Local (oltre il territorio)
a cura di Nicola Giordano
Il Parco Verde. Un mondo a parte.
10 Giugno 2018
di Nicola Giordano
Viaggio nel quartiere più discusso e chiacchierato della città.
Si scrive Parco Verde, si legge droga. Questo siamo abituati a pensare quando ascoltiamo il nome del quartiere popolare nella periferia di Caivano, collocato proprio all’uscita dell’Asse Mediano, a poca distanza dalle vie del centro della stessa cittadina. Il Parco Verde ha avuto una storia molto simile a quella dei tanti quartieri popolari sorti negli anni ’80 nelle varie città italiane. Nel 1980 uno dei terremoti più disastrosi che l'Italia ricordi provocò quasi tremila vittime in Campania, la maggior parte delle quali in Irpinia. L'anno dopo, in Parlamento vide la luce la Legge 219 – cosiddetta "post-terremoto" – tale legge stabilì la costruzione di alloggi alternativi per gli oltre 300mila sfollati. Il Parco Verde di Caivano nacque così: da una legge fatta a Roma che diede il via alla solita, grande speculazione edilizia tipica di quel decennio e che tramutò quell’ area della città fatta di campi coltivati in una colata di cemento, una cicatrice edile di colore verde.
Nel giro di pochi anni, centinaia di famiglie della zona di Napoli, soprattutto est, si traferirono nel nuovo Parco, ma quegli alloggi che dovevano essere provvisori, per poi essere riqualificati ed assegnati, divennero abitazioni permanenti. In alcuni casi, nemmeno tanto sporadici, gli alloggi iniziarono a passare di padre in figlio, quasi come un lascito ereditario. Nel giro di pochi anni il Parco divenne un ghetto di reclusi, abitato da persone che decisero di vivere separate, anche fisicamente dal resto della cittadina, perché per la loro origine si sentivano napoletani di città, collocati solo in via eccezionale e di emergenza in un luogo di provincia, un quartiere segnato da lunghe strade parallele di cui nessuno conosce il nome. Oggi dopo molti anni dalla sua costruzione di Verde nel Parco non c’è più nulla: pochissime le aiuole e i giardini per i più piccoli, palazzi scoloriti fanno da cornice ad un’umanità che si sente abbandonata e peggio ancora evitata dal resto della popolazione; i servizi pubblici sono centellinati, tantissimi sono i problemi come una rete fognaria pessima, una raccolta rifiuti sporadica e una manutenzione degli alloggi assente che rende il solo vivere nel Parco un atto di coraggio. In una situazione di tale difficoltà e degrado non può che proliferare la criminalità ed infatti nel giro di pochi anni, il Parco Verde è diventata la succursale diretta delle piazze di spaccio di Scampia e Secondigliano.
Si scrive Parco Verde, si legge droga. Questo siamo abituati a pensare quando ascoltiamo il nome del quartiere popolare nella periferia di Caivano, collocato proprio all’uscita dell’Asse Mediano, a poca distanza dalle vie del centro della stessa cittadina. Il Parco Verde ha avuto una storia molto simile a quella dei tanti quartieri popolari sorti negli anni ’80 nelle varie città italiane. Nel 1980 uno dei terremoti più disastrosi che l'Italia ricordi provocò quasi tremila vittime in Campania, la maggior parte delle quali in Irpinia. L'anno dopo, in Parlamento vide la luce la Legge 219 – cosiddetta "post-terremoto" – tale legge stabilì la costruzione di alloggi alternativi per gli oltre 300mila sfollati. Il Parco Verde di Caivano nacque così: da una legge fatta a Roma che diede il via alla solita, grande speculazione edilizia tipica di quel decennio e che tramutò quell’ area della città fatta di campi coltivati in una colata di cemento, una cicatrice edile di colore verde.
Nel giro di pochi anni, centinaia di famiglie della zona di Napoli, soprattutto est, si traferirono nel nuovo Parco, ma quegli alloggi che dovevano essere provvisori, per poi essere riqualificati ed assegnati, divennero abitazioni permanenti. In alcuni casi, nemmeno tanto sporadici, gli alloggi iniziarono a passare di padre in figlio, quasi come un lascito ereditario. Nel giro di pochi anni il Parco divenne un ghetto di reclusi, abitato da persone che decisero di vivere separate, anche fisicamente dal resto della cittadina, perché per la loro origine si sentivano napoletani di città, collocati solo in via eccezionale e di emergenza in un luogo di provincia, un quartiere segnato da lunghe strade parallele di cui nessuno conosce il nome. Oggi dopo molti anni dalla sua costruzione di Verde nel Parco non c’è più nulla: pochissime le aiuole e i giardini per i più piccoli, palazzi scoloriti fanno da cornice ad un’umanità che si sente abbandonata e peggio ancora evitata dal resto della popolazione; i servizi pubblici sono centellinati, tantissimi sono i problemi come una rete fognaria pessima, una raccolta rifiuti sporadica e una manutenzione degli alloggi assente che rende il solo vivere nel Parco un atto di coraggio. In una situazione di tale difficoltà e degrado non può che proliferare la criminalità ed infatti nel giro di pochi anni, il Parco Verde è diventata la succursale diretta delle piazze di spaccio di Scampia e Secondigliano.
Interi gruppi dediti al narco-traffico hanno deciso di abbandonare le zone periferiche di Napoli, troppo sorvegliate e al centro anche dell’occhio mediatico, per collocarsi in questa parte della provincia e gestire le piazze del quartiere. Almeno tre grossi clan, due napoletani ed uno locale hanno in mano il commercio degli stupefacenti ed hanno, negli ultimi 5 anni, triplicato i loro proventi nel settore grazie al Parco Verde. Cocaina, eroina, kobret, marijuana, ecstasy. Non manca niente. La droga, a causa della povertà e del totale abbandono politico ed economico cui sono stati costretti la gran parte degli abitanti del Parco, è diventata quasi una scelta obbligata, l’unica attività che rende. L'isolato numero 3 del Parco, che ospita le case gestite dall'Iacp (Istituto Autonomo Case Popolari) è diventato il centro nevralgico del nuovo commercio. Ma oltre che raccontare queste realtà, cosa si può fare per aiutare il Parco Verde? Le persone che decidono di delinquere sono una storia a se, hanno fatto una scelta, hanno deciso di vivere in quel modo la loro vita e nessuno può sindacarla. Sono consapevoli dei pericoli cui vanno incontro e a loro possiamo dire poco. L’attenzione va posta verso i giovani, i ragazzi che dopo la scuola non vedono prospettive e garanzie. Bisogna portare l’economia sana dentro al Parco Verde, aprire negozi, aiutare a mettere su attività commerciali ed imprenditoriali, far nascere dentro al Parco le occasioni di lavoro, mettere insomma sotto gli occhi dei giovani le alternative facendo capire che un’altra scelta esiste, le strade diverse ci sono, basta solo illuminarle, illuminarle con la luce del coraggio.
Caivano.Scoperchiati gli interessi occulti.
di Nicola Giordano 03 Giugno 2018
La Commissione incaricata chiude i lavori, ecco i risultati.
Il Comune di Caivano è stato di recente sciolto per infiltrazioni camorristiche. La Prefettura di Napoli ha incaricato una specifica Commissione di tecnici allo scopo di spulciare gli atti amministrativi dell'Ente e analizzare le eventuali anomalie e violazioni di legge compiute dalla recente amministrazione di centro-destra. La relazione finale della Commissione, da pochi giorni resa pubblica, fotografa una situazione allarmante e soprattutto ben descrive come, a causa della vicinanza o in certi casi della reale presenza in fase di Consiglio Comunale, di personalità vicine ai clan criminali della zona, la politica amministrativa locale sia stata fortemente condizionata e deviata a tutela di interessi privati. La Commissione ha concretamente alzato il velo su un sottobosco proliferativo che contagiava la regolare attività dell'Ente, la presenza contigua della criminalità locale ha condizionato non solo le scelte tecniche ed economiche del Comune ma anche le decisioni interne. Basti pensare che senza reale motivazione, la maggioranza di centro-destra ha smembrato interi uffici dell'Ente, trasferito dirigenti da settori particolari, collocando soggetti a lei vicini e più propensi a chiudere un occhio su specifiche scelte affaristiche, ha proseguito la politica delle deroghe immotivate e degli affidamenti di lavori diretti a specifiche aziende, senza ricorrere alle procedure di pubblico appalto, insomma tutta una serie di scelte e decisioni i cui atti, molti dei quali illegittimi o peggio ancora fatti in violazione dei termini di legge, celavano, a volte anche in malo modo, interessi privati e occulti da foraggiare, a discapito della collettività.
La relazione della Commissione ha inoltre sottolineato come lo stesso Ufficio del Sindaco si sia spesso contraddistinto per atteggiamenti incomprensibili di politica interna e addirittura, testualmente dalla relazione " tessitore di una fitta rete di rapporti contigui tra politica e criminalità organizzata". Riprendendo i risultati di una specifica indagine dell'ENAC (l'ente anti-corruzione), la Commissione ha rimarcato come molte scelte del Comune siano state fatte senza rispettare i principi di economicità, imparzialità e buon andamento della Pubblica Amministrazione, con la presenza di tanti atti censurabili ed illegittimi uno fra tutti lo spacchettamento degli appalti per i lavori di ristrutturazione del Castello Medievale, che ha portato ad un esborso triplicato rispetto alle iniziali previsioni.
La Commissione non ha tralasciato poi l'argomento Parco Verde, una delle ferite più sanguinanti del territorio. I tecnici hanno sottolineato come nel quartiere periferico sia in corso, ormai da decenni, un vero fenomeno migratorio che porta molti componenti dei clan di origine napoletana (Scampia,Secondigliano,Barra ecc...) a collocarsi nella zona e a dare vita a vere succursali delle loro principali piazze di spaccio di stupefacenti. Tali soggetti si insediano nel quartiere in maniera abusiva beffando qualsiasi procedura pubblica di affidamento degli alloggi. La Commissione ha sottolineato come l'amministrazione locale non abbia fatto nulla per evitare ciò nè abbia mai intrapreso qualsiasi attività di verifica della regolarità nelle assegnazioni degli alloggi del Parco. Anzi, sottolineando come subito dopo la vittoria elettorale del recente Sindaco, nel quartiere periferico si siano verificati grandi festeggiamenti nelle pubbliche vie, ha, in modo nemmeno troppo implicito, mosso un velato sospetto sulla preoccupante contiguità tra l'amministrazione e i clan criminali del quartiere. Ora il Commissario Prefettizio reggerà le redini dell'Ente allo scopo di normalizzare la situazione e ripristinare un minimo di regolarità nelle attività del Comune; la nostra paura è che si tratti di un leggero palliativo, la politica locale appare davvero senza speranza.
Il Comune di Caivano è stato di recente sciolto per infiltrazioni camorristiche. La Prefettura di Napoli ha incaricato una specifica Commissione di tecnici allo scopo di spulciare gli atti amministrativi dell'Ente e analizzare le eventuali anomalie e violazioni di legge compiute dalla recente amministrazione di centro-destra. La relazione finale della Commissione, da pochi giorni resa pubblica, fotografa una situazione allarmante e soprattutto ben descrive come, a causa della vicinanza o in certi casi della reale presenza in fase di Consiglio Comunale, di personalità vicine ai clan criminali della zona, la politica amministrativa locale sia stata fortemente condizionata e deviata a tutela di interessi privati. La Commissione ha concretamente alzato il velo su un sottobosco proliferativo che contagiava la regolare attività dell'Ente, la presenza contigua della criminalità locale ha condizionato non solo le scelte tecniche ed economiche del Comune ma anche le decisioni interne. Basti pensare che senza reale motivazione, la maggioranza di centro-destra ha smembrato interi uffici dell'Ente, trasferito dirigenti da settori particolari, collocando soggetti a lei vicini e più propensi a chiudere un occhio su specifiche scelte affaristiche, ha proseguito la politica delle deroghe immotivate e degli affidamenti di lavori diretti a specifiche aziende, senza ricorrere alle procedure di pubblico appalto, insomma tutta una serie di scelte e decisioni i cui atti, molti dei quali illegittimi o peggio ancora fatti in violazione dei termini di legge, celavano, a volte anche in malo modo, interessi privati e occulti da foraggiare, a discapito della collettività.
La relazione della Commissione ha inoltre sottolineato come lo stesso Ufficio del Sindaco si sia spesso contraddistinto per atteggiamenti incomprensibili di politica interna e addirittura, testualmente dalla relazione " tessitore di una fitta rete di rapporti contigui tra politica e criminalità organizzata". Riprendendo i risultati di una specifica indagine dell'ENAC (l'ente anti-corruzione), la Commissione ha rimarcato come molte scelte del Comune siano state fatte senza rispettare i principi di economicità, imparzialità e buon andamento della Pubblica Amministrazione, con la presenza di tanti atti censurabili ed illegittimi uno fra tutti lo spacchettamento degli appalti per i lavori di ristrutturazione del Castello Medievale, che ha portato ad un esborso triplicato rispetto alle iniziali previsioni.
La Commissione non ha tralasciato poi l'argomento Parco Verde, una delle ferite più sanguinanti del territorio. I tecnici hanno sottolineato come nel quartiere periferico sia in corso, ormai da decenni, un vero fenomeno migratorio che porta molti componenti dei clan di origine napoletana (Scampia,Secondigliano,Barra ecc...) a collocarsi nella zona e a dare vita a vere succursali delle loro principali piazze di spaccio di stupefacenti. Tali soggetti si insediano nel quartiere in maniera abusiva beffando qualsiasi procedura pubblica di affidamento degli alloggi. La Commissione ha sottolineato come l'amministrazione locale non abbia fatto nulla per evitare ciò nè abbia mai intrapreso qualsiasi attività di verifica della regolarità nelle assegnazioni degli alloggi del Parco. Anzi, sottolineando come subito dopo la vittoria elettorale del recente Sindaco, nel quartiere periferico si siano verificati grandi festeggiamenti nelle pubbliche vie, ha, in modo nemmeno troppo implicito, mosso un velato sospetto sulla preoccupante contiguità tra l'amministrazione e i clan criminali del quartiere. Ora il Commissario Prefettizio reggerà le redini dell'Ente allo scopo di normalizzare la situazione e ripristinare un minimo di regolarità nelle attività del Comune; la nostra paura è che si tratti di un leggero palliativo, la politica locale appare davvero senza speranza.