festeggiamenti delle nozze di Effie con il suo corteggiatore Gurn e l’esultanza della maga.Il lato oscuro della vicenda ha vinto;sconfiggendo,con artefizi e malefatte, l’amore bramoso e impossibile di un essere umano e della sua creatura soprannaturale.
Rappresentata per la prima volta il 12 Marzo 1832,all’ Operà di Parigi dal coreografo Filippo Taglioni,la Sylphide divenne ben presto il simbolo dello stile Romantico, perfettamente rispondente e contemporanea al periodo in cui fu ideata.Segno “rivoluzionario” della danza fu dato proprio con la Sylphide : promotrice fu la ballerina Maria Taglioni la quale decise, per la prima volta nel mondo della danza,di trasmettere la leggerezza e la bellezza che il suo personaggio imponeva danzando sulle punte. Esattamente fu questo il primo balletto interpretato dalla prima ballerina in scarpette da punta.Nella rappresentazione,l’armonia e la leggiadria dei movimenti della Sylphide(con movimenti di braccia leggeri e morbidi) si contrappongono alla virilità e alla durezza scenica del protagonista maschile.L’opera si compone di due atti.
ATTO I - Scozia. Il giovane James,alla vigilia delle nozze con la promessa sposa Effie,giace addormentato su una poltrona : improvvisamente una figura alata di eterea bellezza gli appare. La Sylphide. E’ li che lo contempla e lo bacia, ma poi svanisce.Turbato da cotanta beltà,il giovane tenta di svagarsi con la futura moglie e gruppi di scozzesi alle prese con i preparativi delle imminenti nozze.Fra gli ospiti fa la sua comparsa anche la maga Magde( ella nella rappresentazione non danzerà,ma mimerà gesti in musica), la quale viene scacciata bruscamente da James ma,prima di andar via la maga non si lascia sfuggire una previsione inquietante : Effie non sposerà mai James.Tornata la quiete e rimasto nuovamente solo,James rivede la Sylphide che gli confessa il suo amore … ma ecco incombere la presenza di nuovi ospiti a disturbare l’idillio che vede il giovane costretto a proteggere la divina creatura nascondendola sotto un mantello. Ma dopo poco ella scompare.La Sylphide riappare, mostrandosi soltanto agli occhi di James e,prima che la cerimonia abbia inizio,ruba l’anello nuziale destinato ad Effie e fugge nella foresta.
ATTO II - James,non potendo più resisterle, sceglie di inseguirla abbandonando la promessa sposa in lacrime.Inoltratosi nella foresta,regno delle silfidi,James rincorre la sua amata che gli sfugge appena lui tenta di stringerla a se … intanto la perfida maga trama e prepara un incantesimo : immerge in un calderone un drappo magico e lo dona a James,convincendolo che sarà proprio quel drappo,avvolto al collo dell’amata,a consentirgli di riavere la sua Sylphide.Ma la tragedia sta per compiersi.Appena il ragazzo rivede la sua amata ed appoggia il drappo su di lei … le ali della creatura cadono in terra. Morendo così tra le braccia di James disperato dell’amore rincorso e perduto. Un corteo di dolci e incantate silfidi cala giù dal cielo per raccogliere la sorella.Sullo sfondo contrapposto al dolore,i festeggiamenti delle nozze di Effie con il suo corteggiatore Gurn e l’esultanza della maga.Il lato oscuro della vicenda ha vinto;sconfiggendo,con artefizi e malefatte, l’amore bramoso e impossibile di un essere umano e della sua creatura soprannaturale.
Schiaccianoci.La magia di un classico.
di Rossana De Lucia
Uno spettacolo antico ma sempre affascinante.
Il 18 dicembre del 1892 andò in scena al teatro Marijnsky di San Pietroburgo per la prima volta la celeberrima opera scritta dall’intramontabile genio di Marius Petipa e dalle incantate note di P.Tchaikovsky : Lo Schiaccianoci .Opera,suddivisa in due atti di fama mondiale,le cui musiche e soprattutto la trama furono e sono, ancora oggi, oggetto di attenzione di teatri, cinema e sport.
I ATTO: E’ la vigilia di Natale e la piccola Clara(in alcune versioni Maria o Masha) figlia del ricco signor Stahlbaum, in trepidante attesa dei regali, si diletta in danze e festeggiamenti con amici e parenti. Tutti gli invitati,tra frastuoni e vocii, eran raccolti in quell’enorme salone dove splendeva di mille luci un magnifico albero di Natale e la piccola Clara, in disparte e a disagio, ammirava dalla finestra la soffice neve adagiarsi sui tetti.Ma ad un tratto bussa alla porta un vecchio amico di famiglia,il signor Drosselmeyer,carico di scatoloni e sacchi contenenti,per la meraviglia di tutti i bambini,graziosi pupazzi fantocci colorati e tanti soldatini. Fra tutti uno attirò l’attenzione di Clara … un pupazzo con la foggia di soldato e la funzione di schiaccianoci.La piccola ne è entusiasta ma suo fratello minore Franz,ingelosito, strappò dalle mani della sorella lo schiaccianoci, gettandolo a terra e calpestandolo.Il signor Drosselmeyer provvede prontamente a ripararlo e Clara,ritrovato il sorriso da la buonanotte e si addormenta.Dopo che gli invitati si congedano,la piccola assonnata si dimentica del suo schiaccianoci … torna allora in salone e li inizia la sua fantastica avventura.Tutto si anima e assume proporzioni enormi,comincia così una battaglia fra Clara con al suo fianco lo schiaccianoci,al comando di un esercito di soldatini, contro un’ invasione di topi malvagi guidati dal loro Re.Colpito il re dei topi da una scarpetta di Clara,cade morto ed improvvisamente avviene una trasformazione inaspettata: lo schiaccianoci si rivela un giovane e meraviglioso principe che condurrà Clara in un viaggio fantastico oltre l immaginazione.
II ATTO: Prosegue il viaggio incantato del principe e Clara,tra danze di carattere e valzer dei fiori ma … l’indomani la piccola Clara si risveglia,con la voce e le carezze della mamma,lì nel salone dove si era assopita.Era stato tutto un magnifico sogno … ma solo un sogno.Ridestata,il suo primo pensiero fu per lo schiaccianoci che,per fortuna,era ancora lì accanto a lei… ma non era il bellissimo principe bensì il suo affezionato e fedele soldatino.Clara lo strinse forte a se, e sorridendo in silenzio si riaddormentò.
Il 18 dicembre del 1892 andò in scena al teatro Marijnsky di San Pietroburgo per la prima volta la celeberrima opera scritta dall’intramontabile genio di Marius Petipa e dalle incantate note di P.Tchaikovsky : Lo Schiaccianoci .Opera,suddivisa in due atti di fama mondiale,le cui musiche e soprattutto la trama furono e sono, ancora oggi, oggetto di attenzione di teatri, cinema e sport.
I ATTO: E’ la vigilia di Natale e la piccola Clara(in alcune versioni Maria o Masha) figlia del ricco signor Stahlbaum, in trepidante attesa dei regali, si diletta in danze e festeggiamenti con amici e parenti. Tutti gli invitati,tra frastuoni e vocii, eran raccolti in quell’enorme salone dove splendeva di mille luci un magnifico albero di Natale e la piccola Clara, in disparte e a disagio, ammirava dalla finestra la soffice neve adagiarsi sui tetti.Ma ad un tratto bussa alla porta un vecchio amico di famiglia,il signor Drosselmeyer,carico di scatoloni e sacchi contenenti,per la meraviglia di tutti i bambini,graziosi pupazzi fantocci colorati e tanti soldatini. Fra tutti uno attirò l’attenzione di Clara … un pupazzo con la foggia di soldato e la funzione di schiaccianoci.La piccola ne è entusiasta ma suo fratello minore Franz,ingelosito, strappò dalle mani della sorella lo schiaccianoci, gettandolo a terra e calpestandolo.Il signor Drosselmeyer provvede prontamente a ripararlo e Clara,ritrovato il sorriso da la buonanotte e si addormenta.Dopo che gli invitati si congedano,la piccola assonnata si dimentica del suo schiaccianoci … torna allora in salone e li inizia la sua fantastica avventura.Tutto si anima e assume proporzioni enormi,comincia così una battaglia fra Clara con al suo fianco lo schiaccianoci,al comando di un esercito di soldatini, contro un’ invasione di topi malvagi guidati dal loro Re.Colpito il re dei topi da una scarpetta di Clara,cade morto ed improvvisamente avviene una trasformazione inaspettata: lo schiaccianoci si rivela un giovane e meraviglioso principe che condurrà Clara in un viaggio fantastico oltre l immaginazione.
II ATTO: Prosegue il viaggio incantato del principe e Clara,tra danze di carattere e valzer dei fiori ma … l’indomani la piccola Clara si risveglia,con la voce e le carezze della mamma,lì nel salone dove si era assopita.Era stato tutto un magnifico sogno … ma solo un sogno.Ridestata,il suo primo pensiero fu per lo schiaccianoci che,per fortuna,era ancora lì accanto a lei… ma non era il bellissimo principe bensì il suo affezionato e fedele soldatino.Clara lo strinse forte a se, e sorridendo in silenzio si riaddormentò.
Il Lago dei Cigni e la sua incantata bellezza.
di Rossana De Lucia
Il classico dei classici della danza accademica.
Risalente alla seconda metà dell’800,il lago dei cigni è generalmente considerato l’opera per eccellenza nella storia del balletto classico,segnando l’inizio di lunga collaborazione tra il compositore russo Piotr Tchaicovskij ed il coreografo del Balletto Imperiale Russo Marius Petipa. L’opera,composta in 4 atti oltre il prologo e rielaborata dai più grandi coreografi internazionali,narra della dolce principessa Odette,dell’ingenuo principe Siegfried e della “consueta” perfidia del mago Rothbart.La giovane e graziosa principessa Odette si accinge a raccogliere i fiori nei pressi del vicino lago,ma addentratasi due immense ali la avvolgono d’improvviso;sono le ali del perfido Rothbart che rendono la principessa vittima di un sortilegio, condannandola a trasformarsi in un cigno bianco durante il giorno per poi riassumere fattezze umane di notte. Solo l’amore vero e la fedeltà assoluta di un uomo potranno spezzare l’incantesimo e ridonarle forma umana.
Il I ATTO si apre con l’esterno del castello, in cui il principe Siegfried nel giorno del suo compleanno si intrattiene,come passatempo,civettando con alcune delle contadine ed i suoi amici. Su sollecitazione della Regina Madre,che gli ricorda di aver raggiunto ormai un’età in cui è ora di abbandonare certi comportamenti superficiali e scegliere come sposa una fra le nobili vergini che gli verranno presentate,e su sollecitazione degli amici il bel principe decide di rilassarsi prendendo parte ad una battuta di caccia.
Si conclude così il primo e si apre il II ATTO,ambientato presso le rive del fiume con il principe che, tendendo il proprio arco per colpire il cigno incantevole,vede l’animale alato trasformarsi in una incantevole fanciulla. Odette disperata rivela al principe la propria disavventura con il perfido mago spiegandogli che solo a mezzanotte, per un’ora,lei e le sue compagne,anch’esse trasformate in cigni,ritorneranno ad assumere fattezze umane. Il principe, innamoratosi perdutamente di quella aggraziata bellezza,le giura amore eterno e di rinnegare qualsiasi altra donna si presenti al suo cospetto e la invita al ballo che si terrà in suo onore il dì seguente per annunciare il loro fidanzamento.
Si giunge così al III ATTO, che si svolge all’interno del castello,in particolare nella sala da ballo in cui si stanno tenendo i festeggiamenti per il compleanno del principe Siegfried e per la sua festa di fidanzamento ma,fra mille pretendenti e danze sopraffini,ecco che fa il suo ingresso Odile(il cigno nero),trasformata dal malvagio mago in gemella perfettamente identica ad Odette così che il principe,ingenuo ed ignaro dell’inganno,la chieda in sposa scambiandola per la ragazza amata. Ma è mezzanotte ed Odette,più splendida che mai,fa il suo ingresso a palazzo nel momento in cui il principe (ingannato) si scambia la promessa di amore eterno con Odile .Così la principessa Odette in preda alla disperazione fugge sul lago,non prima che il principe l’abbia scorta e,accortosi dell’inganno, invano abbia invocato di perdonarla per esser caduto in quel tragico errore.
Il IV ATTO chiude la narrazione con Siegfried che raggiunge Odette sul lago che,morente piange il destino crudele che l’attende(dando vita alla “morte del cigno”). L’amato la cinge tra le sue braccia ma è tardi,Odette è morta. D’improvviso però una tempesta si abbatte sul lago,inghiottendo i due amanti;all’alba però la bufera si placa e sul lago,scintillante,si scorgono due splendidi cigni che l’amore vero e trascendente ha unito per sempre.Tra il godimento dei violini e,nell’atto conclusivo,la sonorità trasparente degli archi e dei fiati su cui si eleva l’arpa, nel lago dei cigni si riescono a cogliere le atmosfere e gli stati d’animo dei protagonisti;dalla minaccia alla seduzione,dall’inquietudine alla disperazione per culminare poi nella più grande SPERANZA, che stringe gli amanti e le platee in un abbraccio vorticoso e coinvolgente,quella dell’amore vero ed eterno.
Risalente alla seconda metà dell’800,il lago dei cigni è generalmente considerato l’opera per eccellenza nella storia del balletto classico,segnando l’inizio di lunga collaborazione tra il compositore russo Piotr Tchaicovskij ed il coreografo del Balletto Imperiale Russo Marius Petipa. L’opera,composta in 4 atti oltre il prologo e rielaborata dai più grandi coreografi internazionali,narra della dolce principessa Odette,dell’ingenuo principe Siegfried e della “consueta” perfidia del mago Rothbart.La giovane e graziosa principessa Odette si accinge a raccogliere i fiori nei pressi del vicino lago,ma addentratasi due immense ali la avvolgono d’improvviso;sono le ali del perfido Rothbart che rendono la principessa vittima di un sortilegio, condannandola a trasformarsi in un cigno bianco durante il giorno per poi riassumere fattezze umane di notte. Solo l’amore vero e la fedeltà assoluta di un uomo potranno spezzare l’incantesimo e ridonarle forma umana.
Il I ATTO si apre con l’esterno del castello, in cui il principe Siegfried nel giorno del suo compleanno si intrattiene,come passatempo,civettando con alcune delle contadine ed i suoi amici. Su sollecitazione della Regina Madre,che gli ricorda di aver raggiunto ormai un’età in cui è ora di abbandonare certi comportamenti superficiali e scegliere come sposa una fra le nobili vergini che gli verranno presentate,e su sollecitazione degli amici il bel principe decide di rilassarsi prendendo parte ad una battuta di caccia.
Si conclude così il primo e si apre il II ATTO,ambientato presso le rive del fiume con il principe che, tendendo il proprio arco per colpire il cigno incantevole,vede l’animale alato trasformarsi in una incantevole fanciulla. Odette disperata rivela al principe la propria disavventura con il perfido mago spiegandogli che solo a mezzanotte, per un’ora,lei e le sue compagne,anch’esse trasformate in cigni,ritorneranno ad assumere fattezze umane. Il principe, innamoratosi perdutamente di quella aggraziata bellezza,le giura amore eterno e di rinnegare qualsiasi altra donna si presenti al suo cospetto e la invita al ballo che si terrà in suo onore il dì seguente per annunciare il loro fidanzamento.
Si giunge così al III ATTO, che si svolge all’interno del castello,in particolare nella sala da ballo in cui si stanno tenendo i festeggiamenti per il compleanno del principe Siegfried e per la sua festa di fidanzamento ma,fra mille pretendenti e danze sopraffini,ecco che fa il suo ingresso Odile(il cigno nero),trasformata dal malvagio mago in gemella perfettamente identica ad Odette così che il principe,ingenuo ed ignaro dell’inganno,la chieda in sposa scambiandola per la ragazza amata. Ma è mezzanotte ed Odette,più splendida che mai,fa il suo ingresso a palazzo nel momento in cui il principe (ingannato) si scambia la promessa di amore eterno con Odile .Così la principessa Odette in preda alla disperazione fugge sul lago,non prima che il principe l’abbia scorta e,accortosi dell’inganno, invano abbia invocato di perdonarla per esser caduto in quel tragico errore.
Il IV ATTO chiude la narrazione con Siegfried che raggiunge Odette sul lago che,morente piange il destino crudele che l’attende(dando vita alla “morte del cigno”). L’amato la cinge tra le sue braccia ma è tardi,Odette è morta. D’improvviso però una tempesta si abbatte sul lago,inghiottendo i due amanti;all’alba però la bufera si placa e sul lago,scintillante,si scorgono due splendidi cigni che l’amore vero e trascendente ha unito per sempre.Tra il godimento dei violini e,nell’atto conclusivo,la sonorità trasparente degli archi e dei fiati su cui si eleva l’arpa, nel lago dei cigni si riescono a cogliere le atmosfere e gli stati d’animo dei protagonisti;dalla minaccia alla seduzione,dall’inquietudine alla disperazione per culminare poi nella più grande SPERANZA, che stringe gli amanti e le platee in un abbraccio vorticoso e coinvolgente,quella dell’amore vero ed eterno.
Carmina Burana.Lo stile unico di Shen Wei.
di Rossana De Lucia
Reinterpretazione di un classico antichissimo.
Il Teatro San Carlo di Napoli stupisce ancora. Il sipario nuovamente si apre per ammaliarci con la maestria inconfondibile ed il talento di Shen Wei;artista di origini asiatiche ma di adozione newyorkese.Definirlo semplicemente coreografo potrebbe apparire riduttivo e potrebbe minimizzare le sue capacità eclettiche che risultano invece evidenti nell’allestimento maestoso dei “carmina Burana” cui Wei ha dato vita curando,in prima persona, non solo ideazione visiva ma anche scenografia e costumi,restituendo così il vigore perduto alle Fondazioni Liriche del teatro S.Carlo.
I Carmina Burana sono un insieme di componimenti poetici contenuti nel Codex Buranus, un manoscritto del XIII secolo suddiviso in sezioni e argomenti poliedrici;dagli inni bacchici alle canzoni d’amore ad alto contenuto erotico alle parodie, spesso blasfeme,rivolte ai membri corrotti della Chiesa cattolica. Il San Carlo accoglie Wei da grande protagonista ed emblema della contemporaneità,per i suoi Carmina Burana l’artista ha impiegato un lavoro preparatorio durato circa due anni e tutte le forze artistiche di cui il San Carlo dispone:il corpo di ballo(cui direttore è Alessandra Panzavolta)composto da trentadue ballerini del Lirico e sette danzatori dello Shen Wei Dance Arts,orchestra,coro,coro di voci bianche … l’attesa è trepidante!
Il tutto sarà eseguito per lo più sulle musiche di Off,il celebre compositore tedesco;mentre i restanti “Carmina” saranno invece orchestrati dal maestro Jordi Bernacer che dirigerà le compagini stabili e le voci soliste Rosanna Savoia,Valdis Janson e Nazarov.Dunque una narrazione coreografica e visiva tutta da vivere nel”Massimo” napoletano; l’incantesimo è previsto a Napoli fino al 26 di Luglio dopodiché i “Carmina” approderanno al Mariinskji di San Pietroburgo in Settembre.
Il Teatro San Carlo di Napoli stupisce ancora. Il sipario nuovamente si apre per ammaliarci con la maestria inconfondibile ed il talento di Shen Wei;artista di origini asiatiche ma di adozione newyorkese.Definirlo semplicemente coreografo potrebbe apparire riduttivo e potrebbe minimizzare le sue capacità eclettiche che risultano invece evidenti nell’allestimento maestoso dei “carmina Burana” cui Wei ha dato vita curando,in prima persona, non solo ideazione visiva ma anche scenografia e costumi,restituendo così il vigore perduto alle Fondazioni Liriche del teatro S.Carlo.
I Carmina Burana sono un insieme di componimenti poetici contenuti nel Codex Buranus, un manoscritto del XIII secolo suddiviso in sezioni e argomenti poliedrici;dagli inni bacchici alle canzoni d’amore ad alto contenuto erotico alle parodie, spesso blasfeme,rivolte ai membri corrotti della Chiesa cattolica. Il San Carlo accoglie Wei da grande protagonista ed emblema della contemporaneità,per i suoi Carmina Burana l’artista ha impiegato un lavoro preparatorio durato circa due anni e tutte le forze artistiche di cui il San Carlo dispone:il corpo di ballo(cui direttore è Alessandra Panzavolta)composto da trentadue ballerini del Lirico e sette danzatori dello Shen Wei Dance Arts,orchestra,coro,coro di voci bianche … l’attesa è trepidante!
Il tutto sarà eseguito per lo più sulle musiche di Off,il celebre compositore tedesco;mentre i restanti “Carmina” saranno invece orchestrati dal maestro Jordi Bernacer che dirigerà le compagini stabili e le voci soliste Rosanna Savoia,Valdis Janson e Nazarov.Dunque una narrazione coreografica e visiva tutta da vivere nel”Massimo” napoletano; l’incantesimo è previsto a Napoli fino al 26 di Luglio dopodiché i “Carmina” approderanno al Mariinskji di San Pietroburgo in Settembre.
Origine ed evoluzione della danza - Parte 4
di Rossana De Lucia
L’exploit della danza nel 900.
Se nell’800 la danza divenne una sorta di “danzamania”(soprattutto in Russia)con il culto dei ballerini venerati come idoli e l’arte del balletto classico avvertita come una delle tendenze culturali più seguite e richieste dell’epoca;fu soltanto tra la fine del secolo e l’inizio del ventesimo secolo che la danza conobbe un vero e proprio exploit,con stelle del calibro di Isadora Duncan e Loie Fuller che rivoluzionarono le sorti del balletto classico e moderno;la Duncan scelse di abbandonare tutti gli orpelli tipici del balletto classico per danzare a piedi nudi e coperta di veli dando così alla danza un volto nuovo e vigoroso. Diviene definitivamente leggenda quando la lunga sciarpa che era solita indossare,le rimane fatalmente impigliata nella ruota dell’auto decappottabile sulla quale viaggiava, soffocandola.
Loie Fuller eclettica per natura,per arricchire le proprie coreografie di effetti e luci particolarmente insoliti,divenne addirittura un' esperta elettricista.Il balletto moderno approda in America con Balanchine che nel 1934 fondò la”School of American ballet” amalgamando al balletto classico tutti i vari stili che la nuova terra offriva;dal jazz ai balli da sala, al musical .Nel 1948 a New York nacque la più grande compagnia di danza degli Stati Uniti : il “New York city ballet”il cui direttore artistico,Balanchine,creò autentici capolavori. Il XX secolo ha riservato al palcoscenico e alle immense platee il dono di godere di talenti del calibro di Barysnikov e Nureyev,quest’ultimo da numerosissimi critici considerato uno dei più grandi danzatori del secolo.Rudolf Nureyev approdò all’ “ACCADEMIA DI BALLO VAGANOVA” a 17 anni,età avanzata per la danza ma non per il suo talento,che divenne indiscusso sin da subito(insieme al suo carattere estremamente difficile).La collaborazione più proficua e affascinante fu con Margot Fonteyn,una delle migliori ballerine inglesi dell’epoca, che lo introdusse al Royal Ballet di Londra,interpretando magicamente insieme coreografie quali il Lago dei cigni e Giselle.
E fu proprio in occasione del Lago dei cigni, applaudito al Covent Garden di Londra nel 1963, che l’intramontabile mito di Nureyev incontra l’eccellenza italiana Carla Fracci suggellando il loro straordinario sodalizio artistico, culminato in memorabili rappresentazioni da Giselle alle Sylphide,che si interruppe solo alla morte del “magister”.Calando così il sipario su una delle pagine più affascinanti della danza classica internazionale.
Se nell’800 la danza divenne una sorta di “danzamania”(soprattutto in Russia)con il culto dei ballerini venerati come idoli e l’arte del balletto classico avvertita come una delle tendenze culturali più seguite e richieste dell’epoca;fu soltanto tra la fine del secolo e l’inizio del ventesimo secolo che la danza conobbe un vero e proprio exploit,con stelle del calibro di Isadora Duncan e Loie Fuller che rivoluzionarono le sorti del balletto classico e moderno;la Duncan scelse di abbandonare tutti gli orpelli tipici del balletto classico per danzare a piedi nudi e coperta di veli dando così alla danza un volto nuovo e vigoroso. Diviene definitivamente leggenda quando la lunga sciarpa che era solita indossare,le rimane fatalmente impigliata nella ruota dell’auto decappottabile sulla quale viaggiava, soffocandola.
Loie Fuller eclettica per natura,per arricchire le proprie coreografie di effetti e luci particolarmente insoliti,divenne addirittura un' esperta elettricista.Il balletto moderno approda in America con Balanchine che nel 1934 fondò la”School of American ballet” amalgamando al balletto classico tutti i vari stili che la nuova terra offriva;dal jazz ai balli da sala, al musical .Nel 1948 a New York nacque la più grande compagnia di danza degli Stati Uniti : il “New York city ballet”il cui direttore artistico,Balanchine,creò autentici capolavori. Il XX secolo ha riservato al palcoscenico e alle immense platee il dono di godere di talenti del calibro di Barysnikov e Nureyev,quest’ultimo da numerosissimi critici considerato uno dei più grandi danzatori del secolo.Rudolf Nureyev approdò all’ “ACCADEMIA DI BALLO VAGANOVA” a 17 anni,età avanzata per la danza ma non per il suo talento,che divenne indiscusso sin da subito(insieme al suo carattere estremamente difficile).La collaborazione più proficua e affascinante fu con Margot Fonteyn,una delle migliori ballerine inglesi dell’epoca, che lo introdusse al Royal Ballet di Londra,interpretando magicamente insieme coreografie quali il Lago dei cigni e Giselle.
E fu proprio in occasione del Lago dei cigni, applaudito al Covent Garden di Londra nel 1963, che l’intramontabile mito di Nureyev incontra l’eccellenza italiana Carla Fracci suggellando il loro straordinario sodalizio artistico, culminato in memorabili rappresentazioni da Giselle alle Sylphide,che si interruppe solo alla morte del “magister”.Calando così il sipario su una delle pagine più affascinanti della danza classica internazionale.
Origine ed evoluzione della danza - Parte 3
di Rossana De Lucia
Il contributo di Cajkovski e il balletto italiano post Unità.
Il 1850 è il periodo in cui il balletto romantico,così come originariamente era sorto in Europa,inizia un forte ed inesorabile declino.Si assiste al lento scomparire dell'interpretazione poetica con lo sfoggio,spesso fine a se stesso, di straordinari virtuosismi,belli quanto inespressivi.Le più grande stelle della danza,sia femminile che maschile erano invecchiate,ritiratisi non erano stati sostituiti da allievi di pari livello,le scenografie e le stesse coreografie iniziavano a diventare trite e noiose,quasi stereotipate.Le scene bianche ed elegantemente spartane lasciano spazio a scene pittoresce,esotiche,ispirate ai romanzi di avventura.Tutto si appesantisce diventando appariscente ed eccessivamente magniloquente,gli stessi principi del Romanticismo degerano.In questi anni di declino la Russia resta una sorta di Paradiso incontaminato.I grandi maestri sia francesi che italiani avevano nei decenni precedenti messo in mostra nei teatri russi la loro arte,in breve tempo la ballettistica si sviluppò grandemente,recependo gli aspetti più puri della danza romantica europea.
Fu così che si assistette ad una vera migrazione verso est a partire dal 1865,ovvero da quando iniziarono ad essere messi in scena i balletti sulle splendide musiche di Cajkovski;le più grandi danzatrici italiane,come Carlotta Brianza, Carolina Rosati, Antonietta Dell’Era, Virginia Zucchi e Claudina Cucchi si collocarono stabilmente a Mosca e a San Pietroburgo.In questi anni furono portati a teatro grandi opere come La Figlia del Faraone,Coppelia e il Don Chisciotte che a Mosca è ancora tuttora in scena.Purtroppo la guerra franco-prussiana falciò un'intera generazione di grandi ballerini e maestri di danza e nell'arco di pochi decenni lo splendore raggiunto sotto Cajkovski non sarà mai più raggiunto.In Italia invece,l'unità d'Italia non portò grandi benefici alla danza.Anzi portò alla scomparsa di una serie di enti ed autonomie che avevano arricchito creativamente il mondo del balletto.Andò lentamente scemando anche lo spirito risorgimentale,quell'amore nazional-popolare che tanto splendore e ardore aveva portato a tutte le arti,danza compresa.Si iniziò a percepire il prevalere del pensiero positivista,della scienza benefica e tutta una serie di complesse tematiche politico-sociali iniziarono ad avere la meglio,tutto unito ovviamente anche ad una referenziale autocelebrazione del culto del regno sabaudo,garante dell'Unità nazionale.
Nonostante questi oscacoli concettuali si affermò la figura grandiosa del coreografo Luigi Manzotti che diede vita al balletto che sarà il simbolo stesso di questo periodo post-unitario.Nel 1881 alla Scala di Milano mise per la prima volta in scena l'Excelsior,con musica di Romoaldo Marenco.Si trattava di un maestoso ballo allegorico,dove si confrontavano luce ed oscurantismo;c'erano numerose comparse,musiche brillanti e un tripudio di bandiere e simboli tanto che l'Excelsior sembrava diventare l'emblema di una lunga epoca di pace e prosperità.Una sorta di coraggioso elegio alla speranza.Con Manzotti è però innegabile sottolineare che il balletto italiano entrò poi dopo in un tunnel lunghissimo,un'epoca cupa e priva di talento dal quale si uscirà soltanto agli inizi del 1950.
Il 1850 è il periodo in cui il balletto romantico,così come originariamente era sorto in Europa,inizia un forte ed inesorabile declino.Si assiste al lento scomparire dell'interpretazione poetica con lo sfoggio,spesso fine a se stesso, di straordinari virtuosismi,belli quanto inespressivi.Le più grande stelle della danza,sia femminile che maschile erano invecchiate,ritiratisi non erano stati sostituiti da allievi di pari livello,le scenografie e le stesse coreografie iniziavano a diventare trite e noiose,quasi stereotipate.Le scene bianche ed elegantemente spartane lasciano spazio a scene pittoresce,esotiche,ispirate ai romanzi di avventura.Tutto si appesantisce diventando appariscente ed eccessivamente magniloquente,gli stessi principi del Romanticismo degerano.In questi anni di declino la Russia resta una sorta di Paradiso incontaminato.I grandi maestri sia francesi che italiani avevano nei decenni precedenti messo in mostra nei teatri russi la loro arte,in breve tempo la ballettistica si sviluppò grandemente,recependo gli aspetti più puri della danza romantica europea.
Fu così che si assistette ad una vera migrazione verso est a partire dal 1865,ovvero da quando iniziarono ad essere messi in scena i balletti sulle splendide musiche di Cajkovski;le più grandi danzatrici italiane,come Carlotta Brianza, Carolina Rosati, Antonietta Dell’Era, Virginia Zucchi e Claudina Cucchi si collocarono stabilmente a Mosca e a San Pietroburgo.In questi anni furono portati a teatro grandi opere come La Figlia del Faraone,Coppelia e il Don Chisciotte che a Mosca è ancora tuttora in scena.Purtroppo la guerra franco-prussiana falciò un'intera generazione di grandi ballerini e maestri di danza e nell'arco di pochi decenni lo splendore raggiunto sotto Cajkovski non sarà mai più raggiunto.In Italia invece,l'unità d'Italia non portò grandi benefici alla danza.Anzi portò alla scomparsa di una serie di enti ed autonomie che avevano arricchito creativamente il mondo del balletto.Andò lentamente scemando anche lo spirito risorgimentale,quell'amore nazional-popolare che tanto splendore e ardore aveva portato a tutte le arti,danza compresa.Si iniziò a percepire il prevalere del pensiero positivista,della scienza benefica e tutta una serie di complesse tematiche politico-sociali iniziarono ad avere la meglio,tutto unito ovviamente anche ad una referenziale autocelebrazione del culto del regno sabaudo,garante dell'Unità nazionale.
Nonostante questi oscacoli concettuali si affermò la figura grandiosa del coreografo Luigi Manzotti che diede vita al balletto che sarà il simbolo stesso di questo periodo post-unitario.Nel 1881 alla Scala di Milano mise per la prima volta in scena l'Excelsior,con musica di Romoaldo Marenco.Si trattava di un maestoso ballo allegorico,dove si confrontavano luce ed oscurantismo;c'erano numerose comparse,musiche brillanti e un tripudio di bandiere e simboli tanto che l'Excelsior sembrava diventare l'emblema di una lunga epoca di pace e prosperità.Una sorta di coraggioso elegio alla speranza.Con Manzotti è però innegabile sottolineare che il balletto italiano entrò poi dopo in un tunnel lunghissimo,un'epoca cupa e priva di talento dal quale si uscirà soltanto agli inizi del 1950.
Origine ed evoluzione della danza - Parte 2
di Rossana De Lucia
Il mito di Vestrìs
Il XVII secolo fu un periodo caratterizzato dalle performance di grandi ballerini dell'Opèra di Parigi.Un nome su tutti fu quello di Balsassarre Vestris,nato in Italia ma cresciuto in Francia fin dalla tenera età,nel 1750 fu scelto come premier danseur all'Opèra e per un decennio incantò le platee parigine.Noto per la sua bravura e per la sua grande vanità nel 1762 si trasferì a Berlino e dopo pochi anni tornò in Italia dove si dedicò al Teatro Regio di Torino mettendo in mostra il suo talento al pubblico italiano.Dal suo matrimonio con una ballerina francese nacque Auguste Vestris il quale a soli 12 anni entrò nell'Accademia dell'Opèra e in breve tempo divenne un ballerino di grande bravura,mentre il padre si dedicò all'attività di insegnamento proprio nel Teatro parigino.Si narra che nel 1781 padre e figlio furono invitati a Londra per esibirsi e per assistere al loro spettacolo i deputati della Camera dei Lords chiesero ed ottennero la sospensione delle sedute per poter godere del loro spettacolo;al Vestris padre si deve l'invenzione di un passo che diventerà poi celebre nella storia della danza la cosiddetto doppia piroette con il rond de jambe.In Francia nel peridodo della Rivoluzione francese anche la danza subì notevoli cambiamenti,in particolare si abbandonò il tema mitologico per passare a sfere contenutistiche su problematiche reali e sociali.Il 1 luglio 1789 debutta a Bordeaux il capolavoro coreografico di Jean Dauberval (1742 - 1806) “Le Ballet de la Paille: ou il n’est qu’un pas du mal au bien”, che divenne poi “La fille mal gardée” e che sarà trasportato poi a Londra.In questi anni esplode in Francia il talento del ballerino Pierre Garden che creò “Dansomanie” in cui il valzer, ballo popolare che si è diffuso repentinamente in tutta l’Europa, appare per la prima volta sul palcoscenico.Agli inizi del '800 invece assume importanza fondamentale nell'universo della danza classica il Teatro La Scala di Milano in cui avvenivano le rappresentazioni di Salvatore Viganò,Con lui il ballo si staccava dalle rigide regole accademiche e diveniva più sciolto, pieno di pathos e mimica psicologica.
LA SCUOLA ITALIANA
Carlo Blasis fu il precursore di un movimento filosofico applicato alla danza che diede il via all'esperienza della cosiddetta scuola italiana.Con lui si assiste alla fusione della danza classica e il balletto romantico;fu non solo ballerino ma anche coreografo,maestro di danza e scrittore,dando alla luce numerosi manuali sull'arte del balletto.Nel 1857 diede alle stampe L'Uomo Fisico in cui venivano studiati i sentimenti umani legati ai principi della danza,una sorta di vademecum da lasciare ai suoi allievi.Si deve proprio a Blasis l'introduzione tra i passi della danza della cosiddetta Attitude che,secondo i più, egli estrapolò ispirandosi ad una statua di Mercurio di Michelangelo.La Scuola Italiana produsse numerosi artisti come Sofia Fuoco e Claudia Cucchi,la loro caratteristica era di unire alle grandi doti tecniche delle capacità espressive ed interpretative uniche, frutto del metodo di insegnamento creato da Blasis.Ma oramai si era in pieno Romanticismo e l'effetto del nuovo movimento culturale si ebbe anche nella danza.Si abbandonò il vecchio minuetto per passare al valzer,un ballo in cui la coppia si abbracciava per unirsi nella passione dei sentimenti;i balletti cambiarono di molto e il tema raccontato non era più nè mitologico nè di attualità sociale ma si passò ad amori infelici e difficili in cui la donna era tormentata e immateriale.
NASCITA DELLE SCARPETTE A PUNTA
A Parigi nel 1842 venne messo in scena uno spettacolo che segnerà la storia della danza.Nella Sylphide,tratta da una novella di Charles Nodier,la ballerina italiana Maria Taglioni indossò per la prima volta un particolare abito definito tutù e calzò per l'intero balletto le scarpette a punta,delle calzature particolari con le estremità in gesso sulle quali in punta di piedi la ballerina si alzava.La cosa ebbe talmente successo che in pochi anni tutti i maggiori balletti iniziarono a prevederli; le punte non erano solo un altro traguardo di virtuosismo come l’entrechat quatre. erano un mezzo apposito per rafforzare il ruolo femminile nel balletto. Nonostante ci fossero bravi ballerini come Jules Perrot e Arthur Saint-Léon questi furono eclissati dalle grandi ballerine.Il ballerino da protagonista si tramutò in semplice sostegno per reggere,anche emotivamente,la ballerina,vero centro focale della danza e del dramma. - CONTINUA
Il XVII secolo fu un periodo caratterizzato dalle performance di grandi ballerini dell'Opèra di Parigi.Un nome su tutti fu quello di Balsassarre Vestris,nato in Italia ma cresciuto in Francia fin dalla tenera età,nel 1750 fu scelto come premier danseur all'Opèra e per un decennio incantò le platee parigine.Noto per la sua bravura e per la sua grande vanità nel 1762 si trasferì a Berlino e dopo pochi anni tornò in Italia dove si dedicò al Teatro Regio di Torino mettendo in mostra il suo talento al pubblico italiano.Dal suo matrimonio con una ballerina francese nacque Auguste Vestris il quale a soli 12 anni entrò nell'Accademia dell'Opèra e in breve tempo divenne un ballerino di grande bravura,mentre il padre si dedicò all'attività di insegnamento proprio nel Teatro parigino.Si narra che nel 1781 padre e figlio furono invitati a Londra per esibirsi e per assistere al loro spettacolo i deputati della Camera dei Lords chiesero ed ottennero la sospensione delle sedute per poter godere del loro spettacolo;al Vestris padre si deve l'invenzione di un passo che diventerà poi celebre nella storia della danza la cosiddetto doppia piroette con il rond de jambe.In Francia nel peridodo della Rivoluzione francese anche la danza subì notevoli cambiamenti,in particolare si abbandonò il tema mitologico per passare a sfere contenutistiche su problematiche reali e sociali.Il 1 luglio 1789 debutta a Bordeaux il capolavoro coreografico di Jean Dauberval (1742 - 1806) “Le Ballet de la Paille: ou il n’est qu’un pas du mal au bien”, che divenne poi “La fille mal gardée” e che sarà trasportato poi a Londra.In questi anni esplode in Francia il talento del ballerino Pierre Garden che creò “Dansomanie” in cui il valzer, ballo popolare che si è diffuso repentinamente in tutta l’Europa, appare per la prima volta sul palcoscenico.Agli inizi del '800 invece assume importanza fondamentale nell'universo della danza classica il Teatro La Scala di Milano in cui avvenivano le rappresentazioni di Salvatore Viganò,Con lui il ballo si staccava dalle rigide regole accademiche e diveniva più sciolto, pieno di pathos e mimica psicologica.
LA SCUOLA ITALIANA
Carlo Blasis fu il precursore di un movimento filosofico applicato alla danza che diede il via all'esperienza della cosiddetta scuola italiana.Con lui si assiste alla fusione della danza classica e il balletto romantico;fu non solo ballerino ma anche coreografo,maestro di danza e scrittore,dando alla luce numerosi manuali sull'arte del balletto.Nel 1857 diede alle stampe L'Uomo Fisico in cui venivano studiati i sentimenti umani legati ai principi della danza,una sorta di vademecum da lasciare ai suoi allievi.Si deve proprio a Blasis l'introduzione tra i passi della danza della cosiddetta Attitude che,secondo i più, egli estrapolò ispirandosi ad una statua di Mercurio di Michelangelo.La Scuola Italiana produsse numerosi artisti come Sofia Fuoco e Claudia Cucchi,la loro caratteristica era di unire alle grandi doti tecniche delle capacità espressive ed interpretative uniche, frutto del metodo di insegnamento creato da Blasis.Ma oramai si era in pieno Romanticismo e l'effetto del nuovo movimento culturale si ebbe anche nella danza.Si abbandonò il vecchio minuetto per passare al valzer,un ballo in cui la coppia si abbracciava per unirsi nella passione dei sentimenti;i balletti cambiarono di molto e il tema raccontato non era più nè mitologico nè di attualità sociale ma si passò ad amori infelici e difficili in cui la donna era tormentata e immateriale.
NASCITA DELLE SCARPETTE A PUNTA
A Parigi nel 1842 venne messo in scena uno spettacolo che segnerà la storia della danza.Nella Sylphide,tratta da una novella di Charles Nodier,la ballerina italiana Maria Taglioni indossò per la prima volta un particolare abito definito tutù e calzò per l'intero balletto le scarpette a punta,delle calzature particolari con le estremità in gesso sulle quali in punta di piedi la ballerina si alzava.La cosa ebbe talmente successo che in pochi anni tutti i maggiori balletti iniziarono a prevederli; le punte non erano solo un altro traguardo di virtuosismo come l’entrechat quatre. erano un mezzo apposito per rafforzare il ruolo femminile nel balletto. Nonostante ci fossero bravi ballerini come Jules Perrot e Arthur Saint-Léon questi furono eclissati dalle grandi ballerine.Il ballerino da protagonista si tramutò in semplice sostegno per reggere,anche emotivamente,la ballerina,vero centro focale della danza e del dramma. - CONTINUA
Origine ed evoluzione della danza - Parte 1
di Rossana De Lucia
Come nasce un'arte divenuta immortale.
Origine ed evoluzione della danza classica.2Oggi iniziamo con questa rubrica un particolarissimo e si spera,interessante,percorso sul tema della danza,una delle arti più antiche e raffinate che il genere umano abbia mai conosciuto.Sarà un percorso molto profondo che iniziando dalle origini antichissime,ci accompagnerà a conoscere tutti gli aspetti tecnici ed emozionali di questa disciplina,senza dimenticare un occhio di riguardo per le personalità più influenti e i corpi di ballo maggiori che hanno dato e danno tuttora lustro e celebrità all'arte della danza.
LE ORIGINI
La danza,nelle sue forme primordiali è forse la forma d'arte più antica che l'umanità abbia mai conosciuto e praticato,una sorta di strumento con cui comunicare agli altri le sensazioni interiori del soggetto.Solo però nel XV secolo la danza cominciò da forma espressiva autonoma a tramutarsi in "balletto",ovvero in una manifestazione artistica strutturata secondo canoni e regole rigidissime e con una coreografia di sfondo allo scopo di essere rappresentata in pubblico.Il balletto trae origine in Italia e in Francia e poi si diffonde presso tutte le coorti più importanti dell'Europa.Nel periodo rinascimentale in Italia soprattutto il balletto di corte era molto diffuso,lo testimoniano trattati di danza e partiture musicali giunte a noi.Erano un mezzo delle grandi famiglie aristocratiche per evidenziare la loro ricchezza e il loro prestigio cittadino.Una celebre rappresentazione fu quella tenutasi a Milano nel 1502 presso la corte degli Sforza per celebrare il matrimonio del duca Galeazzo,ogni portata veniva introdotta da un balletto a tema.Solo nel '600 però la danza si inizierà a celebrare nei teatri,mentre il primo balletto sulla base di passi determinati,coreografia e libretto di musica si avrà a Parigi nel 1570 e dal titolo “Le Ballet Comique de la Reine”.
LA PRIMA ACCADEMIA DI DANZA
Sotto il regno del Re Sole,Luigi XIV,il balletto in Francia ebbe una diffusione enorme.Il compositore franco-italiano Jean Baptiste Lully e il coreografo francese Pierre Beauchamp diedero vita a tanti balletti di corte divenuti celebri tra cui il “Ballet Royale de la Nuit”Il Re Sole diventa amante del genere e per questo fondò L’Académie Royale de Danse nel 1661.Il famoso commediografo Moliere iniziò poi a riempire gli intervalli delle sue commedie con piccoli balletti a tema.Il già citato Pierre Beauchamp è la personalità cui si deve la prima codificazione delle 5 posizioni dei piedi e la creazione delle gambe e dei piedi en dehors.A lui insomma si devono i primi canoni e le prime teorie accademiche sulla danza.
OPERA-BALLETT
Nel '700 sempre in Francia si diffuse l'opèra-ballett ovvero spettacoli di canto lirico accompagnati da balletti e virtuosismi legati per argomento,il successo fu immediato e perciò si cominciò ad utilizzare i teatri con seguito di grande pubblico.Si incominciarono a delineare i primi ruoli come il direttore,il primo ballerino e la prima ballerina e nacquero le prime stelle e le prime rivalità,celebre quella fra le francesi Camargo e Mariè Salle mentre in Italia esplodeva il talento di Barbara Campanini.Proprio agli inizi del '700 però l'artista francese Jean Noverre scrisse le Lettres sur la danse et sur les ballets nelle quali evidenziava il bisogno di riformare l'arte della danza condannando il virtuosismo esibizionistico e teorizzando la necessità di un balletto che presentasse una forma e un contenuto in stretto rapporto all'azione drammatica.Noverre consigliò anche l'abolizione della maschera e di qualsiasi ornamento fisico per agevolare i movimenti ed introdusse le calzamaglie per i ballerini maschili.Da qui nacque il "balletto d'azione" che ebbe artisti sacri come Galeotti,Diderot,Hilverding e l'italiano Angiolini. - CONTINUA
Origine ed evoluzione della danza classica.2Oggi iniziamo con questa rubrica un particolarissimo e si spera,interessante,percorso sul tema della danza,una delle arti più antiche e raffinate che il genere umano abbia mai conosciuto.Sarà un percorso molto profondo che iniziando dalle origini antichissime,ci accompagnerà a conoscere tutti gli aspetti tecnici ed emozionali di questa disciplina,senza dimenticare un occhio di riguardo per le personalità più influenti e i corpi di ballo maggiori che hanno dato e danno tuttora lustro e celebrità all'arte della danza.
LE ORIGINI
La danza,nelle sue forme primordiali è forse la forma d'arte più antica che l'umanità abbia mai conosciuto e praticato,una sorta di strumento con cui comunicare agli altri le sensazioni interiori del soggetto.Solo però nel XV secolo la danza cominciò da forma espressiva autonoma a tramutarsi in "balletto",ovvero in una manifestazione artistica strutturata secondo canoni e regole rigidissime e con una coreografia di sfondo allo scopo di essere rappresentata in pubblico.Il balletto trae origine in Italia e in Francia e poi si diffonde presso tutte le coorti più importanti dell'Europa.Nel periodo rinascimentale in Italia soprattutto il balletto di corte era molto diffuso,lo testimoniano trattati di danza e partiture musicali giunte a noi.Erano un mezzo delle grandi famiglie aristocratiche per evidenziare la loro ricchezza e il loro prestigio cittadino.Una celebre rappresentazione fu quella tenutasi a Milano nel 1502 presso la corte degli Sforza per celebrare il matrimonio del duca Galeazzo,ogni portata veniva introdotta da un balletto a tema.Solo nel '600 però la danza si inizierà a celebrare nei teatri,mentre il primo balletto sulla base di passi determinati,coreografia e libretto di musica si avrà a Parigi nel 1570 e dal titolo “Le Ballet Comique de la Reine”.
LA PRIMA ACCADEMIA DI DANZA
Sotto il regno del Re Sole,Luigi XIV,il balletto in Francia ebbe una diffusione enorme.Il compositore franco-italiano Jean Baptiste Lully e il coreografo francese Pierre Beauchamp diedero vita a tanti balletti di corte divenuti celebri tra cui il “Ballet Royale de la Nuit”Il Re Sole diventa amante del genere e per questo fondò L’Académie Royale de Danse nel 1661.Il famoso commediografo Moliere iniziò poi a riempire gli intervalli delle sue commedie con piccoli balletti a tema.Il già citato Pierre Beauchamp è la personalità cui si deve la prima codificazione delle 5 posizioni dei piedi e la creazione delle gambe e dei piedi en dehors.A lui insomma si devono i primi canoni e le prime teorie accademiche sulla danza.
OPERA-BALLETT
Nel '700 sempre in Francia si diffuse l'opèra-ballett ovvero spettacoli di canto lirico accompagnati da balletti e virtuosismi legati per argomento,il successo fu immediato e perciò si cominciò ad utilizzare i teatri con seguito di grande pubblico.Si incominciarono a delineare i primi ruoli come il direttore,il primo ballerino e la prima ballerina e nacquero le prime stelle e le prime rivalità,celebre quella fra le francesi Camargo e Mariè Salle mentre in Italia esplodeva il talento di Barbara Campanini.Proprio agli inizi del '700 però l'artista francese Jean Noverre scrisse le Lettres sur la danse et sur les ballets nelle quali evidenziava il bisogno di riformare l'arte della danza condannando il virtuosismo esibizionistico e teorizzando la necessità di un balletto che presentasse una forma e un contenuto in stretto rapporto all'azione drammatica.Noverre consigliò anche l'abolizione della maschera e di qualsiasi ornamento fisico per agevolare i movimenti ed introdusse le calzamaglie per i ballerini maschili.Da qui nacque il "balletto d'azione" che ebbe artisti sacri come Galeotti,Diderot,Hilverding e l'italiano Angiolini. - CONTINUA