Vivere oggi nella società degli eccessi.
16 Giugno 2018
di Miriam Fontana
La nostra società muta di continuo e non sempre in meglio.
Ormai è una cosa acclarata da tutti, persone comuni e studiosi: la nostra è la società dell’eccesso, una società in cui vivere al massimo, sempre e comunque è diventata una regola sacra. Gli eccessi sono diventati i nostri vizi, impossibili da eliminare e che si auto-producono. Siamo diventati schiavi del tutto e subito, delle smanie di possesso, del vivere sopra le righe, la «società dell’eccesso» dove il troppo è diventato normale e il senso della misura e dei limiti qualcosa di antico, che sa di vecchio e quindi da evitare. Questo tipo di attualità così rappresenta la fase matura della società dei consumi, caratterizzata, per un verso, da una continua crescita quantitativa di beni che ci circondano e dall’altro verso dal crollo delle categorie di riferimento sia nelle relazioni umane sia nelle categorie esistenziali.
Il consumismo eccessivo si accompagna ad un patologico attivismo frenetico, questa mobilità incontinente produce una voglia di stare in più posti, essere presente sempre, in ogni aspetto, una sorta di delirio di onnipotenza. Un’esortazione, questa che conferma come ormai non ci sia quasi più, persino materialmente, il tempo di chiedersi se ciò che si sta facendo ha senso, conviene economicamente, comporta reali vantaggi, produce maggiore benessere. Insomma tesi e antitesi non riescono, o perlomeno non sembrano più in grado di trovare una sintesi.
Di risolversi in una rassicurante via di mezzo, in un ragionevole compromesso, in un conveniente riequilibrio. «Sazi e disperati» oppure «malessere da benessere» sono espressioni ormai logore. Abusate. Non lo è invece ribadire cose molto semplici: proprio e solo ciò che più temiamo e che si inscrive nell’ordine dell’austerità e della sobrietà, comunque del desiderio razionale da non confondere con una concezione distruttiva del consumo, oltre che di noi stessi e della nostra vita. Forti della consapevolezza che ormai le soglie di sostenibilità sono state tutte e in ogni campo superate. Dunque l’unica salvezza è fermarsi, rallentare i ritmi e capire che chi si ferma non è perduto, come dice il proverbio, ma è salvo. Salvo dalla società degli eccessi.
Ormai è una cosa acclarata da tutti, persone comuni e studiosi: la nostra è la società dell’eccesso, una società in cui vivere al massimo, sempre e comunque è diventata una regola sacra. Gli eccessi sono diventati i nostri vizi, impossibili da eliminare e che si auto-producono. Siamo diventati schiavi del tutto e subito, delle smanie di possesso, del vivere sopra le righe, la «società dell’eccesso» dove il troppo è diventato normale e il senso della misura e dei limiti qualcosa di antico, che sa di vecchio e quindi da evitare. Questo tipo di attualità così rappresenta la fase matura della società dei consumi, caratterizzata, per un verso, da una continua crescita quantitativa di beni che ci circondano e dall’altro verso dal crollo delle categorie di riferimento sia nelle relazioni umane sia nelle categorie esistenziali.
Il consumismo eccessivo si accompagna ad un patologico attivismo frenetico, questa mobilità incontinente produce una voglia di stare in più posti, essere presente sempre, in ogni aspetto, una sorta di delirio di onnipotenza. Un’esortazione, questa che conferma come ormai non ci sia quasi più, persino materialmente, il tempo di chiedersi se ciò che si sta facendo ha senso, conviene economicamente, comporta reali vantaggi, produce maggiore benessere. Insomma tesi e antitesi non riescono, o perlomeno non sembrano più in grado di trovare una sintesi.
Di risolversi in una rassicurante via di mezzo, in un ragionevole compromesso, in un conveniente riequilibrio. «Sazi e disperati» oppure «malessere da benessere» sono espressioni ormai logore. Abusate. Non lo è invece ribadire cose molto semplici: proprio e solo ciò che più temiamo e che si inscrive nell’ordine dell’austerità e della sobrietà, comunque del desiderio razionale da non confondere con una concezione distruttiva del consumo, oltre che di noi stessi e della nostra vita. Forti della consapevolezza che ormai le soglie di sostenibilità sono state tutte e in ogni campo superate. Dunque l’unica salvezza è fermarsi, rallentare i ritmi e capire che chi si ferma non è perduto, come dice il proverbio, ma è salvo. Salvo dalla società degli eccessi.
L'evanescenza dei favolosi anni '80.
di Miriam Fontana 28 Aprile 2018
Un decennio che non si dimentica, nel bene e nel male.
Quasi ciclicamente nella nostra società assistiamo al solito ritorno degli anni ’80. Una specie di malinconica nostalgia che con la mente ci porta a ricordare come fossero allegri e spensierati quelli anni favolosi, gli anni dell’apparenza e dell’evanescenza. Gli spot televisivi indimenticabili dell’epoca, passando naturalmente da classifiche di intramontabili hit, mitici film, oggetti culto come quelli della moda paninara, giochi per i bambini, brand e telefilm. Per chi ha vissuto quel periodo da ragazzo, adulto ma anche da bambino, spesso quando ci si imbatte su internet su pagine e settori dedicati agli anni ’80 si rimane ipnotizzati e ci si perde nella voglia di ricordare quegli anni. La possibilità di mostrare quei contenuti ritrovati alle persone, amici o altri, che non hanno vissuto quella decade crea un vero divertimento del viaggio tra i ricordi, qualcosa da condividere e commentare insieme a chi li ha vissuti con noi. Ma una domanda sorge spontanea: a cosa è dovuto il successo di quegli anni passati?
Forse al pensiero di quando eravamo giovani, di un’epoca felice, della spensieratezza o del mondo che stava cambiando? E poi soprattutto, esiste qualcosa in comune tra gli Ottanta e i nostri giorni? Quegli anni furono gli anni dell’edonismo spinto, della Milano da bere, vera capitale economica del paese, gli anni della leggerezza sociale e delle strampe teorie economiche, che tanti danni faranno poi sui decenni avvenire. Sono stati anche gli anni in cui si sviluppava e diventava egemonico, da Reagan negli Usa e da Margaret Thatcher in Gran Bretagna il neoliberismo, che non è solo una ideologia economica quanto soprattutto sociale (nel senso che suo obiettivo è produrre una società neoliberista basata sulla esasperazione dell’individualismo – e la stessa Thatcher sosteneva che: ‘La società non esiste, esistono solo gli individui’)». Scoppiava il fenomeno degli yuppies, giovani che si immettono nel mondo del lavoro con fare rapace e materialista il cui unico scopo è fare carriera e soldi in fretta, senza ideali né etica. Il grande cambiamento degli ’80 si nota enormemente rispetto al decennio precedente: mentre i ’70 furono gli anni dell’esasperazione politica, dell’impegno teorico, delle paure del terrorismo e delle bombe nelle città, insomma un decennio socialmente ed economicamente pesantissimo, con due crisi petrolifere (1973 e 1979), l’austerità, le domeniche senza auto, il Natale senza luminarie, la tv che si spegneva alle 22.30 per risparmiare energia; anni di disoccupazione e di inflazione galoppante.
Gli anni ’80 sono stati allora un decennio che voleva rompere con il decennio precedente, un decennio che aveva come principale obiettivo quello di produrre divertimento e leggerezza in ogni aspetto, cancellare le tristezze e le angosce dei ’70. Nasce la tv commerciale, spazzando via il monopolio della RAI, una tv che vuole dare ottimismo ai consumatori, rassicurarli e spingerli a comprare; un ottimismo spinto soprattutto dai media (tv commerciale, in particolare), mentre oggi è spinto dai governi, dai mass media e l’ottimismo della Silicon Valley è il nuovo modello da adottare. Furono anni, gli ’80, in cui si invitava la gente a comprare per dimenticare, l’elogio del consumismo esasperato con tutto ciò di negativo che ne conseguirà. Alla fine ci resta un’unica e grande domanda: gli anni della corruzione politica sistemica, dell’anti Stato occulto, dell’esasperazione estetica, degli eccessi sociali ed economici e della spensieratezza forzata come antidoto ad anni precedenti eccessivamente angoscianti, sono stati utili o sono stati soltanto come una droga necessaria per guarire le ferite tristi della nostra società nel decennio precedente? Forse nella domanda c’è già la risposta.
Quasi ciclicamente nella nostra società assistiamo al solito ritorno degli anni ’80. Una specie di malinconica nostalgia che con la mente ci porta a ricordare come fossero allegri e spensierati quelli anni favolosi, gli anni dell’apparenza e dell’evanescenza. Gli spot televisivi indimenticabili dell’epoca, passando naturalmente da classifiche di intramontabili hit, mitici film, oggetti culto come quelli della moda paninara, giochi per i bambini, brand e telefilm. Per chi ha vissuto quel periodo da ragazzo, adulto ma anche da bambino, spesso quando ci si imbatte su internet su pagine e settori dedicati agli anni ’80 si rimane ipnotizzati e ci si perde nella voglia di ricordare quegli anni. La possibilità di mostrare quei contenuti ritrovati alle persone, amici o altri, che non hanno vissuto quella decade crea un vero divertimento del viaggio tra i ricordi, qualcosa da condividere e commentare insieme a chi li ha vissuti con noi. Ma una domanda sorge spontanea: a cosa è dovuto il successo di quegli anni passati?
Forse al pensiero di quando eravamo giovani, di un’epoca felice, della spensieratezza o del mondo che stava cambiando? E poi soprattutto, esiste qualcosa in comune tra gli Ottanta e i nostri giorni? Quegli anni furono gli anni dell’edonismo spinto, della Milano da bere, vera capitale economica del paese, gli anni della leggerezza sociale e delle strampe teorie economiche, che tanti danni faranno poi sui decenni avvenire. Sono stati anche gli anni in cui si sviluppava e diventava egemonico, da Reagan negli Usa e da Margaret Thatcher in Gran Bretagna il neoliberismo, che non è solo una ideologia economica quanto soprattutto sociale (nel senso che suo obiettivo è produrre una società neoliberista basata sulla esasperazione dell’individualismo – e la stessa Thatcher sosteneva che: ‘La società non esiste, esistono solo gli individui’)». Scoppiava il fenomeno degli yuppies, giovani che si immettono nel mondo del lavoro con fare rapace e materialista il cui unico scopo è fare carriera e soldi in fretta, senza ideali né etica. Il grande cambiamento degli ’80 si nota enormemente rispetto al decennio precedente: mentre i ’70 furono gli anni dell’esasperazione politica, dell’impegno teorico, delle paure del terrorismo e delle bombe nelle città, insomma un decennio socialmente ed economicamente pesantissimo, con due crisi petrolifere (1973 e 1979), l’austerità, le domeniche senza auto, il Natale senza luminarie, la tv che si spegneva alle 22.30 per risparmiare energia; anni di disoccupazione e di inflazione galoppante.
Gli anni ’80 sono stati allora un decennio che voleva rompere con il decennio precedente, un decennio che aveva come principale obiettivo quello di produrre divertimento e leggerezza in ogni aspetto, cancellare le tristezze e le angosce dei ’70. Nasce la tv commerciale, spazzando via il monopolio della RAI, una tv che vuole dare ottimismo ai consumatori, rassicurarli e spingerli a comprare; un ottimismo spinto soprattutto dai media (tv commerciale, in particolare), mentre oggi è spinto dai governi, dai mass media e l’ottimismo della Silicon Valley è il nuovo modello da adottare. Furono anni, gli ’80, in cui si invitava la gente a comprare per dimenticare, l’elogio del consumismo esasperato con tutto ciò di negativo che ne conseguirà. Alla fine ci resta un’unica e grande domanda: gli anni della corruzione politica sistemica, dell’anti Stato occulto, dell’esasperazione estetica, degli eccessi sociali ed economici e della spensieratezza forzata come antidoto ad anni precedenti eccessivamente angoscianti, sono stati utili o sono stati soltanto come una droga necessaria per guarire le ferite tristi della nostra società nel decennio precedente? Forse nella domanda c’è già la risposta.
Sui social ormai è guerra alle influencer.
di Miriam Fontana
Grosse novità su internet. Le dive del web sono sotto tiro.
Il mondo dei social è dominato dai cosiddetti fashion influencer, ossia ragazze soprattutto e ragazzi che ogni giorno con foto ed altri contenuti multimediali caricati nella rete promuovono in modo occulto mode e tendenze. L’Antitrust italiana, allineandosi alle altre agenzie per la concorrenza europee, imporrà il moltiplicarsi di “hastag legali” imposti dallo Stato, ossia un vero avviso presente sotto la foto o il video dell’influencer con cui si comprenda in modo chiaro che si tratti di un messaggio a scopo commerciale. L’Autorità Antitrust, con la collaborazione del Nucleo speciale Antitrust della Guardia di Finanza ha sollecitato già da alcuni mesi tutti gli operatori attivi in campagne di influencer marketing a conformarsi alle prescrizioni del Codice del Consumo, fornendo sempre indicazioni adeguate all’individuazione della natura commerciale dei social post.
Ma per i più profani, cosa diavolo sono le influencer? Con tale termine e con la parola influencer marketing si indica già da qualche hanno nel mondo della comunicazione la diffusione su blog, vlog e social network (Facebook, Instagram, Twitter, Youtube, Snapchat, Myspace) di foto, video e commenti che mostrano sostegno o approvazione per determinati brand, generando un effetto pubblicitario, ma senza palesare in modo chiaro e inequivocabile ai consumatori la finalità pubblicitaria della comunicazione. Spesso e volentieri dietro la pubblicazione di questi contenuti multimediali ci sono vere aziende ed agenzie pubblicitarie che in modo strategico e calcolato indicano agli influencer cosa caricare e come farlo, non a caso sono state proprio tali agenzie ad insorgere per la decisione dell’Antitrust e a gridare al autoritarismo. Leggendo in modo specifico il parere dell’Autorità italiana si evince che il fenomeno degli influencer marketing sta assumendo dimensioni crescenti, poiché gli influencer riescono a instaurare una relazione con i followers-consumatori, i quali percepiscono tali comunicazioni come consiglio derivante dall’ esperienza personale e non come comunicazione pubblicitaria.
Una sorta di pubblicità occulta che, potrebbe causare confusione nell’acquirente. Per questo, per far fronte alla presunta scorrettezza, è stato deciso di imporre la maggiore trasparenza e chiarezza sull’ eventuale contenuto pubblicitario dei post. L’Antitrust ha inviato delle specifiche lettere di moral suasion ad alcuni dei principali influencer e alle società titolari dei marchi visualizzati senza l’indicazione evidente della possibile natura promozionale della comunicazione. Ha sottolineato, qualora fosse ancora poco chiaro che il divieto di pubblicità occulta abbia portata generale e debba, dunque, essere applicato anche con riferimento alle comunicazioni diffuse tramite i social network, non potendo gli influencer spiegare in modo chiaro se stiano o meno promuovendo un brand.
Il mondo dei social è dominato dai cosiddetti fashion influencer, ossia ragazze soprattutto e ragazzi che ogni giorno con foto ed altri contenuti multimediali caricati nella rete promuovono in modo occulto mode e tendenze. L’Antitrust italiana, allineandosi alle altre agenzie per la concorrenza europee, imporrà il moltiplicarsi di “hastag legali” imposti dallo Stato, ossia un vero avviso presente sotto la foto o il video dell’influencer con cui si comprenda in modo chiaro che si tratti di un messaggio a scopo commerciale. L’Autorità Antitrust, con la collaborazione del Nucleo speciale Antitrust della Guardia di Finanza ha sollecitato già da alcuni mesi tutti gli operatori attivi in campagne di influencer marketing a conformarsi alle prescrizioni del Codice del Consumo, fornendo sempre indicazioni adeguate all’individuazione della natura commerciale dei social post.
Ma per i più profani, cosa diavolo sono le influencer? Con tale termine e con la parola influencer marketing si indica già da qualche hanno nel mondo della comunicazione la diffusione su blog, vlog e social network (Facebook, Instagram, Twitter, Youtube, Snapchat, Myspace) di foto, video e commenti che mostrano sostegno o approvazione per determinati brand, generando un effetto pubblicitario, ma senza palesare in modo chiaro e inequivocabile ai consumatori la finalità pubblicitaria della comunicazione. Spesso e volentieri dietro la pubblicazione di questi contenuti multimediali ci sono vere aziende ed agenzie pubblicitarie che in modo strategico e calcolato indicano agli influencer cosa caricare e come farlo, non a caso sono state proprio tali agenzie ad insorgere per la decisione dell’Antitrust e a gridare al autoritarismo. Leggendo in modo specifico il parere dell’Autorità italiana si evince che il fenomeno degli influencer marketing sta assumendo dimensioni crescenti, poiché gli influencer riescono a instaurare una relazione con i followers-consumatori, i quali percepiscono tali comunicazioni come consiglio derivante dall’ esperienza personale e non come comunicazione pubblicitaria.
Una sorta di pubblicità occulta che, potrebbe causare confusione nell’acquirente. Per questo, per far fronte alla presunta scorrettezza, è stato deciso di imporre la maggiore trasparenza e chiarezza sull’ eventuale contenuto pubblicitario dei post. L’Antitrust ha inviato delle specifiche lettere di moral suasion ad alcuni dei principali influencer e alle società titolari dei marchi visualizzati senza l’indicazione evidente della possibile natura promozionale della comunicazione. Ha sottolineato, qualora fosse ancora poco chiaro che il divieto di pubblicità occulta abbia portata generale e debba, dunque, essere applicato anche con riferimento alle comunicazioni diffuse tramite i social network, non potendo gli influencer spiegare in modo chiaro se stiano o meno promuovendo un brand.
Pornografia.Bene o male per la coppia?
di Miriam Fontana
Un fenomeno sempre nascosto. Ma che può essere utile.
Un tema sempre tabù nella nostra società è la pornografia. Se ne parla sempre, tutti sanno di cosa parliamo. Un fenomeno diffusissimo in tutte le lingue e per tutti i gusti. Un tabù lontano dall’ essere superato, anzi molto spesso condannato. Ma fa davvero così male? Molti anni fa era davvero un tema clandestino, esistevano le video cassette xxx e i giornaletti con cui chiudersi in bagno. Con l’arrivo di internet la pornografia è diventata facilmente accessibile, senza filtri, basta qualche click. Addirittura, grazie alla realtà virtuale, l’esperienza è ormai ancora più coinvolgente e realistica. In sostanza, il mondo del porno è stato sdoganato e, di conseguenza, critiche e allarmismi che ne denunciano la pericolosità sono aumentati. Ma esistono prove scientifiche che certificano la pericolosità della pornografia? La risposta alla domanda è difficile da dare perché presupporrebbe che diversi volontari si prestino a guardare in laboratorio e sotto osservazione materiale pornografico.
Situazione abbastanza imbarazzante. Tuttavia qualcuno si è sacrificato in nome della scienza. Dalla Washington University School of Medicine arriva la notizia che la nostra reattività alle immagini di sesso sia molto maggiore rispetto a tutti gli altri tipi di immagini. La cosa è giustificata dalla presenza nel cervello di una rete neurale specializzata nell’ elaborazione di stimoli biologicamente rilevanti.Monitorando il cervello di 28 persone mentre guardavano immagini pornografiche, sempre all’ università di Atlanta, hanno osservato che il cervello degli uomini si illumina a giorno mentre quello delle donne si accende poco. Ciò dimostra che i maschi sono molto più attratti dallo stimolo visivo. Da Berlino invece arriva la preoccupante notizia che gli uomini che consumano molta pornografia presentano il corpo striato, ovvero la parte del cervello che gestisce la sfera della ricompensa, più piccolo.
Se sia stato l’eccessivo consumo la causa della riduzione o se invece chi ha il copro striato più piccolo ha bisogno di più pornografia non è stato ancora capito.Nel 2005 è stato scoperto in Australia che dopo la visione di un film hard – in particolare del genere gang bang – la motilità degli spermatozoi aumenta. Il sintomo dovrebbe essere dovuto alla competizione spermatica: in presenza di un competitor, il liquido seminale diventa più combattivo.Diversi studi provenienti da tutto il mondo provano che la pornografia non provoca disfunzioni erettili, non rende sessualmente aggressivi e nella maggior parte dei casi non crea dipendenza. Sembra però che il porno alimenti atteggiamenti sessisti: porta gli uomini a preoccuparsi meno delle esigenze delle proprie partner e a sviluppare il senso del dominio.
Un tema sempre tabù nella nostra società è la pornografia. Se ne parla sempre, tutti sanno di cosa parliamo. Un fenomeno diffusissimo in tutte le lingue e per tutti i gusti. Un tabù lontano dall’ essere superato, anzi molto spesso condannato. Ma fa davvero così male? Molti anni fa era davvero un tema clandestino, esistevano le video cassette xxx e i giornaletti con cui chiudersi in bagno. Con l’arrivo di internet la pornografia è diventata facilmente accessibile, senza filtri, basta qualche click. Addirittura, grazie alla realtà virtuale, l’esperienza è ormai ancora più coinvolgente e realistica. In sostanza, il mondo del porno è stato sdoganato e, di conseguenza, critiche e allarmismi che ne denunciano la pericolosità sono aumentati. Ma esistono prove scientifiche che certificano la pericolosità della pornografia? La risposta alla domanda è difficile da dare perché presupporrebbe che diversi volontari si prestino a guardare in laboratorio e sotto osservazione materiale pornografico.
Situazione abbastanza imbarazzante. Tuttavia qualcuno si è sacrificato in nome della scienza. Dalla Washington University School of Medicine arriva la notizia che la nostra reattività alle immagini di sesso sia molto maggiore rispetto a tutti gli altri tipi di immagini. La cosa è giustificata dalla presenza nel cervello di una rete neurale specializzata nell’ elaborazione di stimoli biologicamente rilevanti.Monitorando il cervello di 28 persone mentre guardavano immagini pornografiche, sempre all’ università di Atlanta, hanno osservato che il cervello degli uomini si illumina a giorno mentre quello delle donne si accende poco. Ciò dimostra che i maschi sono molto più attratti dallo stimolo visivo. Da Berlino invece arriva la preoccupante notizia che gli uomini che consumano molta pornografia presentano il corpo striato, ovvero la parte del cervello che gestisce la sfera della ricompensa, più piccolo.
Se sia stato l’eccessivo consumo la causa della riduzione o se invece chi ha il copro striato più piccolo ha bisogno di più pornografia non è stato ancora capito.Nel 2005 è stato scoperto in Australia che dopo la visione di un film hard – in particolare del genere gang bang – la motilità degli spermatozoi aumenta. Il sintomo dovrebbe essere dovuto alla competizione spermatica: in presenza di un competitor, il liquido seminale diventa più combattivo.Diversi studi provenienti da tutto il mondo provano che la pornografia non provoca disfunzioni erettili, non rende sessualmente aggressivi e nella maggior parte dei casi non crea dipendenza. Sembra però che il porno alimenti atteggiamenti sessisti: porta gli uomini a preoccuparsi meno delle esigenze delle proprie partner e a sviluppare il senso del dominio.
Madre surrogata. Analisi di un fenomeno.
di Miriam Fontana
Avere un figlio a volte spinge ai limiti i principi dell'etica.
Il fenomeno della maternità surrogata, spesso chiamato utero in affitto, è in continua crescita, sia in Italia che soprattutto all'estero. Sono infatti sempre di più ogni anno le coppie ed i single che decidono di ricorrere a questo espediente per avere dei figli. Nel specifico stiamo parlando di una pratica riproduttiva artificiale, che consiste nell’impiantare ovulo e seme nell’utero della madre surrogata, pagandola affinché porti in grembo il figlio dei genitori che richiedono questo servizio. In questo modo è come se avvenisse un vero e proprio affitto dell'utero di una donna, che si sostituisce alla madre naturale durante la gestazione ed il parto.Nel caso di genitori eterosessuali in genere l’ovulo ed il seme appartengono alla coppia richiedente.
La possibilità di evitare la gestazione è utile nel caso di donne a rischio, nelle quali normalmente una gravidanza viene sconsigliata, sia per problemi di salute, che a causa dell’ età avanzata.In Italia, ad esempio, si stima che siano un centinaio le coppie che ogni anno partono per questa ragione. Esistono delle agenzie cliniche appositamente create per lo scopo, che mettono in contatto genitori e madre surrogata, gestendo tutte le pratiche e stipulando un vero e proprio contratto, il tutto nella totale legalità e trasparenza. Nonostante questo la maternità surrogata suscita un dibattito etico molto acceso, soprattutto per le modalità con le quali, in alcuni casi, vengono scelte le madri gestazionali ed a causa del mercato illegale che si sta sviluppando attorno a questa pratica. Molte donne infatti, soprattutto nei paesi del sud del mondo, sono costrette a fare di questa pratica il proprio mestiere, vendendo il proprio corpo per guadagnare dei soldi e sobbarcandosi così i rischi che ogni gravidanza comporta.Lo sfruttamento del corpo della donna e della gravidanza per fini economici, è la questione che suscita più sdegno nei detrattori di questa pratica, al pari di altre attività che fanno del corpo una merce, come la prostituzione.
Non solo lo svilimento della più sacra manifestazione della vita crea indignazione, ma anche la rinuncia alla maternità che le madri surrogate per contratto devono firmare. I fautori di tale pratica invece ne sottolineano l’utilità sociale, poiché fornisce ai genitori, che non possono avere figli in maniera naturale, un’opportunità per diventarlo. Inoltre le numerose agenzie che si occupano di questa pratica, scelgono le portatrici con cura e chi decide di diventare madre surrogato è in molti casi completamente conscia, oltre che ovviamente consenziente, rispetto alla propria scelta, ed è su questa strada che si stanno facendo dei passi avanti per legalizzare questo fenomeno.In Europa si sta muovendo in tal senso l’associazione per i diritti omosessuali Homoparentalites, che ha presentato a Bruxelles una proposta per regolamentare la pratica degli uteri in affitto. La questione è ancora aperta, come per altre grandi tematiche che hanno scosso l’opinione pubblica in passato, il dibattito intorno a questo argomento sembra non accennare a trovare un punto di convergenza nei paesi dove ancora questa pratica è illegale.
Il fenomeno della maternità surrogata, spesso chiamato utero in affitto, è in continua crescita, sia in Italia che soprattutto all'estero. Sono infatti sempre di più ogni anno le coppie ed i single che decidono di ricorrere a questo espediente per avere dei figli. Nel specifico stiamo parlando di una pratica riproduttiva artificiale, che consiste nell’impiantare ovulo e seme nell’utero della madre surrogata, pagandola affinché porti in grembo il figlio dei genitori che richiedono questo servizio. In questo modo è come se avvenisse un vero e proprio affitto dell'utero di una donna, che si sostituisce alla madre naturale durante la gestazione ed il parto.Nel caso di genitori eterosessuali in genere l’ovulo ed il seme appartengono alla coppia richiedente.
La possibilità di evitare la gestazione è utile nel caso di donne a rischio, nelle quali normalmente una gravidanza viene sconsigliata, sia per problemi di salute, che a causa dell’ età avanzata.In Italia, ad esempio, si stima che siano un centinaio le coppie che ogni anno partono per questa ragione. Esistono delle agenzie cliniche appositamente create per lo scopo, che mettono in contatto genitori e madre surrogata, gestendo tutte le pratiche e stipulando un vero e proprio contratto, il tutto nella totale legalità e trasparenza. Nonostante questo la maternità surrogata suscita un dibattito etico molto acceso, soprattutto per le modalità con le quali, in alcuni casi, vengono scelte le madri gestazionali ed a causa del mercato illegale che si sta sviluppando attorno a questa pratica. Molte donne infatti, soprattutto nei paesi del sud del mondo, sono costrette a fare di questa pratica il proprio mestiere, vendendo il proprio corpo per guadagnare dei soldi e sobbarcandosi così i rischi che ogni gravidanza comporta.Lo sfruttamento del corpo della donna e della gravidanza per fini economici, è la questione che suscita più sdegno nei detrattori di questa pratica, al pari di altre attività che fanno del corpo una merce, come la prostituzione.
Non solo lo svilimento della più sacra manifestazione della vita crea indignazione, ma anche la rinuncia alla maternità che le madri surrogate per contratto devono firmare. I fautori di tale pratica invece ne sottolineano l’utilità sociale, poiché fornisce ai genitori, che non possono avere figli in maniera naturale, un’opportunità per diventarlo. Inoltre le numerose agenzie che si occupano di questa pratica, scelgono le portatrici con cura e chi decide di diventare madre surrogato è in molti casi completamente conscia, oltre che ovviamente consenziente, rispetto alla propria scelta, ed è su questa strada che si stanno facendo dei passi avanti per legalizzare questo fenomeno.In Europa si sta muovendo in tal senso l’associazione per i diritti omosessuali Homoparentalites, che ha presentato a Bruxelles una proposta per regolamentare la pratica degli uteri in affitto. La questione è ancora aperta, come per altre grandi tematiche che hanno scosso l’opinione pubblica in passato, il dibattito intorno a questo argomento sembra non accennare a trovare un punto di convergenza nei paesi dove ancora questa pratica è illegale.
Donne e calcio.Un'unione quasi perfetta.
di Miriam Fontana
Il mondo e la società cambiano.Adesso anche le donne adorano il calcio.
Le donne col passare degli anni si sono sempre più avvicinate al mondo del calcio tanto da trasformarsi spesso in vere tifose sfegatate, che condividono questa passione con il proprio partner. Ma una vecchia leggenda è il momento di capovolgere: il calcio è roba da soli uomini?È giunto ora il tempo di sfatare questo mito perché le donne sedute tra le tribune di uno stadio o dietro uno schermo per tifare la propria squadra del cuore stanno diventando sempre più numerose e agguerrite.Allo stesso modo aumenta il numero delle donne che scelgono di intraprendere come sport proprio il calcio e di quelle che ne conoscono termini e regole, le quali non vi guarderanno come un alieno alle parole “fuorigioco” o “marcatura in zona”.
Nonostante infatti esistano ancora un gran numero di appartenenti del gentil sesso che continuano ad odiare il calcio, perché il fidanzato o il marito le obbligano a passare a casa i fine settimana o le serate in cui c'è la Champions, sono altrettanto tante quelle che preferiscono condividere questa passione con il proprio partner.In alcuni casi si assiste addirittura a degli episodi ironici in cui all'interno di una coppia è la donna ad essere la tifosa sfegatata di turno, che costringe il proprio partner a chiudersi in un altra stanza per non disturbare quando gioca la propria squadra del cuore. Una situazione di tensione invece si verifica quando in una coppia si tifa per squadre differenti, e lì non c'è amore che regga: nel caso di un “derby” lui a volte spera in un pareggio, per non rischiare di passare la notte in bianco e su un divano nel caso in cui sia la squadra di lei a perdere.
Discorso diverso invece in caso di mondiali ed europei dove la passione in comune si trasforma in un'ottima momento da passare insieme: ed è soprattutto in quegli istanti che si può vedere una coppia sposata tener fede alla promessa di matrimonio quando cita “nella gioia e nel dolore”.Vero è inoltre che vi è una percentuale cospicua di donne che ne capiscono più calciatori che di calcio: sono informatissime sulla loro vita sentimentale, sul loro ultimo taglio di capelli, sul loro nuovo tatuaggio e su dove e con chi abbiano passato le vacanze, ma è altrettanto vero che sia piuttosto normale vedere una donna guardare 11 uomini che inseguono una palla su campo, che vedere un uomo fare altrettanto.Una passione quella della calcio che sta appassionando sempre più donne.Siete delle donne che amano il calcio? E voi uomini lo considerereste come un ulteriore motivo di attrazione?
Le donne col passare degli anni si sono sempre più avvicinate al mondo del calcio tanto da trasformarsi spesso in vere tifose sfegatate, che condividono questa passione con il proprio partner. Ma una vecchia leggenda è il momento di capovolgere: il calcio è roba da soli uomini?È giunto ora il tempo di sfatare questo mito perché le donne sedute tra le tribune di uno stadio o dietro uno schermo per tifare la propria squadra del cuore stanno diventando sempre più numerose e agguerrite.Allo stesso modo aumenta il numero delle donne che scelgono di intraprendere come sport proprio il calcio e di quelle che ne conoscono termini e regole, le quali non vi guarderanno come un alieno alle parole “fuorigioco” o “marcatura in zona”.
Nonostante infatti esistano ancora un gran numero di appartenenti del gentil sesso che continuano ad odiare il calcio, perché il fidanzato o il marito le obbligano a passare a casa i fine settimana o le serate in cui c'è la Champions, sono altrettanto tante quelle che preferiscono condividere questa passione con il proprio partner.In alcuni casi si assiste addirittura a degli episodi ironici in cui all'interno di una coppia è la donna ad essere la tifosa sfegatata di turno, che costringe il proprio partner a chiudersi in un altra stanza per non disturbare quando gioca la propria squadra del cuore. Una situazione di tensione invece si verifica quando in una coppia si tifa per squadre differenti, e lì non c'è amore che regga: nel caso di un “derby” lui a volte spera in un pareggio, per non rischiare di passare la notte in bianco e su un divano nel caso in cui sia la squadra di lei a perdere.
Discorso diverso invece in caso di mondiali ed europei dove la passione in comune si trasforma in un'ottima momento da passare insieme: ed è soprattutto in quegli istanti che si può vedere una coppia sposata tener fede alla promessa di matrimonio quando cita “nella gioia e nel dolore”.Vero è inoltre che vi è una percentuale cospicua di donne che ne capiscono più calciatori che di calcio: sono informatissime sulla loro vita sentimentale, sul loro ultimo taglio di capelli, sul loro nuovo tatuaggio e su dove e con chi abbiano passato le vacanze, ma è altrettanto vero che sia piuttosto normale vedere una donna guardare 11 uomini che inseguono una palla su campo, che vedere un uomo fare altrettanto.Una passione quella della calcio che sta appassionando sempre più donne.Siete delle donne che amano il calcio? E voi uomini lo considerereste come un ulteriore motivo di attrazione?
L'uomo e i robot. Quale futuro ci aspetta?
di Miriam Fontana
Il mondo della robotica fa progressi enormi e aumenta la nostra ansia.
Saranno senza dubbio indipendenti, coscienti e più forti di noi. Sono i robot del futuro, guidati da un’intelligenza artificiale che presto potrebbe superare l’uomo e metterlo in una situazione di svantaggio. Sembra la trama di un bel film ma invece è solo una delle ipotesi a cui è giunto Future of Life Institute un gruppo composto da esperti del settore e aziende che lavorano da anni nello sviluppo di applicazioni robotiche avanzate. Le preoccupazioni maggiori per i sostenitori dell’iniziativa, tra cui IBM, Microsoft e Deep Mind, acquisita un anno fa da Google, si concentrano sugli sviluppi di strumenti autonomi che potrebbero diventare totalmente indipendenti dall’intervento umano.
Si va dalle auto chi si guidano da sole ad armi belliche e piattaforme di sorveglianza, nate per supportare la società ma con il potenziale per ribellarsi e fondare una propria rete di controllo. Secondo i ricercatori è plausibile un futuro in cui le macchine potranno autogestirsi e rivoltarsi contro i loro stessi creatori. Il dubbio è sempre lo stesso: cosa fermerà i robot quando diventeranno senzienti e in grado di ragionare da soli? L’intelligenza artificiale è una grande sfida che può portare benefici insperati per l’umanità ed è quindi necessario capire in che modo tali benefici possono trasformarsi in insidie. Ma siamo sicuri che non si tratti solo di un’eccessiva preoccupazione magari influenzata proprio dal cinema e dai racconti fantascientifici. Ma basta guardare poco più in là per scoprire che i robot hanno già sostituito l’uomo in situazioni fino a poco tempo fa impensabili.
Ad esempio NAO è il piccolo robot programmabile sviluppato dalla Aldebaran Robotics per insegnare matematica e informatica agli alunni della scuola secondaria e già attivo in diverse classi degli Stati Uniti . Ma c’è chi ha ancora voglia ed energia per rivalorizzare il ruolo dell’uomo nella società del futuro. Parliamo delle cinque chiavi, ancora valide, che l’umanità deve saper utilizzare per vincere la battaglia contro la deriva della tecnica e della scienza: la padronanza delle maggiori teorie e interpretazioni del mondo; l’integrazione di idee e conoscenze di diverse aree disciplinari in un insieme coerente; la capacità di escogitare soluzioni a problemi nuovi; la consapevolezza delle differenze tra uomini e culture diverse; l’accettazione della propria responsabilità personale e generale. Elementi e procedimenti mentali che solo l’uomo è in grado di sviluppare e che nessuna macchina potrà mai fare propri
Saranno senza dubbio indipendenti, coscienti e più forti di noi. Sono i robot del futuro, guidati da un’intelligenza artificiale che presto potrebbe superare l’uomo e metterlo in una situazione di svantaggio. Sembra la trama di un bel film ma invece è solo una delle ipotesi a cui è giunto Future of Life Institute un gruppo composto da esperti del settore e aziende che lavorano da anni nello sviluppo di applicazioni robotiche avanzate. Le preoccupazioni maggiori per i sostenitori dell’iniziativa, tra cui IBM, Microsoft e Deep Mind, acquisita un anno fa da Google, si concentrano sugli sviluppi di strumenti autonomi che potrebbero diventare totalmente indipendenti dall’intervento umano.
Si va dalle auto chi si guidano da sole ad armi belliche e piattaforme di sorveglianza, nate per supportare la società ma con il potenziale per ribellarsi e fondare una propria rete di controllo. Secondo i ricercatori è plausibile un futuro in cui le macchine potranno autogestirsi e rivoltarsi contro i loro stessi creatori. Il dubbio è sempre lo stesso: cosa fermerà i robot quando diventeranno senzienti e in grado di ragionare da soli? L’intelligenza artificiale è una grande sfida che può portare benefici insperati per l’umanità ed è quindi necessario capire in che modo tali benefici possono trasformarsi in insidie. Ma siamo sicuri che non si tratti solo di un’eccessiva preoccupazione magari influenzata proprio dal cinema e dai racconti fantascientifici. Ma basta guardare poco più in là per scoprire che i robot hanno già sostituito l’uomo in situazioni fino a poco tempo fa impensabili.
Ad esempio NAO è il piccolo robot programmabile sviluppato dalla Aldebaran Robotics per insegnare matematica e informatica agli alunni della scuola secondaria e già attivo in diverse classi degli Stati Uniti . Ma c’è chi ha ancora voglia ed energia per rivalorizzare il ruolo dell’uomo nella società del futuro. Parliamo delle cinque chiavi, ancora valide, che l’umanità deve saper utilizzare per vincere la battaglia contro la deriva della tecnica e della scienza: la padronanza delle maggiori teorie e interpretazioni del mondo; l’integrazione di idee e conoscenze di diverse aree disciplinari in un insieme coerente; la capacità di escogitare soluzioni a problemi nuovi; la consapevolezza delle differenze tra uomini e culture diverse; l’accettazione della propria responsabilità personale e generale. Elementi e procedimenti mentali che solo l’uomo è in grado di sviluppare e che nessuna macchina potrà mai fare propri
Piccolo manuale per donne single.
di Miriam Fontana
Come essere single nei tempi moderni.
Esiste una regola non scritta dell’universo che è nota a tutti, ma nessuno osa parlarne ad alta voce (un codicillo della regola sostiene, infatti, che quando lo pronunciate ad alta voce diventa vero). Questa regola afferma che se siete single e dunque alla ricerca di un uomo – per diletto o per una storia seria – la vostra giornata è sicuramente più faticosa di quella di una donna che sì, avrà pure una montagna di panni da stirare (tutte camicie e tutte di lui) e un lavoro da mandare avanti, ma non deve pensare alla Ricerca, perché lei un uomo ce l’ha già. Ogni donna, prima di essere in coppia, ha vissuto i momenti snervanti della Ricerca, in tempi e luoghi variabili, momenti dedicati non solo alle normali attività della vita quotidiana – lavoro, famiglia, amiche, palestra – ma anche a quelle legate alla vita sociale. Essere single e mantenere uno standard di vita frizzante, a metà tra quello di Paris Hilton e le sorelle Kardashian, è un lavoro a tempo pieno, l’unico impiego per cui non ambiamo a un contratto a tempo indeterminato. Perché una donna single è doppiamente multitasking.
Deve pensare alla carriera, a tenere a bada i genitori o magari a gestire una casa, a riempire il frigo ogni tanto, a ricordarsi di buttare l’immondizia, di chiamare l’amica incinta, l’amica mollata, l’amica che torna a casa da Londra e fare un planning settimanale delle riunioni dell’ufficio. In tutto questo, deve ricordarsi di essere sempre al top delle sue possibilità.Deve essere potenzialmente sempre figa, allegra e in forma, perché non sa mai quando incontrerà l’uomo giusto, né quando le si parerà davanti una ghiotta occasione per mandare all’aria mesi di castità forzata. Dunque la sua migliore amica deve essere necessariamente la ceretta. Ricordate: un mondo in cui una donna non può permettersi di far prendere aria ai bulbi piliferi, almeno per un breve periodo, è un mondo crudele.La Ricerca, si badi bene, non è mai ostentata, perché la single non esce dicendo a sé stessa «Stasera rimorchio» oppure «Incontrerò l’uomo della mia vita, e non lo dirà nemmeno alle sue amiche: ogni uscita è apparentemente solo un occasione di vita sociale e dall’esterno sembrerà l’ennesima, meravigliosa serata senza vincoli di una ragazza libera che può fare ciò che le pare.La doppia fatica della donna single rispetto a una accoppiata non è data solo dai suoi sforzi quotidiani per essere sempre una gnocca da paura («Non si sa mai che lo incontri oggi…»), ma anche dalla grandissima forza di volontà che dimostra nel non apparire mai turbata dalla proliferazione di figli e matrimoni che le spuntano intorno.
Essendo notoriamente la più brillante e, per forza di cose, la meno affaticata dai problemi di coppia (cosa che le amiche fidanzate tendono a invidiarle non poco), è l’amica single a impegnarsi affinché il lieto fine per ognuna delle sue amiche meno single avvenga.E siccome è anche la più aggiornata, perché si tende a credere che una single abbia più tempo per dilettarsi nella lettura di “Cosmopolitan” e “Vanity Fair”, sarà a lei che verrà affidata l’organizzazione di ogni evento ideato da mente umana nel corso dei secoli per celebrare l’amore: intricata pianificazione di appuntamenti al buio per amiche disperate, addii al nubilato da favola, scherzi di matrimonio, Baby Shower, soffiate per sorprese di San Valentino.Per una single tutto ciò vuol dire fare il doppio della fatica, soprattutto quando deve avere a che fare con le sue amiche accoppiate, che, al suo cospetto, possono avere due tipi di atteggiamento: se sono felici tenderanno a minimizzare la vita di coppia e la serenità che ne traggono per evitare di ferirla; se sono insoddisfatte trascorreranno la maggior parte del tempo a invidiarle lo status di donna senza legami, destando la conseguente minimizzazione da parte sua dell’effettiva libertà di cui gode per non ferire i loro sentimenti.In quello che sembra un circolo vizioso senza via d’uscita, tutti però vivono in serenità i loro ruoli, perché conoscono un’altra regola non scritta dell’universo: la Ricerca ha sempre una fine (definitiva o temporanea) ed è democratica: ruota vorticosamente, senza discriminazioni.
Esiste una regola non scritta dell’universo che è nota a tutti, ma nessuno osa parlarne ad alta voce (un codicillo della regola sostiene, infatti, che quando lo pronunciate ad alta voce diventa vero). Questa regola afferma che se siete single e dunque alla ricerca di un uomo – per diletto o per una storia seria – la vostra giornata è sicuramente più faticosa di quella di una donna che sì, avrà pure una montagna di panni da stirare (tutte camicie e tutte di lui) e un lavoro da mandare avanti, ma non deve pensare alla Ricerca, perché lei un uomo ce l’ha già. Ogni donna, prima di essere in coppia, ha vissuto i momenti snervanti della Ricerca, in tempi e luoghi variabili, momenti dedicati non solo alle normali attività della vita quotidiana – lavoro, famiglia, amiche, palestra – ma anche a quelle legate alla vita sociale. Essere single e mantenere uno standard di vita frizzante, a metà tra quello di Paris Hilton e le sorelle Kardashian, è un lavoro a tempo pieno, l’unico impiego per cui non ambiamo a un contratto a tempo indeterminato. Perché una donna single è doppiamente multitasking.
Deve pensare alla carriera, a tenere a bada i genitori o magari a gestire una casa, a riempire il frigo ogni tanto, a ricordarsi di buttare l’immondizia, di chiamare l’amica incinta, l’amica mollata, l’amica che torna a casa da Londra e fare un planning settimanale delle riunioni dell’ufficio. In tutto questo, deve ricordarsi di essere sempre al top delle sue possibilità.Deve essere potenzialmente sempre figa, allegra e in forma, perché non sa mai quando incontrerà l’uomo giusto, né quando le si parerà davanti una ghiotta occasione per mandare all’aria mesi di castità forzata. Dunque la sua migliore amica deve essere necessariamente la ceretta. Ricordate: un mondo in cui una donna non può permettersi di far prendere aria ai bulbi piliferi, almeno per un breve periodo, è un mondo crudele.La Ricerca, si badi bene, non è mai ostentata, perché la single non esce dicendo a sé stessa «Stasera rimorchio» oppure «Incontrerò l’uomo della mia vita, e non lo dirà nemmeno alle sue amiche: ogni uscita è apparentemente solo un occasione di vita sociale e dall’esterno sembrerà l’ennesima, meravigliosa serata senza vincoli di una ragazza libera che può fare ciò che le pare.La doppia fatica della donna single rispetto a una accoppiata non è data solo dai suoi sforzi quotidiani per essere sempre una gnocca da paura («Non si sa mai che lo incontri oggi…»), ma anche dalla grandissima forza di volontà che dimostra nel non apparire mai turbata dalla proliferazione di figli e matrimoni che le spuntano intorno.
Essendo notoriamente la più brillante e, per forza di cose, la meno affaticata dai problemi di coppia (cosa che le amiche fidanzate tendono a invidiarle non poco), è l’amica single a impegnarsi affinché il lieto fine per ognuna delle sue amiche meno single avvenga.E siccome è anche la più aggiornata, perché si tende a credere che una single abbia più tempo per dilettarsi nella lettura di “Cosmopolitan” e “Vanity Fair”, sarà a lei che verrà affidata l’organizzazione di ogni evento ideato da mente umana nel corso dei secoli per celebrare l’amore: intricata pianificazione di appuntamenti al buio per amiche disperate, addii al nubilato da favola, scherzi di matrimonio, Baby Shower, soffiate per sorprese di San Valentino.Per una single tutto ciò vuol dire fare il doppio della fatica, soprattutto quando deve avere a che fare con le sue amiche accoppiate, che, al suo cospetto, possono avere due tipi di atteggiamento: se sono felici tenderanno a minimizzare la vita di coppia e la serenità che ne traggono per evitare di ferirla; se sono insoddisfatte trascorreranno la maggior parte del tempo a invidiarle lo status di donna senza legami, destando la conseguente minimizzazione da parte sua dell’effettiva libertà di cui gode per non ferire i loro sentimenti.In quello che sembra un circolo vizioso senza via d’uscita, tutti però vivono in serenità i loro ruoli, perché conoscono un’altra regola non scritta dell’universo: la Ricerca ha sempre una fine (definitiva o temporanea) ed è democratica: ruota vorticosamente, senza discriminazioni.
Il velo e il suo significato nel mondo arabo.
di Miriam Fontana
Facciamo un pò di luce su un argomento quasi misterioso.
Il tema del velo islamico è dibattuto da moltissimi anni nella società occidentali come in quelle mediorientali. Un argomento che scorre come un fiume visibile nel caso di determinate circostanze d’attualità e nascosto, ma pur sempre attivo, nel resto del tempo. Quel lembo di tessuto che copre i capelli di molte donne musulmane, interseca questioni sociali, politiche, teoretiche e filosofiche fra le più discusse e irrisolte: la condizione della donna, la libertà di culto, la possibilità di autodeterminarsi, il rapporto privacy-sicurezza, la difesa della dignità umana. Di qui la sua ostinata pervasività. Ma davvero chiunque prenda parola sull’ argomento ha gli strumenti per dire la propria? Già parlare di velo al singolare sarebbe un errore, le tipologie esistenti sono almeno 4.
uello più comune, usato dalla stragrande maggioranza delle musulmane, è l’Hijab, il velo che copre il capo e al massimo il collo, lasciando scoperto il viso. A seguire lo Chador, usato per lo più in Iran, un largo mantello nero che copre capo e spalle arrivando fino ai piedi, ma lasciando scoperto il volto. Ancora il Niqab, usato in Arabia Saudita e paesi limitrofi, anch’esso nero, copre il viso e presenta una fessura all’altezza degli occhi. Infine il Burqa, tipico dell’Afghanistan, è un ampio telo di colore azzurro che copre tutto il corpo, compreso viso e occhi, alla cui corrispondenza è applicato un tessuto traforato. È obbligatorio per le donne musulmane mettersi il velo? Le donne che decidono di portarlo devono coprirsi in presenza di tutti gli uomini con cui non c’è legame familiare, mentre possono mostrarsi a capo scoperto, oltre al marito, a tutti coloro con cui non è possibile sposarsi (figli, nonni, zii, fratelli, nipoti). Gli stati che lo prescrivono per legge sono in larga minoranza: Iran, Arabia saudita, Afghanistan.
Gli altri paesi a maggioranza musulmana, se pure spingano al suo uso tramite pressioni religiose e culturali, rimettono alla singola donna la scelta. Il Corano prescrive l’utilizzo del velo? Il testo non ne parla esplicitamente, tuttavia per molti esegeti è chiaro che lo prescriva, mentre per una minoranza di riformisti, non è possibile giungere a una conclusione simile. Se sono tutte coperte, in cosa consiste la femminilità per le musulmane? In Occidente è idea comune che una donna che porti il velo lo faccia per rendersi invisibile agli occhi di tutti. In realtà l’Islam prescrive al genere femminile di essere discreto, ma non mortificato. Il corpo deve essere curato e valorizzato. Sotto il velo i capelli possono essere tinti e acconciati nella maniera desiderata. Ci si può profumare, si possono truccare occhi e labbra, si possono decorare unghie e mani con l’henné. È solo richiesta attenzione nell’uso di cosmetici halal, cioè privi di alcool e di derivati di animali considerati proibiti.
Il tema del velo islamico è dibattuto da moltissimi anni nella società occidentali come in quelle mediorientali. Un argomento che scorre come un fiume visibile nel caso di determinate circostanze d’attualità e nascosto, ma pur sempre attivo, nel resto del tempo. Quel lembo di tessuto che copre i capelli di molte donne musulmane, interseca questioni sociali, politiche, teoretiche e filosofiche fra le più discusse e irrisolte: la condizione della donna, la libertà di culto, la possibilità di autodeterminarsi, il rapporto privacy-sicurezza, la difesa della dignità umana. Di qui la sua ostinata pervasività. Ma davvero chiunque prenda parola sull’ argomento ha gli strumenti per dire la propria? Già parlare di velo al singolare sarebbe un errore, le tipologie esistenti sono almeno 4.
uello più comune, usato dalla stragrande maggioranza delle musulmane, è l’Hijab, il velo che copre il capo e al massimo il collo, lasciando scoperto il viso. A seguire lo Chador, usato per lo più in Iran, un largo mantello nero che copre capo e spalle arrivando fino ai piedi, ma lasciando scoperto il volto. Ancora il Niqab, usato in Arabia Saudita e paesi limitrofi, anch’esso nero, copre il viso e presenta una fessura all’altezza degli occhi. Infine il Burqa, tipico dell’Afghanistan, è un ampio telo di colore azzurro che copre tutto il corpo, compreso viso e occhi, alla cui corrispondenza è applicato un tessuto traforato. È obbligatorio per le donne musulmane mettersi il velo? Le donne che decidono di portarlo devono coprirsi in presenza di tutti gli uomini con cui non c’è legame familiare, mentre possono mostrarsi a capo scoperto, oltre al marito, a tutti coloro con cui non è possibile sposarsi (figli, nonni, zii, fratelli, nipoti). Gli stati che lo prescrivono per legge sono in larga minoranza: Iran, Arabia saudita, Afghanistan.
Gli altri paesi a maggioranza musulmana, se pure spingano al suo uso tramite pressioni religiose e culturali, rimettono alla singola donna la scelta. Il Corano prescrive l’utilizzo del velo? Il testo non ne parla esplicitamente, tuttavia per molti esegeti è chiaro che lo prescriva, mentre per una minoranza di riformisti, non è possibile giungere a una conclusione simile. Se sono tutte coperte, in cosa consiste la femminilità per le musulmane? In Occidente è idea comune che una donna che porti il velo lo faccia per rendersi invisibile agli occhi di tutti. In realtà l’Islam prescrive al genere femminile di essere discreto, ma non mortificato. Il corpo deve essere curato e valorizzato. Sotto il velo i capelli possono essere tinti e acconciati nella maniera desiderata. Ci si può profumare, si possono truccare occhi e labbra, si possono decorare unghie e mani con l’henné. È solo richiesta attenzione nell’uso di cosmetici halal, cioè privi di alcool e di derivati di animali considerati proibiti.
I social come auto-celebrazione di se.
di Miriam Fontana
Un sguardo attento e critico sull'uso dei social network.
I social ti permettono di restare in contatto con amici vicini e lontani, di mantenerti aggiornato in modo costante, di raccontare e raccontarti. Di confrontare e confrontarti. I social network sono parte integrante della nostra vita quotidiana. I social sono diventati da subito il luogo ideale per raccontare storie. Sono piattaforme in cui ognuno di noi può costruire la propria personalissima forma di storytelling di sé stesso. Sono la piattaforma di maggior successo per raccontare la “nostra” storia. Sui social raccontiamo il romanzo della nostra vita: una nostra personale versione, riveduta e corretta della realtà. Ma perchè lo facciamo? Per affascinare e attrarre del potenziale pubblico: farlo è molto facile e ci viene assolutamente spontaneo! Quando si parla di social network, la prima cosa che ci viene in mente è Facebook.
Conosciuto da tutti, in tutto il mondo, è un fenomeno di portata mondiale. Di certo non serviva Facebook per comprendere che gran parte della comunicazione contemporanea è intrattenimento. I temi del divertimento e dell’intrattenimento sono entrati tardivamente nella scena di internet. Abbiamo atteso Facebook, e poi naturalmente l’iPhone di Apple. Instagram e Pinterest hanno reinventato il concetto visual; Twitter e Facebook dell’ironia e della socialità; LinkedIn della giusta forma di professionalità (anche se non sempre vale per tutti).Non si tratta di mentire: ciò che raccontiamo risiede in un punto di vista. Il nostro. L’idea alla base, in parte geniale e in parte molto discutibile, è stata quella di misurare il mondo e le persone attraverso i like. I “mi piace” sono divenuti in brevissimo tempo una sorta di carburante per le persone. Ricreano uno stato di intenso coinvolgimento e benessere. I social network ci forniscono un pubblico.
Avere attenzione dalle persone è il massimo e il più istintivo mezzo di gratificazione. Perché? Perché ci rende felici. Punto. Vogliamo attenzione, pretendiamo attenzione. Sapere che qualcuno ci segue su qualche social network ci rende felici. Ci fa sentire ascoltati e compresi. Più persone abbiamo nella nostra schiera di seguaci sui social, più felici, ascoltati e compresi ci sentiamo. I social network hanno successo perchè ci fanno sembrare quello che vogliamo agli occhi di chi ci segue. E di solito scegliamo un’immagine migliore, un’immagine di successo. Con i social network diventiamo tutti protagonisti: tutto ciò che pubblichiamo diventa forma di auto-celebrazione.
I social ti permettono di restare in contatto con amici vicini e lontani, di mantenerti aggiornato in modo costante, di raccontare e raccontarti. Di confrontare e confrontarti. I social network sono parte integrante della nostra vita quotidiana. I social sono diventati da subito il luogo ideale per raccontare storie. Sono piattaforme in cui ognuno di noi può costruire la propria personalissima forma di storytelling di sé stesso. Sono la piattaforma di maggior successo per raccontare la “nostra” storia. Sui social raccontiamo il romanzo della nostra vita: una nostra personale versione, riveduta e corretta della realtà. Ma perchè lo facciamo? Per affascinare e attrarre del potenziale pubblico: farlo è molto facile e ci viene assolutamente spontaneo! Quando si parla di social network, la prima cosa che ci viene in mente è Facebook.
Conosciuto da tutti, in tutto il mondo, è un fenomeno di portata mondiale. Di certo non serviva Facebook per comprendere che gran parte della comunicazione contemporanea è intrattenimento. I temi del divertimento e dell’intrattenimento sono entrati tardivamente nella scena di internet. Abbiamo atteso Facebook, e poi naturalmente l’iPhone di Apple. Instagram e Pinterest hanno reinventato il concetto visual; Twitter e Facebook dell’ironia e della socialità; LinkedIn della giusta forma di professionalità (anche se non sempre vale per tutti).Non si tratta di mentire: ciò che raccontiamo risiede in un punto di vista. Il nostro. L’idea alla base, in parte geniale e in parte molto discutibile, è stata quella di misurare il mondo e le persone attraverso i like. I “mi piace” sono divenuti in brevissimo tempo una sorta di carburante per le persone. Ricreano uno stato di intenso coinvolgimento e benessere. I social network ci forniscono un pubblico.
Avere attenzione dalle persone è il massimo e il più istintivo mezzo di gratificazione. Perché? Perché ci rende felici. Punto. Vogliamo attenzione, pretendiamo attenzione. Sapere che qualcuno ci segue su qualche social network ci rende felici. Ci fa sentire ascoltati e compresi. Più persone abbiamo nella nostra schiera di seguaci sui social, più felici, ascoltati e compresi ci sentiamo. I social network hanno successo perchè ci fanno sembrare quello che vogliamo agli occhi di chi ci segue. E di solito scegliamo un’immagine migliore, un’immagine di successo. Con i social network diventiamo tutti protagonisti: tutto ciò che pubblichiamo diventa forma di auto-celebrazione.
Un piano per abbattere il consumismo.
di Miriam Fontana
Basta vivere come il prodotto di un enorme supermercato.
Per cominciare una sana e consapevole lotta al consumismo imperante nella nostra società serve dedizione e costanza e soprattutto un vero piano. La prima tappa è prendere coscienza dei propri condizionamenti. Il primo portatore di condizionamenti è la televisione. La nostra prima scelta sarà di liberarcene. Così come la società dei consumi riduce l’uomo alla sua dimensione economica – consumatore -, la televisione riduce l’informazione alla superficie, l’immagine. Media della passività, quindi della sottomissione, non smette di far regredire gli individui. Per sua natura, la televisione richiede la rapidità, non tollera i discorsi approfonditi. La televisione inquina al momento della sua produzione, durante l’utilizzo e poi come rifiuto. Noi le preferiamo la nostra vita interiore, la creatività, imparare a fare musica, fare ed assistere a spettacoli viventi... Per tenerci informati abbiamo delle scelte: la radio, la lettura, il teatro, il cinema, incontrare gente.
Altra fase basilare riguarda l’automobile è il simbolo della società dei consumi. Riservata al 20% degli abitanti della terra, i più ricchi, porta inesorabilmente al suicidio ecologico per la distruzione delle risorse naturali (necessarie per la sua produzione) o per i diversi tipi di inquinamento tra cui l’aumento dell’effetto serra. L’automobile provoca guerre per il petrolio di cui l’ultima per data è il conflitto iracheno. L’automobile porta anche come conseguenza una guerra sociale che provoca un morto ogni ora solamente in Francia. L’automobile è uno dei flagelli ecologici e sociali del nostro tempo. Noi le preferiamo: il rifiuto dell’ipermobilità. La volontà di abitare vicino al luogo di lavoro. Camminare a piedi, andare in bicicletta, prendere il treno, utilizzare i trasporti collettivi.Il sistema genera dei bisogni che diventano delle dipendenze. Ciò che è artificiale diventa naturale. Come numero di oggetti della società dei consumi, il telefonino è un falso bisogno creato apposta dalla pubblicità. “Con la telefonia mobile, siete mobilitabili in un istante”. Assieme al telefonino butteremo via i forni a micro-onde, le falciatrici a motore, e tutti gli oggetti inutili della società dei consumi. Noi preferiamo al telefonino la posta, la parola, ma soprattutto cercheremo di vivere per noi stessi invece di cercare di riempire il vuoto esistenziale con degli oggetti. Un passo di grande importanza è inoltre il boicottaggio della grande distribuzione. Disumanizza il lavoro, inquina e sfigura le periferie, uccide i centri delle città, favorisce l’agricoltura intensiva, centralizza il capitale, ecc. La lista dei flagelli che rappresenta è troppo lunga per essere elencata qui. Noi le preferiamo: prima di tutto consumare meno, l’autoproduzione alimentare (l’orto), poi le botteghe di quartiere, le cooperative, l’artigianato. Questo ci porterà anche a consumare meno e a rifiutare i prodotti industriali. O meglio, mangiare vegetariano. Le condizioni di vita riservate agli animali di allevamento rivela la barbarie tecno-scientifica della nostra civiltà.
L’alimentazione carnea è anche un grosso problema ecologico. È meglio nutrirsi direttamente dei cereali che utilizzare il terreno agricolo per nutrire animali destinati al macello. Mangiare vegetariano, o comunque mangiare meno carne, ci porta anche una miglior igiene alimentare, meno ricca in calorie. Quando si compra una banana delle Antille, si consuma anche il petrolio necessario al suo trasporto verso i nostri paesi ricchi. Produrre e consumare localmente è una delle condizioni migliori per entrare nel movimento di decrescita, non in senso egoistico, chiaramente, ma al contrario perché ogni popolazione ritrovi la sua capacità di autosufficienza. Per esempio, quando un contadino africano coltiva delle noci di cacao per arricchire qualche dirigente corrotto, non coltiva di che nutrirsi e nutrire la sua comunità.La società dei consumi ci lascia la scelta: tra Pepsi-Cola e Coca-Cola per intenderci. Ci lascia delle scelte da consumatori. Il mercato non è né di destra, né di centro né di sinistra: lui impone la sua dittatura finanziaria avendo come obiettivo di rifiutare qualunque contraddittorio o conflitto di idee. La realtà sarà l’economia: gli umani si sottomettano. Questo totalitarismo è paradossalmente imposto in nome della libertà, di consumare. Lo status di consumatore è addirittura superiore a quello di essere umano. Noi preferiamo politicizzarci, come persone, nelle associazioni, nei partiti, per combattere la dittatura delle fabbriche. La democrazia esige una conquista permanente. La società dei consumi ha bisogno di consumatori servili e sottomessi che non desiderino più essere degli umani a tutto tondo. Arricchirsi sviluppando la propria vita interiore. Privilegiare la qualità della relazione con se stessi e con gli altri a detrimento della volontà di possedere degli oggetti che a loro volta vi possiederanno. Cambiamo ed il mondo cambierà.
Per cominciare una sana e consapevole lotta al consumismo imperante nella nostra società serve dedizione e costanza e soprattutto un vero piano. La prima tappa è prendere coscienza dei propri condizionamenti. Il primo portatore di condizionamenti è la televisione. La nostra prima scelta sarà di liberarcene. Così come la società dei consumi riduce l’uomo alla sua dimensione economica – consumatore -, la televisione riduce l’informazione alla superficie, l’immagine. Media della passività, quindi della sottomissione, non smette di far regredire gli individui. Per sua natura, la televisione richiede la rapidità, non tollera i discorsi approfonditi. La televisione inquina al momento della sua produzione, durante l’utilizzo e poi come rifiuto. Noi le preferiamo la nostra vita interiore, la creatività, imparare a fare musica, fare ed assistere a spettacoli viventi... Per tenerci informati abbiamo delle scelte: la radio, la lettura, il teatro, il cinema, incontrare gente.
Altra fase basilare riguarda l’automobile è il simbolo della società dei consumi. Riservata al 20% degli abitanti della terra, i più ricchi, porta inesorabilmente al suicidio ecologico per la distruzione delle risorse naturali (necessarie per la sua produzione) o per i diversi tipi di inquinamento tra cui l’aumento dell’effetto serra. L’automobile provoca guerre per il petrolio di cui l’ultima per data è il conflitto iracheno. L’automobile porta anche come conseguenza una guerra sociale che provoca un morto ogni ora solamente in Francia. L’automobile è uno dei flagelli ecologici e sociali del nostro tempo. Noi le preferiamo: il rifiuto dell’ipermobilità. La volontà di abitare vicino al luogo di lavoro. Camminare a piedi, andare in bicicletta, prendere il treno, utilizzare i trasporti collettivi.Il sistema genera dei bisogni che diventano delle dipendenze. Ciò che è artificiale diventa naturale. Come numero di oggetti della società dei consumi, il telefonino è un falso bisogno creato apposta dalla pubblicità. “Con la telefonia mobile, siete mobilitabili in un istante”. Assieme al telefonino butteremo via i forni a micro-onde, le falciatrici a motore, e tutti gli oggetti inutili della società dei consumi. Noi preferiamo al telefonino la posta, la parola, ma soprattutto cercheremo di vivere per noi stessi invece di cercare di riempire il vuoto esistenziale con degli oggetti. Un passo di grande importanza è inoltre il boicottaggio della grande distribuzione. Disumanizza il lavoro, inquina e sfigura le periferie, uccide i centri delle città, favorisce l’agricoltura intensiva, centralizza il capitale, ecc. La lista dei flagelli che rappresenta è troppo lunga per essere elencata qui. Noi le preferiamo: prima di tutto consumare meno, l’autoproduzione alimentare (l’orto), poi le botteghe di quartiere, le cooperative, l’artigianato. Questo ci porterà anche a consumare meno e a rifiutare i prodotti industriali. O meglio, mangiare vegetariano. Le condizioni di vita riservate agli animali di allevamento rivela la barbarie tecno-scientifica della nostra civiltà.
L’alimentazione carnea è anche un grosso problema ecologico. È meglio nutrirsi direttamente dei cereali che utilizzare il terreno agricolo per nutrire animali destinati al macello. Mangiare vegetariano, o comunque mangiare meno carne, ci porta anche una miglior igiene alimentare, meno ricca in calorie. Quando si compra una banana delle Antille, si consuma anche il petrolio necessario al suo trasporto verso i nostri paesi ricchi. Produrre e consumare localmente è una delle condizioni migliori per entrare nel movimento di decrescita, non in senso egoistico, chiaramente, ma al contrario perché ogni popolazione ritrovi la sua capacità di autosufficienza. Per esempio, quando un contadino africano coltiva delle noci di cacao per arricchire qualche dirigente corrotto, non coltiva di che nutrirsi e nutrire la sua comunità.La società dei consumi ci lascia la scelta: tra Pepsi-Cola e Coca-Cola per intenderci. Ci lascia delle scelte da consumatori. Il mercato non è né di destra, né di centro né di sinistra: lui impone la sua dittatura finanziaria avendo come obiettivo di rifiutare qualunque contraddittorio o conflitto di idee. La realtà sarà l’economia: gli umani si sottomettano. Questo totalitarismo è paradossalmente imposto in nome della libertà, di consumare. Lo status di consumatore è addirittura superiore a quello di essere umano. Noi preferiamo politicizzarci, come persone, nelle associazioni, nei partiti, per combattere la dittatura delle fabbriche. La democrazia esige una conquista permanente. La società dei consumi ha bisogno di consumatori servili e sottomessi che non desiderino più essere degli umani a tutto tondo. Arricchirsi sviluppando la propria vita interiore. Privilegiare la qualità della relazione con se stessi e con gli altri a detrimento della volontà di possedere degli oggetti che a loro volta vi possiederanno. Cambiamo ed il mondo cambierà.
Perchè ci piace tanto lo stile vintage?
di Miriam Fontana
La voglia di non dimenticare quel passato che ci da identità.
Io non sono di certo una grande amante dello stile vintage, se escludiamo qualche abitino anni ’50, due o tre borsette stile retrò e le foto in bianco e nero, non ho certo una vera passione per il vintage. Preferisco di gran lunga uno smartphone di ultima generazione ricco di mille app tecnologiche. Il fascino dell'eleganza antica non mi ripaga dell'efficienza e comodità delle nuove tecnologie, dall'entusiasmo di una invenzione curiosa che sa di modernità.Questo era il mio credo fino a qualche settimana fa quando ho scoperto che anche le nuove tecnologie si sono appassionate allo stile vintage. Dopo Instagram e Retrica, con i loro filtri color seppia, e dopo i programmi che consentono di realizzare filmini con l'iPhone come quelli degli anni '60 di mamma e papà, è arrivata Hanx writer una nuova app lanciata addirittura da Tom Hanks. Trasforma l'iPad in una vecchia macchina per scrivere, dando l'illusione di premere i tasti di una Olivetti di 40 anni fa, con tanto di tic tac, ding del carrello e swish del foglio.
Ci si può immaginare scrittori, alle prese con la pagina bianca, e così recuperare il senso del ritmo della scrittura, il pensiero lento, l'attenzione verso le parole, il segno indelebile del fare e rifare (cose che con la velocità del computer, il t9 del telefonino e l'auto correzione di word abbiamo perduto).Comporre lettere che sembrano uscite da un vecchio faldone e farle poi viaggiare veloci nel cyberspazio con una email.L'ho fatto anche io e sono entrata in una dimensione nostalgica, di flashback. Mi sono vista innamorata di una foto di Indro Montanelli con la sua Lettera 22 seduto su uno sgabello a scrivere un articolo. Sono tornata agli anni del liceo, a provare e riprovare a battere senza errori per consegnare una tesina di storia.Mi è sembrato di sentire l'odore del foglio, di toccare la carta carbone, di sporcarmi con l'inchiostro del nastro.... Tanto tempo fa.Allora mi sono chiesta: qual è stata la molla che ha spinto un attore di Hollywood a recuperare un oggetto del passato e a farlo diventare un'app, ovvero una delle trovate più rappresentative di questo secolo?Forse la voglia di concretezza in un mondo sempre più "liquido", la necessità di fermare il tempo in questa società che non conta più i minuti e le ore ma i millesimi di secondo, dove le invenzioni si rincorrono.
L'esigenza di avere una tradizione. Hanks ha detto che l'esperienza provata nella sua vita con ogni macchina per scrivere è stata una versione soft del cesellare le parole nella pietra. Dove l'importante era scolpire, fregandosene dei refusi, della sintassi zoppicante o dei caratteri tipografici.Ritornare all'essenza. E nel contempo andare avanti.Sposare le nuove tecnologie con la tradizione.Anche la Festa della Rete, a Rimini dal 12 al 14 settembre, avrà un panel sul vintage, dove blogger e critici di Internet racconteranno come si può dare un nuovo valore al passato proprio grazie alla tecnologia.E sempre negli stessi giorni a Padova c'è il Vintage festival dove si parlerà di cultura dell'immagine, di ricerca di stile, di arte e moda in chiave contemporary retrò. Perché in fondo il punto è uno solo: non riusciamo e non possiamo staccarci dal nostro passato, che è quello che ci da una identità oggi.Lo è per me, anche se sono circondata da gadget techno e amiche blogger.Lo è per voi. Non amate anche voi il vintage perché vi riporta a dei ricordi che non volete dimenticare?Perché ha il sapore della vostra infanzia, della nonna o della mamma? Di un periodo che volete recuperare?
Io non sono di certo una grande amante dello stile vintage, se escludiamo qualche abitino anni ’50, due o tre borsette stile retrò e le foto in bianco e nero, non ho certo una vera passione per il vintage. Preferisco di gran lunga uno smartphone di ultima generazione ricco di mille app tecnologiche. Il fascino dell'eleganza antica non mi ripaga dell'efficienza e comodità delle nuove tecnologie, dall'entusiasmo di una invenzione curiosa che sa di modernità.Questo era il mio credo fino a qualche settimana fa quando ho scoperto che anche le nuove tecnologie si sono appassionate allo stile vintage. Dopo Instagram e Retrica, con i loro filtri color seppia, e dopo i programmi che consentono di realizzare filmini con l'iPhone come quelli degli anni '60 di mamma e papà, è arrivata Hanx writer una nuova app lanciata addirittura da Tom Hanks. Trasforma l'iPad in una vecchia macchina per scrivere, dando l'illusione di premere i tasti di una Olivetti di 40 anni fa, con tanto di tic tac, ding del carrello e swish del foglio.
Ci si può immaginare scrittori, alle prese con la pagina bianca, e così recuperare il senso del ritmo della scrittura, il pensiero lento, l'attenzione verso le parole, il segno indelebile del fare e rifare (cose che con la velocità del computer, il t9 del telefonino e l'auto correzione di word abbiamo perduto).Comporre lettere che sembrano uscite da un vecchio faldone e farle poi viaggiare veloci nel cyberspazio con una email.L'ho fatto anche io e sono entrata in una dimensione nostalgica, di flashback. Mi sono vista innamorata di una foto di Indro Montanelli con la sua Lettera 22 seduto su uno sgabello a scrivere un articolo. Sono tornata agli anni del liceo, a provare e riprovare a battere senza errori per consegnare una tesina di storia.Mi è sembrato di sentire l'odore del foglio, di toccare la carta carbone, di sporcarmi con l'inchiostro del nastro.... Tanto tempo fa.Allora mi sono chiesta: qual è stata la molla che ha spinto un attore di Hollywood a recuperare un oggetto del passato e a farlo diventare un'app, ovvero una delle trovate più rappresentative di questo secolo?Forse la voglia di concretezza in un mondo sempre più "liquido", la necessità di fermare il tempo in questa società che non conta più i minuti e le ore ma i millesimi di secondo, dove le invenzioni si rincorrono.
L'esigenza di avere una tradizione. Hanks ha detto che l'esperienza provata nella sua vita con ogni macchina per scrivere è stata una versione soft del cesellare le parole nella pietra. Dove l'importante era scolpire, fregandosene dei refusi, della sintassi zoppicante o dei caratteri tipografici.Ritornare all'essenza. E nel contempo andare avanti.Sposare le nuove tecnologie con la tradizione.Anche la Festa della Rete, a Rimini dal 12 al 14 settembre, avrà un panel sul vintage, dove blogger e critici di Internet racconteranno come si può dare un nuovo valore al passato proprio grazie alla tecnologia.E sempre negli stessi giorni a Padova c'è il Vintage festival dove si parlerà di cultura dell'immagine, di ricerca di stile, di arte e moda in chiave contemporary retrò. Perché in fondo il punto è uno solo: non riusciamo e non possiamo staccarci dal nostro passato, che è quello che ci da una identità oggi.Lo è per me, anche se sono circondata da gadget techno e amiche blogger.Lo è per voi. Non amate anche voi il vintage perché vi riporta a dei ricordi che non volete dimenticare?Perché ha il sapore della vostra infanzia, della nonna o della mamma? Di un periodo che volete recuperare?
Uomo e donna.Chi è il più intelligente?
di Miriam Fontana
Esistono realmente differenze tra cervello femminile e maschile?
I dati che riceviamo negli ultimi tempi sul rapporto donna e scienza sono piuttosto contraddittori. Noi donne siamo spesso in minoranza rispetto ai colleghi in certi corsi di studio all’ università (in Europa tre ingegneri su quattro sono di sesso maschile secondo l’Eurostat), raramente premiate con riconoscimenti scientifici importanti, e quasi mai al comando di gruppi di ricerca (solo il 24% delle posizioni apicali in Italia è ricoperto da donne). Spesso molti hanno tentato di teorizzare una naturale predisposizione delle ragazze per certi settori più “concreti”. Le risposte, tra cui quella del gruppo di lavoro per le pari opportunità dell’Unione Matematica Italiana, non si sono fatte aspettare. La scarsa presenza femminile nella ricerca scientifica non è dovuta alla mancanza di doti innate ma è fortemente condizionata da convenzioni sociali dure a morire, ribattono matematici e matematiche.
Mentre in rete imperversava il botta e risposta ci siamo chiesti che cosa dicono le neuroscienze in proposito: ci sono differenze tra il cervello maschile e quello femminile? Non c’è nessuna prova che siano differenze biologiche di prestazioni cognitive tra i cervelli dei due sessi e chi è aggiornato sulle ultime ricerche lo sa molto bene”. Diversi gruppi di ricerca da decenni provano a indagare da un punto di vista scientifico la presenza di differenze, arrivando sempre alla stessa conclusione: sì, c’è un gap, ma le cause non sono biologiche. Le persone che prendono parte agli studi sono profondamente influenzate dalla società in cui vivono. Così succede che i ricercatori si trovano di fronte a risultati molto diversi a seconda dell’epoca e del luogo geografico in cui lavorano. “Se prendiamo gli ultimi 3 o 4 decenni di studi sulle prestazioni dei due sessi si vede in modo chiaro che le differenze si stanno attenuando. Questo significa che se alcune ricerche in passato hanno indicato un distacco tra donne e uomini, oggi vanno verso il pareggio. “In così pochi anni non può essere cambiata la genetica. Quello che sta cambiando sono i test che i ricercatori somministrano, la scuola che le partecipanti allo studio hanno frequentato e la famiglia in cui sono cresciute. A livello anatomico qualche differenza c’è. Per esempio il cervello maschile è più grande di quello femminile, dell’8% in media per la precisione. Questo, tuttavia, non significa che ci sia un riflesso sulle prestazioni.La storia delle dimensioni del cervello è una bufala ottocentesca a cui nessuno pensa più.
È ormai dimostrato scientificamente che avere un cervello più grande non significa essere più intelligenti.Eppure certe credenze sono dure a morire, nonostante ci siano diversi studi comportamentali che ammoniscono sulla eccessiva leggerezza con cui li prendiamo per veri o anche solo ci scherziamo sopra. La neuro scienza elenca una serie di ricerche che hanno dimostrato come le persone riescano a farsi influenzare dai luoghi comuni fino a peggiorare le proprie prestazioni. Durante gli esperimenti, se un gruppo di persone viene informato su una fantomatica ricerca che dimostra l’avversione femminile verso le materie scientifiche, i ricercatori registrano un gap tra i due sessi molto maggiore rispetto al gruppo di controllo che non ha ricevuto questa falsa notizia. Come se lo stigma riuscisse a imporsi fino a diventare reale. Allo stesso modo sappiamo che è possibile sfruttare queste credenze anche in positivo. Per esempio la storia che le donne sarebbero più brave a svolgere più compiti in contemporanea rispetto agli uomini spesso diventa vera per sopperire a necessità sociali e di vita quotidiana. E così noi donne finiamo per convincerci di essere più multitasking per natura.
I dati che riceviamo negli ultimi tempi sul rapporto donna e scienza sono piuttosto contraddittori. Noi donne siamo spesso in minoranza rispetto ai colleghi in certi corsi di studio all’ università (in Europa tre ingegneri su quattro sono di sesso maschile secondo l’Eurostat), raramente premiate con riconoscimenti scientifici importanti, e quasi mai al comando di gruppi di ricerca (solo il 24% delle posizioni apicali in Italia è ricoperto da donne). Spesso molti hanno tentato di teorizzare una naturale predisposizione delle ragazze per certi settori più “concreti”. Le risposte, tra cui quella del gruppo di lavoro per le pari opportunità dell’Unione Matematica Italiana, non si sono fatte aspettare. La scarsa presenza femminile nella ricerca scientifica non è dovuta alla mancanza di doti innate ma è fortemente condizionata da convenzioni sociali dure a morire, ribattono matematici e matematiche.
Mentre in rete imperversava il botta e risposta ci siamo chiesti che cosa dicono le neuroscienze in proposito: ci sono differenze tra il cervello maschile e quello femminile? Non c’è nessuna prova che siano differenze biologiche di prestazioni cognitive tra i cervelli dei due sessi e chi è aggiornato sulle ultime ricerche lo sa molto bene”. Diversi gruppi di ricerca da decenni provano a indagare da un punto di vista scientifico la presenza di differenze, arrivando sempre alla stessa conclusione: sì, c’è un gap, ma le cause non sono biologiche. Le persone che prendono parte agli studi sono profondamente influenzate dalla società in cui vivono. Così succede che i ricercatori si trovano di fronte a risultati molto diversi a seconda dell’epoca e del luogo geografico in cui lavorano. “Se prendiamo gli ultimi 3 o 4 decenni di studi sulle prestazioni dei due sessi si vede in modo chiaro che le differenze si stanno attenuando. Questo significa che se alcune ricerche in passato hanno indicato un distacco tra donne e uomini, oggi vanno verso il pareggio. “In così pochi anni non può essere cambiata la genetica. Quello che sta cambiando sono i test che i ricercatori somministrano, la scuola che le partecipanti allo studio hanno frequentato e la famiglia in cui sono cresciute. A livello anatomico qualche differenza c’è. Per esempio il cervello maschile è più grande di quello femminile, dell’8% in media per la precisione. Questo, tuttavia, non significa che ci sia un riflesso sulle prestazioni.La storia delle dimensioni del cervello è una bufala ottocentesca a cui nessuno pensa più.
È ormai dimostrato scientificamente che avere un cervello più grande non significa essere più intelligenti.Eppure certe credenze sono dure a morire, nonostante ci siano diversi studi comportamentali che ammoniscono sulla eccessiva leggerezza con cui li prendiamo per veri o anche solo ci scherziamo sopra. La neuro scienza elenca una serie di ricerche che hanno dimostrato come le persone riescano a farsi influenzare dai luoghi comuni fino a peggiorare le proprie prestazioni. Durante gli esperimenti, se un gruppo di persone viene informato su una fantomatica ricerca che dimostra l’avversione femminile verso le materie scientifiche, i ricercatori registrano un gap tra i due sessi molto maggiore rispetto al gruppo di controllo che non ha ricevuto questa falsa notizia. Come se lo stigma riuscisse a imporsi fino a diventare reale. Allo stesso modo sappiamo che è possibile sfruttare queste credenze anche in positivo. Per esempio la storia che le donne sarebbero più brave a svolgere più compiti in contemporanea rispetto agli uomini spesso diventa vera per sopperire a necessità sociali e di vita quotidiana. E così noi donne finiamo per convincerci di essere più multitasking per natura.
Ecco la nuova rivoluzione sessuale.
di Miriam Fontana
Nuova teoria sul vivere il sesso in modo libero e spensierato.
La preistoria non era un mondo fatto di bruttezza e caverne ma un universo di collaborazione reciproca e armonia, dove le donne contavano come gli uomini e dove soprattutto la sessualità era libera e aperta, senza gelosia né alcuna ossessione verso l’accertamento della paternità dei nuovi arrivati, tanto che la cura dei bambini era responsabilità di tutti. A sostenere questo scenario sono due studiosi statunitensi, Christian Ryan e Cecilia Jethà, nel saggio In principio era il sesso,che ha avuto grande eco e diviso la comunità scientifica statunitense. In questo caso basta guardare il presente: la metà dei matrimoni collassa sotto “un inarrestabile flusso di vorticosa frustrazione sessuale, di noia che uccide la libido, di tradimenti impulsivi, disfunzionalità, confusione e vergogna”.Le coppie che resistono sacrificano l’erotismo in nome della stabilità familiare e dell’intimità emotiva.
E non bastano “un po’ di candele qui e là, un po’ di lingerie sexy, una manciata di petali sparsi sul letto” a far tornare il desiderio, tanto è vero che l’adulterio esiste in tutti i paesi, compresi quelli che lo puniscono con la lapidazione. Ebbene, in tutti i primati che vivono in gruppo la monogamia è sconosciuta e il sesso libero e frequente, in particolare per i bonobo, è usato per allentare la tensione, stimolare la condivisione durante i pasti, riaffermare l’amicizia. Secondo questa narrazione, gli uomini e le donne sono schiavi dei loro opposti disegni biologici. Oltre ad essere infelicemente deterministica questa teoria sostiene che le donne scambino i propri servizi sessuali con l’accesso a determinate risorse, e il sesso si faccia solo in vista della riproduzione.
Non siamo dunque costretti a scegliere per forza tra la monogamia sessuale - che probabilmente porta il nostro matrimonio al fallimento, perché la passione si affievolisce naturalmente, anche se l’amore resta profondo – né alla separazione dai nostri partner che amiamo, con relativa disgregazione della famiglia e trauma per i figli. Un micro mondo di libertà in un pianeta dove, a dispetto dell’emancipazione, la maggior parte degli uomini e delle donne vivono ancora con sofferenza, paura e inganno la propria sessualità.
La preistoria non era un mondo fatto di bruttezza e caverne ma un universo di collaborazione reciproca e armonia, dove le donne contavano come gli uomini e dove soprattutto la sessualità era libera e aperta, senza gelosia né alcuna ossessione verso l’accertamento della paternità dei nuovi arrivati, tanto che la cura dei bambini era responsabilità di tutti. A sostenere questo scenario sono due studiosi statunitensi, Christian Ryan e Cecilia Jethà, nel saggio In principio era il sesso,che ha avuto grande eco e diviso la comunità scientifica statunitense. In questo caso basta guardare il presente: la metà dei matrimoni collassa sotto “un inarrestabile flusso di vorticosa frustrazione sessuale, di noia che uccide la libido, di tradimenti impulsivi, disfunzionalità, confusione e vergogna”.Le coppie che resistono sacrificano l’erotismo in nome della stabilità familiare e dell’intimità emotiva.
E non bastano “un po’ di candele qui e là, un po’ di lingerie sexy, una manciata di petali sparsi sul letto” a far tornare il desiderio, tanto è vero che l’adulterio esiste in tutti i paesi, compresi quelli che lo puniscono con la lapidazione. Ebbene, in tutti i primati che vivono in gruppo la monogamia è sconosciuta e il sesso libero e frequente, in particolare per i bonobo, è usato per allentare la tensione, stimolare la condivisione durante i pasti, riaffermare l’amicizia. Secondo questa narrazione, gli uomini e le donne sono schiavi dei loro opposti disegni biologici. Oltre ad essere infelicemente deterministica questa teoria sostiene che le donne scambino i propri servizi sessuali con l’accesso a determinate risorse, e il sesso si faccia solo in vista della riproduzione.
Non siamo dunque costretti a scegliere per forza tra la monogamia sessuale - che probabilmente porta il nostro matrimonio al fallimento, perché la passione si affievolisce naturalmente, anche se l’amore resta profondo – né alla separazione dai nostri partner che amiamo, con relativa disgregazione della famiglia e trauma per i figli. Un micro mondo di libertà in un pianeta dove, a dispetto dell’emancipazione, la maggior parte degli uomini e delle donne vivono ancora con sofferenza, paura e inganno la propria sessualità.
Sesso.Anche dopo i 50 non si rinuncia.
di Ida Grassi
Un sondaggio scientifico ci svela nuove verità sul sesso.
Il Centro Studi di Ricerca sulla Sessuologia ha svelato un recente sondaggio, ovvero che oltre l'80% degli uomini e il 60% delle donne di età compresa tra i 50 e gli 80 anni afferma che il sesso è una parte essenziale della propria vita. Si tratta di un'indagine condotta a livello mondiale su oltre 26.000 soggetti in 29 paesi tra cui l'Italia, che ha partecipato all'indagine, svolta attraverso interviste telefoniche, con un campione di 1.500 uomini e donne.Per quanto riguarda l'importanza che il sesso assume per gli ultra quarantenni, lo studio rivela che l'83% degli italiani ha dichiarato di giudicare il sesso molto importante . Oltre il 70% degli italiani ha affermato di aver rapporti sessuali da 1 a 6 volte alla settimana, percentuale più elevata rispetto alla media internazionale che si attesta al 57% per gli uomini e al 51% per le donne, mentre il dato più basso lo fa registrare il Giappone con il 21%.
Il dottor Bordon del CNR di Milano, membro italiano del centro studi, ha sottolineato che in Europa gli italiani si trovano ai primi posti per frequenza di rapporti sessuali negli ultimi 12 mesi; se poi si considera che il 65% degli uomini ultrasettantenni dichiara di aver avuto almeno un rapporto, la riflessione che viene spontanea è che la terza età ha e desidera avere una vita sessuale attiva. Ma quanti sono soddisfatti della propria sessualità? In Italia solo il 44% degli uomini e il 32% delle donne.
L'indagine ha inoltre rivelato che la soddisfazione fisica in un rapporto è maggiore tra coloro che hanno una salute migliore. In particolare, l'indagine ha evidenziato che circa il 70% di coloro che giudicano "eccellente" la propria salute ha anche riferito che il rapporto fisico col partner nell'ultimo anno è stato estremamente soddisfacente . Una tendenza simile si è evidenziata tra soddisfazione emotiva e salute.
Il Centro Studi di Ricerca sulla Sessuologia ha svelato un recente sondaggio, ovvero che oltre l'80% degli uomini e il 60% delle donne di età compresa tra i 50 e gli 80 anni afferma che il sesso è una parte essenziale della propria vita. Si tratta di un'indagine condotta a livello mondiale su oltre 26.000 soggetti in 29 paesi tra cui l'Italia, che ha partecipato all'indagine, svolta attraverso interviste telefoniche, con un campione di 1.500 uomini e donne.Per quanto riguarda l'importanza che il sesso assume per gli ultra quarantenni, lo studio rivela che l'83% degli italiani ha dichiarato di giudicare il sesso molto importante . Oltre il 70% degli italiani ha affermato di aver rapporti sessuali da 1 a 6 volte alla settimana, percentuale più elevata rispetto alla media internazionale che si attesta al 57% per gli uomini e al 51% per le donne, mentre il dato più basso lo fa registrare il Giappone con il 21%.
Il dottor Bordon del CNR di Milano, membro italiano del centro studi, ha sottolineato che in Europa gli italiani si trovano ai primi posti per frequenza di rapporti sessuali negli ultimi 12 mesi; se poi si considera che il 65% degli uomini ultrasettantenni dichiara di aver avuto almeno un rapporto, la riflessione che viene spontanea è che la terza età ha e desidera avere una vita sessuale attiva. Ma quanti sono soddisfatti della propria sessualità? In Italia solo il 44% degli uomini e il 32% delle donne.
L'indagine ha inoltre rivelato che la soddisfazione fisica in un rapporto è maggiore tra coloro che hanno una salute migliore. In particolare, l'indagine ha evidenziato che circa il 70% di coloro che giudicano "eccellente" la propria salute ha anche riferito che il rapporto fisico col partner nell'ultimo anno è stato estremamente soddisfacente . Una tendenza simile si è evidenziata tra soddisfazione emotiva e salute.
Turismo sessuale.Un fenomeno in crescita.
di Ida Grassi
Una piaga sociale che alimenta prostituzione e criminalità.
Il turismo sessuale ormai è a tutti gli effetti un fenomeno in aumento a macchia d’olio, ma che risulta collegato ad una miriade di fattori sociali, culturali e politici. Indifferentemente, il fenomeno del turismo sessuale riguarda entrambi i generi maschile e femminile, pur riconoscendone particolari differenze alla base. Venendo al concetto stesso con la parola turismo sessuale s’intende un fenomeno dove individui, solitamente di sesso maschile, attratti da certe destinazioni turistiche alquanto “paradisiache” sfruttano quelle risorse del “piacere” di tipo ambientale integrandole perfettamente con altre legate al piacere erotico e sessuale.
Quindi, secondo gli esperti, il turismo sessuale non può e non deve essere rappresentato solamente dal turista straniero che si concede il “lusso” di una esperienza sessuale di tipo mercenario con una donna consenziente e libera di scegliere come utilizzare il proprio corpo, bensì un sistema illegale che mira allo sfruttamento delle donne e quindi della prostituzione e ancora una forma al quanto “sofisticata” dove lo sfruttamento è legato ad una “merce rara” difficile, se non impossibile, da reperire nei propri paesi di origine.
Un ragionamento particolare va fatto sulle vittime del turismo sessuale sia maschile che femminile, dove appare evidente un denominatore comune: la povertà. Infatti, in questi paesi le storie che possono essere raccontate da coloro che si prestano alla mercificazione dei corpi hanno tendenzialmente le stesse fondamenta. In apparenza il turista sessuale è un individuo che nasconde facilmente le proprie tendenze spesso devianti. Sono uomini e donne che spinti da certi “impulsi” apparentemente incontrollabili accettano di trasgredire mettendo in atto comportamenti a volte in linea con le regole e le norme socio-culturali e altre volte invece trasgredendo le stesse e violando il rispetto e la libertà di chi ne è vittima. Il turismo sessuale non può essere considerato una risorsa economica alla stregua del turismo in generale. È una piaga spesso devastante soprattutto se associata alle forme di violenza e sfruttamento precedentemente citate.
Il turismo sessuale ormai è a tutti gli effetti un fenomeno in aumento a macchia d’olio, ma che risulta collegato ad una miriade di fattori sociali, culturali e politici. Indifferentemente, il fenomeno del turismo sessuale riguarda entrambi i generi maschile e femminile, pur riconoscendone particolari differenze alla base. Venendo al concetto stesso con la parola turismo sessuale s’intende un fenomeno dove individui, solitamente di sesso maschile, attratti da certe destinazioni turistiche alquanto “paradisiache” sfruttano quelle risorse del “piacere” di tipo ambientale integrandole perfettamente con altre legate al piacere erotico e sessuale.
Quindi, secondo gli esperti, il turismo sessuale non può e non deve essere rappresentato solamente dal turista straniero che si concede il “lusso” di una esperienza sessuale di tipo mercenario con una donna consenziente e libera di scegliere come utilizzare il proprio corpo, bensì un sistema illegale che mira allo sfruttamento delle donne e quindi della prostituzione e ancora una forma al quanto “sofisticata” dove lo sfruttamento è legato ad una “merce rara” difficile, se non impossibile, da reperire nei propri paesi di origine.
Un ragionamento particolare va fatto sulle vittime del turismo sessuale sia maschile che femminile, dove appare evidente un denominatore comune: la povertà. Infatti, in questi paesi le storie che possono essere raccontate da coloro che si prestano alla mercificazione dei corpi hanno tendenzialmente le stesse fondamenta. In apparenza il turista sessuale è un individuo che nasconde facilmente le proprie tendenze spesso devianti. Sono uomini e donne che spinti da certi “impulsi” apparentemente incontrollabili accettano di trasgredire mettendo in atto comportamenti a volte in linea con le regole e le norme socio-culturali e altre volte invece trasgredendo le stesse e violando il rispetto e la libertà di chi ne è vittima. Il turismo sessuale non può essere considerato una risorsa economica alla stregua del turismo in generale. È una piaga spesso devastante soprattutto se associata alle forme di violenza e sfruttamento precedentemente citate.
Rapporto sessuale.Qual è la durata ideale?
di Ida Grassi
Quanto deve durare per essere nella norma?
In ambito sessuale le ricerche ed i sondaggi sono sempre numerosi e disparati.Molti i temi affrontati ma uno degli argomenti che incuriosisce un pò tutte noi è quello della durata.Quante di voi si saranno chieste almeno una volta se la performance sessuale del nostro lui potesse considerarsi quantomeno nella norma? O magari eccelsa, o, perchè no, deficitaria?Tutte noi sappiamo per esperienza, almeno si spera, che non è di certo la durata del rapporto sessuale a garantirne l’efficacia, ma se dovesse tornare utile a qualcuno, finalmente adesso siamo in possesso anche di un dato scientifico di paragone con il quale potersi confrontare e valutare le proprie abilità a letto.
Una ricerca universitaria condotta in Australia alla Camberra University ha stimato che un rapporto sessuale ha una durata media di 7,4 minuti: al di sopra si appartiene alla categoria campioni, al di sotto, non possiamo essere offensivi verso i nostri maschi ma bisognerebbe almeno cercare di migliorarsi. Lo studio ha coinvolto 700 coppie provenienti da diverse parti del mondo dotando ciascuna di esse di un cronometro per misurare la performance sessuale effettiva, ovvero dal momento della penetrazione fino all’ eiaculazione maschile.
La ricerca ha registrato, ovviamente, dei tempi differenti tra le coppie andando a decretare una media globale che, appunto, si attesta su poco più di 7 minuti. Ci sono poi dei dati effettivi davvero interessanti: per le coppie turche la durata del rapporto è risultata più breve del normale, altri Paesi, invece, come Spagna, Inghilterra o Stati Uniti sembrano di gran lunga più abituati a dei rapporti prolungati. Altro dato da prendere in considerazione riguarda la fascia d’età dei soggetti: più la coppia è avanti con l’età, infatti, più breve è l’atto sessuale e non viceversa.Una scoperta singolare realizzata dallo studio è che non esistono particolare differenze se la coppia fa o meno uso del preservativo o se il maschio è circonciso: nonostante le variabili rilevate durante la sperimentazione delle coppie la durata dell’atto conferma lo stesso valore, nonostante alcuni inconvenienti o piacevoli sorprese.Maschi ora siete davvero avvisati.
In ambito sessuale le ricerche ed i sondaggi sono sempre numerosi e disparati.Molti i temi affrontati ma uno degli argomenti che incuriosisce un pò tutte noi è quello della durata.Quante di voi si saranno chieste almeno una volta se la performance sessuale del nostro lui potesse considerarsi quantomeno nella norma? O magari eccelsa, o, perchè no, deficitaria?Tutte noi sappiamo per esperienza, almeno si spera, che non è di certo la durata del rapporto sessuale a garantirne l’efficacia, ma se dovesse tornare utile a qualcuno, finalmente adesso siamo in possesso anche di un dato scientifico di paragone con il quale potersi confrontare e valutare le proprie abilità a letto.
Una ricerca universitaria condotta in Australia alla Camberra University ha stimato che un rapporto sessuale ha una durata media di 7,4 minuti: al di sopra si appartiene alla categoria campioni, al di sotto, non possiamo essere offensivi verso i nostri maschi ma bisognerebbe almeno cercare di migliorarsi. Lo studio ha coinvolto 700 coppie provenienti da diverse parti del mondo dotando ciascuna di esse di un cronometro per misurare la performance sessuale effettiva, ovvero dal momento della penetrazione fino all’ eiaculazione maschile.
La ricerca ha registrato, ovviamente, dei tempi differenti tra le coppie andando a decretare una media globale che, appunto, si attesta su poco più di 7 minuti. Ci sono poi dei dati effettivi davvero interessanti: per le coppie turche la durata del rapporto è risultata più breve del normale, altri Paesi, invece, come Spagna, Inghilterra o Stati Uniti sembrano di gran lunga più abituati a dei rapporti prolungati. Altro dato da prendere in considerazione riguarda la fascia d’età dei soggetti: più la coppia è avanti con l’età, infatti, più breve è l’atto sessuale e non viceversa.Una scoperta singolare realizzata dallo studio è che non esistono particolare differenze se la coppia fa o meno uso del preservativo o se il maschio è circonciso: nonostante le variabili rilevate durante la sperimentazione delle coppie la durata dell’atto conferma lo stesso valore, nonostante alcuni inconvenienti o piacevoli sorprese.Maschi ora siete davvero avvisati.
Per le donne un nuovo mezzo di tutela.
di Ida Grassi
Un forum permanente a totale sostegno di noi donne.
Da alcuni anni le armi a tutela della situazione delle donne sono aumentate e di sicuro un posto di riguardo è rivestito dagli Stati Generali delle Donne, uno strumento di progresso sociale finalizzato a contribuire ed ad influenzare l’agenda politica su temi che noi donne riteniamo importanti fornendo idee e proposte per affrontare i temi per noi di estrema importanza. Gli Stati Generali delle donne sono un grande summit di un lavoro che le partecipanti, ovvero esperte e professioniste nei vari settori della società italiana, stanno portando avanti nei diversi territori italiani per far giungere a compimento un lavoro di rappresentazione delle istanze proposte con estrema concretezza. Gli Stati Generali vengono ogni anno ospitati presso il Parlamento Europeo.
Il progetto, ormai in atto da 4 anni, è un immane lavoro di organizzazione e di coordinamento svolto con pazienza e tenacia. Nel 2015 il summit ha girato l’Italia con il format. Donne che resistono. Quest’anno il tema è “Donne che ce l’hanno fatta” e sono già moltissime le tappe organizzate sul territorio. Durante gli Stati Generali verrà creata una piattaforma in vista della Conferenza mondiale delle donne del 2016 che sarà finalizzata a creare una piattaforma sociale pronta ad intervenire a sostegno delle donne in ogni settore, anche economico. Il tema che viene condiviso con associazioni ed enti europei ed internazionali è il lavoro, declinato all’interno delle tematiche specifiche del singolo territorio.
Temi sui quali si sta lavorando in questi mesi sono: comunicazione, innovazione, nuove tecnologie, i processi di integrazione, le famiglie migratorie, leadership, politiche ed azioni intorno al Mediterraneo, il cambiamento, potere, creatività, fragilità economica e sociale, sport, formazione ed educazione.
Da alcuni anni le armi a tutela della situazione delle donne sono aumentate e di sicuro un posto di riguardo è rivestito dagli Stati Generali delle Donne, uno strumento di progresso sociale finalizzato a contribuire ed ad influenzare l’agenda politica su temi che noi donne riteniamo importanti fornendo idee e proposte per affrontare i temi per noi di estrema importanza. Gli Stati Generali delle donne sono un grande summit di un lavoro che le partecipanti, ovvero esperte e professioniste nei vari settori della società italiana, stanno portando avanti nei diversi territori italiani per far giungere a compimento un lavoro di rappresentazione delle istanze proposte con estrema concretezza. Gli Stati Generali vengono ogni anno ospitati presso il Parlamento Europeo.
Il progetto, ormai in atto da 4 anni, è un immane lavoro di organizzazione e di coordinamento svolto con pazienza e tenacia. Nel 2015 il summit ha girato l’Italia con il format. Donne che resistono. Quest’anno il tema è “Donne che ce l’hanno fatta” e sono già moltissime le tappe organizzate sul territorio. Durante gli Stati Generali verrà creata una piattaforma in vista della Conferenza mondiale delle donne del 2016 che sarà finalizzata a creare una piattaforma sociale pronta ad intervenire a sostegno delle donne in ogni settore, anche economico. Il tema che viene condiviso con associazioni ed enti europei ed internazionali è il lavoro, declinato all’interno delle tematiche specifiche del singolo territorio.
Temi sui quali si sta lavorando in questi mesi sono: comunicazione, innovazione, nuove tecnologie, i processi di integrazione, le famiglie migratorie, leadership, politiche ed azioni intorno al Mediterraneo, il cambiamento, potere, creatività, fragilità economica e sociale, sport, formazione ed educazione.
Orgasmo e donne.Ora si fa chiarezza.
di Ida Grassi
Finalmente si fa luce su un tema sempre taciuto.
Quando si parla di orgasmo femminile sembra sempre che se ne sappia pochissimo, come se fosse un argomento misterioso e sfuggente, quasi pudico. La scienza a dire il vero non ne conosce ancora la sua funzione evolutiva, ammesso che ve ne sia una. Si tratta più che altro di chiacchiere estemporanee sull’esistenza o meno del punto G, il fantomatico "pulsante" del piacere. Si versano fiumi di inchiostro sulla differenza tra orgasmo vaginale e clitorideo. E però non esistono ricerche scientifiche su vasta scala che riescano a trattare il tema del piacere sessuale seguendo un punto di vista preciso. Certo, sull'argomento c'è una vastissima letteratura popolare, che descrive nei dettagli "tutti i modi per trarre piacere": ma si tratta generalmente di decaloghi scritti dagli uomini per gli uomini, dove l'obiettivo è soprattutto il piacere del maschio.
Negli Stati Uniti da almeno due anni un team di studiose dell'Università di Chicago ha deciso che era ora di sollevare il velo sull'orgasmo femminile. Di trovare nuove parole per descriverlo, di analizzare e confrontare le tecniche più usate per raggiungerlo, e di condividere queste scoperte con tutte le persone (uomini e donne, single o in coppia, etero o omosessuali) interessate a saperne di più. Il team messo su dalla dottoressa Carla D.Herbenik del Kinsey Institute of Research ha condotto la più ampia indagine mai svolta sul piacere femminile e sui modi più diffusi per procurarselo. Si tratta di un complesso progetto di ricerca dove tremila donne di età compresa tra i 18 e i 80 anni hanno raccontato, spiegato, descritto nei dettagli i diversi modi in cui amano praticare il sesso, da sole o in compagnia. In primo luogo, affermano le ricercatrici, abbiamo chiesto alle donne di raccontare la propria vita sessuale, cosa si aspettano durante il rapporto, come raggiungono l'orgasmo, quali tecniche usano più frequentemente in coppia o in solitudine, quali aspetti psicologici ritengono più importanti, cosa vorrebbero che il partner sapesse fare, cosa migliorerebbero della propria vita sessuale se potessero tornare giovani e così via.
A questa prima esplorazione ha fatto seguito una seconda indagine su un campione rappresentativo di oltre mille donne sul piacere sessuale. Così si scopre che indipendentemente dall'età e dalla provenienza geografica, le donne utilizzano tecniche molto simili. "Noi, sottolineano le ricercatrici, abbiamo individuato quelle che fanno davvero la differenza, e le abbiamo descritte con parole chiare, semplici, efficaci". Quello che manca al genere femminile, infatti, è anche un linguaggio esplicito ma non volgare per raccontare cosa si desidera dal partner o come si fa per raggiungere il piacere.
Quando si parla di orgasmo femminile sembra sempre che se ne sappia pochissimo, come se fosse un argomento misterioso e sfuggente, quasi pudico. La scienza a dire il vero non ne conosce ancora la sua funzione evolutiva, ammesso che ve ne sia una. Si tratta più che altro di chiacchiere estemporanee sull’esistenza o meno del punto G, il fantomatico "pulsante" del piacere. Si versano fiumi di inchiostro sulla differenza tra orgasmo vaginale e clitorideo. E però non esistono ricerche scientifiche su vasta scala che riescano a trattare il tema del piacere sessuale seguendo un punto di vista preciso. Certo, sull'argomento c'è una vastissima letteratura popolare, che descrive nei dettagli "tutti i modi per trarre piacere": ma si tratta generalmente di decaloghi scritti dagli uomini per gli uomini, dove l'obiettivo è soprattutto il piacere del maschio.
Negli Stati Uniti da almeno due anni un team di studiose dell'Università di Chicago ha deciso che era ora di sollevare il velo sull'orgasmo femminile. Di trovare nuove parole per descriverlo, di analizzare e confrontare le tecniche più usate per raggiungerlo, e di condividere queste scoperte con tutte le persone (uomini e donne, single o in coppia, etero o omosessuali) interessate a saperne di più. Il team messo su dalla dottoressa Carla D.Herbenik del Kinsey Institute of Research ha condotto la più ampia indagine mai svolta sul piacere femminile e sui modi più diffusi per procurarselo. Si tratta di un complesso progetto di ricerca dove tremila donne di età compresa tra i 18 e i 80 anni hanno raccontato, spiegato, descritto nei dettagli i diversi modi in cui amano praticare il sesso, da sole o in compagnia. In primo luogo, affermano le ricercatrici, abbiamo chiesto alle donne di raccontare la propria vita sessuale, cosa si aspettano durante il rapporto, come raggiungono l'orgasmo, quali tecniche usano più frequentemente in coppia o in solitudine, quali aspetti psicologici ritengono più importanti, cosa vorrebbero che il partner sapesse fare, cosa migliorerebbero della propria vita sessuale se potessero tornare giovani e così via.
A questa prima esplorazione ha fatto seguito una seconda indagine su un campione rappresentativo di oltre mille donne sul piacere sessuale. Così si scopre che indipendentemente dall'età e dalla provenienza geografica, le donne utilizzano tecniche molto simili. "Noi, sottolineano le ricercatrici, abbiamo individuato quelle che fanno davvero la differenza, e le abbiamo descritte con parole chiare, semplici, efficaci". Quello che manca al genere femminile, infatti, è anche un linguaggio esplicito ma non volgare per raccontare cosa si desidera dal partner o come si fa per raggiungere il piacere.
Su internet adesso arrivano le vlogger.
di Ida Grassi
Cambiamenti nel mondo virtuale.Adesso il blog è video.
Il mondo è cambiato dopo l’avvento dei social. Un tema o un testimonial e una videocamera: oggi basta davvero poco per oscurare canali di Youtube progettati a tavolino da esperti della comunicazione. I nuovi fenomeni del Tubo, si chiamano Vlogger, preparano i video da soli, senza consulenti e finanziamenti e si trasformano spontaneamente in VIP del World Wide Web. Chi è dunque un Vlogger e che cos’è un vlog? La pagina inglese di Wikipedia definisce un vlog (o video log) come un blog che usa come mezzo il video. Blog è la fusione dei termini web e log (“booklog”, giornale di navigazione); il termine indica una pagina della Rete sulla quale vengono pubblicati con una certa periodicità contenuti di carattere informativo. Se in Italia vanno per ora di moda i blogger, tanto che anche il sito del Fatto Quotidiano ormai da tempo lascia loro uno spazio considerevole in home page, in Inghilterra sono i vlogger a spopolare specialmente tra i giovani, anche perché i vlogger di maggiore successo sono poco più che ventenni.
È il caso per esempio del ventiduenne Dan Howell, ex-studente di giurisprudenza diventato famoso al punto di avere due milioni di iscritti al suo canale YouTube danisnotonfire. Un’altra celebrità del mondo del vlogging è Phil Lester, laureato in Linguistica, che con il suo canale YouTube ha raggiunto quattro mesi fa i due milioni di subscribers.E gli italiani come rispondono? Per il divertimento puro c’è Lamentecontorta : 180.000 fan su Facebook e stranamente ancora nessun account su Twitter, ha soli vent’anni e proviene da Caserta; di lui hanno parlato il Corriere della Sera e Le Iene e il suo canale Youtube è il primo per numero di iscrizioni in Italia nella categoria comici. Deve la sua notorietà agli scherzi telefonici improvvisati davanti alla webcam.E poi ci sono i tutorial. I video di Clio Make Up, ventisette anni e 8.000 fan sulla pagina Facebook: il suo canale di tutorial per trucco è il primo in Italia per numero di iscritti nella categoria Guru e Rizzoli ha da poco pubblicato il suo libro Clio Make-Up, un manuale di consigli sulla bellezza ricco di esempi di trucco per ogni occasione.
Mentre l’Italia cerca di correre sulle Autostrade digitali, gli studiosi sono preoccupati e parlano di una società ad alta comunicazione ma a bassi rapporti umani, dove la nostra entusiastica sottomissione alle tecnologie digitali ha portato ad un’atrofizzazione di capacità umane come l’empatia e l’introspezione. Le tecnologie della comunicazione determinano la perdita dell’altro. Ma c’è anche chi replica che sono aumentati gli spazi di conoscenza. La cosa che temono i sociologi è che sui social network non si vada a cercare il confronto con opinioni diverse, ma si cerchi piuttosto il conforto da chi la pensa uguale a noi. Rischio di auto-segregazione di gruppi omogenei. Ciò che ci serve, ci appaga o ci rassicura. Ma manca l’altro, il diverso, la coscienza critica.
Il mondo è cambiato dopo l’avvento dei social. Un tema o un testimonial e una videocamera: oggi basta davvero poco per oscurare canali di Youtube progettati a tavolino da esperti della comunicazione. I nuovi fenomeni del Tubo, si chiamano Vlogger, preparano i video da soli, senza consulenti e finanziamenti e si trasformano spontaneamente in VIP del World Wide Web. Chi è dunque un Vlogger e che cos’è un vlog? La pagina inglese di Wikipedia definisce un vlog (o video log) come un blog che usa come mezzo il video. Blog è la fusione dei termini web e log (“booklog”, giornale di navigazione); il termine indica una pagina della Rete sulla quale vengono pubblicati con una certa periodicità contenuti di carattere informativo. Se in Italia vanno per ora di moda i blogger, tanto che anche il sito del Fatto Quotidiano ormai da tempo lascia loro uno spazio considerevole in home page, in Inghilterra sono i vlogger a spopolare specialmente tra i giovani, anche perché i vlogger di maggiore successo sono poco più che ventenni.
È il caso per esempio del ventiduenne Dan Howell, ex-studente di giurisprudenza diventato famoso al punto di avere due milioni di iscritti al suo canale YouTube danisnotonfire. Un’altra celebrità del mondo del vlogging è Phil Lester, laureato in Linguistica, che con il suo canale YouTube ha raggiunto quattro mesi fa i due milioni di subscribers.E gli italiani come rispondono? Per il divertimento puro c’è Lamentecontorta : 180.000 fan su Facebook e stranamente ancora nessun account su Twitter, ha soli vent’anni e proviene da Caserta; di lui hanno parlato il Corriere della Sera e Le Iene e il suo canale Youtube è il primo per numero di iscrizioni in Italia nella categoria comici. Deve la sua notorietà agli scherzi telefonici improvvisati davanti alla webcam.E poi ci sono i tutorial. I video di Clio Make Up, ventisette anni e 8.000 fan sulla pagina Facebook: il suo canale di tutorial per trucco è il primo in Italia per numero di iscritti nella categoria Guru e Rizzoli ha da poco pubblicato il suo libro Clio Make-Up, un manuale di consigli sulla bellezza ricco di esempi di trucco per ogni occasione.
Mentre l’Italia cerca di correre sulle Autostrade digitali, gli studiosi sono preoccupati e parlano di una società ad alta comunicazione ma a bassi rapporti umani, dove la nostra entusiastica sottomissione alle tecnologie digitali ha portato ad un’atrofizzazione di capacità umane come l’empatia e l’introspezione. Le tecnologie della comunicazione determinano la perdita dell’altro. Ma c’è anche chi replica che sono aumentati gli spazi di conoscenza. La cosa che temono i sociologi è che sui social network non si vada a cercare il confronto con opinioni diverse, ma si cerchi piuttosto il conforto da chi la pensa uguale a noi. Rischio di auto-segregazione di gruppi omogenei. Ciò che ci serve, ci appaga o ci rassicura. Ma manca l’altro, il diverso, la coscienza critica.
Nel colorato mondo delle fashion blogger.
di Ida Grassi
Un fenomeno senza freni nel mondo del web.
L'universo della moda cambia in modo impressionante.In passato solo le stelle di Hollywood dettavano i must da avere a tutti i costi, poi il compito di indicarci la sacra via della moda è passato alle top model da copertina.Ma già da alcuni anni c'è stato un nuovo cambiamento.Le ragazze comuni, carine ma non meravigliose, studentesse e giovani ci mostrano il loro modo di vestire, i loro outfit e grazie ai social network, diventano fashion blogger.Oggi, il fenomeno del fashion blogging cresce esponenzialmente, e ad esso si adegua il fashion system: sono infatti le blogger a dettare i nuovi canoni della moda, immortalando i loro outfit quotidiani e, a volte, entrando nel settore della moda come protagoniste attraverso collaborazioni e linee personali di abbigliamento e accessori.
Tenendo conto del numero di followers e delle attività imprenditoriali connesse al blog stesso vi presentiamo le migliori cinque nuove influencers. In primis spicca Julie Sariñana, la 29enne di Los Angeles che nel 2009 fonda il suo blog Sincerely Jules e si fa notare per il suo stile semplice e per la sua capacità di abbinare capi di brand accessibilissimi ad accessori luxury. Kristina Bazan, che molte probabilmente conosceranno con il nome del suo blog, Kayture. A soli 21 anni, la ginevrina Kristina porta già avanti un grande business connesso al suo blog, fondato nel 2011 e ricco di collaborazioni e campagne pubblicitarie per alcuni dei più famosi brand dell’alta moda. Wendy Nguyen, una 31enne dal passato complicato: nella bio del suo blog Wendy’s Lookbook.
Oltre ad essere una fashion blogger seguitissima e a vantare milioni di followers, collaborazioni con brand di gioielli ed una personale linea di t-shirt, quindi, Wendy ci dimostra anche che, con impegno e sacrificio, a volte si può strappare una seconda opportunità alla vita. Nessuna sorpresa per quanto riguarda la prima in classifica: la nostra connazionale Chiara Ferragni con il suo blog The Blonde Salad. Chiara, 28 anni, nata a Cremona ed adottata da Los Angeles, lancia il suo blog nel 2009 e si aggiudica il titolo di pioniera del settore in Italia. Dopo meno di un anno, la bionda blogger è già in prima fila alle sfilate principali della fashion week, inizia ad essere contattata dalle più importanti firme dell’alta moda, vanta collaborazioni stilistiche con i brand più amati, lancia la sua linea di scarpe e diventa così, in pochissimo tempo, una delle icone mondiali della moda, arrivando ad ottenere un fatturato di 8 milioni di dollari all’anno.
L'universo della moda cambia in modo impressionante.In passato solo le stelle di Hollywood dettavano i must da avere a tutti i costi, poi il compito di indicarci la sacra via della moda è passato alle top model da copertina.Ma già da alcuni anni c'è stato un nuovo cambiamento.Le ragazze comuni, carine ma non meravigliose, studentesse e giovani ci mostrano il loro modo di vestire, i loro outfit e grazie ai social network, diventano fashion blogger.Oggi, il fenomeno del fashion blogging cresce esponenzialmente, e ad esso si adegua il fashion system: sono infatti le blogger a dettare i nuovi canoni della moda, immortalando i loro outfit quotidiani e, a volte, entrando nel settore della moda come protagoniste attraverso collaborazioni e linee personali di abbigliamento e accessori.
Tenendo conto del numero di followers e delle attività imprenditoriali connesse al blog stesso vi presentiamo le migliori cinque nuove influencers. In primis spicca Julie Sariñana, la 29enne di Los Angeles che nel 2009 fonda il suo blog Sincerely Jules e si fa notare per il suo stile semplice e per la sua capacità di abbinare capi di brand accessibilissimi ad accessori luxury. Kristina Bazan, che molte probabilmente conosceranno con il nome del suo blog, Kayture. A soli 21 anni, la ginevrina Kristina porta già avanti un grande business connesso al suo blog, fondato nel 2011 e ricco di collaborazioni e campagne pubblicitarie per alcuni dei più famosi brand dell’alta moda. Wendy Nguyen, una 31enne dal passato complicato: nella bio del suo blog Wendy’s Lookbook.
Oltre ad essere una fashion blogger seguitissima e a vantare milioni di followers, collaborazioni con brand di gioielli ed una personale linea di t-shirt, quindi, Wendy ci dimostra anche che, con impegno e sacrificio, a volte si può strappare una seconda opportunità alla vita. Nessuna sorpresa per quanto riguarda la prima in classifica: la nostra connazionale Chiara Ferragni con il suo blog The Blonde Salad. Chiara, 28 anni, nata a Cremona ed adottata da Los Angeles, lancia il suo blog nel 2009 e si aggiudica il titolo di pioniera del settore in Italia. Dopo meno di un anno, la bionda blogger è già in prima fila alle sfilate principali della fashion week, inizia ad essere contattata dalle più importanti firme dell’alta moda, vanta collaborazioni stilistiche con i brand più amati, lancia la sua linea di scarpe e diventa così, in pochissimo tempo, una delle icone mondiali della moda, arrivando ad ottenere un fatturato di 8 milioni di dollari all’anno.
Ecco i piccoli segreti per essere felici.
di Ida Grassi
Essere felici.Un obiettivo alla portata di tutti.
Molte volte bastano le piccole cose come un sorriso, una parola gentile, un gesto fatto col cuoreper cambiare il senso di una giornata. Essere felici è un diritto di tutti, ma anche un obiettivo che può essere raggiunto attraverso delle semplici azioni quotidiane. Per questo motivo l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) ha istituito ogni anno la Giornata Mondiale della Felicità - che si festeggia in tutto il mondo senza distinzione di razza e religione- ribadendo l'imprescindibile dovere dell'essere umano a trovare la gioia: comunque, dovunque, in ogni situazione. Super Happiness è il movimento internazionale che ha come obiettivo quello di costruire una società più felice, ha stilato un elenco di azioni che, quando diventano abitudini, rendono le persone felici. Si chiama "GREAT DREAM l’insieme dei consigli con cui, affermano, è possibile "Dare un senso alla propria vita".
DARE : Fare cose per gli altri. Avere cura degli altri, infatti, fa bene anche a noi stessi. Per esempio, quando aiutiamo un collega, lavoriamo meglio anche noi. RELAZIONARSI: Connettersi con gli altri. Creare cioè delle relazioni con le persone che per noi sono importanti: in famiglia, con gli amici e al lavoro. FARE ESERCIZIO: Prendersi cura del proprio corpo. Corpo e mente, infatti sono connessi e fare attività fisica aiuta l’umore e il benessere.
APPREZZARE: Ritagliarsi del tempo tra i mille impegni quotidiani per fermarsi un istante ad osservare la natura che ci circonda e prendere coscienza della sua bellezza. FLESSIBILITA’: La resilenza è la capacità di reagire alle difficoltà della vita trovando sempre nuovi modi per stare in equilibrio. PROVARE EMOZIONI: Gioia, gratitudine, allegria, sono emozioni positive che aiutano a vivere meglio. ACCETTARSI: Nessuno è perfetto. Fissarsi sui nostri difetti rende molto difficile il raggiungimento della felicità.
Molte volte bastano le piccole cose come un sorriso, una parola gentile, un gesto fatto col cuoreper cambiare il senso di una giornata. Essere felici è un diritto di tutti, ma anche un obiettivo che può essere raggiunto attraverso delle semplici azioni quotidiane. Per questo motivo l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) ha istituito ogni anno la Giornata Mondiale della Felicità - che si festeggia in tutto il mondo senza distinzione di razza e religione- ribadendo l'imprescindibile dovere dell'essere umano a trovare la gioia: comunque, dovunque, in ogni situazione. Super Happiness è il movimento internazionale che ha come obiettivo quello di costruire una società più felice, ha stilato un elenco di azioni che, quando diventano abitudini, rendono le persone felici. Si chiama "GREAT DREAM l’insieme dei consigli con cui, affermano, è possibile "Dare un senso alla propria vita".
DARE : Fare cose per gli altri. Avere cura degli altri, infatti, fa bene anche a noi stessi. Per esempio, quando aiutiamo un collega, lavoriamo meglio anche noi. RELAZIONARSI: Connettersi con gli altri. Creare cioè delle relazioni con le persone che per noi sono importanti: in famiglia, con gli amici e al lavoro. FARE ESERCIZIO: Prendersi cura del proprio corpo. Corpo e mente, infatti sono connessi e fare attività fisica aiuta l’umore e il benessere.
APPREZZARE: Ritagliarsi del tempo tra i mille impegni quotidiani per fermarsi un istante ad osservare la natura che ci circonda e prendere coscienza della sua bellezza. FLESSIBILITA’: La resilenza è la capacità di reagire alle difficoltà della vita trovando sempre nuovi modi per stare in equilibrio. PROVARE EMOZIONI: Gioia, gratitudine, allegria, sono emozioni positive che aiutano a vivere meglio. ACCETTARSI: Nessuno è perfetto. Fissarsi sui nostri difetti rende molto difficile il raggiungimento della felicità.
Le Milf.Le ragioni di un fenomeno.
di Ida Grassi
I motivi della grandissima diffusione delle MILF.
Perché ai ragazzi piacciono le donne più mature? Ormai da anni è particolarmente diffuso il termine MILF, un vero neologismo che trae origine dal primo film della serie American Pie in cui i protagonisti parlavano spesso di madri di amici con cui si desiderava fare sesso, da qui l'acronimo di Mother I’d Like to fuck cioè “la mamma con la quale si vuol fare sesso”. Tutto parte dal ricevere attenzioni da chi ha maturato un’esperienza concreta sia a livello di relazione sia sessuale, ha già raggiunto dei risultati in campo lavorativo, ha probabilmente alle spalle un matrimonio fallito e anche dei figli; tutto queto suggerisce ai più giovani qualcosa di terribilmente trasgressivo! Le milf diventano le rivali delle giovani ragazze che nonostante siano attraenti e fresche hanno ancora degli obiettivi da raggiungere e delle pretese diverse nel rapporto di coppia con un coetaneo. Una rivalità tra due donne, madre e figlia, che devono ancora competere poiché entrambe sono in grado di farlo. Un raffronto tra femminilità ancora in auge.
Ma cosa cerca un ragazzo in una donna over-35 che una giovanissima non riesce a dare? L’età per intraprendere una relazione importante non giunge, e vi è un significativo ritardo rispetto alle generazioni precedenti, se non attorno ai 30 anni... gli uomini, come le donne, hanno ancora necessità di fare esperienze, di affermarsi e di richiedere attenzione e protezione. È piuttosto presto per assumersi delle responsabilità. Una donna adulta, invece, che ha interesse verso un partner più piccolo, spesso e volentieri considerato un toy boy, manifesta la necessità di avere una ventata di freschezza e di vitalità che da tempo non prova.
Magari dopo il fallimento di una storia importante, o per ritrovare la propria parte gioviale e leggera, ancora molto attraente, rivive sensazioni sopite tendenzialmente legate al periodo della giovinezza. La milf, diversa dalla cougar la cosiddetta “panterona” e dalla gilf (over 50), ha rivoluzionato completamente, assieme alle altre, il senso del legame affettivo. La gratificazione che riversa un giovane uomo nell’aspettativa di sedurre una donna più grande fa ancora parte del mondo adolescenziale. L’attività sessuale assume carattere di trasgressione e provocazione nel periodo della crescita e rispetto anche agli insegnamenti genitoriali, oltre ad essere un modo per riempire dei vuoti relazionali ed affettivi. Il primo approccio alla sessualità da parte dei giovanissimi avviene spesso con ragazze o donne più grandi e questo giustifica la ricerca ancora attuale di soddisfare una fantasia legata alla relazione con il materno.
Perché ai ragazzi piacciono le donne più mature? Ormai da anni è particolarmente diffuso il termine MILF, un vero neologismo che trae origine dal primo film della serie American Pie in cui i protagonisti parlavano spesso di madri di amici con cui si desiderava fare sesso, da qui l'acronimo di Mother I’d Like to fuck cioè “la mamma con la quale si vuol fare sesso”. Tutto parte dal ricevere attenzioni da chi ha maturato un’esperienza concreta sia a livello di relazione sia sessuale, ha già raggiunto dei risultati in campo lavorativo, ha probabilmente alle spalle un matrimonio fallito e anche dei figli; tutto queto suggerisce ai più giovani qualcosa di terribilmente trasgressivo! Le milf diventano le rivali delle giovani ragazze che nonostante siano attraenti e fresche hanno ancora degli obiettivi da raggiungere e delle pretese diverse nel rapporto di coppia con un coetaneo. Una rivalità tra due donne, madre e figlia, che devono ancora competere poiché entrambe sono in grado di farlo. Un raffronto tra femminilità ancora in auge.
Ma cosa cerca un ragazzo in una donna over-35 che una giovanissima non riesce a dare? L’età per intraprendere una relazione importante non giunge, e vi è un significativo ritardo rispetto alle generazioni precedenti, se non attorno ai 30 anni... gli uomini, come le donne, hanno ancora necessità di fare esperienze, di affermarsi e di richiedere attenzione e protezione. È piuttosto presto per assumersi delle responsabilità. Una donna adulta, invece, che ha interesse verso un partner più piccolo, spesso e volentieri considerato un toy boy, manifesta la necessità di avere una ventata di freschezza e di vitalità che da tempo non prova.
Magari dopo il fallimento di una storia importante, o per ritrovare la propria parte gioviale e leggera, ancora molto attraente, rivive sensazioni sopite tendenzialmente legate al periodo della giovinezza. La milf, diversa dalla cougar la cosiddetta “panterona” e dalla gilf (over 50), ha rivoluzionato completamente, assieme alle altre, il senso del legame affettivo. La gratificazione che riversa un giovane uomo nell’aspettativa di sedurre una donna più grande fa ancora parte del mondo adolescenziale. L’attività sessuale assume carattere di trasgressione e provocazione nel periodo della crescita e rispetto anche agli insegnamenti genitoriali, oltre ad essere un modo per riempire dei vuoti relazionali ed affettivi. Il primo approccio alla sessualità da parte dei giovanissimi avviene spesso con ragazze o donne più grandi e questo giustifica la ricerca ancora attuale di soddisfare una fantasia legata alla relazione con il materno.
Quando le donne cercano il toy-boy.
di Ida Grassi
Sempre più donne cercano uomini giovani con cui stare.
Una realtà che si sta consolidando da anni è la coppia in cui lei ha molti più anni di lui, almeno dieci in più. Un tempo era senza dubbio una cosa non accettabile dalla società e dal punto di vista culturale, ora si stanno tranquillamente diffondendo. Sempre più di frequente ragazzi scelgono partner più adulte non per l’avventura di una sera ma per una storia importante o addirittura per la convivenza o matrimonio.Ma ciò che ci incuriosisce davvero è capire quali siano i reali motivi che spingono una donna ad innamorarsi di un uomo tanto più giovane e un ragazzo a preferire una fidanzata più grande rispetto ad una coetanea? Ma soprattutto queste coppie possono durare? Contrariamente allo stereotipo, possiamo dire che le donne non scelgono un uomo più giovane per realizzare un ruolo materno non vissuto o vissuto solo parzialmente. Quando una donna si innamora di ragazzo non vede in lui il sostituto del figlio mai avuto e non cerca nel partner qualcuno da proteggere e da accudire.
Al contrario, le relazioni con uomini più giovani hanno spesso un effetto rivitalizzante sulla psiche della donna che le vive e la fanno sentire giovane e viva per la prima volta dopo molto tempo. Spesso le donne che si innamorano perdutamente di un ragazzo più giovane sono donne molto responsabili che hanno fatto delle scelte nella vita convenzionali. Non di rado l’incontro con il giovane amante avviene dopo la fine di un matrimonio o di un rapporto importante che hanno lasciato un vissuto di fatica, pesantezza e delusione e l’incontro rappresenta una boccata d’aria fresca. Nel rapporto con l’uomo più giovane la donna adulta entra in contatto con delle parti di sé più libere e spontanee che non ha vissuto pienamente in precedenza o che ha accantonato crescendo.
Riscopre l’entusiasmo, la capacità di sognare, potenzialità ed interessi che sono stati abbandonati nel corso degli anni per far fronte ai dettami della vita adulta. Il legame con una persona più giovane hai infatti una componente di spontaneità e giocosità che può essere difficile da trovare in un rapporto con un coetaneo, specialmente se si hanno superato i quarant’ anni. Un ragazzo ha un bagaglio esistenziale ed esperienziale più leggero rispetto a quello di un uomo più adulto e questo fa si che affronti la relazione con maggior entusiasmo e spensieratezza. Per questo motivo gli amori con un uomo più giovane cominciano spesso con uno slancio ed una carica di romanticismo che possono mancare in una relazione tra due adulti , specie se divorziati con figli che devono scrivere insieme le pagine della loro storia con la fatica di rimettersi in gioco e dovendo superare la diffidenza e la paura di soffrire.
Una realtà che si sta consolidando da anni è la coppia in cui lei ha molti più anni di lui, almeno dieci in più. Un tempo era senza dubbio una cosa non accettabile dalla società e dal punto di vista culturale, ora si stanno tranquillamente diffondendo. Sempre più di frequente ragazzi scelgono partner più adulte non per l’avventura di una sera ma per una storia importante o addirittura per la convivenza o matrimonio.Ma ciò che ci incuriosisce davvero è capire quali siano i reali motivi che spingono una donna ad innamorarsi di un uomo tanto più giovane e un ragazzo a preferire una fidanzata più grande rispetto ad una coetanea? Ma soprattutto queste coppie possono durare? Contrariamente allo stereotipo, possiamo dire che le donne non scelgono un uomo più giovane per realizzare un ruolo materno non vissuto o vissuto solo parzialmente. Quando una donna si innamora di ragazzo non vede in lui il sostituto del figlio mai avuto e non cerca nel partner qualcuno da proteggere e da accudire.
Al contrario, le relazioni con uomini più giovani hanno spesso un effetto rivitalizzante sulla psiche della donna che le vive e la fanno sentire giovane e viva per la prima volta dopo molto tempo. Spesso le donne che si innamorano perdutamente di un ragazzo più giovane sono donne molto responsabili che hanno fatto delle scelte nella vita convenzionali. Non di rado l’incontro con il giovane amante avviene dopo la fine di un matrimonio o di un rapporto importante che hanno lasciato un vissuto di fatica, pesantezza e delusione e l’incontro rappresenta una boccata d’aria fresca. Nel rapporto con l’uomo più giovane la donna adulta entra in contatto con delle parti di sé più libere e spontanee che non ha vissuto pienamente in precedenza o che ha accantonato crescendo.
Riscopre l’entusiasmo, la capacità di sognare, potenzialità ed interessi che sono stati abbandonati nel corso degli anni per far fronte ai dettami della vita adulta. Il legame con una persona più giovane hai infatti una componente di spontaneità e giocosità che può essere difficile da trovare in un rapporto con un coetaneo, specialmente se si hanno superato i quarant’ anni. Un ragazzo ha un bagaglio esistenziale ed esperienziale più leggero rispetto a quello di un uomo più adulto e questo fa si che affronti la relazione con maggior entusiasmo e spensieratezza. Per questo motivo gli amori con un uomo più giovane cominciano spesso con uno slancio ed una carica di romanticismo che possono mancare in una relazione tra due adulti , specie se divorziati con figli che devono scrivere insieme le pagine della loro storia con la fatica di rimettersi in gioco e dovendo superare la diffidenza e la paura di soffrire.
Niente sesso.Siamo ragazzi di oggi.
di Ida Grassi
Fare conoscenze e amicizie.Questo adesso interessa ai giovani.
Per molti di noi non più adolescenti potrebbe sembrare una follia, ma un recente sondaggio lo afferma a chiare lettere.I ragazzi di oggi non sono più attirati in modo maniacale dal sesso.Insomma fare amicizia o chiacchierare e conoscersi va bene ma niente sesso.I giovani del dopo 2000 da molti definiti i millennials la pensano così.Ben 2000 ragazzi di età compresa fra il 18 e i 25 anni e residenti nelle principali città italiane come Milano, Torino, Bologna, Firenze e Napoli, dichiarano che lo scopo principale della conoscenza virtuale non è l'avventura occasionale bensì l'amore o anche l'amicizia per condividere una serata divertente o degli interessi in comune. Il 10% degli interpellati donne ammette di adescare un ragazzo allo scopo di finire a letto. Il 35%, invece, ha un approccio più romantico e preferisce aspettare prima di concedersi.
La maggioranza delle ventenni (55%) vuole semplicemente degli amici maschi con i quali andare a ballare o passare del tempo, senza un obiettivo specifico. Le percentuali non cambiano se si passa al genere maschile. Il 20% degli uomini ammette che vorrebbe andare al sodo al primo appuntamento, anche se spesso questo non avviene. Il 25%, invece, cerca una ragazza “con cui uscire su base fissa”, mentre il 55% cerca amicizie con cui uscire nel weekend: cinema, discoteca o pub. Di queste conoscenze,poco più della metà si evolve in qualcosa di più intimo.
In sostanza, i ventenni sono lontanissimi dagli approcci dei loro genitori e sono estremamente più cauti. O anche meno interessati al sesso. Un dato davvero particolare visto che tra i 20 e i 30 anni l'esperienza sessuale dovrebbe essere tra i primi desideri dei giovani.Sorprese dell'epoca moderna.
Per molti di noi non più adolescenti potrebbe sembrare una follia, ma un recente sondaggio lo afferma a chiare lettere.I ragazzi di oggi non sono più attirati in modo maniacale dal sesso.Insomma fare amicizia o chiacchierare e conoscersi va bene ma niente sesso.I giovani del dopo 2000 da molti definiti i millennials la pensano così.Ben 2000 ragazzi di età compresa fra il 18 e i 25 anni e residenti nelle principali città italiane come Milano, Torino, Bologna, Firenze e Napoli, dichiarano che lo scopo principale della conoscenza virtuale non è l'avventura occasionale bensì l'amore o anche l'amicizia per condividere una serata divertente o degli interessi in comune. Il 10% degli interpellati donne ammette di adescare un ragazzo allo scopo di finire a letto. Il 35%, invece, ha un approccio più romantico e preferisce aspettare prima di concedersi.
La maggioranza delle ventenni (55%) vuole semplicemente degli amici maschi con i quali andare a ballare o passare del tempo, senza un obiettivo specifico. Le percentuali non cambiano se si passa al genere maschile. Il 20% degli uomini ammette che vorrebbe andare al sodo al primo appuntamento, anche se spesso questo non avviene. Il 25%, invece, cerca una ragazza “con cui uscire su base fissa”, mentre il 55% cerca amicizie con cui uscire nel weekend: cinema, discoteca o pub. Di queste conoscenze,poco più della metà si evolve in qualcosa di più intimo.
In sostanza, i ventenni sono lontanissimi dagli approcci dei loro genitori e sono estremamente più cauti. O anche meno interessati al sesso. Un dato davvero particolare visto che tra i 20 e i 30 anni l'esperienza sessuale dovrebbe essere tra i primi desideri dei giovani.Sorprese dell'epoca moderna.
Sognare è fondamentale per vivere meglio.
di Ida Grassi
Scoperta l'utilità funzionale ed emotiva del sogno.
In una nota trasmissione RAI della notte il presentatore saggio e profondo chiedeva: “La vita è un sogno o i sogni aiutano a vivere meglio?” Bene da oggi la scienza ha dato il suo parere tecnico e ha affermato che sognare ci aiuta a vivere meglio. Sognare è parte integrante di un complesso meccanismo cerebrale che ha lo scopo di “ripulire” il cervello, facendo una sorta di “deframmentazione del nostro disco rigido”.Cosi facendo, il nostro cervello sarà più efficiente e pronto ad inglobare nuove e fresche informazioni senza correre il rischio di un crash del sistema. Un' equipe di ben 12 ricercatori dell’Università di Berkeley in California ha raggiunto una tesi psicanalitica. Secondo loro, infatti, sognare aiuterebbe l’uomo ad eliminare alcune emozioni ed esperienze negative, svolgendo una vera funzione di autoterapia inconscia.La ricerca è stata pubblicata sulla nota rivista Current Biology, ed ha analizzato un campione di 50 adulti divisi in due gruppi. Ai partecipanti sono state mostrate per due volte, a distanza di 12 ore, 150 immagini dall’impatto emotivo notevole.
I ricercatori hanno mostrato al primo gruppo le immagini al mattino e la sera stessa, chiedendo ai partecipanti di non riposare nel frattempo. Il secondo gruppo ha, invece, assistito alle immagini la prima volta di sera e la seconda il mattino successivo, dopo aver dormito tutta la notte. Dopo una risonanza magnetica, i medici sono arrivati alla conclusione che i soggetti del secondo gruppo, ovvero quelli che avevano dormito, mostravano una reazione emotiva inferiore, e di molto, rispetto agli altri.Ma da cosa è dipeso scientificamente questo risultato? Il parametro di valutazione è stato il livello di reattività dell’amigdala, la zona del cervello deputata alla gestione delle emozioni. Si è evidenziata, infatti, una diminuzione dell’attività elettrica cerebrale nel cervello dei partecipanti del secondo gruppo.
Ma ecco l’affascinante ipotesi fatta dai ricercatori, secondo i quali, chi soffre di disordine da stress post-traumatico (PTSD), come ad esempio chi ha preso parte ad una guerra o abbia subito un grave incidente, subisca in realtà gli effetti di una disfunzione a livello cerebrale che non gli consenta di godere dei benefici indotti da un buon sonno rispetto agli altri.In conclusione possiamo affermare che dormire aiuta il nostro corpo a riposare, ma è quando sogniamo, che il cervello compie qualcosa di straordinario, rimettendo ordine a tutti i nostri “file” emotivi.
In una nota trasmissione RAI della notte il presentatore saggio e profondo chiedeva: “La vita è un sogno o i sogni aiutano a vivere meglio?” Bene da oggi la scienza ha dato il suo parere tecnico e ha affermato che sognare ci aiuta a vivere meglio. Sognare è parte integrante di un complesso meccanismo cerebrale che ha lo scopo di “ripulire” il cervello, facendo una sorta di “deframmentazione del nostro disco rigido”.Cosi facendo, il nostro cervello sarà più efficiente e pronto ad inglobare nuove e fresche informazioni senza correre il rischio di un crash del sistema. Un' equipe di ben 12 ricercatori dell’Università di Berkeley in California ha raggiunto una tesi psicanalitica. Secondo loro, infatti, sognare aiuterebbe l’uomo ad eliminare alcune emozioni ed esperienze negative, svolgendo una vera funzione di autoterapia inconscia.La ricerca è stata pubblicata sulla nota rivista Current Biology, ed ha analizzato un campione di 50 adulti divisi in due gruppi. Ai partecipanti sono state mostrate per due volte, a distanza di 12 ore, 150 immagini dall’impatto emotivo notevole.
I ricercatori hanno mostrato al primo gruppo le immagini al mattino e la sera stessa, chiedendo ai partecipanti di non riposare nel frattempo. Il secondo gruppo ha, invece, assistito alle immagini la prima volta di sera e la seconda il mattino successivo, dopo aver dormito tutta la notte. Dopo una risonanza magnetica, i medici sono arrivati alla conclusione che i soggetti del secondo gruppo, ovvero quelli che avevano dormito, mostravano una reazione emotiva inferiore, e di molto, rispetto agli altri.Ma da cosa è dipeso scientificamente questo risultato? Il parametro di valutazione è stato il livello di reattività dell’amigdala, la zona del cervello deputata alla gestione delle emozioni. Si è evidenziata, infatti, una diminuzione dell’attività elettrica cerebrale nel cervello dei partecipanti del secondo gruppo.
Ma ecco l’affascinante ipotesi fatta dai ricercatori, secondo i quali, chi soffre di disordine da stress post-traumatico (PTSD), come ad esempio chi ha preso parte ad una guerra o abbia subito un grave incidente, subisca in realtà gli effetti di una disfunzione a livello cerebrale che non gli consenta di godere dei benefici indotti da un buon sonno rispetto agli altri.In conclusione possiamo affermare che dormire aiuta il nostro corpo a riposare, ma è quando sogniamo, che il cervello compie qualcosa di straordinario, rimettendo ordine a tutti i nostri “file” emotivi.
Ogni donna può cambiare la sua vita.
di Ida Grassi
Pochi ma preziosi consigli per riprendersi la propria vita.
Noi donne, per nostra stessa natura, siamo portate a dedicare molta attenzione all'esterno, a preoccuparci delle necessità altrui,ma ad un certo punto diventa basilare ritrovare il nostro potere e creare la vita che vogliamo,quindi serve imparare a dirigerla dall'interno. È in questo modo che si crea una vera connessione con la nostra forza vitale. Ecco a voi quindi un piccolo vademecum per sentirsi felici e realizzate. E' necessario innanzittutto sanare le nostre radici e onorare le nostre origini.La nostra identità è un puzzle complesso e affascinante fatto di tante parti. Tra queste c'è la storia della nostra famiglia e in particolare delle donne a noi vicine, mamma, nonne, zie, sorelle. Creare con loro un legame che può darci forza quando più ne abbiamo bisogno. Non solo, per prendere consapevolezza di chi siamo ma è importante conoscere anche la storia dell'evoluzione femminile, per apprezzare le tante libertà di cui godiamo e che altre donne ancora non hanno. Inoltre,essere bella non è solo una questione estetica.
Quante volte abbiamo sentito dire che quello che conta è la bellezza interiore? Il punto è che è vero! Ma è vero anche che far emergere gli aspetti belli del proprio carattere non vuol dire mettere in secondo piano il desiderio di migliorare l'aspetto fisico. Anzi! La cura del proprio corpo è indice di amor proprio: ti piaci come persona, accetti i tuoi pregi e i tuoi difetti e metti in luce ciò che ti rende bella. Tutto sta nelle nostre motivazioni: perché indossiamo un determinato abito o scegliamo un particolare trucco? Lo facciamo perché piace a noi o per piacere agli altri? Non dobbiamo mai lasciare che qualcuno conduca la nostra vita al posto nostro. Mettiamoci noi alla guida assumendoci le responsabilità delle scelte. Facciamolo anche nelle relazioni. A volte in un rapporto si tende a lasciare all'altro la decisione su questioni che non ci piacciono molto, ma amare non è un'azione passiva. Al contrario richiede il nostro impegno, la nostra presenza.
Prendiamoci la responsabilità di essere noi stesse nella relazione con l'altro e di lasciare che anche l'altro esprima la propria autenticità. Quante volte abbiamo avuto la sensazione di non appartenere a un gruppo definito? Magari a scuola ti siamo sentite escluse da quelle che vestivano solo capi firmati. Oppure all'Università eravamo quella che non beveva alcolici. Perdiamo molto tempo della nostra vita ad analizzare i nostri difetti, invece di osservare attentamente ciò che ci rende diverse dagli altri, ma allo stesso tempo ci rende uniche. Infine: ogni donna possiede dentrose stessa il il potere di cambiare il mondo. Se c'è qualcosa che non ci va, noi e solo noi possiamo cambiarla. Per farlo dobbiamo partire dai piccoli passi.
Noi donne, per nostra stessa natura, siamo portate a dedicare molta attenzione all'esterno, a preoccuparci delle necessità altrui,ma ad un certo punto diventa basilare ritrovare il nostro potere e creare la vita che vogliamo,quindi serve imparare a dirigerla dall'interno. È in questo modo che si crea una vera connessione con la nostra forza vitale. Ecco a voi quindi un piccolo vademecum per sentirsi felici e realizzate. E' necessario innanzittutto sanare le nostre radici e onorare le nostre origini.La nostra identità è un puzzle complesso e affascinante fatto di tante parti. Tra queste c'è la storia della nostra famiglia e in particolare delle donne a noi vicine, mamma, nonne, zie, sorelle. Creare con loro un legame che può darci forza quando più ne abbiamo bisogno. Non solo, per prendere consapevolezza di chi siamo ma è importante conoscere anche la storia dell'evoluzione femminile, per apprezzare le tante libertà di cui godiamo e che altre donne ancora non hanno. Inoltre,essere bella non è solo una questione estetica.
Quante volte abbiamo sentito dire che quello che conta è la bellezza interiore? Il punto è che è vero! Ma è vero anche che far emergere gli aspetti belli del proprio carattere non vuol dire mettere in secondo piano il desiderio di migliorare l'aspetto fisico. Anzi! La cura del proprio corpo è indice di amor proprio: ti piaci come persona, accetti i tuoi pregi e i tuoi difetti e metti in luce ciò che ti rende bella. Tutto sta nelle nostre motivazioni: perché indossiamo un determinato abito o scegliamo un particolare trucco? Lo facciamo perché piace a noi o per piacere agli altri? Non dobbiamo mai lasciare che qualcuno conduca la nostra vita al posto nostro. Mettiamoci noi alla guida assumendoci le responsabilità delle scelte. Facciamolo anche nelle relazioni. A volte in un rapporto si tende a lasciare all'altro la decisione su questioni che non ci piacciono molto, ma amare non è un'azione passiva. Al contrario richiede il nostro impegno, la nostra presenza.
Prendiamoci la responsabilità di essere noi stesse nella relazione con l'altro e di lasciare che anche l'altro esprima la propria autenticità. Quante volte abbiamo avuto la sensazione di non appartenere a un gruppo definito? Magari a scuola ti siamo sentite escluse da quelle che vestivano solo capi firmati. Oppure all'Università eravamo quella che non beveva alcolici. Perdiamo molto tempo della nostra vita ad analizzare i nostri difetti, invece di osservare attentamente ciò che ci rende diverse dagli altri, ma allo stesso tempo ci rende uniche. Infine: ogni donna possiede dentrose stessa il il potere di cambiare il mondo. Se c'è qualcosa che non ci va, noi e solo noi possiamo cambiarla. Per farlo dobbiamo partire dai piccoli passi.
Come innalzare il desiderio femminile?
di Ida Grassi
Segreti per aumentare e riaccendere il desiderio femminile.
Il desiderio sessuale femminile è un vero mistero.Noi donne non ci smentiamo mai e anche a letto restiamo un grande enigma per gli uomini.Il calo del desiderio non è sempre collegato a qualche problema fisico spesso le donne sono impegnate a tal punto da non riuscire più a dedicare molto tempo alle relazioni amorose. Oppure, sono semplicemente annoiate dal solito rapporto. Gli esperti dell'Università di Toronto per ovviare a tutto questo, sconsigliano l’utilizzo del famoso Viagra Femminile già oggetto di polemiche riguardo alla sua presunta non efficacia e utilitàe consigliano invece metodi più naturali, partendo dall’alimentazione.
A tavola - Non c’è niente di meglio che una cenetta romantica per aumentare il desiderio sessuale. Secondo Amy Reily, autore del libro Love Diet ed esperto di cibi afrodisiaci, in tavola non devono mai mancare le cozze. In esse è contenuto un aminoacido che fa aumentare gli ormoni sessuali, sia nell’uomo che nella donna.Meglio ancora se, sulla tavola, fate trovare alla vostra compagna anche un po’ di finocchi, magari con l’aggiunta di sedano. Due cibi che contengono estrogeni naturali.E se volete strafare, aggiungete anche del buon vino e del caffè. Per quanto riguarda il primo sappiate che alcuni sprigionano dei feromoni molto simili a quelli umani. Ottimo per lo stesso motivo anche lo Champagne e i tartufi.Quindi, se volete che la serata finisca in bellezza, per una volta - uomini - preparate la cena alla vostra lei: così il cibo lo scegliete voi. Oltre a farci bella figura, è possibile che siate, come dire, ben ricompensati.
Divieti - Secondo Anne Turner, psicologa e fondatore della Il-O-Coach.com, per colpa di programmi versione Sex and the City, le donne sentono la pressione e il dovere di dover sempre fare l’amore anche dopo una lunga giornata di lavoro.Questo può danneggiare il vostro desiderio sessuale. Un metodo che consiglia la psicologa è quello di rilassare gli occhi e la vista, sedute nude davanti al proprio partner, senza toccare o parlare per alcuni minuti, per far conoscere il nostro corpo.
Letture erotiche - La letteratura di ogni tipo, in particolare la letteratura erotica, è un posto davvero sicuro per poter sperimentare. Un sacco di donne si preoccupano di fare l’amore perché non sanno quello che vogliono,a differenza di immagini erotiche sullo schermo, la parola scritta è più sottile e ci permette di usare la nostra immaginazione.
Ginnastica sexy - Che ne dite di fare esercizi divertendoci e al tempo stesso migliorando la vostra vita sessuale? Questo è quanto suggerisce Loren Barclay, personal trainer che ha ideato “Coregasm”, lezioni di ginnastica a Gymbox. La prima cosa da fare è rafforzare i muscoli del pavimento pelvico che, tra le tante cose, migliora anche la postura: prerogativa fondamentale per avvertire meglio il piacere sessuale.Tanta lingerie - Anche l’occhio vuole la sua parte e con questo, probabilmente, concordate tutti. La lingerie sexy fa sentire anche la donna più bella e desiderabile.L'acquisto di qualche bella lingerie di lusso può far sentire più potenti e sexy. Quindi prima di mettervi il solito paio di collant, pensateci bene.
Location non banali - Basta con la camera da letto! Non importa se avete bambini o no. Cercate di trovare dei momenti in cui riuscite a cambiare stanza, posto e modalità. Altrimenti il rapporto sessuale diventerà noioso.
Il desiderio sessuale femminile è un vero mistero.Noi donne non ci smentiamo mai e anche a letto restiamo un grande enigma per gli uomini.Il calo del desiderio non è sempre collegato a qualche problema fisico spesso le donne sono impegnate a tal punto da non riuscire più a dedicare molto tempo alle relazioni amorose. Oppure, sono semplicemente annoiate dal solito rapporto. Gli esperti dell'Università di Toronto per ovviare a tutto questo, sconsigliano l’utilizzo del famoso Viagra Femminile già oggetto di polemiche riguardo alla sua presunta non efficacia e utilitàe consigliano invece metodi più naturali, partendo dall’alimentazione.
A tavola - Non c’è niente di meglio che una cenetta romantica per aumentare il desiderio sessuale. Secondo Amy Reily, autore del libro Love Diet ed esperto di cibi afrodisiaci, in tavola non devono mai mancare le cozze. In esse è contenuto un aminoacido che fa aumentare gli ormoni sessuali, sia nell’uomo che nella donna.Meglio ancora se, sulla tavola, fate trovare alla vostra compagna anche un po’ di finocchi, magari con l’aggiunta di sedano. Due cibi che contengono estrogeni naturali.E se volete strafare, aggiungete anche del buon vino e del caffè. Per quanto riguarda il primo sappiate che alcuni sprigionano dei feromoni molto simili a quelli umani. Ottimo per lo stesso motivo anche lo Champagne e i tartufi.Quindi, se volete che la serata finisca in bellezza, per una volta - uomini - preparate la cena alla vostra lei: così il cibo lo scegliete voi. Oltre a farci bella figura, è possibile che siate, come dire, ben ricompensati.
Divieti - Secondo Anne Turner, psicologa e fondatore della Il-O-Coach.com, per colpa di programmi versione Sex and the City, le donne sentono la pressione e il dovere di dover sempre fare l’amore anche dopo una lunga giornata di lavoro.Questo può danneggiare il vostro desiderio sessuale. Un metodo che consiglia la psicologa è quello di rilassare gli occhi e la vista, sedute nude davanti al proprio partner, senza toccare o parlare per alcuni minuti, per far conoscere il nostro corpo.
Letture erotiche - La letteratura di ogni tipo, in particolare la letteratura erotica, è un posto davvero sicuro per poter sperimentare. Un sacco di donne si preoccupano di fare l’amore perché non sanno quello che vogliono,a differenza di immagini erotiche sullo schermo, la parola scritta è più sottile e ci permette di usare la nostra immaginazione.
Ginnastica sexy - Che ne dite di fare esercizi divertendoci e al tempo stesso migliorando la vostra vita sessuale? Questo è quanto suggerisce Loren Barclay, personal trainer che ha ideato “Coregasm”, lezioni di ginnastica a Gymbox. La prima cosa da fare è rafforzare i muscoli del pavimento pelvico che, tra le tante cose, migliora anche la postura: prerogativa fondamentale per avvertire meglio il piacere sessuale.Tanta lingerie - Anche l’occhio vuole la sua parte e con questo, probabilmente, concordate tutti. La lingerie sexy fa sentire anche la donna più bella e desiderabile.L'acquisto di qualche bella lingerie di lusso può far sentire più potenti e sexy. Quindi prima di mettervi il solito paio di collant, pensateci bene.
Location non banali - Basta con la camera da letto! Non importa se avete bambini o no. Cercate di trovare dei momenti in cui riuscite a cambiare stanza, posto e modalità. Altrimenti il rapporto sessuale diventerà noioso.
Donne.Si diffonde l'avventura lesbo.
di Ida Grassi
Nasce una nuova frontiera nel campo sessuale femminile.
Dall'America arrivano curiosità notevoli in ambito sessuale.Negli ultimi anni pare esploso un nuovissimo fenomeno,partendo dai siti di appuntamento online, e definito delle cosiddette "etero-flessibili". Parliamo cioè di donne eterosessuali, spesso con un marito o comunque una relazione duratura, che vanno in cerca di esperienza donna-donna che durino una sola sera o che comunque non diventino mai qualcosa di serio. Si tratta di una vera nuova frontiera del divertimento sessuale. Tutto è partito da un sondaggio della dott.ssa Chelsea Reynolds, docente di Giornalismo e Comunicazione presso l'Università del Minnesota. La donna ha notato la stranezza spulciando nella sezione di annunci provenienti da donne e indirizzati ad altre donne di Craiglist, portale che ospita inserzioni dedicate a lavoro, eventi, acquisti, incontri e vari servizi.
La sua ricerca si è basata sugli annunci pubblicati nelle sezioni dedicate a dieci grandi città americane.È un fenomeno di grandissime proporzioni" - spiega la docente.Si tratta di migliaia di annunci ogni anno, tutti di eterosessuali vogliose di esperienze lesbo. In tre giorni sono stati postati circa 400 annunci. Molte di loro specificano: "Mio marito non lo sa e non si unirà a no" e "Voglio una donna donna, non una donna-maschiaccio". Gli avvisi sono chiari".Si tratta di qualcosa di diverso dall'omosessualità o dalla bisessualità: circa il 7% delle donne americane si dichiara lesbica o bisex, ma il numero delle etero che ogni tanto fa sesso omosessuale arriva al 25%.
La ricerca di donne con cui condividere una storia lunga una notte esula da un'organica e completa accettazione della propria sessualità, che porterebbe a riconoscere di essere omosessuali o bisessuali: queste ragazze vogliono un'avventura di una notte, vogliono che non lo sappia nessuno (specialmente le persone con cui spesso hanno una relazione) e molte di loro hanno dichiarato di aver avuto un'esperienza simile tornando poi alle proprie vite senza che ciò influisse, in seguito, sulle consuete preferenze sessuali.Ma c'è un altro dettaglio importante che divide le "avventuriere" che cercano esperienze donna-donna da omosessuali e bisessuali: queste donne vogliono impegnarsi seriamente soltanto con uomini. Il cuore non c'entra: è solo evasione dalla routine.
Dall'America arrivano curiosità notevoli in ambito sessuale.Negli ultimi anni pare esploso un nuovissimo fenomeno,partendo dai siti di appuntamento online, e definito delle cosiddette "etero-flessibili". Parliamo cioè di donne eterosessuali, spesso con un marito o comunque una relazione duratura, che vanno in cerca di esperienza donna-donna che durino una sola sera o che comunque non diventino mai qualcosa di serio. Si tratta di una vera nuova frontiera del divertimento sessuale. Tutto è partito da un sondaggio della dott.ssa Chelsea Reynolds, docente di Giornalismo e Comunicazione presso l'Università del Minnesota. La donna ha notato la stranezza spulciando nella sezione di annunci provenienti da donne e indirizzati ad altre donne di Craiglist, portale che ospita inserzioni dedicate a lavoro, eventi, acquisti, incontri e vari servizi.
La sua ricerca si è basata sugli annunci pubblicati nelle sezioni dedicate a dieci grandi città americane.È un fenomeno di grandissime proporzioni" - spiega la docente.Si tratta di migliaia di annunci ogni anno, tutti di eterosessuali vogliose di esperienze lesbo. In tre giorni sono stati postati circa 400 annunci. Molte di loro specificano: "Mio marito non lo sa e non si unirà a no" e "Voglio una donna donna, non una donna-maschiaccio". Gli avvisi sono chiari".Si tratta di qualcosa di diverso dall'omosessualità o dalla bisessualità: circa il 7% delle donne americane si dichiara lesbica o bisex, ma il numero delle etero che ogni tanto fa sesso omosessuale arriva al 25%.
La ricerca di donne con cui condividere una storia lunga una notte esula da un'organica e completa accettazione della propria sessualità, che porterebbe a riconoscere di essere omosessuali o bisessuali: queste ragazze vogliono un'avventura di una notte, vogliono che non lo sappia nessuno (specialmente le persone con cui spesso hanno una relazione) e molte di loro hanno dichiarato di aver avuto un'esperienza simile tornando poi alle proprie vite senza che ciò influisse, in seguito, sulle consuete preferenze sessuali.Ma c'è un altro dettaglio importante che divide le "avventuriere" che cercano esperienze donna-donna da omosessuali e bisessuali: queste donne vogliono impegnarsi seriamente soltanto con uomini. Il cuore non c'entra: è solo evasione dalla routine.
Alle single piace l'uomo sposato.
di Ida Grassi
Le donne amano rubare l'uomo alle loro antagoniste.Sarà vero?
Da una recente ricerca salta all'occhio un dato davvero particolare.Il 57% delle donne interpellate ammette di essere attratta dall'uomo impegnato sentimentalmente.Anzi molte donne single sceglierebbero la loro preda proprio perché indossa l’anello matrimoniale. Incuranti del fatto che gli uomini abbiano potuto, con questo gesto, giurare fedeltà alle proprie mogli, le donne partono all’attacco per conquistare la preda più difficile: l’uomo sposato. La riuscita ha il sapore della vittoria, e le donne amano riuscire ad infrangere i loro limiti portandosi al di là del lecito e al di là delle convenzioni.
Alcuni esperti affermano che forse il vero motivo è legato al fatto che noi donne siamo sempre molto competitive, fin da piccole e non deve stupire se anche da adulte miriamo a rubare il marito di un’altra, fosse anche solo per il piacere di una scappatella, senza farlo diventare un amante fisso né tanto meno un partner.Infatti, le donne che mirano alla fede, non cercano poi un compagno con cui sostituire il marito o un rapporto fisso ma a spingerle è la sete di conquista e di trasgressione. Inoltre, la fede è un sintomo di garanzia in quanto, soprattutto passata la quarantina, chi è rimasto single potrebbe essere uno scapolone incallito o un uomo non predisposto alle relazioni con l’altro sesso.I punto focale quindi è che un uomo sposato è un amante più affidabile.
Forse. Fatto sta che il rischio poi, una volta conquistata la preda, è di farsi coinvolgere al di là della semplice scappatella e di pretendere di più. E, in quel caso, la battaglia rischia davvero di essere persa in partenza.
Da una recente ricerca salta all'occhio un dato davvero particolare.Il 57% delle donne interpellate ammette di essere attratta dall'uomo impegnato sentimentalmente.Anzi molte donne single sceglierebbero la loro preda proprio perché indossa l’anello matrimoniale. Incuranti del fatto che gli uomini abbiano potuto, con questo gesto, giurare fedeltà alle proprie mogli, le donne partono all’attacco per conquistare la preda più difficile: l’uomo sposato. La riuscita ha il sapore della vittoria, e le donne amano riuscire ad infrangere i loro limiti portandosi al di là del lecito e al di là delle convenzioni.
Alcuni esperti affermano che forse il vero motivo è legato al fatto che noi donne siamo sempre molto competitive, fin da piccole e non deve stupire se anche da adulte miriamo a rubare il marito di un’altra, fosse anche solo per il piacere di una scappatella, senza farlo diventare un amante fisso né tanto meno un partner.Infatti, le donne che mirano alla fede, non cercano poi un compagno con cui sostituire il marito o un rapporto fisso ma a spingerle è la sete di conquista e di trasgressione. Inoltre, la fede è un sintomo di garanzia in quanto, soprattutto passata la quarantina, chi è rimasto single potrebbe essere uno scapolone incallito o un uomo non predisposto alle relazioni con l’altro sesso.I punto focale quindi è che un uomo sposato è un amante più affidabile.
Forse. Fatto sta che il rischio poi, una volta conquistata la preda, è di farsi coinvolgere al di là della semplice scappatella e di pretendere di più. E, in quel caso, la battaglia rischia davvero di essere persa in partenza.
Sesso.I perchè di una crisi senza fine.
di Ida Grassi
Un parere importante sui problemi della sfera sessuale.
Il sesso è un universo complesso e difficile da capire.Molti fattori come lo stress della vita frenetica, l'abuso di pornografia online e i cellulari sempre nelle nostre mani: sono secondo molti le principali cause di problemi legati alla sfera sessuale. Lo sostiene da anni anche la storica terapista sessuale americana Shirley Zussman. La Zussman è stata pioniera di molte rivoluzioni e scoperte sessuali, dalla legalizzazione della pillola contraccettiva, all’ epidemia dell’AIDS fino all’ esplosione del sesso online.Nonostante la sua veneranda età la Zussman esercita ancora a New York la professione di terapista sessuale ed è sempre interessante il suo punto di vista su quali siano oggi le maggiori cause di problemi e disturbi legati alla sfera sessuale.
Tra queste sicuramente il tempo gioca un ruolo chiave: il nostro essere sempre indaffarati, i nostri ritmi frenetici e il nostro voler sempre di più ci porta ad essere a un certo punto della giornata esausti, stremati e senza energie da dedicare al sesso.Anche la pornografia online può essere dannosa, secondo la Zussman, che non la critica in quanto tale, anzi, ritiene che essa possa aiutare a sviluppare la fantasia sotto le lenzuola, ma sostiene che per molti diventa l’unico modo di fare sesso, annullando il desiderio di conoscere nella realtà partner in carne e ossa.
Ma più di tutto, quello che “spaventa” la dottoressa, è l’uso smodato che facciamo degli smartphone e dei computer anche al di fuori dell’ufficio. Un uso che ci porta a limitare molto il contatto con le altre persone: non ci si guarda più, non ci si tocca, si parla meno e ci si abbraccia di rado. E tutto ciò è l’anticamera per lo sviluppo di problematiche legate alla sfera sociale e sessuale.Meno virtualità, quindi, e più contatti reali!
Il sesso è un universo complesso e difficile da capire.Molti fattori come lo stress della vita frenetica, l'abuso di pornografia online e i cellulari sempre nelle nostre mani: sono secondo molti le principali cause di problemi legati alla sfera sessuale. Lo sostiene da anni anche la storica terapista sessuale americana Shirley Zussman. La Zussman è stata pioniera di molte rivoluzioni e scoperte sessuali, dalla legalizzazione della pillola contraccettiva, all’ epidemia dell’AIDS fino all’ esplosione del sesso online.Nonostante la sua veneranda età la Zussman esercita ancora a New York la professione di terapista sessuale ed è sempre interessante il suo punto di vista su quali siano oggi le maggiori cause di problemi e disturbi legati alla sfera sessuale.
Tra queste sicuramente il tempo gioca un ruolo chiave: il nostro essere sempre indaffarati, i nostri ritmi frenetici e il nostro voler sempre di più ci porta ad essere a un certo punto della giornata esausti, stremati e senza energie da dedicare al sesso.Anche la pornografia online può essere dannosa, secondo la Zussman, che non la critica in quanto tale, anzi, ritiene che essa possa aiutare a sviluppare la fantasia sotto le lenzuola, ma sostiene che per molti diventa l’unico modo di fare sesso, annullando il desiderio di conoscere nella realtà partner in carne e ossa.
Ma più di tutto, quello che “spaventa” la dottoressa, è l’uso smodato che facciamo degli smartphone e dei computer anche al di fuori dell’ufficio. Un uso che ci porta a limitare molto il contatto con le altre persone: non ci si guarda più, non ci si tocca, si parla meno e ci si abbraccia di rado. E tutto ciò è l’anticamera per lo sviluppo di problematiche legate alla sfera sociale e sessuale.Meno virtualità, quindi, e più contatti reali!
Cosa sapere assolutamente sulle donne.
di Ida Grassi
Piccoli consigli per far felici noi donne.
Noi donne si sa,siamo un mondo complicato,spesso però bastano piccole cose o piccoli trucchetti per renderci felici ed appagate. Gli uomini insommahanno la speranza un giorno di divenire gli amici meravigliosi e gli amanti perfetti, ma a volte (anzi molte volte) potrebbero fare qualcosina in più.Nei dialoghi liberi tra noi donne c'è una frase che ritorna sempre "Non ha fatto nessuno sforzo" oppure "È sempre con i suoi amici" o ancora "Non mi presta attenzione". Ecco uomini, per non sentire più nessuna di queste lamentele, vi diamo qualche consiglio e più semplicemente vi diciamo cosa bisogna sapere sulle donne.Considerate questi punti come una wish list, con tutti gli aspetti per essere dei compagni impeccabili e per far felice una donna.Ovviamente non c'è la formula magica per trattare come si deve una donna, questa è più una guida basata su quello che noi ragazze pensiamo siano gli aspetti più importanti all'interno di una relazione. Usatela correttamente mi raccomando.Le piccole cose contano
Alcuni uomini credono che fare le cose in grande faccia felice ogni donna, ma ogni giorno conta e ogni piccolo gesto è importante. Perché non fare qualcosa di carino nel quotidiano? Per esempio prendere una bottiglia di vino, dei cioccolatini, un fiore o un regalo, anche economico, senza bisogno che ci sia una compleanno o una ricorrenza."Sforzo", questa parola non è molto familiare a voi uomini, lo sappiamo, ma è la chiave della felicità di ogni donna. Portate fuori la spazzatura, chiamatela per chiederle com'è stata la sua giornata, oppure fate davvero qualcosa di spettacolare per il vostro anniversario. Ne varrà la pena.
Vi siete mai chiesti perché alcuni uomini pur non essendo bellissimi o ricchi hanno un sacco di donne al loro seguito? Si chiama sicurezza: le donne preferiscono un uomo che dimostra di essere a suo agio in ogni situazione. Ci fa sentire protette e questa è una delle cose più eccitanti da sempre. Attenzione a non sfociare nell'arroganza però, quella ha solo effetti negativi nella coppia.Dopo una giornata piena ci piacerebbe tornare a casa ed essere ascoltate. A molte donne piace parlare dei propri sentimenti e delle proprie disavventure. Confidiamo in voi affinchè ci facciate sentire speciali. Quindi, per favore, mettete in pausa la tv, mettete via il vostro smartphone e iniziate ad ascoltarci. Le donne devono sentirsi più importanti di una Playstation o di una partita di calcio. Certo gli uomini devono passare del tempo libero con i loro amici, o seguendo le proprie passioni, ma questo non deve rubare tempo alla vostra relazione e soprattutto non deve far sentire la vostra donna in secondo piano.
Noi donne si sa,siamo un mondo complicato,spesso però bastano piccole cose o piccoli trucchetti per renderci felici ed appagate. Gli uomini insommahanno la speranza un giorno di divenire gli amici meravigliosi e gli amanti perfetti, ma a volte (anzi molte volte) potrebbero fare qualcosina in più.Nei dialoghi liberi tra noi donne c'è una frase che ritorna sempre "Non ha fatto nessuno sforzo" oppure "È sempre con i suoi amici" o ancora "Non mi presta attenzione". Ecco uomini, per non sentire più nessuna di queste lamentele, vi diamo qualche consiglio e più semplicemente vi diciamo cosa bisogna sapere sulle donne.Considerate questi punti come una wish list, con tutti gli aspetti per essere dei compagni impeccabili e per far felice una donna.Ovviamente non c'è la formula magica per trattare come si deve una donna, questa è più una guida basata su quello che noi ragazze pensiamo siano gli aspetti più importanti all'interno di una relazione. Usatela correttamente mi raccomando.Le piccole cose contano
Alcuni uomini credono che fare le cose in grande faccia felice ogni donna, ma ogni giorno conta e ogni piccolo gesto è importante. Perché non fare qualcosa di carino nel quotidiano? Per esempio prendere una bottiglia di vino, dei cioccolatini, un fiore o un regalo, anche economico, senza bisogno che ci sia una compleanno o una ricorrenza."Sforzo", questa parola non è molto familiare a voi uomini, lo sappiamo, ma è la chiave della felicità di ogni donna. Portate fuori la spazzatura, chiamatela per chiederle com'è stata la sua giornata, oppure fate davvero qualcosa di spettacolare per il vostro anniversario. Ne varrà la pena.
Vi siete mai chiesti perché alcuni uomini pur non essendo bellissimi o ricchi hanno un sacco di donne al loro seguito? Si chiama sicurezza: le donne preferiscono un uomo che dimostra di essere a suo agio in ogni situazione. Ci fa sentire protette e questa è una delle cose più eccitanti da sempre. Attenzione a non sfociare nell'arroganza però, quella ha solo effetti negativi nella coppia.Dopo una giornata piena ci piacerebbe tornare a casa ed essere ascoltate. A molte donne piace parlare dei propri sentimenti e delle proprie disavventure. Confidiamo in voi affinchè ci facciate sentire speciali. Quindi, per favore, mettete in pausa la tv, mettete via il vostro smartphone e iniziate ad ascoltarci. Le donne devono sentirsi più importanti di una Playstation o di una partita di calcio. Certo gli uomini devono passare del tempo libero con i loro amici, o seguendo le proprie passioni, ma questo non deve rubare tempo alla vostra relazione e soprattutto non deve far sentire la vostra donna in secondo piano.
Ora sono le donne le vere cacciatrici.
di Ida Grassi
Noi donne oggi diamo più importanza al sesso.
Da sempre è diffuso il concetto o meglio il mito che vedeva gli uomini affamati di sesso e le donne in cerca dell'amore.Ma nei nostri tempi moderni questo è uno stereotipo che sembra essere stato capovolto, o quanto meno smentito, dai dati recentemente raccolti dall'Istituto di Sessuologia Italiano.La ricerca ha intervistato 5000 uomini e 3000 donne e confrontato le risposte con quelle ottenute esattamente un anno fa.Nel 2015 pare che le donne vogliano più sesso al di fuori del matrimonio (75%) rispetto agli uomini (65%) e solo il 20% delle donne infedeli ha un partner fisso in grado di tenere testa alle loro esigenze e voglie.
Insomma sembrerebbe che le pulsioni sessuali del gentil sesso riescano davvero a battere quelle degli uomini; un appetito vero e proprio che pare essere cresciuto in modo esponenziale e supportato anche da una maggior sicurezza a letto.
A incidere su questo trend sicuramente il fatto che l'80% delle donne dice di non essere soddisfatta dal proprio partner, una chiara tendenza aumentata del 22% rispetto al 2014 ma va tenuto conto anche della maggiore fiducia in se stesse.Il 10% in più rispetto all'edizione passata crede di riuscire a soddisfare appieno le voglie sessuali dell'amante.Ora sono gli uomini ad usare la famosa scusa del mal di testa. Le donne pretendono di più e gli uomini non ce la fanno a renderle felici a letto, questo perchè le donne stanno diventando sempre più esigenti e non ammettono che un argomento importante come il sesso venga trascurato.
Da sempre è diffuso il concetto o meglio il mito che vedeva gli uomini affamati di sesso e le donne in cerca dell'amore.Ma nei nostri tempi moderni questo è uno stereotipo che sembra essere stato capovolto, o quanto meno smentito, dai dati recentemente raccolti dall'Istituto di Sessuologia Italiano.La ricerca ha intervistato 5000 uomini e 3000 donne e confrontato le risposte con quelle ottenute esattamente un anno fa.Nel 2015 pare che le donne vogliano più sesso al di fuori del matrimonio (75%) rispetto agli uomini (65%) e solo il 20% delle donne infedeli ha un partner fisso in grado di tenere testa alle loro esigenze e voglie.
Insomma sembrerebbe che le pulsioni sessuali del gentil sesso riescano davvero a battere quelle degli uomini; un appetito vero e proprio che pare essere cresciuto in modo esponenziale e supportato anche da una maggior sicurezza a letto.
A incidere su questo trend sicuramente il fatto che l'80% delle donne dice di non essere soddisfatta dal proprio partner, una chiara tendenza aumentata del 22% rispetto al 2014 ma va tenuto conto anche della maggiore fiducia in se stesse.Il 10% in più rispetto all'edizione passata crede di riuscire a soddisfare appieno le voglie sessuali dell'amante.Ora sono gli uomini ad usare la famosa scusa del mal di testa. Le donne pretendono di più e gli uomini non ce la fanno a renderle felici a letto, questo perchè le donne stanno diventando sempre più esigenti e non ammettono che un argomento importante come il sesso venga trascurato.
Gli Italiani e il sesso.Dati non positivi.
di Ida Grassi
Come vanno le cose sotto le lenzuola degli italiani?
Un recente ed interessante sondaggio afferma che gli italiani dichiarano di avere in media 9 rapporti sessuali al mese, più della media mondiale, ma allo stesso tempo sono anche tra i più insoddisfatti, e per 4 milioni, ovvero una coppia su quattro, il rapporto non supera i due minuti. Questi dati particolari sono frutto dell'indagine svolta insieme sia dalla Società Italiana di Urologia (Siu) che dall'Associazione Ginecologi Ospedalieri Italiani (Aogoi).
La ricerca, che ha avuto i finanziamenti anche di DoxaPharma, si è basata su un campione di 3000 uomini e donne di età compresa tra i 18 e i 55 anni ed ha rivelato anche che il 70% degli italiani si sente insoddisfatto nonostante i 108 rapporti l'anno dichiarati, e 800mila coppie sono a rischio d'infedeltà e rottura proprio per i problemi a letto.Gli esperti sottolineano che l'eiaculazione precoce è il disturbo sessuale maschile più comune e comporta molta frustrazione in entrambi i partner.O meglio lui diventa insicuro e perde l'autostima, lei reagisce con rabbia e aggressività. Tutto ciò crea tensioni che possono portare alla crisi della coppia.
Nonostante la maggioranza degli uomini con questo problema dichiari di voler migliorare la situazione, sottolineano gli esperti, solo uno su dieci si rivolge al medico, mentre spopola la ricerca di rimedi «fai da te» sul web.Una notizia importante però c'è: dall'anno prossimo nascerà il Dipartimento per la Salute sessuale della coppia, in cui urologi e ginecologi agiranno finalmente insieme.
Un recente ed interessante sondaggio afferma che gli italiani dichiarano di avere in media 9 rapporti sessuali al mese, più della media mondiale, ma allo stesso tempo sono anche tra i più insoddisfatti, e per 4 milioni, ovvero una coppia su quattro, il rapporto non supera i due minuti. Questi dati particolari sono frutto dell'indagine svolta insieme sia dalla Società Italiana di Urologia (Siu) che dall'Associazione Ginecologi Ospedalieri Italiani (Aogoi).
La ricerca, che ha avuto i finanziamenti anche di DoxaPharma, si è basata su un campione di 3000 uomini e donne di età compresa tra i 18 e i 55 anni ed ha rivelato anche che il 70% degli italiani si sente insoddisfatto nonostante i 108 rapporti l'anno dichiarati, e 800mila coppie sono a rischio d'infedeltà e rottura proprio per i problemi a letto.Gli esperti sottolineano che l'eiaculazione precoce è il disturbo sessuale maschile più comune e comporta molta frustrazione in entrambi i partner.O meglio lui diventa insicuro e perde l'autostima, lei reagisce con rabbia e aggressività. Tutto ciò crea tensioni che possono portare alla crisi della coppia.
Nonostante la maggioranza degli uomini con questo problema dichiari di voler migliorare la situazione, sottolineano gli esperti, solo uno su dieci si rivolge al medico, mentre spopola la ricerca di rimedi «fai da te» sul web.Una notizia importante però c'è: dall'anno prossimo nascerà il Dipartimento per la Salute sessuale della coppia, in cui urologi e ginecologi agiranno finalmente insieme.
Donne.Un universo che nessuno conosce.
di Ida Grassi
Un piccolo dialogo sulla condizione attuale delle donne.
Una domanda che balena sempre nelle teste di noi donne è la seguente:come si è modificato nel tempo il nostro modo di essere,la nostra condizione nella società?Qual è la posizione della Donna nella realtà contemporanea?Le donne sono esseri particolari,in primis devono essere forti per tenere le redini di famiglia e lavoro, una doppia fatica che richiede energie, impegno, efficienza e senso del dovere. Spesso però accade che la nostra società, impone a noi donne di “portare i pantaloni” quando è ormai tempo di reindossare con orgoglio la gonna e di sfruttare tutte le capacità che sono racchiuse nel ruolo femminile, che le sono proprie da sempre. Nella storia recente ma non solo la condizione della donna è sempre stata caratterizzata da una situazione di inferiorità sia dal punto di vista sociale, giuridico e politico.
Oggi, però, possiamo con orgoglio affermare che noi donne siamo riuscite a stabilire maggiori contatti sociali che ci hanno consentito di raggiungere maggiore consapevolezza delle nostre forze e dei nostri valori. E' avvenuto insomma un vero processo sociale che trova le sue origini nella trasformazione della società.La vecchia società al maschile ha posto per anni grosse difficoltà ma spesso alcune donne hanno saputo assumere ruoli apicali che erano considerati prettamente maschili; possono essere perciò considerate pioniere nei loro campi di attività. Le donne, il loro mondo, la loro vita, la loro salute sono veri “indicatori del benessere” di una società.Cosa pensano le donne? Come vivono le donne questa realtà attuale?
Come riescono a coniugare il loro poliedrico universo interiore con quello a dir poco mediocre delle attuali figure maschili? Molti affermano a ragione che l’universo femminile è un prisma cangiante. L’universo maschile, quando va bene, è un semplice razionale cubo.Le donne da sempre si adeguano alla storia, chinano il capo solo per dialogare con l’uomo posto, oggi, molto più in basso. Eppure, c’è ancora strada da percorrere per riaffermare una femminilità fatta di quei valori profondi e unici che avevano già nelle caverne. Ma per farlo è necessario riappropriarsi di quanto non è mai venuto meno: forza, equilibrio, passione, intelligenza, coraggio, abilità intellettive e manuali. L’importante è essere Donne, ribelli, selvagge, streghe, guerriere, protagoniste e fondamentalmente femmine.
Una domanda che balena sempre nelle teste di noi donne è la seguente:come si è modificato nel tempo il nostro modo di essere,la nostra condizione nella società?Qual è la posizione della Donna nella realtà contemporanea?Le donne sono esseri particolari,in primis devono essere forti per tenere le redini di famiglia e lavoro, una doppia fatica che richiede energie, impegno, efficienza e senso del dovere. Spesso però accade che la nostra società, impone a noi donne di “portare i pantaloni” quando è ormai tempo di reindossare con orgoglio la gonna e di sfruttare tutte le capacità che sono racchiuse nel ruolo femminile, che le sono proprie da sempre. Nella storia recente ma non solo la condizione della donna è sempre stata caratterizzata da una situazione di inferiorità sia dal punto di vista sociale, giuridico e politico.
Oggi, però, possiamo con orgoglio affermare che noi donne siamo riuscite a stabilire maggiori contatti sociali che ci hanno consentito di raggiungere maggiore consapevolezza delle nostre forze e dei nostri valori. E' avvenuto insomma un vero processo sociale che trova le sue origini nella trasformazione della società.La vecchia società al maschile ha posto per anni grosse difficoltà ma spesso alcune donne hanno saputo assumere ruoli apicali che erano considerati prettamente maschili; possono essere perciò considerate pioniere nei loro campi di attività. Le donne, il loro mondo, la loro vita, la loro salute sono veri “indicatori del benessere” di una società.Cosa pensano le donne? Come vivono le donne questa realtà attuale?
Come riescono a coniugare il loro poliedrico universo interiore con quello a dir poco mediocre delle attuali figure maschili? Molti affermano a ragione che l’universo femminile è un prisma cangiante. L’universo maschile, quando va bene, è un semplice razionale cubo.Le donne da sempre si adeguano alla storia, chinano il capo solo per dialogare con l’uomo posto, oggi, molto più in basso. Eppure, c’è ancora strada da percorrere per riaffermare una femminilità fatta di quei valori profondi e unici che avevano già nelle caverne. Ma per farlo è necessario riappropriarsi di quanto non è mai venuto meno: forza, equilibrio, passione, intelligenza, coraggio, abilità intellettive e manuali. L’importante è essere Donne, ribelli, selvagge, streghe, guerriere, protagoniste e fondamentalmente femmine.
La mania dei selfie.Ecco i motivi.
di Ida Grassi
Gli auto-scatti ora sono oggetto di studio.
Negli ultimi anni una parola ci perseguita:selfie.Ma dove nasce questa vera mania collettiva? Stando alle recenti ricerche dell'Università Cattolica di Milano la risposta è molto meno complessa di quanto si potrebbe immaginare. Molti sono convinti si tratti di pura vanità ma in realtà solo il 30% degli appassionati di selfie si dedicano agli autoritratti per motivi prettamente vanitosi.Nella maggior parte dei casi, ovvero il 40% si tratta di un mezzo per far ridere e divertire gli altri e in un altro 20% dei casi di un modo per raccontare un momento della propria vita.
Quindi la malattia dei selfie avrebbe cause molto meno misteriose rispetto a come molti credono. Qualche tempo fa si era addirittura parlato di una vera e propria patologia di natura psichica. In realtà l'Associazione Americana degli Psicologi non avrebbe mai avallatoquesta tesi assurda.E' invece reale la ricerca condotta dal team della Facoltà di Scienze della Camunicazione della Cattolica di Milano, da cui sono emerse le percentuali sopra riportate.Insomma le persone si scattano selfie non tanto per esprimere come sono o come si sentono bensì per raccontare agli altri con chi sono, dove sono e cosa stanno facendo. Le donne secondo la ricerca si fanno notevolmente più selfie degli uomini, e risultano più interessate alle motivazioni interiori.
Inoltre, affermano di sperare maggiormente di ricevere commenti positivi dagli amici sui social network, e anche di temere maggiormente di ricevere commenti negativi dagli altri. Le persone che si fanno selfie appaiono significativamente più estroverse e più coscienziose (ovvero più caute e capaci di controllarsi, con la tendenza a pianificare le proprie azioni piuttosto che ad agire di impulso). Inoltre, essere molto estroversi si associa a un maggior utilizzo dei selfie per mostrare agli altri “come ci si sente”, mentre essere molto coscienziosi si associa al non essere particolarmente interessati ai commenti degli altri ai propri selfie, positivi o negativi che siano.
Negli ultimi anni una parola ci perseguita:selfie.Ma dove nasce questa vera mania collettiva? Stando alle recenti ricerche dell'Università Cattolica di Milano la risposta è molto meno complessa di quanto si potrebbe immaginare. Molti sono convinti si tratti di pura vanità ma in realtà solo il 30% degli appassionati di selfie si dedicano agli autoritratti per motivi prettamente vanitosi.Nella maggior parte dei casi, ovvero il 40% si tratta di un mezzo per far ridere e divertire gli altri e in un altro 20% dei casi di un modo per raccontare un momento della propria vita.
Quindi la malattia dei selfie avrebbe cause molto meno misteriose rispetto a come molti credono. Qualche tempo fa si era addirittura parlato di una vera e propria patologia di natura psichica. In realtà l'Associazione Americana degli Psicologi non avrebbe mai avallatoquesta tesi assurda.E' invece reale la ricerca condotta dal team della Facoltà di Scienze della Camunicazione della Cattolica di Milano, da cui sono emerse le percentuali sopra riportate.Insomma le persone si scattano selfie non tanto per esprimere come sono o come si sentono bensì per raccontare agli altri con chi sono, dove sono e cosa stanno facendo. Le donne secondo la ricerca si fanno notevolmente più selfie degli uomini, e risultano più interessate alle motivazioni interiori.
Inoltre, affermano di sperare maggiormente di ricevere commenti positivi dagli amici sui social network, e anche di temere maggiormente di ricevere commenti negativi dagli altri. Le persone che si fanno selfie appaiono significativamente più estroverse e più coscienziose (ovvero più caute e capaci di controllarsi, con la tendenza a pianificare le proprie azioni piuttosto che ad agire di impulso). Inoltre, essere molto estroversi si associa a un maggior utilizzo dei selfie per mostrare agli altri “come ci si sente”, mentre essere molto coscienziosi si associa al non essere particolarmente interessati ai commenti degli altri ai propri selfie, positivi o negativi che siano.
Quando il Ti Amo è sintomo d'infedeltà.
di Ida Grassi
Una ricerca porta a rivelazioni davvero sorprendenti.
Il sito americano Gleeden.com rende nota una recente ricerca sulla frase più ambita ed usata in amore: il Ti Amo.Un sondaggio molto serio sui sentimenti di uomini e donne. La ricerca è stata realizzata attraverso gli iscritti al sito di tutti gli stati americani ed evidenzia come la gente percepisca questo segno d’amore.Per circa 4 intervistati su 10 (il 37%), dire “ti amo” equivarrebbe ad una vera e propria dichiarazione d’amore. Tuttavia, per più di un quarto (31%) il “ti amo” è associato ad una visione meno passionale avendo una connotazione che riguarda più la sfera della fedeltà e dell’affidabilità che quella della passione amorosa vera e propria.
Sembra che le passioni nate da esperienze extraconiugali possano far nascere altri sentimenti oltre quello della passione. In altre parole, Gleeden scopre con questo sondaggio che il 21% delle donne e degli uomini infedeli avrebbe già ceduto al divieto del dire “ti amo” al proprio amante. Prova che la matematica non si applica facilmente ai sentimenti, il 33% degli intervistati pensa di poter amare due persone allo stesso tempo, avendo per queste due un amore diverso. Verrebbe da dire che spesso il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce.
Spesso più pronte ad esternare i propri sentimenti, le donne infedeli pronunciano queste famose paroline in modo più regolare rispetto agli uomini: il 52% dice “ti amo” all’uomo amato almeno due volte al mese, mentre tra gli uomini solo il 41% si esprime con la stessa frequenza. Per quanto riguarda i momenti preferiti per tale dichiarazione, uomini e donne si trovano d’accordo solo su occasione e le classiche festività.
Il sito americano Gleeden.com rende nota una recente ricerca sulla frase più ambita ed usata in amore: il Ti Amo.Un sondaggio molto serio sui sentimenti di uomini e donne. La ricerca è stata realizzata attraverso gli iscritti al sito di tutti gli stati americani ed evidenzia come la gente percepisca questo segno d’amore.Per circa 4 intervistati su 10 (il 37%), dire “ti amo” equivarrebbe ad una vera e propria dichiarazione d’amore. Tuttavia, per più di un quarto (31%) il “ti amo” è associato ad una visione meno passionale avendo una connotazione che riguarda più la sfera della fedeltà e dell’affidabilità che quella della passione amorosa vera e propria.
Sembra che le passioni nate da esperienze extraconiugali possano far nascere altri sentimenti oltre quello della passione. In altre parole, Gleeden scopre con questo sondaggio che il 21% delle donne e degli uomini infedeli avrebbe già ceduto al divieto del dire “ti amo” al proprio amante. Prova che la matematica non si applica facilmente ai sentimenti, il 33% degli intervistati pensa di poter amare due persone allo stesso tempo, avendo per queste due un amore diverso. Verrebbe da dire che spesso il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce.
Spesso più pronte ad esternare i propri sentimenti, le donne infedeli pronunciano queste famose paroline in modo più regolare rispetto agli uomini: il 52% dice “ti amo” all’uomo amato almeno due volte al mese, mentre tra gli uomini solo il 41% si esprime con la stessa frequenza. Per quanto riguarda i momenti preferiti per tale dichiarazione, uomini e donne si trovano d’accordo solo su occasione e le classiche festività.
Tutti i segreti nascosti della libido.
di Ida Grassi
Come cambia l'approccio al sesso tra i vari generi.
Da sempre voi maschietti credete che romanticismo e dolcezza siano le armi migliori per attirare la donna che si desidera.Queste tecniche forse erano perfette nell'ottocento francese ma nel mondo d'oggi tutto è cambiato.Eros e solo eros,questo è il principio da tenere a mente.A dirlo è la scienza che, con prova provata, condanna il romanticismo (in particolar modo quello rosa ) quale peggior nemico della libido.Il team di ricerca della Maastricht University ha condotto l’esperimento invitando 88 uomini e 88 donne a visionare tre clip riprese da tre diverse pellicole, in cui alcune coppie facevano sesso: Titanic, Proposta indecente e un documentario sulla storia inglese.
A fine proiezione ognuno dei partecipanti ha spiegato il proprio stato sia fisico che mentale.Le donne hanno confessato di aver avvertito un forte desiderio di fare sesso dopo aver visto le scene tratte dai due film più romantici; gli uomini, invece, hanno ammesso di sentirsi più eccitati dal documentario storico che dai film, ribadendo tuttavia l’assenza di una vera pulsione sessuale se non in presenza di stimoli forti ed espliciti.
Emerge quindi che noi donne condividiamo la medesima spinta sessuale degli uomini, ma che questa assume sembianze diverse a seconda del genere: di fronte alle scene più esplicite percepiamo eccitazione, ma l’assenza di qualsiasi coinvolgimento mentale con quanto si vede sullo schermo, impedisce al desiderio di accendersi.Per gli uomini vale l’esatto contrario: per eccitarsi devono utilizzare la testa il meno possibile e preferibilmente essere messi al cospetto di fantasie preconfezionate e stimoli visivi molto audaci.L’esempio più semplice che mi viene in mente è proprio la cena a lume di candela. Fatevi trovare non a tavola ma sul tavolo con la candela appoggiata in zona cesarini: siate la prima portata, l’effetto è garantito e a gran beneficio di dieta e libido.Lo studio, pubblicato sulla rivista Archive of Sexual Behaviour ribadisce dunque tutta una serie di teorie sulle differenze di genere rispetto alla fruizione di contenuti a luci rosse. Le donne hanno più fantasia ma la loro immaginazione sessuale è più legata all’eros che al porno.
Da sempre voi maschietti credete che romanticismo e dolcezza siano le armi migliori per attirare la donna che si desidera.Queste tecniche forse erano perfette nell'ottocento francese ma nel mondo d'oggi tutto è cambiato.Eros e solo eros,questo è il principio da tenere a mente.A dirlo è la scienza che, con prova provata, condanna il romanticismo (in particolar modo quello rosa ) quale peggior nemico della libido.Il team di ricerca della Maastricht University ha condotto l’esperimento invitando 88 uomini e 88 donne a visionare tre clip riprese da tre diverse pellicole, in cui alcune coppie facevano sesso: Titanic, Proposta indecente e un documentario sulla storia inglese.
A fine proiezione ognuno dei partecipanti ha spiegato il proprio stato sia fisico che mentale.Le donne hanno confessato di aver avvertito un forte desiderio di fare sesso dopo aver visto le scene tratte dai due film più romantici; gli uomini, invece, hanno ammesso di sentirsi più eccitati dal documentario storico che dai film, ribadendo tuttavia l’assenza di una vera pulsione sessuale se non in presenza di stimoli forti ed espliciti.
Emerge quindi che noi donne condividiamo la medesima spinta sessuale degli uomini, ma che questa assume sembianze diverse a seconda del genere: di fronte alle scene più esplicite percepiamo eccitazione, ma l’assenza di qualsiasi coinvolgimento mentale con quanto si vede sullo schermo, impedisce al desiderio di accendersi.Per gli uomini vale l’esatto contrario: per eccitarsi devono utilizzare la testa il meno possibile e preferibilmente essere messi al cospetto di fantasie preconfezionate e stimoli visivi molto audaci.L’esempio più semplice che mi viene in mente è proprio la cena a lume di candela. Fatevi trovare non a tavola ma sul tavolo con la candela appoggiata in zona cesarini: siate la prima portata, l’effetto è garantito e a gran beneficio di dieta e libido.Lo studio, pubblicato sulla rivista Archive of Sexual Behaviour ribadisce dunque tutta una serie di teorie sulle differenze di genere rispetto alla fruizione di contenuti a luci rosse. Le donne hanno più fantasia ma la loro immaginazione sessuale è più legata all’eros che al porno.
Le regole d'oro per difendere la coppia.
di Ida Grassi
Consigli basilari per il benessere della coppia.
Uno dei mali delle coppie moderne è la routine quotidiana.La coppia potrebbe non reggere ad una vita noiosa e troppo abitudinaria,per evitare una situazione del genere ecco alcune piccole regolette necessarie per mantenere sempre alta la passione ed il coinvolgimento tra lui e lei
Più vacanze insieme
Lavoro e solito tran tran.Per evitare questo serve ogni tanto un bel week-end romantico solo per voi.Pochi giorno con zero preoccupazioni, niente figli o impegni.In questo modo ci sarà più condivisione e soprattutto più tempo per stare insieme davvero.
Largo all'improvvisazione
Sabato spesa,domenica chiesa o pranzo dai parenti,estate dai suoceri.Sembra una maledizione ed infatti può diventare la tomba della passione.Stop all'organizzazione.Largo all'improvvisazione.Sabati e domeniche senza programmi,vacanze estive mai uguali.Niente pianificazione,troppo noiosa.La coppia vuolecambiamenti e novità per durare.Imprevisti e spontaneità sono divertenti ed adrenalinici.
Fare cose insieme
La coppia per essere felice deve fare molte cose insieme. Quasi tutte.Solo così può ritrovare originalità e condivisione. Cimentarci ad esempio in uno sport da fare insieme.Yoga per il relax,nuoto,tennis o anche cose estreme.Le sensazioni forti legano la coppia e alimentano la complicità.
Fantasia a letto
C'è poco da dire.A letto serve inventiva.Le solite posizioni o i soliti rituali alla lunga stancano.Soprattutto lei.Quindicari maschi armatevi di fantasia,molta.Anche per lei ci sono consigli,compra biancheria sexy, inventa uno streaptease,non aver paura di inventare situazioni o di prendere l'iniziativa e soprattutto,bisogna farlo molto spesso,non tutti i giorni ma quasi.
Comunicare sempre
Una coppia che ha problemi è una coppia che non comunica abbastanza.Sarebbe utilissimo almeno una volta alla settimana, organizzare una cena proprio per poter meglio parlare.A casa o al ristorante, non importa. Un solo imperativo:approfittare di questo appuntamento per parlare di ciò che ci preoccupa, delle nostre angosce, dei nostri desideri, delle nostre aspettative.
Sorprese e attenzioni
Coccole e sorprese. Un pranzo a lune di candela, un regalo, un bacio improvviso,un massaggio eccitante. Questi piccoli gesti di tenerezza tengono vivo il rapporto e rallegrano la quotidianità.
Libertà reciproca
Non obblighiamo il partner. Le uscite con gli amici vanno concesse. La serata-calcio è un qualcosa da non ostacolare, dare e avere spazi di libertà è fondamentale. Questi momenti di separazione inoltre risvegliano la nostalgia dell’altro e la voglia di ritrovarsi. Molto semplice e funzionante.
Uno dei mali delle coppie moderne è la routine quotidiana.La coppia potrebbe non reggere ad una vita noiosa e troppo abitudinaria,per evitare una situazione del genere ecco alcune piccole regolette necessarie per mantenere sempre alta la passione ed il coinvolgimento tra lui e lei
Più vacanze insieme
Lavoro e solito tran tran.Per evitare questo serve ogni tanto un bel week-end romantico solo per voi.Pochi giorno con zero preoccupazioni, niente figli o impegni.In questo modo ci sarà più condivisione e soprattutto più tempo per stare insieme davvero.
Largo all'improvvisazione
Sabato spesa,domenica chiesa o pranzo dai parenti,estate dai suoceri.Sembra una maledizione ed infatti può diventare la tomba della passione.Stop all'organizzazione.Largo all'improvvisazione.Sabati e domeniche senza programmi,vacanze estive mai uguali.Niente pianificazione,troppo noiosa.La coppia vuolecambiamenti e novità per durare.Imprevisti e spontaneità sono divertenti ed adrenalinici.
Fare cose insieme
La coppia per essere felice deve fare molte cose insieme. Quasi tutte.Solo così può ritrovare originalità e condivisione. Cimentarci ad esempio in uno sport da fare insieme.Yoga per il relax,nuoto,tennis o anche cose estreme.Le sensazioni forti legano la coppia e alimentano la complicità.
Fantasia a letto
C'è poco da dire.A letto serve inventiva.Le solite posizioni o i soliti rituali alla lunga stancano.Soprattutto lei.Quindicari maschi armatevi di fantasia,molta.Anche per lei ci sono consigli,compra biancheria sexy, inventa uno streaptease,non aver paura di inventare situazioni o di prendere l'iniziativa e soprattutto,bisogna farlo molto spesso,non tutti i giorni ma quasi.
Comunicare sempre
Una coppia che ha problemi è una coppia che non comunica abbastanza.Sarebbe utilissimo almeno una volta alla settimana, organizzare una cena proprio per poter meglio parlare.A casa o al ristorante, non importa. Un solo imperativo:approfittare di questo appuntamento per parlare di ciò che ci preoccupa, delle nostre angosce, dei nostri desideri, delle nostre aspettative.
Sorprese e attenzioni
Coccole e sorprese. Un pranzo a lune di candela, un regalo, un bacio improvviso,un massaggio eccitante. Questi piccoli gesti di tenerezza tengono vivo il rapporto e rallegrano la quotidianità.
Libertà reciproca
Non obblighiamo il partner. Le uscite con gli amici vanno concesse. La serata-calcio è un qualcosa da non ostacolare, dare e avere spazi di libertà è fondamentale. Questi momenti di separazione inoltre risvegliano la nostalgia dell’altro e la voglia di ritrovarsi. Molto semplice e funzionante.
L'uomo perfetto secondo noi donne.
di Ida Grassi
Le regole giuste per essere il nostro uomo ideale.
Un recentissimo sondaggio svedese che ha coinvolto 2.000 donne si è posto un interrogativo annoso e importante.Qual è l'uomo perfetto?Qual' è l'uomo che piace a noi donne? O almeno, alle donne svedesi, dovremmo dire. Secondo le descrizioni racoclte l'uomo dei sogni è alto circa 1,83, atletico, capelli scuri corti e occhi marroni, ha un buon senso del vestire, tendenzialmente elegante, non è amato lo stile sportivo, è laureato ed ha un reddito medio-alto. Deve essere un tipo dolce e sensibile, ma deve dire “Ti amo” solo se realmente coinvolto in una storia.
Inoltre, l’uomo perfetto guida un'auto sportiva e beve birra piuttosto che vino,mangia carne poichè l’essere vegetariani non è ritenuto emblema di mascolinità.E’ un tipo divertente che ama scherzare piuttosto che limitarsi a conversazioni profonde.Molte delle donne intervistate sottolineano che vorrebbero dal proprio uomo ideale essere accompagnate a fare shopping, anche se forse fare shopping e acquisti da sole è meglio,in modo da poterci scatenare liberamente.
Nessuna donna critica il fatto che il proprio uomo ideale ami il calcio e le partite in tv con gli amici anziché rimanere con la sua compagna a guardare le soap opera (un atteggiamento che le intervistate ritengono poco macho), ed è bene che confessi subito ogno sua malefatta compreso quando per strada guarda un'altra ragazza cercando di mentire.Infine l’uomo ideale deve essere legato alla madre il giusto anche telefonandola una volta a settimana senza essere mammone,ma dando la giusta importanza alla famiglia.Insomma ecco l'identikit dell'uomo perfetto.Maschi prendete appunti.
Un recentissimo sondaggio svedese che ha coinvolto 2.000 donne si è posto un interrogativo annoso e importante.Qual è l'uomo perfetto?Qual' è l'uomo che piace a noi donne? O almeno, alle donne svedesi, dovremmo dire. Secondo le descrizioni racoclte l'uomo dei sogni è alto circa 1,83, atletico, capelli scuri corti e occhi marroni, ha un buon senso del vestire, tendenzialmente elegante, non è amato lo stile sportivo, è laureato ed ha un reddito medio-alto. Deve essere un tipo dolce e sensibile, ma deve dire “Ti amo” solo se realmente coinvolto in una storia.
Inoltre, l’uomo perfetto guida un'auto sportiva e beve birra piuttosto che vino,mangia carne poichè l’essere vegetariani non è ritenuto emblema di mascolinità.E’ un tipo divertente che ama scherzare piuttosto che limitarsi a conversazioni profonde.Molte delle donne intervistate sottolineano che vorrebbero dal proprio uomo ideale essere accompagnate a fare shopping, anche se forse fare shopping e acquisti da sole è meglio,in modo da poterci scatenare liberamente.
Nessuna donna critica il fatto che il proprio uomo ideale ami il calcio e le partite in tv con gli amici anziché rimanere con la sua compagna a guardare le soap opera (un atteggiamento che le intervistate ritengono poco macho), ed è bene che confessi subito ogno sua malefatta compreso quando per strada guarda un'altra ragazza cercando di mentire.Infine l’uomo ideale deve essere legato alla madre il giusto anche telefonandola una volta a settimana senza essere mammone,ma dando la giusta importanza alla famiglia.Insomma ecco l'identikit dell'uomo perfetto.Maschi prendete appunti.
Quando la gelosia si impossessa di noi.
di Ida Grassi
Come combattere la gelosia quando si fa patologica?
Tutte noi donne abbiamo una grossa e terribile paura: che il nostro lui si innamori di un'altra e ci abbandoni.E' un tormento che se ci prende ci porta a vivere malissimo. La gelosia mina la nostra serenità e ci fa infuriare in modo netto, rendendoci meno lucide e inducendoci a commettere degli spropositi. Ma un recente studio dell'Università del Texas ha determinato il metodo esatto per vincerla o almeno superarla in modo indenne.Se siamo gelose ci sottostimiamo, consideriamo il partner più importante di noi stesse. Abbiamo una bassa considerazione di noi stesse e creiamo una relazione di dipendenza dall'altro per paura di non esserne all'altezza. Lo scopo quindi è quello di occuparci un po' di più di noi stesse e aumentare la nostra autostima.
Per gli esperti questo è il primo passo, sentendoci all'altezza o addirittura superiori all'altro, possiamo superare la gelosia.Il secondo importante passo è quello di analizzare le nostre emozioni e cercare di capire se il sentimento di gelosia ha un fondamento o sono soltanto nostre fissazioni ingiustificate. A volte infatti può accadere che inconsciamente si cerca di tornare a provare un po' di batticuore e quindi ci inventiamo nuovi motivi per provare emozioni forti.Di base è importante evitare tristezza e cupezza.Non serve pensare troppo alla gelosia, ma diventa invece utilissimo distrarci e spostare la mente altrove. Lo studio dimostra che gelosia genera gelosia e continuare a rimuginare non aiuta certo a superarla.
Il segreto per capire quando il limite della normalità viene superato, basta osservare in che modo i nostri comportamenti cambino. Quando l'ansia, i dubbi o il dolore diventano così intensi da spingerci ad azioni che distruggono il rispetto di noi stessi e dell'altro. Quando non è episodica e transitoria, ma costante, vuol dire che sta diventando patologica, cioè ci fa solo del male.Quello è il momento per dire basta e riprendere il controllo di se stesse.
Tutte noi donne abbiamo una grossa e terribile paura: che il nostro lui si innamori di un'altra e ci abbandoni.E' un tormento che se ci prende ci porta a vivere malissimo. La gelosia mina la nostra serenità e ci fa infuriare in modo netto, rendendoci meno lucide e inducendoci a commettere degli spropositi. Ma un recente studio dell'Università del Texas ha determinato il metodo esatto per vincerla o almeno superarla in modo indenne.Se siamo gelose ci sottostimiamo, consideriamo il partner più importante di noi stesse. Abbiamo una bassa considerazione di noi stesse e creiamo una relazione di dipendenza dall'altro per paura di non esserne all'altezza. Lo scopo quindi è quello di occuparci un po' di più di noi stesse e aumentare la nostra autostima.
Per gli esperti questo è il primo passo, sentendoci all'altezza o addirittura superiori all'altro, possiamo superare la gelosia.Il secondo importante passo è quello di analizzare le nostre emozioni e cercare di capire se il sentimento di gelosia ha un fondamento o sono soltanto nostre fissazioni ingiustificate. A volte infatti può accadere che inconsciamente si cerca di tornare a provare un po' di batticuore e quindi ci inventiamo nuovi motivi per provare emozioni forti.Di base è importante evitare tristezza e cupezza.Non serve pensare troppo alla gelosia, ma diventa invece utilissimo distrarci e spostare la mente altrove. Lo studio dimostra che gelosia genera gelosia e continuare a rimuginare non aiuta certo a superarla.
Il segreto per capire quando il limite della normalità viene superato, basta osservare in che modo i nostri comportamenti cambino. Quando l'ansia, i dubbi o il dolore diventano così intensi da spingerci ad azioni che distruggono il rispetto di noi stessi e dell'altro. Quando non è episodica e transitoria, ma costante, vuol dire che sta diventando patologica, cioè ci fa solo del male.Quello è il momento per dire basta e riprendere il controllo di se stesse.
Quali sono i canoni della bellezza ideale?
di Ida Grassi
Quando la società ci dice ciò che è bello e ciò che non lo è.
I dettagli si sa sono l'essenza della bellezza,della vera bellezza.Sopracciglia più arcuate, viso più asciutto, occhi di un colore diverso: spesso per piacerci di più basterebbe cambiare qualche piccolo e specifico elemento del proprio aspetto. Ma che cosa viene veramente definito «bello», che cosa attrae istintivamente, quali sono i canoni di bellezza universali? Per scoprirlo, un gruppo di studiosi di estetica guidati dal famoso fotografo Scott Chasserot hanno sviluppato un progetto, chiamato «Original / Ideal». Hanno in breve utilizzato tecnologie sofisticate: dai software di editing a uno scanner cerebrale,hanno chiesto a tredici volontari di posare per un ritratto del loro volto, senza gioielli, senza trucco e senza vestiti.
Poi gli studiosi hanno trasformato le loro immagini, modificando qualche dettaglio, per avvicinarle ai «canoni scientifici» di bellezza (labbra più piene, colli allungati, sguardo più aperto), e le hanno mostrate ai partecipanti, a cui avevano fatto indossare la cuffia di uno scanner cerebrale per registrare e interpretare le loro reazioni. Chasserot ha poi chiesto ai volontari di mettere a confronto le immagini originali e quelle manipolate, per vedere di fronte a quali le risposte emozionali erano più positive.
«Original / Ideal» si basa su un affiancamento, per ogni soggetto, delle due fotografie: quella autentica e quella che più rispecchia «come si vorrebbe essere». Senza la mediazione del pensiero consapevole e del ragionamento, ma in base a quello che l’istinto suggerisce.La cosa curiosa da scoprire è stato che la maggioranza dei partecipanti ha avuto reazioni più positive davanti all'immagine manipolata. Questo ha portato il gruppo di studiosi ad ipotizzare che il nostro subconscio è condizionato dai canoni di bellezza che la società ci impone.Un verità che già credevamo tale,ma adesso anche la scienza l'ha dimostrata,la mente è condizionata dalla società in cui viviamo.
I dettagli si sa sono l'essenza della bellezza,della vera bellezza.Sopracciglia più arcuate, viso più asciutto, occhi di un colore diverso: spesso per piacerci di più basterebbe cambiare qualche piccolo e specifico elemento del proprio aspetto. Ma che cosa viene veramente definito «bello», che cosa attrae istintivamente, quali sono i canoni di bellezza universali? Per scoprirlo, un gruppo di studiosi di estetica guidati dal famoso fotografo Scott Chasserot hanno sviluppato un progetto, chiamato «Original / Ideal». Hanno in breve utilizzato tecnologie sofisticate: dai software di editing a uno scanner cerebrale,hanno chiesto a tredici volontari di posare per un ritratto del loro volto, senza gioielli, senza trucco e senza vestiti.
Poi gli studiosi hanno trasformato le loro immagini, modificando qualche dettaglio, per avvicinarle ai «canoni scientifici» di bellezza (labbra più piene, colli allungati, sguardo più aperto), e le hanno mostrate ai partecipanti, a cui avevano fatto indossare la cuffia di uno scanner cerebrale per registrare e interpretare le loro reazioni. Chasserot ha poi chiesto ai volontari di mettere a confronto le immagini originali e quelle manipolate, per vedere di fronte a quali le risposte emozionali erano più positive.
«Original / Ideal» si basa su un affiancamento, per ogni soggetto, delle due fotografie: quella autentica e quella che più rispecchia «come si vorrebbe essere». Senza la mediazione del pensiero consapevole e del ragionamento, ma in base a quello che l’istinto suggerisce.La cosa curiosa da scoprire è stato che la maggioranza dei partecipanti ha avuto reazioni più positive davanti all'immagine manipolata. Questo ha portato il gruppo di studiosi ad ipotizzare che il nostro subconscio è condizionato dai canoni di bellezza che la società ci impone.Un verità che già credevamo tale,ma adesso anche la scienza l'ha dimostrata,la mente è condizionata dalla società in cui viviamo.
Baby fumatori e alcolisti.Una vera piaga.
di Ida Grassi
Una fotografia dei ragazzi di oggi non certo rassicurante.
Dati recenti del Ministero della Salute evidenziano che sono ben 400 mila i baby alcolisti in Italia e altrettanti i baby fumatori che approcciano la prima sigaretta già tra gli 8 anni e i 12 anni. Il 18% dei ricoveri in pronto soccorso di under 16 avviene per eccesso di alcol, spesso collegato agli energy drink. I teens sembrano amare queste bevande che da sole non fanno male (una lattina contiene l’equivalente in caffeina di un espresso) ma che, se mescolate all’alcol, eccitano ed alimentano il desiderio di bere.Il 50% dei 4mila adolescenti italiani ha provato o usa energy drink almeno una volta la settimana, e di solito lo fa il sabato sera. Non è una piacevole immagine dei nostri adolescenti quella emersa dai dati del Ministero.
Un simbolo del disagio giovanile che può essere collegato a mille fattori. Ai genitori va certamente dato un consiglio:conoscete di più i vostri figli,parlate e chiedete delle loro vite.I ragazzini sono pieni di insicurezze e ansie che sfogano in modo non corretto.Abusando di alcol,droghe,fumo e azioni particolari come il cutting, l'autolesionismo sul corpo,vera patologia psicologica.Di recente si è diffuso anche il burning, piccole bruciature provocate con la sigaretta. Sono facili da mascherare: basta mettere maglie lunghe. L’autolesionismo è pericoloso come l’alcolismo o il fumo, e non va sottovalutato.
I genitori dovrebbero migliorare la loro capacità di osservazione: imparare a notare se i ragazzi cambiano taglio o colore di capelli, il modo di vestirsi, se mettono sempre abiti larghi che coprono polsi e braccia, fare attenzione ai lividi e, sulla biancheria, alle piccole gocce di sangue.Ogni ragazzo è un mondo a parte ma la prevenzione serve a tutti. Emblematico un recente studio americano che ha misurato il tempo medio di discussione a tavola nelle famiglie.Ebbene, mamma e papà parlano in media 3 minuti al giorno con i loro ragazzi.Un dato davvero inquietante.
Dati recenti del Ministero della Salute evidenziano che sono ben 400 mila i baby alcolisti in Italia e altrettanti i baby fumatori che approcciano la prima sigaretta già tra gli 8 anni e i 12 anni. Il 18% dei ricoveri in pronto soccorso di under 16 avviene per eccesso di alcol, spesso collegato agli energy drink. I teens sembrano amare queste bevande che da sole non fanno male (una lattina contiene l’equivalente in caffeina di un espresso) ma che, se mescolate all’alcol, eccitano ed alimentano il desiderio di bere.Il 50% dei 4mila adolescenti italiani ha provato o usa energy drink almeno una volta la settimana, e di solito lo fa il sabato sera. Non è una piacevole immagine dei nostri adolescenti quella emersa dai dati del Ministero.
Un simbolo del disagio giovanile che può essere collegato a mille fattori. Ai genitori va certamente dato un consiglio:conoscete di più i vostri figli,parlate e chiedete delle loro vite.I ragazzini sono pieni di insicurezze e ansie che sfogano in modo non corretto.Abusando di alcol,droghe,fumo e azioni particolari come il cutting, l'autolesionismo sul corpo,vera patologia psicologica.Di recente si è diffuso anche il burning, piccole bruciature provocate con la sigaretta. Sono facili da mascherare: basta mettere maglie lunghe. L’autolesionismo è pericoloso come l’alcolismo o il fumo, e non va sottovalutato.
I genitori dovrebbero migliorare la loro capacità di osservazione: imparare a notare se i ragazzi cambiano taglio o colore di capelli, il modo di vestirsi, se mettono sempre abiti larghi che coprono polsi e braccia, fare attenzione ai lividi e, sulla biancheria, alle piccole gocce di sangue.Ogni ragazzo è un mondo a parte ma la prevenzione serve a tutti. Emblematico un recente studio americano che ha misurato il tempo medio di discussione a tavola nelle famiglie.Ebbene, mamma e papà parlano in media 3 minuti al giorno con i loro ragazzi.Un dato davvero inquietante.
Lo smartphone ha ormai sostituito la TV.
di Ida Grassi
Come si modifica l'intrattenimento digitale.
Molte nostre abitudini stanno effettivamente cambiando anche in tema di intrattenimento.Passiamo ancora molto tempo davanti alla TV ma secondo TNS, istituto di ricerca e consulenza di marketing leader nel mondo,i televisori da soli non sono più in grado di soddisfare il nostro desiderio di contenuti. Risultato: cresce l'online media e lo "screen-stacking".Lo studio fatto dalla TNS ha ascoltato più di 55,000 utenti internet nel mondo, ed ha evidenziato che una metà di coloro che guardano alla sera la TV, si diletta contemporaneamente in altre attività digitali, come social media, controllo dell' email o ricerca di informazioni pre-acquisto online. Inoltre, l'indagine ci dice che, a livello globale, possediamo circa 4 device digitali caduno, dato che sale a 5 fra gli Italiani, gli Australiani, i Tedeschi, gli Inglesi, gli abitanti di Hong Kong.
La nostra voglia di essere connessi, di condividere le nostre esperienze online anche attraverso foto e video sta trainando la diffusione di strumenti tecnologici di ultima generazione con performance sempre più appaganti, sostenendo parallelamente la crescita del fenomeno del multi-screening o "screen-stacking" - l'utilizzo contemporaneo di più device.La domanda di contenuti in streaming, senza vincoli di tempo e di luogo, poi è stata amplificata durante i recenti Mondiali di Calcio. Gli utenti di ogni parte del mondo hanno avuto accesso a questo evento sportivo internazionale così importante, attraverso i device disponibili, a casa e fuori casa, magari anche commentando gli accadimenti in tempo reale sulle piattaforme social con i propri amici e conoscenti.
Il desiderio di fruire dei nostri programmi televisivi preferiti a tutte le ore del giorno sta anche sostenendo la crescita dell'utilizzo della cosiddetta TV online. Un quarto (25%) degli intervistati a livello globale, guarda video giornalmente su PC, laptop, tablet o smartphone. Eppure, nonostante questa forte crescita di fruizioni online, la televisione tradizionale gioca comunque un ruolo molto importante nelle nostre vite, con tre quarti dei rispondenti (75%) che a livello globale dichiarano di guardarla quotidianamente (mentre in Europa il 77% e in Italia l'82%). Tre telespettatori su quattro (76%) la guardano senza distrazioni, la sera mentre cenano. Ed in Italia 4 su 5 (84%): un momento elettivo di attenzione! Se da un lato dunque non si discute il nostro amore per il televisore dall'altro, dobbiamo essere pronti a recepire nelle nostre attività di comunicazione e brand activation questi nuovi pattern di fruizione.
Molte nostre abitudini stanno effettivamente cambiando anche in tema di intrattenimento.Passiamo ancora molto tempo davanti alla TV ma secondo TNS, istituto di ricerca e consulenza di marketing leader nel mondo,i televisori da soli non sono più in grado di soddisfare il nostro desiderio di contenuti. Risultato: cresce l'online media e lo "screen-stacking".Lo studio fatto dalla TNS ha ascoltato più di 55,000 utenti internet nel mondo, ed ha evidenziato che una metà di coloro che guardano alla sera la TV, si diletta contemporaneamente in altre attività digitali, come social media, controllo dell' email o ricerca di informazioni pre-acquisto online. Inoltre, l'indagine ci dice che, a livello globale, possediamo circa 4 device digitali caduno, dato che sale a 5 fra gli Italiani, gli Australiani, i Tedeschi, gli Inglesi, gli abitanti di Hong Kong.
La nostra voglia di essere connessi, di condividere le nostre esperienze online anche attraverso foto e video sta trainando la diffusione di strumenti tecnologici di ultima generazione con performance sempre più appaganti, sostenendo parallelamente la crescita del fenomeno del multi-screening o "screen-stacking" - l'utilizzo contemporaneo di più device.La domanda di contenuti in streaming, senza vincoli di tempo e di luogo, poi è stata amplificata durante i recenti Mondiali di Calcio. Gli utenti di ogni parte del mondo hanno avuto accesso a questo evento sportivo internazionale così importante, attraverso i device disponibili, a casa e fuori casa, magari anche commentando gli accadimenti in tempo reale sulle piattaforme social con i propri amici e conoscenti.
Il desiderio di fruire dei nostri programmi televisivi preferiti a tutte le ore del giorno sta anche sostenendo la crescita dell'utilizzo della cosiddetta TV online. Un quarto (25%) degli intervistati a livello globale, guarda video giornalmente su PC, laptop, tablet o smartphone. Eppure, nonostante questa forte crescita di fruizioni online, la televisione tradizionale gioca comunque un ruolo molto importante nelle nostre vite, con tre quarti dei rispondenti (75%) che a livello globale dichiarano di guardarla quotidianamente (mentre in Europa il 77% e in Italia l'82%). Tre telespettatori su quattro (76%) la guardano senza distrazioni, la sera mentre cenano. Ed in Italia 4 su 5 (84%): un momento elettivo di attenzione! Se da un lato dunque non si discute il nostro amore per il televisore dall'altro, dobbiamo essere pronti a recepire nelle nostre attività di comunicazione e brand activation questi nuovi pattern di fruizione.
La lotta continua contro l'invecchiamento.
di Ida Grassi
Segreti e astuzie per togliere dal viso gli anni che passano.
L’età non deve essere un problema per noi donne ma diventare un vero valore sociale fondamentale,non si tratta solamente di un dato cronologico. Uno studio psicologico recente ha spiegato che l’apparire (non l’essere) più o meno giovani spesso fornisce informazioni agli altri sulla propria salute e sul proprio benessere.Questo è il reale motivo per il quale facciamo di tutto per sembrare più giovani di quello che siamo. Oggi però sappiamo che per farlo non basta “cancellare” le rughe. Sempre la stessa ricerca medica infatti, ha voluto indagare sulla presenza di altre caratteristiche facciali che potrebbero essere altrettanto importanti nel predire l’età di qualcuno. In particolare hanno osservato che con il passare degli anni si vanno perdendo lentamente i contrasti tra le varie zone del viso. Per esempio, con l’età, si affievoliscono i bordi delle labbra, molto ben definiti in gioventù.
Anche il colore di labbra e dei bordi degli occhi si fa sempre più simile alla pelle circostante, mentre le varie aree della pelle perdono di luminosità e diventano molto più uniformi.In tre esperimenti successivi, pubblicati insieme ai risultati sulla rivista One, i ricercatori in questione hanno valutato come un gruppo di volontari giudicavano l’età di facce viste a video. Nel primo studio hanno misurato i contrasti facciali esistenti in un gruppo di 289 immagini facciali di donne caucasiche tra i 20 e i 70 anni per determinare come questi cambino col passare degli anni. Nel secondo e terzo studio, invece, sono stati analizzati i contrasti veri e propri per capire quale ruolo giochino nel nostro giudizio sull’età. Le stesse facce sono state viste così com’erano oppure con una manipolazione digitale.
È così che i partecipanti hanno indicato ai ricercatori che la loro ipotesi era fondata: la maggior parte dei volontari ha indicato come più giovani le persone i cui tratti erano stati maggiormente contrastati.Dopo aver quindi colto come queste ulteriori caratteristiche potevano essere fondamentali nel predire l’età altrui, ecco che al team sembra chiaro il ruolo del trucco. In genere, quando ci si trucca, l’idea è quella di far risaltare proprio i contrasti: la matita leggermente più scura del rossetto sulle labbra, il colore nero attorno agli occhi, ciglia e sopracciglia più marcate, magari un po’ di colore per far risaltare gli zigomi. Ed eccoci tolti i due o tre anni “di troppo
L’età non deve essere un problema per noi donne ma diventare un vero valore sociale fondamentale,non si tratta solamente di un dato cronologico. Uno studio psicologico recente ha spiegato che l’apparire (non l’essere) più o meno giovani spesso fornisce informazioni agli altri sulla propria salute e sul proprio benessere.Questo è il reale motivo per il quale facciamo di tutto per sembrare più giovani di quello che siamo. Oggi però sappiamo che per farlo non basta “cancellare” le rughe. Sempre la stessa ricerca medica infatti, ha voluto indagare sulla presenza di altre caratteristiche facciali che potrebbero essere altrettanto importanti nel predire l’età di qualcuno. In particolare hanno osservato che con il passare degli anni si vanno perdendo lentamente i contrasti tra le varie zone del viso. Per esempio, con l’età, si affievoliscono i bordi delle labbra, molto ben definiti in gioventù.
Anche il colore di labbra e dei bordi degli occhi si fa sempre più simile alla pelle circostante, mentre le varie aree della pelle perdono di luminosità e diventano molto più uniformi.In tre esperimenti successivi, pubblicati insieme ai risultati sulla rivista One, i ricercatori in questione hanno valutato come un gruppo di volontari giudicavano l’età di facce viste a video. Nel primo studio hanno misurato i contrasti facciali esistenti in un gruppo di 289 immagini facciali di donne caucasiche tra i 20 e i 70 anni per determinare come questi cambino col passare degli anni. Nel secondo e terzo studio, invece, sono stati analizzati i contrasti veri e propri per capire quale ruolo giochino nel nostro giudizio sull’età. Le stesse facce sono state viste così com’erano oppure con una manipolazione digitale.
È così che i partecipanti hanno indicato ai ricercatori che la loro ipotesi era fondata: la maggior parte dei volontari ha indicato come più giovani le persone i cui tratti erano stati maggiormente contrastati.Dopo aver quindi colto come queste ulteriori caratteristiche potevano essere fondamentali nel predire l’età altrui, ecco che al team sembra chiaro il ruolo del trucco. In genere, quando ci si trucca, l’idea è quella di far risaltare proprio i contrasti: la matita leggermente più scura del rossetto sulle labbra, il colore nero attorno agli occhi, ciglia e sopracciglia più marcate, magari un po’ di colore per far risaltare gli zigomi. Ed eccoci tolti i due o tre anni “di troppo
La Tv ed il suo grande potere condizionante.
di Ida Grassi
Un pericolo grande si cela nella televisione di oggi.
Uno dei grandi problemi della società moderna è il forte e continuo martellamento imposto da questa TV controllata e pericolosa. Senza dubbio la televisione è uno dei più potenti e subdoli strumenti di condizionamento di massa, capace fin dall’ infanzia di imporci schemi,voleri e pensieri; il risultato è un forte condizionamento della personalità,in ogni cosa e scelta della nostra vita quotidiana. Acquisti, moda, politica, informazione, sicurezza o terrore, tutto subisce filtri e condizioni senza che noi ce ne rendiamo conto;viviamo credendo che le nostre scelte e pensieri siano coscienti e autonomi, invece sono guidate. Molti studiosi parlano della possibilità di decidere cosa le persone devono pensare, un potere manipolatorio, categorico e impositivo.
In realtà esperti di settore hanno dimostrato che la televisione non impone nulla in termini di cosa pensare, bensì lavora su quel fenomeno che la sociologia della comunicazione chiama Agenda Setting, ovvero la facoltà di decidere “riguardo a cosa” la massa deve pensare.Potendo decidere gli argomenti su cui le persone ragioneranno, si scambieranno pareri, si formeranno opinioni, chi controlla la tv è in grado di creare una realtà parziale ed omettere da questa realtà tutto ciò che non vuole si conosca. Lo scopo recondito è quello di rendere la massa più controllabile, solo con coinvolgimenti emotivi strutturati intorno ai modelli proposti dal potere si può operare un controllo profondo sulla stessa società.Per favorire la controllabilità delle masse nei paesi democratici spesso si arriva a stimolare modelli di pensiero istintivi, reattivi e favorire l’ignoranza allo scopo di ridurre il livello delle indagini e limitare la cooperazione fra i singoli.
Leggendo un qualsiasi quotidiano a caso, o guardando un telegiornale a caso, è impossibile non notare la realtà dei fatti.Oggi il giornalismo è come un “guardiano del potere”, arrivando a sostenerlo nel non far trapelare verità scomode, utilizzando tecniche per impedire una vera presa di coscienza dei cittadini sulla realtà finanziaria, politica, economica e mediatica. Molti operatori dei media provano addirittura ad addomesticare tutto questo facendo diventare l’informazione uno spettacolo attraente, emozionante oppure raccapricciante, ma comunque sempre emotivamente “forte” e quanto possibile spettacolare. Lo scopo principale di tali tecniche è la profonda disinformazione, la distrazione e il condizionamento necessario per difendere il sistema esistente e non suscitare il generale istinto di cambiamento che vive insito e sopito nell'anima sincera della comunità sociale.
Uno dei grandi problemi della società moderna è il forte e continuo martellamento imposto da questa TV controllata e pericolosa. Senza dubbio la televisione è uno dei più potenti e subdoli strumenti di condizionamento di massa, capace fin dall’ infanzia di imporci schemi,voleri e pensieri; il risultato è un forte condizionamento della personalità,in ogni cosa e scelta della nostra vita quotidiana. Acquisti, moda, politica, informazione, sicurezza o terrore, tutto subisce filtri e condizioni senza che noi ce ne rendiamo conto;viviamo credendo che le nostre scelte e pensieri siano coscienti e autonomi, invece sono guidate. Molti studiosi parlano della possibilità di decidere cosa le persone devono pensare, un potere manipolatorio, categorico e impositivo.
In realtà esperti di settore hanno dimostrato che la televisione non impone nulla in termini di cosa pensare, bensì lavora su quel fenomeno che la sociologia della comunicazione chiama Agenda Setting, ovvero la facoltà di decidere “riguardo a cosa” la massa deve pensare.Potendo decidere gli argomenti su cui le persone ragioneranno, si scambieranno pareri, si formeranno opinioni, chi controlla la tv è in grado di creare una realtà parziale ed omettere da questa realtà tutto ciò che non vuole si conosca. Lo scopo recondito è quello di rendere la massa più controllabile, solo con coinvolgimenti emotivi strutturati intorno ai modelli proposti dal potere si può operare un controllo profondo sulla stessa società.Per favorire la controllabilità delle masse nei paesi democratici spesso si arriva a stimolare modelli di pensiero istintivi, reattivi e favorire l’ignoranza allo scopo di ridurre il livello delle indagini e limitare la cooperazione fra i singoli.
Leggendo un qualsiasi quotidiano a caso, o guardando un telegiornale a caso, è impossibile non notare la realtà dei fatti.Oggi il giornalismo è come un “guardiano del potere”, arrivando a sostenerlo nel non far trapelare verità scomode, utilizzando tecniche per impedire una vera presa di coscienza dei cittadini sulla realtà finanziaria, politica, economica e mediatica. Molti operatori dei media provano addirittura ad addomesticare tutto questo facendo diventare l’informazione uno spettacolo attraente, emozionante oppure raccapricciante, ma comunque sempre emotivamente “forte” e quanto possibile spettacolare. Lo scopo principale di tali tecniche è la profonda disinformazione, la distrazione e il condizionamento necessario per difendere il sistema esistente e non suscitare il generale istinto di cambiamento che vive insito e sopito nell'anima sincera della comunità sociale.
Sesso e adolescenza.Un nuovo percorso.
di Ida Grassi
Come vivere correttamente il rapporto col sesso in età giovanile.
L'adolescenza è uno dei periodi della vita più complessi e particolari.Essa comincia con la pubertà, ovvero con il completamento dello sviluppo sessuale dal punto di vista riproduttivo e dura fino al completo sviluppo fisico che coincide con l'età adulta.L'adolescenza è inoltre l'età della vita in cui i giovani acquisiscono la completa maturità sessuale passando dalla semplice capacità procreativa alla piena consapevolezza della propria sessualità. Questo tipo di situazione è sempre più condizionato dall'ambiente e dal contesto sociale e culturale in cui l'adolescente vive e si forma. Diversi modelli culturali, sociali e religiosi causano nei giovani rilevanti differenze di comportamento a parità di sviluppo fisiologico.Il giovane, passando dal controllo parentale all'adattamento sociale, deve inventare dal nulla i propri modelli di comportamento, anche sessuale, filtrando da un lato gli esempi forniti dai genitori e quelli del contesto sociale in cui si trova a vivere.
E' basilare in tale complicata età che il giovane acquisisca le giuste informazioni sull'anatomia e la funzionalità degli organi sessuali, sulla fisiologia del rapporto sessuale(la risposta sessuale), sulla contraccezione e sulle malattie sessualmente trasmissibili .I genitori hanno un compito fondamentale in questo processo formativo, anche se i giovani preferiscono procurarsi autonomamente queste informazioni.L'impulso sessuale non sempre si manifesta nel medesimo momento nei ragazzi e nelle ragazze. Nei maschi le esigenze biologiche sono specifiche e spesso diventano una sorta di scarico della tensione nell'orgasmo. Nelle femmine il desiderio sessuale è molto più complesso e misterioso, è come una sensazione diffusa, pervasa da emozioni e sentimenti.
Gli impulsi sessuali sono generalmente legati a sentimenti d'amore per le ragazze e possono essere del tutto separati per i ragazzi.Il primo rapporto sessuale, viene concepito in modo molto diverso dai maschi e dalle femmine.I genitori e la società hanno il compito di fornire l'informazione all'adolescente, ma è il giovane che deve trovare la sua dimensione, anche nella sfera sessuale, rapportandosi al contesto attuale in cui vive.Il comportamento, al di la delle pulsioni fisiologiche, si ricollega alla situazione sociale in continuo cambiamento. Dal punto di vista del comportamento sessuale per esempio, a causa della nuova situazione determinata dalla presenza dell'AIDS, i rapporti non protetti sono oggi più pericolosi rispetto a quanto avveniva nella generazione precedente quando non vi erano malattie sessualmente trasmissibili ed inguaribili.La conseguenza di tale processo è che la generazione attuale deve vivere l'emancipazione sessuale con più attenzione e consapevolezza rispetto al recente passato, senza però trascurare ovviamente il significato emozionale della sessualità.
L'adolescenza è uno dei periodi della vita più complessi e particolari.Essa comincia con la pubertà, ovvero con il completamento dello sviluppo sessuale dal punto di vista riproduttivo e dura fino al completo sviluppo fisico che coincide con l'età adulta.L'adolescenza è inoltre l'età della vita in cui i giovani acquisiscono la completa maturità sessuale passando dalla semplice capacità procreativa alla piena consapevolezza della propria sessualità. Questo tipo di situazione è sempre più condizionato dall'ambiente e dal contesto sociale e culturale in cui l'adolescente vive e si forma. Diversi modelli culturali, sociali e religiosi causano nei giovani rilevanti differenze di comportamento a parità di sviluppo fisiologico.Il giovane, passando dal controllo parentale all'adattamento sociale, deve inventare dal nulla i propri modelli di comportamento, anche sessuale, filtrando da un lato gli esempi forniti dai genitori e quelli del contesto sociale in cui si trova a vivere.
E' basilare in tale complicata età che il giovane acquisisca le giuste informazioni sull'anatomia e la funzionalità degli organi sessuali, sulla fisiologia del rapporto sessuale(la risposta sessuale), sulla contraccezione e sulle malattie sessualmente trasmissibili .I genitori hanno un compito fondamentale in questo processo formativo, anche se i giovani preferiscono procurarsi autonomamente queste informazioni.L'impulso sessuale non sempre si manifesta nel medesimo momento nei ragazzi e nelle ragazze. Nei maschi le esigenze biologiche sono specifiche e spesso diventano una sorta di scarico della tensione nell'orgasmo. Nelle femmine il desiderio sessuale è molto più complesso e misterioso, è come una sensazione diffusa, pervasa da emozioni e sentimenti.
Gli impulsi sessuali sono generalmente legati a sentimenti d'amore per le ragazze e possono essere del tutto separati per i ragazzi.Il primo rapporto sessuale, viene concepito in modo molto diverso dai maschi e dalle femmine.I genitori e la società hanno il compito di fornire l'informazione all'adolescente, ma è il giovane che deve trovare la sua dimensione, anche nella sfera sessuale, rapportandosi al contesto attuale in cui vive.Il comportamento, al di la delle pulsioni fisiologiche, si ricollega alla situazione sociale in continuo cambiamento. Dal punto di vista del comportamento sessuale per esempio, a causa della nuova situazione determinata dalla presenza dell'AIDS, i rapporti non protetti sono oggi più pericolosi rispetto a quanto avveniva nella generazione precedente quando non vi erano malattie sessualmente trasmissibili ed inguaribili.La conseguenza di tale processo è che la generazione attuale deve vivere l'emancipazione sessuale con più attenzione e consapevolezza rispetto al recente passato, senza però trascurare ovviamente il significato emozionale della sessualità.
Avere una vita di coppia sempre attiva.
di Ida Grassi
Ricette segrete per una relazione sempre accesa.
Secondo un recente sondaggio della IMG commissionato dal sito di incontri Meetic.com ben il 70% delle persone intervistate dichiara di essere riuscita a trovare stabilità e serenità di coppia proprio dopo aver avuto una relazione extraconiugale. La maggior parte degli intervistati sottolinea la teoria secondo la quale una scappatella dona passione e interesse ad una coppia annoiata e può salvare un matrimonio.Ma esiste allora una specie di segreto per avere un partner fedele?Il 55% delle persone ascoltate sarebbe disposto a smettere coi tradimenti e godersi il matrimonio se il rapporto di coppia fosse più soddisfacente e meno noioso.
Dei 6000 utenti partecipanti al sondaggio, un notevole 48% afferma che il motivo di molti tradimenti è l'insoddisfazione sessuale e fare più sesso col partner salverebbe il loro matrimonio. Per il 20% la soluzione sarebbe invece presente nella maggiore comunicazione e nella reciproca comprensione dei problemi e bisogni del partner. La terza ricetta segreta invece sarebbe il riscoprire nuovamente la passione e divertirsi di più col partner. L'attenzione e in alcuni casi l'indipendenza, con rispettivamente il 9% e il 7% dei voti, permetterebbe agli infedeli intervistati di sentirsi maggiormente a proprio agio e più sicuri di se evitando di cercare conferme altrove.
Secondo l'amministratore e fondatore di IMG sembrerebbe che molti degli utenti iscritti al portale abbiano riscoperto la necessaria passione dopo essersi concessi una scappatella. Molti pare non avrebbero però bisogno di una specifica relazione extraconiugale basterebbe solo un piccolo flirt anche virtuale per riuscire a rinnovare passioni e voglie.Che dire,l'amore è davvero un mistero grande.
Secondo un recente sondaggio della IMG commissionato dal sito di incontri Meetic.com ben il 70% delle persone intervistate dichiara di essere riuscita a trovare stabilità e serenità di coppia proprio dopo aver avuto una relazione extraconiugale. La maggior parte degli intervistati sottolinea la teoria secondo la quale una scappatella dona passione e interesse ad una coppia annoiata e può salvare un matrimonio.Ma esiste allora una specie di segreto per avere un partner fedele?Il 55% delle persone ascoltate sarebbe disposto a smettere coi tradimenti e godersi il matrimonio se il rapporto di coppia fosse più soddisfacente e meno noioso.
Dei 6000 utenti partecipanti al sondaggio, un notevole 48% afferma che il motivo di molti tradimenti è l'insoddisfazione sessuale e fare più sesso col partner salverebbe il loro matrimonio. Per il 20% la soluzione sarebbe invece presente nella maggiore comunicazione e nella reciproca comprensione dei problemi e bisogni del partner. La terza ricetta segreta invece sarebbe il riscoprire nuovamente la passione e divertirsi di più col partner. L'attenzione e in alcuni casi l'indipendenza, con rispettivamente il 9% e il 7% dei voti, permetterebbe agli infedeli intervistati di sentirsi maggiormente a proprio agio e più sicuri di se evitando di cercare conferme altrove.
Secondo l'amministratore e fondatore di IMG sembrerebbe che molti degli utenti iscritti al portale abbiano riscoperto la necessaria passione dopo essersi concessi una scappatella. Molti pare non avrebbero però bisogno di una specifica relazione extraconiugale basterebbe solo un piccolo flirt anche virtuale per riuscire a rinnovare passioni e voglie.Che dire,l'amore è davvero un mistero grande.
Ecco svelati tutti i segreti sul tradimento.
di Ida Grassi
Tradire.La cosa che più ferisce e più dura da superare.
Tradire,una parola che spaventa e attira.Ma quali sono i motivi e le dinamiche?Un recente studio svela tutto,segreti e motivazioni ed anche qual è la cosa che fa più male.Secondo il 59% degli uomini l’infedeltà sessuale sarebbe la peggiore, al contrario il 68% delle donne afferma di odiare l'idea che il partner si innamori di un'altra. I risultati di questa ricerca compiuta dall'azienda di sondaggi SGM dimostrano che, nonostante la fedeltà (77%) e la fiducia (88%) sono principi molto importanti nella coppia, entrambi i sessi sono stati coinvolti in tradimenti almeno una volta. Il 42% degli uomini e il 41% delle donne hanno affermato di aver tradito con dinamiche però differenti.
Nel 30% dei casi il tradimento dell'uomo significa fare sesso con un'altra persona, mentre il 25% delle donne dice di tradire solo se trasportate mentalmente.Dalla ricerca si comprende anche il diverso concetto che maschi e donne hanno di fronte al tradimento della/del partner. Anche se abbiamo la fama di essere amanti passionali e gelosi in realtà noi italiani riusciamo a controllare la situazione in maniera razionale. Il 70% dei partecipanti al sondaggio dichiara di preferire la fine della relazione per dare a entrambi la possibilità di essere felici con un altra persona invece di trascinare il rapporto o di vendicarsi tradendo. Come comportarsi poi quando la relazione termina?
Solo il 35% vivrebbe un rapporto senza compromessi e coinvolgimenti sentimentali, mentre il 60% dichiara di voler aspettare il vero amore.Dopo la batosta del tradimento molti cercano di dimenticare e vanno avanti nella ricerca del partner, altri percorron oaltre vie come ad esempio il dating online. Quali sono i reali motivi? Per l’82% dei single un sito di incontri garantisce meno rischi e maggiori possibilità di conoscere molte persone con le stesse intenzioni sentimentali. Inoltre secondo il 65% la fedeltà è un ideale basilare e particolarmente importante per i membri di un sito di incontri, poichè quasi tutti i frequentatori cercano relazioni stabili.Sarà vero?
Tradire,una parola che spaventa e attira.Ma quali sono i motivi e le dinamiche?Un recente studio svela tutto,segreti e motivazioni ed anche qual è la cosa che fa più male.Secondo il 59% degli uomini l’infedeltà sessuale sarebbe la peggiore, al contrario il 68% delle donne afferma di odiare l'idea che il partner si innamori di un'altra. I risultati di questa ricerca compiuta dall'azienda di sondaggi SGM dimostrano che, nonostante la fedeltà (77%) e la fiducia (88%) sono principi molto importanti nella coppia, entrambi i sessi sono stati coinvolti in tradimenti almeno una volta. Il 42% degli uomini e il 41% delle donne hanno affermato di aver tradito con dinamiche però differenti.
Nel 30% dei casi il tradimento dell'uomo significa fare sesso con un'altra persona, mentre il 25% delle donne dice di tradire solo se trasportate mentalmente.Dalla ricerca si comprende anche il diverso concetto che maschi e donne hanno di fronte al tradimento della/del partner. Anche se abbiamo la fama di essere amanti passionali e gelosi in realtà noi italiani riusciamo a controllare la situazione in maniera razionale. Il 70% dei partecipanti al sondaggio dichiara di preferire la fine della relazione per dare a entrambi la possibilità di essere felici con un altra persona invece di trascinare il rapporto o di vendicarsi tradendo. Come comportarsi poi quando la relazione termina?
Solo il 35% vivrebbe un rapporto senza compromessi e coinvolgimenti sentimentali, mentre il 60% dichiara di voler aspettare il vero amore.Dopo la batosta del tradimento molti cercano di dimenticare e vanno avanti nella ricerca del partner, altri percorron oaltre vie come ad esempio il dating online. Quali sono i reali motivi? Per l’82% dei single un sito di incontri garantisce meno rischi e maggiori possibilità di conoscere molte persone con le stesse intenzioni sentimentali. Inoltre secondo il 65% la fedeltà è un ideale basilare e particolarmente importante per i membri di un sito di incontri, poichè quasi tutti i frequentatori cercano relazioni stabili.Sarà vero?
Shopping-mania.I motivi del fenomeno.
di Ida Grassi
Il perchè gli abiti sono una cosa seria per noi donne.
Noi donne siamo così,viziate e capricciose.Tante volte ci accade di aprire l'armadio e nonostante le centinaia di capi affermare:non ho nulla da mettere. Tutto questo atteggiamento fa sorridere (o disperare, certe volte) molti uomini che per nulla sono in grado di comprendere cosa determina lo sconforto femminile. La risposta è molto difficile e sarebbe soprattutto un tema psicologico da affrontare.Uno degli aspetti basilari potrebbe essere racchiuso nel detto secondo cui “l’abito fa il monaco”, ovvero che per noi donne l'abito che indossiamo deve rappresentarci e comunicare chi siamo.Ovviamente ci sono molte donne che non appartengono a questa categoria.
Per tali signore il vestirsi non sarà mai un dramma o un problema, perché loro concepiscono i vestiti come qualcosa che si mette per uscire. Niente di più. Si vestono, quasi sempre in maniera distratta,veloce e comoda,come le altre cose che si fanno nlla vita.Un’operazione neutra insomma.Se escludiamo tali fortunate donne le altre appartenenti al gentil sesso, scelgono con cura quello che si mettono addosso. Lo decidono ogni mattina, certamente condizionate dall’umore del risveglio o dall’attività che dovranno svolgere, ma soprattutto lo scelgono ogni volta che dedicano tempo ed energie all’attività femminile per eccellenza, lo shopping. L'attività di shopping è una cosa seria per molte,alcune lo fanno in modo sbrigativo e per necessità moltissime di noi invece lo adoperano come mezzo di relax con le amiche. Un motivo ci sarà. La ragione chiara è che il modo di vestirci è il primo biglietto da visita, quello che il mondo esterno vede di noi.
Ciò portiamo addosso è il mezzo con cui rappresentiamo noi stesse.L’infinità di materiali, colori, modelli e di abbinamenti dà ragione alla complessità della scelta.Discorso identico per ciò che riguarda acconciatura e accessori: una vera e propria carta d’identità femminile (un po’ come la borsa, no?). Da qui nasce il perchè noi donne arriviamo a dire “non ho niente da mettermi”. Quindi la frase in se in realtà significa “oggi non trovo da mettermi niente che mi rappresenti“. La donna non trova nulla che simboleggi il suo stato d'animo ecco perchè entriamo nel panico totale,ecco svelata la motivazione per cui spesso rimaniamo 3 ore davanti all’armadio e non troviamo ma nullada indossare.
Noi donne siamo così,viziate e capricciose.Tante volte ci accade di aprire l'armadio e nonostante le centinaia di capi affermare:non ho nulla da mettere. Tutto questo atteggiamento fa sorridere (o disperare, certe volte) molti uomini che per nulla sono in grado di comprendere cosa determina lo sconforto femminile. La risposta è molto difficile e sarebbe soprattutto un tema psicologico da affrontare.Uno degli aspetti basilari potrebbe essere racchiuso nel detto secondo cui “l’abito fa il monaco”, ovvero che per noi donne l'abito che indossiamo deve rappresentarci e comunicare chi siamo.Ovviamente ci sono molte donne che non appartengono a questa categoria.
Per tali signore il vestirsi non sarà mai un dramma o un problema, perché loro concepiscono i vestiti come qualcosa che si mette per uscire. Niente di più. Si vestono, quasi sempre in maniera distratta,veloce e comoda,come le altre cose che si fanno nlla vita.Un’operazione neutra insomma.Se escludiamo tali fortunate donne le altre appartenenti al gentil sesso, scelgono con cura quello che si mettono addosso. Lo decidono ogni mattina, certamente condizionate dall’umore del risveglio o dall’attività che dovranno svolgere, ma soprattutto lo scelgono ogni volta che dedicano tempo ed energie all’attività femminile per eccellenza, lo shopping. L'attività di shopping è una cosa seria per molte,alcune lo fanno in modo sbrigativo e per necessità moltissime di noi invece lo adoperano come mezzo di relax con le amiche. Un motivo ci sarà. La ragione chiara è che il modo di vestirci è il primo biglietto da visita, quello che il mondo esterno vede di noi.
Ciò portiamo addosso è il mezzo con cui rappresentiamo noi stesse.L’infinità di materiali, colori, modelli e di abbinamenti dà ragione alla complessità della scelta.Discorso identico per ciò che riguarda acconciatura e accessori: una vera e propria carta d’identità femminile (un po’ come la borsa, no?). Da qui nasce il perchè noi donne arriviamo a dire “non ho niente da mettermi”. Quindi la frase in se in realtà significa “oggi non trovo da mettermi niente che mi rappresenti“. La donna non trova nulla che simboleggi il suo stato d'animo ecco perchè entriamo nel panico totale,ecco svelata la motivazione per cui spesso rimaniamo 3 ore davanti all’armadio e non troviamo ma nullada indossare.
La donna felice è quella ubbidiente.
di Ida Grassi
Un recente saggio sottolinea aspetti particolari.
Una giornalista italiana,Costanza Miriano,lo ha scritto nero su bianco nel suo recente saggio sociologico.Il segreto della felicità? Sta nell’obbedienza.La scrittrice ci parla di quel desiderio onesto di servire lo sposo che già era stato ben descritto nel suo precedente libro: Sposati e sii sottomessa, 80 mila copie, tradotti dalla Spagna (dove sono stati contestati e diventati un caso) alla Polonia, e presto anche in America. Nel suo terzo lavoro, appena uscito in libreria,ma che in pochi giorni l’ha portata in vetta alla classifica di Amazon, Costanza Miriano ribadisce i concetti precedenti:obbedire è meglio, lo afferma fin dal titolo.Non dobbiamo assecondare sempre le nostre emozioni,ma badare più al nostro partner.
Se ci viene da arrabbiarci?Self control.Prendiamo una cotta per un altro? Capita, ma non si deve per forza cedere. Per secoli l’obbedienza è stato considerato un vero valore.Alcune battaglie sono sacrosante, penso al diritto di voto e di studio. Ma se la rivoluzione significa che le donne debbono tramutarsi in uomini in gonnella allora meglio di no.Sono moltissime in giro le 40-50enni single senza figli super emancipate. E tutte molto infelici.Ok, siamo diversi. Ma l’obbedienza è un’altra cosa.Noi donne abbiamo la naturale tendenza a controllare. Se, anziché imporci, si iniziasse ad avere fiducia nei nostri compagni e a chiedere la loro opinione, non si sentirebbero braccati: diventeremmo alleati.
Valorizzare il positivo: prima di criticarlo per le scarpe in giro, ringraziamolo che è andato a prendere i bambini. Due: rimandare le lamentele al momento giusto, davanti a un tè, quando potrà spiegarsi. E ricordiamoci che spesso è tutto inutile,perchè parliamo lingue diverse: le donne a parole si esprimono, gli uomini comunicano.I nostri no sono si e viceversa,non c'è speranza che possano mai davvero capirci veramente.
Una giornalista italiana,Costanza Miriano,lo ha scritto nero su bianco nel suo recente saggio sociologico.Il segreto della felicità? Sta nell’obbedienza.La scrittrice ci parla di quel desiderio onesto di servire lo sposo che già era stato ben descritto nel suo precedente libro: Sposati e sii sottomessa, 80 mila copie, tradotti dalla Spagna (dove sono stati contestati e diventati un caso) alla Polonia, e presto anche in America. Nel suo terzo lavoro, appena uscito in libreria,ma che in pochi giorni l’ha portata in vetta alla classifica di Amazon, Costanza Miriano ribadisce i concetti precedenti:obbedire è meglio, lo afferma fin dal titolo.Non dobbiamo assecondare sempre le nostre emozioni,ma badare più al nostro partner.
Se ci viene da arrabbiarci?Self control.Prendiamo una cotta per un altro? Capita, ma non si deve per forza cedere. Per secoli l’obbedienza è stato considerato un vero valore.Alcune battaglie sono sacrosante, penso al diritto di voto e di studio. Ma se la rivoluzione significa che le donne debbono tramutarsi in uomini in gonnella allora meglio di no.Sono moltissime in giro le 40-50enni single senza figli super emancipate. E tutte molto infelici.Ok, siamo diversi. Ma l’obbedienza è un’altra cosa.Noi donne abbiamo la naturale tendenza a controllare. Se, anziché imporci, si iniziasse ad avere fiducia nei nostri compagni e a chiedere la loro opinione, non si sentirebbero braccati: diventeremmo alleati.
Valorizzare il positivo: prima di criticarlo per le scarpe in giro, ringraziamolo che è andato a prendere i bambini. Due: rimandare le lamentele al momento giusto, davanti a un tè, quando potrà spiegarsi. E ricordiamoci che spesso è tutto inutile,perchè parliamo lingue diverse: le donne a parole si esprimono, gli uomini comunicano.I nostri no sono si e viceversa,non c'è speranza che possano mai davvero capirci veramente.
Cannabis terapeutica.A che punto siamo?
di Ida Grassi
Il fenomeno diffuso della cannabis per scopi medici.
In Italia l'uso della cannabis per uso terapeutico è un tema molto complicato e diffuso e c'è grande confusione sull'argomento.Tanti esperti sottolineano che non tutti i medici sono a conoscenza della possibilità e delle modalità da utilizzare per prescrivere medicinali a base di cannabis. Le norme principali su tutto ciò sono raccolte nel Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope.A partire dal 2008 quindi l'utilizzo terapeutico del principio attivo della cannabis (il THC) è stato inserito nelle tabelle del ministero della Sanità, fino ad arrivare a quelle che indicano le sostanze – naturali e artificiali – che possono essere utilizzate per uso terapeutico.Detto questo però comunque restano palesi alcune problematiche evidenti.Una delle principali è la complicata procedura burocratica per ottenere i farmaci a base di THC.
Il percorso che la legge prescrive stabilisce che il medico deve fare la ricetta, per poi passare all’ASL regionale che deve deciderne l’acquisto e infine si arriva al ministero della Sanità, che importa i farmaci in Italia. L’acquisto, poi, potrebbe essere bloccato in una qualsiasi delle sue fasi, se venisse giudicato che gli altri farmaci non a base di cannabis sono altrettanto efficaci. Il costo del prodotto farmacologico è a carico del paziente, a meno che non sia specificato diversamente dalla legge regionale.I sistemi sanitari regionali però sono molto autonomi in tema regolamentare e quindi aldilà del Testo Unico è possibile per le regioni fare leggi per disciplinare l'uso della cannabis per uso terapeutico nel sistema sanitario regionale.
Può accadere ad esempio che le regioni possono decidere le modalità di somministrazione, se concedere il rimborso dei farmaci e altri dettagli (tenendo presente che la legge nazionale ricorda che si possono usare farmaci a base di cannabis soltanto quando gli altri farmaci sono inefficaci). Solo in un caso c'è una vera eccezione a questa regola ed è quella della sclerosi multipla. Nel 2010 il tribunale di Pescara ha affermato che è un dovere per le Asl somministrare ai pazienti affetti da sclerosi multipla medicine a base di cannabis e queste debbono per legge essere rimborsate dal servizio sanitario nazionale.Un passo basilare per la salute pubblica.
In Italia l'uso della cannabis per uso terapeutico è un tema molto complicato e diffuso e c'è grande confusione sull'argomento.Tanti esperti sottolineano che non tutti i medici sono a conoscenza della possibilità e delle modalità da utilizzare per prescrivere medicinali a base di cannabis. Le norme principali su tutto ciò sono raccolte nel Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope.A partire dal 2008 quindi l'utilizzo terapeutico del principio attivo della cannabis (il THC) è stato inserito nelle tabelle del ministero della Sanità, fino ad arrivare a quelle che indicano le sostanze – naturali e artificiali – che possono essere utilizzate per uso terapeutico.Detto questo però comunque restano palesi alcune problematiche evidenti.Una delle principali è la complicata procedura burocratica per ottenere i farmaci a base di THC.
Il percorso che la legge prescrive stabilisce che il medico deve fare la ricetta, per poi passare all’ASL regionale che deve deciderne l’acquisto e infine si arriva al ministero della Sanità, che importa i farmaci in Italia. L’acquisto, poi, potrebbe essere bloccato in una qualsiasi delle sue fasi, se venisse giudicato che gli altri farmaci non a base di cannabis sono altrettanto efficaci. Il costo del prodotto farmacologico è a carico del paziente, a meno che non sia specificato diversamente dalla legge regionale.I sistemi sanitari regionali però sono molto autonomi in tema regolamentare e quindi aldilà del Testo Unico è possibile per le regioni fare leggi per disciplinare l'uso della cannabis per uso terapeutico nel sistema sanitario regionale.
Può accadere ad esempio che le regioni possono decidere le modalità di somministrazione, se concedere il rimborso dei farmaci e altri dettagli (tenendo presente che la legge nazionale ricorda che si possono usare farmaci a base di cannabis soltanto quando gli altri farmaci sono inefficaci). Solo in un caso c'è una vera eccezione a questa regola ed è quella della sclerosi multipla. Nel 2010 il tribunale di Pescara ha affermato che è un dovere per le Asl somministrare ai pazienti affetti da sclerosi multipla medicine a base di cannabis e queste debbono per legge essere rimborsate dal servizio sanitario nazionale.Un passo basilare per la salute pubblica.
Donne,tecnologia e lavoro.Ecco il modo.
di Ida Grassi
Nuvola Rosa,il nuovo progetto per inserie le donne.
Un nuovo progetto interessante si sta sviluppando in questi giorni per noi donne.L'idea base è quella di avvicinare alla nuova tecnologia e al sapere scientifico le donne,favorendo il diffondersi di professioni qualificate ed importanti.C’è Internet, ovviamente, e poi ci sono lo sviluppo di nuove applicazioni, i canali tematici, i settori di ricerca e sviluppo, le discipline legate alla matematica, la fisica, e l’ingegneria che offrono tante possibilità.Ecco il progetto che grazie alle idee di Microsoft Italia (e altri 16 sponsor) si pone lo scopo di dare vita ad una full imersion di tre giorni, a Roma, strutturando un chiaro percorso formativo e informativo, focalizzato sulle nuove possibilità dedicate esclusivamente alle donne.Il progetto di intitolera La Nuvola Rosa e si attendono moltissime persone.
Sul piano formativo sono ben 700 le studentesse, alle quali sono stati riservati 44 corsi gratuiti, con quasi 50 relatrici dalle mansioni più disparate nel campo scientifico e/o una laurea alle spalle in matematica, fisica o ingegneria. Recenti dati apparsi su una rivista scientifica affermano che solo il 10% delle donne si laurea in una di queste facoltà,ma in realtà sono proprio queste facoltà a dare maggiori sbocchi lavorativi e ampie possibilità redditizie rispetto alle altre.Inoltre i sondaggi affermano che le difficoltà economiche del nucleo familiare determinano tassi di abbandono scolastico più elevati tra le giovani donne sia nella scuola superiore (25-27% rispetto al 12% dei maschi) sia all’università (67% rispetto a 58%). Infine, altro dato importante,spesso le donne sono portate a decidere il loro percorso formativo senza badare troppo ai futuri sbocchi lavorativi.
Il progetto divide le professioni del futuro in cui le donne possono facilmente affermarsi in sei categorie: TechHer (per lo sviluppo divulgativo di Cloud Computing, i Big Data, lo sviluppo di applicazioni web, i social media), DevelopHer (per le donne che diventeranno esperte di programmazione e sviluppo), LawyHer (settore legato ai diritti d’autore, alla privacy e alla sicurezza nell’era del digital e del Cloud Computing), EmpowerHer (basato sulla leadership femminile), InspirHer (la presenza femminile nelle amministrazioni pubbliche e private) ed EmployHer (l’impiego femminile nei settori di ricerca lavoro).Sei universi ampi in cui posizionarsi e avere idee molto più chiare sulla propria professione.
Un nuovo progetto interessante si sta sviluppando in questi giorni per noi donne.L'idea base è quella di avvicinare alla nuova tecnologia e al sapere scientifico le donne,favorendo il diffondersi di professioni qualificate ed importanti.C’è Internet, ovviamente, e poi ci sono lo sviluppo di nuove applicazioni, i canali tematici, i settori di ricerca e sviluppo, le discipline legate alla matematica, la fisica, e l’ingegneria che offrono tante possibilità.Ecco il progetto che grazie alle idee di Microsoft Italia (e altri 16 sponsor) si pone lo scopo di dare vita ad una full imersion di tre giorni, a Roma, strutturando un chiaro percorso formativo e informativo, focalizzato sulle nuove possibilità dedicate esclusivamente alle donne.Il progetto di intitolera La Nuvola Rosa e si attendono moltissime persone.
Sul piano formativo sono ben 700 le studentesse, alle quali sono stati riservati 44 corsi gratuiti, con quasi 50 relatrici dalle mansioni più disparate nel campo scientifico e/o una laurea alle spalle in matematica, fisica o ingegneria. Recenti dati apparsi su una rivista scientifica affermano che solo il 10% delle donne si laurea in una di queste facoltà,ma in realtà sono proprio queste facoltà a dare maggiori sbocchi lavorativi e ampie possibilità redditizie rispetto alle altre.Inoltre i sondaggi affermano che le difficoltà economiche del nucleo familiare determinano tassi di abbandono scolastico più elevati tra le giovani donne sia nella scuola superiore (25-27% rispetto al 12% dei maschi) sia all’università (67% rispetto a 58%). Infine, altro dato importante,spesso le donne sono portate a decidere il loro percorso formativo senza badare troppo ai futuri sbocchi lavorativi.
Il progetto divide le professioni del futuro in cui le donne possono facilmente affermarsi in sei categorie: TechHer (per lo sviluppo divulgativo di Cloud Computing, i Big Data, lo sviluppo di applicazioni web, i social media), DevelopHer (per le donne che diventeranno esperte di programmazione e sviluppo), LawyHer (settore legato ai diritti d’autore, alla privacy e alla sicurezza nell’era del digital e del Cloud Computing), EmpowerHer (basato sulla leadership femminile), InspirHer (la presenza femminile nelle amministrazioni pubbliche e private) ed EmployHer (l’impiego femminile nei settori di ricerca lavoro).Sei universi ampi in cui posizionarsi e avere idee molto più chiare sulla propria professione.
Viaggio nell'omologazione giovanile.
di Ida Grassi
Un mondo di ragazzi standardizzati e timorosi.
Uno dei problemi che il progresso e la società moderna hanno provocato in questi decenni è la perdita o addirittura la distruzione del concetto di identità,di unicità della persona.Nel mondo giovanile si è diffusa una specie di vera omologazione dei propri stili di vita e delle proprie abitudini,si esiste e si viene accettati solo come componente di un branco riconoscibile e per questo fatto di esseri tendendi alla somiglianza e non alla diversità.I ragazzi vengono plasmati per essere immagine e copia esatta di un qualcosa che dà loro sicurezza e senso di apaprtenenza.I giovani di oggi guardano gli stessi programmi tv, mangiano gli stessi cibi e negli stessi fast food, giocano con gli stessi videogames, indossano gli stessi vestiti le stesse scarpe hanno lo stesso taglio di capelli, lo stesso modo di parlare e di essere,credono negli stessi miti ed esprimono le stesse opinioni. Tutto ciò è dirette espressione di una società post-moderna di matrice materialista che ci spinge non a riflettere, ma solo ad agire e ad imitare.
I ragazzi involontariamente inseguono standard di tale tipo non per volontà vera ma per non sentirsi esclusi ed emarginati, si sentono soli alla ricerca di un’identità e si ispirano a modelli sbagliati, che preferiscono apparire piuttosto che essere, pensando che il mondo sia quello che traspare dagli show spazzatura sempre abbondanti in tv.Per la paura di confrontarsi e non essere accettati si vestono uguali per non sentirsi diversi, hanno tutti i medesimi interessi per poterne poi il giorno dopo palare con gli amici, ma la colpa non è da addebitare a loro, ma ad una società che impone innovazione, che detta mode e stili di vita da seguire.La conseguenza di ciò è che i giovani si sentono smarriti, i genitori che avrebbero il ruolo non facile di educarli e di aiutarli nel difficile percorso di crescita e formazione di un identità sono spesso assenti presi a loro volta dalle loro esistenze.Alla fine quasi per omologazione implicita si finisce per seguire determinati canoni.
Chi non li segue, viene spesso emarginato. Nel periodo dell’adolescenza il senso di appartenenza, rappresentato dal gruppo, è indispensabile poiché ti fa sentire parte di un qualcosa di unico, importante, ti fa sentire bene, ti dà forza, quando ti senti solo.Ma il rischio è dietro l’angolo perché essere omologato significa “subire” un gruppo, diventarne succubi, non avere reazioni, seguire tutto quello che gli altri decidono, senza obiettare, senza chiedersi se è giusto o non giusto. In una società dove tutto è immagine, moda, apparenza, si sono persi i cosiddetti “valori”, ma non valori in senso altisonante ed etico ma semplicemente la voglia di emergere con la propria identità,essere per come si è veramente e non per come gli altri desiderano.Questo è il valore che bisogna riscoprire. Oramai è lampante il progressivo ma visibile processo di omologazione che tende all'azzeramento di ogni diversità soprattutto interna ed è la vera anomalia da cui difenderci per il futuro.
Uno dei problemi che il progresso e la società moderna hanno provocato in questi decenni è la perdita o addirittura la distruzione del concetto di identità,di unicità della persona.Nel mondo giovanile si è diffusa una specie di vera omologazione dei propri stili di vita e delle proprie abitudini,si esiste e si viene accettati solo come componente di un branco riconoscibile e per questo fatto di esseri tendendi alla somiglianza e non alla diversità.I ragazzi vengono plasmati per essere immagine e copia esatta di un qualcosa che dà loro sicurezza e senso di apaprtenenza.I giovani di oggi guardano gli stessi programmi tv, mangiano gli stessi cibi e negli stessi fast food, giocano con gli stessi videogames, indossano gli stessi vestiti le stesse scarpe hanno lo stesso taglio di capelli, lo stesso modo di parlare e di essere,credono negli stessi miti ed esprimono le stesse opinioni. Tutto ciò è dirette espressione di una società post-moderna di matrice materialista che ci spinge non a riflettere, ma solo ad agire e ad imitare.
I ragazzi involontariamente inseguono standard di tale tipo non per volontà vera ma per non sentirsi esclusi ed emarginati, si sentono soli alla ricerca di un’identità e si ispirano a modelli sbagliati, che preferiscono apparire piuttosto che essere, pensando che il mondo sia quello che traspare dagli show spazzatura sempre abbondanti in tv.Per la paura di confrontarsi e non essere accettati si vestono uguali per non sentirsi diversi, hanno tutti i medesimi interessi per poterne poi il giorno dopo palare con gli amici, ma la colpa non è da addebitare a loro, ma ad una società che impone innovazione, che detta mode e stili di vita da seguire.La conseguenza di ciò è che i giovani si sentono smarriti, i genitori che avrebbero il ruolo non facile di educarli e di aiutarli nel difficile percorso di crescita e formazione di un identità sono spesso assenti presi a loro volta dalle loro esistenze.Alla fine quasi per omologazione implicita si finisce per seguire determinati canoni.
Chi non li segue, viene spesso emarginato. Nel periodo dell’adolescenza il senso di appartenenza, rappresentato dal gruppo, è indispensabile poiché ti fa sentire parte di un qualcosa di unico, importante, ti fa sentire bene, ti dà forza, quando ti senti solo.Ma il rischio è dietro l’angolo perché essere omologato significa “subire” un gruppo, diventarne succubi, non avere reazioni, seguire tutto quello che gli altri decidono, senza obiettare, senza chiedersi se è giusto o non giusto. In una società dove tutto è immagine, moda, apparenza, si sono persi i cosiddetti “valori”, ma non valori in senso altisonante ed etico ma semplicemente la voglia di emergere con la propria identità,essere per come si è veramente e non per come gli altri desiderano.Questo è il valore che bisogna riscoprire. Oramai è lampante il progressivo ma visibile processo di omologazione che tende all'azzeramento di ogni diversità soprattutto interna ed è la vera anomalia da cui difenderci per il futuro.
Donne e manager.Rischio super stress.
di Ida Grassi
Aumentano sul lavoro le forme di stress per noi donne.
Riuscire a far convivere famiglia e lavoro non è sempre facile, soprattutto per una donna. Se stacchiamo presto da ci si sente in colpa per l'azienda e quando si esce tardi dall'ufficio si ha la sensazione di trascurare la propria famiglia.È causa di vero stress per le donne manager nella nostra epoca moderna.A dirlo sono le donne che hanno preso parte ad una ricerca condotta da Assidai (fondo integrativo di Federmanager) e Sda Bocconi sul livello di stress delle donne italiane in carriera.Lo studio è stato presentato a Milano e afferma che il 30% delle donne manager è sempre stressata per motivi di lavoro, il 65% è colpita dallo stress solo in certi periodi dell'anno, mentre il 5% non si sente affatto sotto pressione.
Tra le donne manager colpite da determinate tipologie di stress, il 50% ha attribuito la condizione stancante all'impossibilità di conciliare il mondo professionale con la vita familiare.Lo stress aumenta quando poi noi donne siamo in stato di maternità. Questi dati vanno incrociati con i dati OCSE che pochi giorni fa hanno eidenziato come in Italia il lavoro retribuito è ancora in contrasto con l'avere figli.Tenere insieme i due ambiti è, dunque, la maggior fonte di stress per il 50% delle manager, dirigenti, professioniste e consulenti di imprese industriali e di servizi distribuite su tutto il territorio nazionale. Discorsi diverso ma ugualmente importante è poi quello sulla difficoltà di incertezza nella definizione dei ruoli e ben il 20% afferma che non ha un quadro chiaro del proprio percorso di carriera e si vede offrire lavori non adeguati alle proprie competenze.
Tutte queste diventano forme di ulteriore stress spesso legate tra di loro: è evidente come la maternità è correlata alla poca chiarezza della carriera e ai ruoli non adeguati. Al di là del periodo vero e proprio della maternità, lo stress si accumula poi quando al rientro in azienda la donna non sa se dovrà ricominciare da dove era arrivata oppure da capo.Tra le altre fonti di stress sul lavoro indicate dalle donne troviamo come già detto l'incertezza nella definizione dei ruoli professionali (40%), lo svolgimento di compiti inadeguati alle proprie competenze (30%) e un rapporto difficile con i colleghi di lavoro uomini (15%).
Riuscire a far convivere famiglia e lavoro non è sempre facile, soprattutto per una donna. Se stacchiamo presto da ci si sente in colpa per l'azienda e quando si esce tardi dall'ufficio si ha la sensazione di trascurare la propria famiglia.È causa di vero stress per le donne manager nella nostra epoca moderna.A dirlo sono le donne che hanno preso parte ad una ricerca condotta da Assidai (fondo integrativo di Federmanager) e Sda Bocconi sul livello di stress delle donne italiane in carriera.Lo studio è stato presentato a Milano e afferma che il 30% delle donne manager è sempre stressata per motivi di lavoro, il 65% è colpita dallo stress solo in certi periodi dell'anno, mentre il 5% non si sente affatto sotto pressione.
Tra le donne manager colpite da determinate tipologie di stress, il 50% ha attribuito la condizione stancante all'impossibilità di conciliare il mondo professionale con la vita familiare.Lo stress aumenta quando poi noi donne siamo in stato di maternità. Questi dati vanno incrociati con i dati OCSE che pochi giorni fa hanno eidenziato come in Italia il lavoro retribuito è ancora in contrasto con l'avere figli.Tenere insieme i due ambiti è, dunque, la maggior fonte di stress per il 50% delle manager, dirigenti, professioniste e consulenti di imprese industriali e di servizi distribuite su tutto il territorio nazionale. Discorsi diverso ma ugualmente importante è poi quello sulla difficoltà di incertezza nella definizione dei ruoli e ben il 20% afferma che non ha un quadro chiaro del proprio percorso di carriera e si vede offrire lavori non adeguati alle proprie competenze.
Tutte queste diventano forme di ulteriore stress spesso legate tra di loro: è evidente come la maternità è correlata alla poca chiarezza della carriera e ai ruoli non adeguati. Al di là del periodo vero e proprio della maternità, lo stress si accumula poi quando al rientro in azienda la donna non sa se dovrà ricominciare da dove era arrivata oppure da capo.Tra le altre fonti di stress sul lavoro indicate dalle donne troviamo come già detto l'incertezza nella definizione dei ruoli professionali (40%), lo svolgimento di compiti inadeguati alle proprie competenze (30%) e un rapporto difficile con i colleghi di lavoro uomini (15%).
La bellezza esplosiva dell'essere mamma.
di Ida Grassi
Una forte rivalutazione della bellezza del corpo femminile.
Nella nostra attualità essere mamme spesso significa per il nostro corpo abbandonare ogni velleità e desiderio di bellezza estetica.Portare a termine una o più gravidanze è a volte un problema notevole per le donne,il corpo nè porta i segni e l'usura. Il messaggio che arriva quasi sempre dalla tv e dalla pubblicità dei mass media è che risulta basilare perdere peso e tornare splendide e longilinee come prima del parto. E allora palestra, dieta, rinunce e ansie per riacquistare l'agognata silhouette. La fotografa americana Ashlee Wells Jackson, donna e mamma stanca di questi stereotipi, ha realizzato invece un progetto "controcorrente" con l'obiettivo di valorizzare la "nuova" bellezza delle donne con qualche filo di sano grasso in più dopo i fatidici 9 mesi.
Dopo aver sperimentato una gravidanza particolarmente difficile in cui ha perso una delle sue due figlie gemelle a causa di complicazioni, Ashlee ha intrapreso il "4th Trimester Bodies Project" con l'intento di aiutare le donne diventate mamme a sentirsi belle, fiere e in forma nonostante i chili di troppo. L'idea è stata quella di immortalare la bellezza e la femminilità di una donna vista da una prospettiva diversa, ovvero quella del cambiamento dopo l'esperienza unica della gravidanza. Quarantuno scatti in bianco e nero celebrano le "modelle" che si sono offerte volontariamente per posare in intimo insieme ai loro piccoli sfoggiando sorrisi, coccole e rotondità con una femminilità naturale e incredibilmente materna.
Donne volontarie da diversi stati americani hanno posato gratuitamente per la pagina Kickstarter.com (un sito che permette ad alcuni utenti di fornire indicazioni sul progetto che intendono realizzare e ad altri di sostenerlo economicamente).All'orizzonte anche la pubblicazione di un libro con 100-150 fotografie in bianco e nero di mamme che sono orgogliose della loro bellezza non canonica.
Nella nostra attualità essere mamme spesso significa per il nostro corpo abbandonare ogni velleità e desiderio di bellezza estetica.Portare a termine una o più gravidanze è a volte un problema notevole per le donne,il corpo nè porta i segni e l'usura. Il messaggio che arriva quasi sempre dalla tv e dalla pubblicità dei mass media è che risulta basilare perdere peso e tornare splendide e longilinee come prima del parto. E allora palestra, dieta, rinunce e ansie per riacquistare l'agognata silhouette. La fotografa americana Ashlee Wells Jackson, donna e mamma stanca di questi stereotipi, ha realizzato invece un progetto "controcorrente" con l'obiettivo di valorizzare la "nuova" bellezza delle donne con qualche filo di sano grasso in più dopo i fatidici 9 mesi.
Dopo aver sperimentato una gravidanza particolarmente difficile in cui ha perso una delle sue due figlie gemelle a causa di complicazioni, Ashlee ha intrapreso il "4th Trimester Bodies Project" con l'intento di aiutare le donne diventate mamme a sentirsi belle, fiere e in forma nonostante i chili di troppo. L'idea è stata quella di immortalare la bellezza e la femminilità di una donna vista da una prospettiva diversa, ovvero quella del cambiamento dopo l'esperienza unica della gravidanza. Quarantuno scatti in bianco e nero celebrano le "modelle" che si sono offerte volontariamente per posare in intimo insieme ai loro piccoli sfoggiando sorrisi, coccole e rotondità con una femminilità naturale e incredibilmente materna.
Donne volontarie da diversi stati americani hanno posato gratuitamente per la pagina Kickstarter.com (un sito che permette ad alcuni utenti di fornire indicazioni sul progetto che intendono realizzare e ad altri di sostenerlo economicamente).All'orizzonte anche la pubblicazione di un libro con 100-150 fotografie in bianco e nero di mamme che sono orgogliose della loro bellezza non canonica.
Piccoli consigli per avere successo.
di Ida Grassi
Un particolare decalogo per una carriera di successo.
In America c'è chi ha dichiarato guerra alle normali strategie aziendlali convenzionali. Le sue famose "Edgy Conversations" sono davvero molto conosciute da coloro che desiderano essere moderni businessmen di successo. Il suo blog è stato nominato dal Wall Street Journal come uno dei primi al mondo per quanto riguarda la vendita. Stiamo parlando dello scrittore Dan Waldschmidt. A lui Dagospia ha dedicato un post che riporta i passi che lo stratega consiglia di seguire per raggiungere il successo. "Le cose difficili sono le più facili da evitare", spiega Dan sul suo blog www.businessinsider.com. "La verità è che gente comune ottiene successo perché fa cose difficili, cose che chi è più in gamba e più qualificato non ha il coraggio (o la disperazione di fare). Ti sorprenderai a scoprire quanto sei formidabile". Per chi vuole provare, eccoli:
- Fai la telefonata che temi di fare
- Alzati prima di quando vorresti alzarti
- Dai più di quanto ricevi
- Preoccupati degli altri più di quanto loro facciano con te
- Lotta anche quando sei già ferito, sanguinante e dolorante
- Conduci quando nessun altro ancora ti segue
- Investi su te stesso anche se nessun altro lo fa
- Sentirsi uno sciocco mentre cerchi risposte che non hai
- Cercare dettagli quando è più facile trascurarli
- Dai risultati quando avresti la possibilità di mettere scuse
- Cercare le tue spiegazioni ai fatti anche quando ti si dice di accettarli così
- Fai errori e sembra un idiota
- Prova, fallisci, e prova di nuovo
- Corri più veloce anche se non hai più fiato
- Sii gentile con chi è stato crudele con te
- Stabilisci scadenze assurde e ottieni risultati impareggiabili
- Sentiti responsabile delle tue azioni anche quando le cose vanno male
- Dirigiti verso dove vuoi andare, non importa cosa ti trovi davanti
- Fai le cose più difficili, quelle nessun altro fa, quelle che ti fanno paura e ti fanno domandare per quanto tempo puoi ancora sopportare. E' questo che ti definisce, è questo che fa la differenza tra vivere una vita mediocre o un esagerato successo.
In America c'è chi ha dichiarato guerra alle normali strategie aziendlali convenzionali. Le sue famose "Edgy Conversations" sono davvero molto conosciute da coloro che desiderano essere moderni businessmen di successo. Il suo blog è stato nominato dal Wall Street Journal come uno dei primi al mondo per quanto riguarda la vendita. Stiamo parlando dello scrittore Dan Waldschmidt. A lui Dagospia ha dedicato un post che riporta i passi che lo stratega consiglia di seguire per raggiungere il successo. "Le cose difficili sono le più facili da evitare", spiega Dan sul suo blog www.businessinsider.com. "La verità è che gente comune ottiene successo perché fa cose difficili, cose che chi è più in gamba e più qualificato non ha il coraggio (o la disperazione di fare). Ti sorprenderai a scoprire quanto sei formidabile". Per chi vuole provare, eccoli:
- Fai la telefonata che temi di fare
- Alzati prima di quando vorresti alzarti
- Dai più di quanto ricevi
- Preoccupati degli altri più di quanto loro facciano con te
- Lotta anche quando sei già ferito, sanguinante e dolorante
- Conduci quando nessun altro ancora ti segue
- Investi su te stesso anche se nessun altro lo fa
- Sentirsi uno sciocco mentre cerchi risposte che non hai
- Cercare dettagli quando è più facile trascurarli
- Dai risultati quando avresti la possibilità di mettere scuse
- Cercare le tue spiegazioni ai fatti anche quando ti si dice di accettarli così
- Fai errori e sembra un idiota
- Prova, fallisci, e prova di nuovo
- Corri più veloce anche se non hai più fiato
- Sii gentile con chi è stato crudele con te
- Stabilisci scadenze assurde e ottieni risultati impareggiabili
- Sentiti responsabile delle tue azioni anche quando le cose vanno male
- Dirigiti verso dove vuoi andare, non importa cosa ti trovi davanti
- Fai le cose più difficili, quelle nessun altro fa, quelle che ti fanno paura e ti fanno domandare per quanto tempo puoi ancora sopportare. E' questo che ti definisce, è questo che fa la differenza tra vivere una vita mediocre o un esagerato successo.
Modelle grasse e sexy.Ecco la novità.
di Ida Grassi
La moda sembra cambiare.Spazio alle modelle in carne.
Grasso è bello, anzi è sexy. Almeno in Germania, dove non importa più essere magrissime per diventare una modella di successo. Visto che la donna tedesca, secondo uno studio di "Size Germany", è ben lontana dall'agognato 90-60-90 (le misure medie sono 98.7 – 84.9 – 102.9) le aziende produttrici d'abbigliamento hanno cambiato target e campagne promozionali. Il cliente deve pensare: "Se questo vestito lo porta lei, posso indossarlo anche io".
Ecco allora Silvana Denker ha potuto realizzare il suo sogno: pesare più di ottanta chili e guadagnarsi da vivere facendo la modella per alcune aziende come le catene di supermercati Lidl o Bonprix hanno capito che promuovere i loro prodotti con uomini e donne nella media e non eccezionali conviene.La sua storia l'ha raccontata il sito di "Der Spiegel". Silvana ha 28 anni, è alta 1 metro e 77 e pesa 84 chili. Troppi se paragonati a quelli delle manquen che sfilano di solito per i grandi sarti. Eppure adesso lavora come modella e attrice.
"Perché dovrei dimagrire?", puntualizza al quotidiano tedesco on line. "Di recente ho dovuto addirittura ingrassare di cinque chili per un lavoro in Danimarca. Non ho alcun problema a mostrarmi in bikini. Anzi, sono contenta di essere il modello delle donne normali".
Grasso è bello, anzi è sexy. Almeno in Germania, dove non importa più essere magrissime per diventare una modella di successo. Visto che la donna tedesca, secondo uno studio di "Size Germany", è ben lontana dall'agognato 90-60-90 (le misure medie sono 98.7 – 84.9 – 102.9) le aziende produttrici d'abbigliamento hanno cambiato target e campagne promozionali. Il cliente deve pensare: "Se questo vestito lo porta lei, posso indossarlo anche io".
Ecco allora Silvana Denker ha potuto realizzare il suo sogno: pesare più di ottanta chili e guadagnarsi da vivere facendo la modella per alcune aziende come le catene di supermercati Lidl o Bonprix hanno capito che promuovere i loro prodotti con uomini e donne nella media e non eccezionali conviene.La sua storia l'ha raccontata il sito di "Der Spiegel". Silvana ha 28 anni, è alta 1 metro e 77 e pesa 84 chili. Troppi se paragonati a quelli delle manquen che sfilano di solito per i grandi sarti. Eppure adesso lavora come modella e attrice.
"Perché dovrei dimagrire?", puntualizza al quotidiano tedesco on line. "Di recente ho dovuto addirittura ingrassare di cinque chili per un lavoro in Danimarca. Non ho alcun problema a mostrarmi in bikini. Anzi, sono contenta di essere il modello delle donne normali".
Una coppia su quattro insieme per soldi.
di Ida Grassi
La società cambia e con essa gli equilibri di coppia.
L'amore si sa è una magica alchimia ed ogni coppia ha il suo segreto,il suo ingrediente nascosto per combattere il tempo che passa.Ultimamente sembra che tra gli ingredienti principali, l'amore non sia più così fondamentale.Una recente ricerca apparsa sul giornale inglese The Guardian sottolinea che una coppia inglese su quattro sia disposta a restare insieme anche se non c'è più amore pur di non perdere il proprio stile di vita. Il motivo finanziario è la base per cui alcune coppie decidono di proseguire insieme pur senza amore reciproco.Ben 4mila persone sono state intervistate dall'azienda Consumer Intelligence Research Partners ed i risultati sono lampanti,la crisi economica vince sull'amore. Andando nello specifico il 42% delle coppie è rimasta insieme per soldi fino ad un anno,il 20% addirittura per tre anni.
Questo tipo di circostanze non sono esclusività del Regno Unito ma anche nel 2013 in Francia l'Istituto nazionale studi demografici aveva pubblicato una relazione similare. Insomma, se in passato spesso le coppie non si lasciavano per il bene dei figli, adesso si rimane insieme forzatamente per motivi economico-sociali,per non andare in difficoltà nel tenore di vita. Come se ognuno avesse un gran timore dell'instabilità tanto da accettare di convivere con chi non si ama più.Nuova casa,nuovi stili,le spese legali per un divorzio,sono tutte spese che spaventano e che inducono a scelte di questo tipo.
Del resto anche in Italia negli ultimi anni la situazione dei padri separati è davvero critica: nel 2012 c'erano ben tre milioni di persone divenuti poveri per causa del mantenimento di ex moglie e figli.In Italia ci sono circa 610.000 divorziati che stanno ancora pagando le rate del mutuo ottenuto per comprare la casa coniugale ma nella quale non vivono più.Di solito dopo il divorzio la metà dei separati cerca di ottenere un nuovo mutuo dalle banche ma solo la metà di essi lo ottiene.Il risultato è che l'altra metà di uomini vive in modo difficoltoso ai limiti dell'indigenza.Ecco perchè nell'ultimo anno anche in Italia il 57% dei separati dichiara che per difficoltà finanziarie sia costretto a vivere ancora nella casa coniugale anche se formalmente separati.Ecco il nuovo scenario dei tempi moderni e non è un bel vedere.
L'amore si sa è una magica alchimia ed ogni coppia ha il suo segreto,il suo ingrediente nascosto per combattere il tempo che passa.Ultimamente sembra che tra gli ingredienti principali, l'amore non sia più così fondamentale.Una recente ricerca apparsa sul giornale inglese The Guardian sottolinea che una coppia inglese su quattro sia disposta a restare insieme anche se non c'è più amore pur di non perdere il proprio stile di vita. Il motivo finanziario è la base per cui alcune coppie decidono di proseguire insieme pur senza amore reciproco.Ben 4mila persone sono state intervistate dall'azienda Consumer Intelligence Research Partners ed i risultati sono lampanti,la crisi economica vince sull'amore. Andando nello specifico il 42% delle coppie è rimasta insieme per soldi fino ad un anno,il 20% addirittura per tre anni.
Questo tipo di circostanze non sono esclusività del Regno Unito ma anche nel 2013 in Francia l'Istituto nazionale studi demografici aveva pubblicato una relazione similare. Insomma, se in passato spesso le coppie non si lasciavano per il bene dei figli, adesso si rimane insieme forzatamente per motivi economico-sociali,per non andare in difficoltà nel tenore di vita. Come se ognuno avesse un gran timore dell'instabilità tanto da accettare di convivere con chi non si ama più.Nuova casa,nuovi stili,le spese legali per un divorzio,sono tutte spese che spaventano e che inducono a scelte di questo tipo.
Del resto anche in Italia negli ultimi anni la situazione dei padri separati è davvero critica: nel 2012 c'erano ben tre milioni di persone divenuti poveri per causa del mantenimento di ex moglie e figli.In Italia ci sono circa 610.000 divorziati che stanno ancora pagando le rate del mutuo ottenuto per comprare la casa coniugale ma nella quale non vivono più.Di solito dopo il divorzio la metà dei separati cerca di ottenere un nuovo mutuo dalle banche ma solo la metà di essi lo ottiene.Il risultato è che l'altra metà di uomini vive in modo difficoltoso ai limiti dell'indigenza.Ecco perchè nell'ultimo anno anche in Italia il 57% dei separati dichiara che per difficoltà finanziarie sia costretto a vivere ancora nella casa coniugale anche se formalmente separati.Ecco il nuovo scenario dei tempi moderni e non è un bel vedere.
Giovani "costretti" a restare bamboccioni.
di Ida Grassi
Un nuovo sondaggio rivela la vera realtà sui giovani.
I giovani italiani con età che oscilla fra 18 e 34 anni sono costretti dalla vita di oggi a restare “bamboccioni per necessità e non certo per svogliatezza o poca voglia di fare come molti affermano.I trentenni convivono ancora con le loro famiglie non perchè hanno disinteresse ad impegnarsi o ad allontanarsi dal nucleo ma semplicemente perchè in tal modo meglio possono affrontare difficoltà economiche reali e concrete che la vita attuale loro propina.Questi sono i risultati di un recente sondaggio della SWG commissionato da Tecnocasa e Genertel.Dai dati si evince che l’85% degli intervistati, desidererebbe vivere per conto proprio ma di tali persone solo il 40% (3,5 milioni) sarebbe pronto e quindi in grado di comprare casa attraverso un mutuo bancario.Operando una sorta di raffronto tra i trentenni di oggi e quelli di trenta anni fa è lampante come i giovano di oggi credano che l’accesso alla proprietà sia molto più complicato rispetto al passato.Questi dati vengono confermati anche da una recente relazione interna della Banca d’Italia, che afferma come oggi il numero di stipendi annuali indispensabili per l’acquisto di un immobile sia ulteriormente cresciuto rispetto al passato.
Molti operatori del settore immobiliare come Tecnocasa e Federconsumo confermano questi dati non esaltanti.I sogni e i timori dei giovani italiani sulla casa sono notevoli,lo afferma anche Genworth, una delle compagnie assicurative che da sempre si impegna ad agevolare l’accesso alla casa di proprietà e nel difendere lo stile di vita dei consumatori.Tornando al sondaggio di cui sopra si capisce che possedere una casa sia in questa epoca ritenuto da molti una sorta di status symbol: l’80% in particolare, è convinto che possedere una casa significhi stabilità e successo, inoltre ben il 60% dei giovani ritiene impossibile mettere su famiglia se prima non si possiede una casa,ecco spiegato il motivo dei pochi matrimoni degli ultimi anni.I veri “bamboccioni" sono solo il 10% degli intervistati,circa un milione di giovani che indipendentemente dalle difficoltà o meno preferiscono restare a casa con la famiglia.Un dato incoraggiante è che risulta molto aumentata la propensione alla mobilità giovanile con molti più ragazzi pronti a spostarsi all'estero per motivi di lavoro. Dal sondaggio risulta che il 35% abbia espressamente ritenuto utile andare all'estero in cerca di successo e di una vita migliore.
Il sondaggio ha rilevato che il dilemma principe che blocca l'accesso alla proprietà immobiliare per i giovani sono le limitate capacità finanziarie.La mancanza di un lavoro stabile è la causa base che fa da vero ostacolo per i trentenni e che non rende loro possibile affacciarsi sul mercato immobiliare. I lavoratori precari che accedono al mercato dei mutui in Italia infatti sono un numero esiguo,solo il 2,5%.Altre forti barriere all'accesso alla proprietà immobiliare sono rappresentati da mutui con interessi troppo alti e dall’impossibilità di risparmiare a sufficienza, il dato in questione è del 30%.Il fattore che molti istituti bancari non comprendono è che agevolando l'accesso ai mutui non solo si permetterebbe ai giovani di realizzare un sogno ma si darebbe un forte impulso al mercato immobiliare e di conseguenza al nostro PIL nazionale.Ma dubitiamo che ciò venga compreso realmente.Molto più semplice definirli eterni bamboccioni viziati.
I giovani italiani con età che oscilla fra 18 e 34 anni sono costretti dalla vita di oggi a restare “bamboccioni per necessità e non certo per svogliatezza o poca voglia di fare come molti affermano.I trentenni convivono ancora con le loro famiglie non perchè hanno disinteresse ad impegnarsi o ad allontanarsi dal nucleo ma semplicemente perchè in tal modo meglio possono affrontare difficoltà economiche reali e concrete che la vita attuale loro propina.Questi sono i risultati di un recente sondaggio della SWG commissionato da Tecnocasa e Genertel.Dai dati si evince che l’85% degli intervistati, desidererebbe vivere per conto proprio ma di tali persone solo il 40% (3,5 milioni) sarebbe pronto e quindi in grado di comprare casa attraverso un mutuo bancario.Operando una sorta di raffronto tra i trentenni di oggi e quelli di trenta anni fa è lampante come i giovano di oggi credano che l’accesso alla proprietà sia molto più complicato rispetto al passato.Questi dati vengono confermati anche da una recente relazione interna della Banca d’Italia, che afferma come oggi il numero di stipendi annuali indispensabili per l’acquisto di un immobile sia ulteriormente cresciuto rispetto al passato.
Molti operatori del settore immobiliare come Tecnocasa e Federconsumo confermano questi dati non esaltanti.I sogni e i timori dei giovani italiani sulla casa sono notevoli,lo afferma anche Genworth, una delle compagnie assicurative che da sempre si impegna ad agevolare l’accesso alla casa di proprietà e nel difendere lo stile di vita dei consumatori.Tornando al sondaggio di cui sopra si capisce che possedere una casa sia in questa epoca ritenuto da molti una sorta di status symbol: l’80% in particolare, è convinto che possedere una casa significhi stabilità e successo, inoltre ben il 60% dei giovani ritiene impossibile mettere su famiglia se prima non si possiede una casa,ecco spiegato il motivo dei pochi matrimoni degli ultimi anni.I veri “bamboccioni" sono solo il 10% degli intervistati,circa un milione di giovani che indipendentemente dalle difficoltà o meno preferiscono restare a casa con la famiglia.Un dato incoraggiante è che risulta molto aumentata la propensione alla mobilità giovanile con molti più ragazzi pronti a spostarsi all'estero per motivi di lavoro. Dal sondaggio risulta che il 35% abbia espressamente ritenuto utile andare all'estero in cerca di successo e di una vita migliore.
Il sondaggio ha rilevato che il dilemma principe che blocca l'accesso alla proprietà immobiliare per i giovani sono le limitate capacità finanziarie.La mancanza di un lavoro stabile è la causa base che fa da vero ostacolo per i trentenni e che non rende loro possibile affacciarsi sul mercato immobiliare. I lavoratori precari che accedono al mercato dei mutui in Italia infatti sono un numero esiguo,solo il 2,5%.Altre forti barriere all'accesso alla proprietà immobiliare sono rappresentati da mutui con interessi troppo alti e dall’impossibilità di risparmiare a sufficienza, il dato in questione è del 30%.Il fattore che molti istituti bancari non comprendono è che agevolando l'accesso ai mutui non solo si permetterebbe ai giovani di realizzare un sogno ma si darebbe un forte impulso al mercato immobiliare e di conseguenza al nostro PIL nazionale.Ma dubitiamo che ciò venga compreso realmente.Molto più semplice definirli eterni bamboccioni viziati.
Sempre connessi ma sempre più soli?
di Ida Grassi
La socialmania sta cambiando rapidamente le nostre vite.
Uno dei problemi maggiori della società di oggi è la relazionabilità.Spesso viviamo in modo tale che dare vita ad una relazione sociale è difficile,condividere e confrontarsi con persone reali risulta complicato.In parte la colpa è tutta della social-mania,i social network che ci ipnotizzano e ci spingono a vivere nel virtuale più che nel reale.Facebook è forse la più gettonata bacheca sociale per l'uso quotidiano e riflette in modo chiaro questa crescente difficoltà, una specie di lunga dimensione fatta si di relazioni,anche tantissime,ma non concrete anzi,attraverso surrogati ed "avatar". Molti di noi spesso riescono solo così a parlare delle proprie difficoltà e dei propri problemi, rendendo pubbliche queste ansie sulle bacheche,invece di ricorrere ad una voce amica o a qualcuno con cui confidarsi.Farsi un giro in metropolitana è a volte molto istruttivo,frequentemente si notano persone, chi seduto e chi in piedi, con la testa china sullo schermo dello smartphone,concentrati ad aggiornare gli status sul social network, a leggere notizie, o a spulciare le foto dell'amica; un sorta di auto-isolamento,una vera solitudine che paradossalmente ci auto infliggiamo senza accorgercene.
Noi membri della società dei consumi siamo ossessionati dalla tecnologia, attenti solo alla nostra immagine su Facebook o Twitter che a conoscere o parlare con chi ci sta a fianco. Forse è solo una situazione passeggera,forse passerà con il diminuire della diffusione dei social network,fatto sta che oggi è davvero così,si desidera essere sempre online,connessi con tutto e tutti ma dentro e nella vita reale si è soli e isolati. Le nuove tecnologie hanno letteralmente smaterializzato la comunicazione, tramutato il concreto in etere virtuale,in nuova dimensione complicatissima da capire.Molte persone si conoscono su Facebook, si parlano con videochiamate o con messaggi WhatsApp, spesso l'incontro reale accade di rado e se si solo dopo aver accettato un evento su Facebook, ci si incontra più per curiosità che per vera voglia di conoscenza.
E poi c'è la malattia del pubblicare tutto.Si schiaccia il tasto e si mette online di tutto per poi attendere qualche ora e scoprire i «Like», i «retweet», i «cuori» di Instagram. Delle vere carezze invisibili per l'ego malandato di molti,tutte cose che ci fanno sentire amati e ammirati. Per molti è una vera patologia oramai.Ma la cosa che spesso dimentichiamo è che i Like,i Tweet sono legati a persone reali in carne ed ossa,simili a quelle persone che siedono accanto a noi in autobus e che ignoriamo immersi nei nostri dispositivi.Il marketing su questa situazione ha proliferato,si è evoluto in forme più penetranti e subdole,ci ha costretto a vivere in non-luoghi per sentirci vivi ed ammirati,a sentirci felici solo con accanto una rete wi-fi. E alla fine la scoperta è stata dura, abbiamo tantissimi ammiratori virtuali ma spesso e volentieri siamo soli molto più di prima.
Uno dei problemi maggiori della società di oggi è la relazionabilità.Spesso viviamo in modo tale che dare vita ad una relazione sociale è difficile,condividere e confrontarsi con persone reali risulta complicato.In parte la colpa è tutta della social-mania,i social network che ci ipnotizzano e ci spingono a vivere nel virtuale più che nel reale.Facebook è forse la più gettonata bacheca sociale per l'uso quotidiano e riflette in modo chiaro questa crescente difficoltà, una specie di lunga dimensione fatta si di relazioni,anche tantissime,ma non concrete anzi,attraverso surrogati ed "avatar". Molti di noi spesso riescono solo così a parlare delle proprie difficoltà e dei propri problemi, rendendo pubbliche queste ansie sulle bacheche,invece di ricorrere ad una voce amica o a qualcuno con cui confidarsi.Farsi un giro in metropolitana è a volte molto istruttivo,frequentemente si notano persone, chi seduto e chi in piedi, con la testa china sullo schermo dello smartphone,concentrati ad aggiornare gli status sul social network, a leggere notizie, o a spulciare le foto dell'amica; un sorta di auto-isolamento,una vera solitudine che paradossalmente ci auto infliggiamo senza accorgercene.
Noi membri della società dei consumi siamo ossessionati dalla tecnologia, attenti solo alla nostra immagine su Facebook o Twitter che a conoscere o parlare con chi ci sta a fianco. Forse è solo una situazione passeggera,forse passerà con il diminuire della diffusione dei social network,fatto sta che oggi è davvero così,si desidera essere sempre online,connessi con tutto e tutti ma dentro e nella vita reale si è soli e isolati. Le nuove tecnologie hanno letteralmente smaterializzato la comunicazione, tramutato il concreto in etere virtuale,in nuova dimensione complicatissima da capire.Molte persone si conoscono su Facebook, si parlano con videochiamate o con messaggi WhatsApp, spesso l'incontro reale accade di rado e se si solo dopo aver accettato un evento su Facebook, ci si incontra più per curiosità che per vera voglia di conoscenza.
E poi c'è la malattia del pubblicare tutto.Si schiaccia il tasto e si mette online di tutto per poi attendere qualche ora e scoprire i «Like», i «retweet», i «cuori» di Instagram. Delle vere carezze invisibili per l'ego malandato di molti,tutte cose che ci fanno sentire amati e ammirati. Per molti è una vera patologia oramai.Ma la cosa che spesso dimentichiamo è che i Like,i Tweet sono legati a persone reali in carne ed ossa,simili a quelle persone che siedono accanto a noi in autobus e che ignoriamo immersi nei nostri dispositivi.Il marketing su questa situazione ha proliferato,si è evoluto in forme più penetranti e subdole,ci ha costretto a vivere in non-luoghi per sentirci vivi ed ammirati,a sentirci felici solo con accanto una rete wi-fi. E alla fine la scoperta è stata dura, abbiamo tantissimi ammiratori virtuali ma spesso e volentieri siamo soli molto più di prima.
I buoni motivi per rimanere in Italia.
di Ida Grassi
Ma sicuri che non ci siano alternative per noi giovani?
Da anni ormai si parla in Italia di fuga dei cervelli,un vero fenomeno diffusissimo con milioni di giovani laureati che partono ogni giorno dall’Italia in cerca di occasioni e lavoro verso paesi più confortevoli e attrattivi.Alcuni ritengono che più che di un fenomeno si potrebbe parlare di moda radical chic, ma in effetti a vedere le poche possibilità di scelta per un ragazzo e gli stipendi spesso da fame con contratti ispirati all'instabilità sembra tutt'altro che una moda.Ma non serve abbattersi.esistono strategie di riscatto.In passato termini come choosy, sfigati, bamboccioni, poco occupabili, fannulloni, sregolati e incapaci sono stati alcuni dei termini con cui i politici hanno battezzato i giovani italiani mentre allo stesso tempo una vera massa di esperti e studiosi approfondivano i disagi e i malesseri in chiave colpevolizzante.
Dando un giudizio d'insieme sembra però che questa cantilena spesso noiosa ed irritante sia solo un mezzo mediatico per dare un grande alibi proprio agli adulti, che sono i veri colpevoli dei grandi ed infiniti disagi che vivono i giovani italiani oggi.In un suo saggio recente,Stefano Laffi (ricercatore presso la Statale di Milano ed esperto di culture giovanili e mutamenti sociali) dal titolo diretto La congiura contro i giovani ha rovesciato completamente questa ipocrita descrizione della realtà dicendo la sua sulla vera condizione giovanile.Molti giovani oggi vivono in una sorta di terza dimensione sospesi fra precarietà e sfruttamento, ma questa dimensione è stata appositamente creata per loro dagli adulti e dall'economia pessima da loro ideata.
I vecchi che detengono il potere vivono sulle spalle dei giovani,sfruttandone talento,tempo e ingenuità.Ma la domanda è se esistono o meno strategie per uscire da questa congiura? Oppure come molti affermano l’unico vero mezzo a disposizione è la fuga cercando fortuna all’estero?In verità sono ancora ottimi i motivi per restare in questo paese,partendo dalla modernità e dalla bellezza talentuosa che andrebbe meglio sfruttata;non serve scappare ma mettersi in gioco senza timori perchè c'è sempre per noi giovani una seconda chance.Quindi tanto vale giocarci prima le nostre carte nel nostro paese.Rimandiamo la fuga a domani.
Da anni ormai si parla in Italia di fuga dei cervelli,un vero fenomeno diffusissimo con milioni di giovani laureati che partono ogni giorno dall’Italia in cerca di occasioni e lavoro verso paesi più confortevoli e attrattivi.Alcuni ritengono che più che di un fenomeno si potrebbe parlare di moda radical chic, ma in effetti a vedere le poche possibilità di scelta per un ragazzo e gli stipendi spesso da fame con contratti ispirati all'instabilità sembra tutt'altro che una moda.Ma non serve abbattersi.esistono strategie di riscatto.In passato termini come choosy, sfigati, bamboccioni, poco occupabili, fannulloni, sregolati e incapaci sono stati alcuni dei termini con cui i politici hanno battezzato i giovani italiani mentre allo stesso tempo una vera massa di esperti e studiosi approfondivano i disagi e i malesseri in chiave colpevolizzante.
Dando un giudizio d'insieme sembra però che questa cantilena spesso noiosa ed irritante sia solo un mezzo mediatico per dare un grande alibi proprio agli adulti, che sono i veri colpevoli dei grandi ed infiniti disagi che vivono i giovani italiani oggi.In un suo saggio recente,Stefano Laffi (ricercatore presso la Statale di Milano ed esperto di culture giovanili e mutamenti sociali) dal titolo diretto La congiura contro i giovani ha rovesciato completamente questa ipocrita descrizione della realtà dicendo la sua sulla vera condizione giovanile.Molti giovani oggi vivono in una sorta di terza dimensione sospesi fra precarietà e sfruttamento, ma questa dimensione è stata appositamente creata per loro dagli adulti e dall'economia pessima da loro ideata.
I vecchi che detengono il potere vivono sulle spalle dei giovani,sfruttandone talento,tempo e ingenuità.Ma la domanda è se esistono o meno strategie per uscire da questa congiura? Oppure come molti affermano l’unico vero mezzo a disposizione è la fuga cercando fortuna all’estero?In verità sono ancora ottimi i motivi per restare in questo paese,partendo dalla modernità e dalla bellezza talentuosa che andrebbe meglio sfruttata;non serve scappare ma mettersi in gioco senza timori perchè c'è sempre per noi giovani una seconda chance.Quindi tanto vale giocarci prima le nostre carte nel nostro paese.Rimandiamo la fuga a domani.
Tante le trentenni single.Come mai?
di Marta Senatore
I motivi per cui a 30 anni si resta ancora single.
La società si sta evolvendo in modo veloce e radicale.Basta arrivare a fare un esempio molto semplice ma ugualmente molto eclatante.Un tempo se una donna arrivava alla soglia dei trentanni senza essere sposata e senza figli veniva vista in modo curioso,con disapprovazione,quasi come se finisse fuori mercato e la sua vita segnata per sempre,senza più speranze di felicità.Oggi invece a trent’anni siamo ancora ‘in gioco’,i trenta di oggi sembrano essere i venti di ieri,noi donne a questa età rimaniamo giovani e buon partiti.Ma perché a 30 anni una donna decide si essere single? Possiamo distinguere fondamentalmente 4 tipi di donna, con altrettante motivazioni.
Trentenni alla ricerca di se stesse
A questa categoria appartengono le donne che a trent’anni non sanno ancora bene cosa vogliono dalla vita. Il rischio maggiore è sempre quello di raccattare il primo sconosciuto che incontriamo nel bar della discoteca come se fosse il nostro psicologo: gli parliamo delle nostre insicurezze, dei difetti dei nostri ex etc.Cosa otteniamo con ciò? Dopo il primo drink lui scapperà a gambe levate! Se volete davvero un metodo infallibile per capire se e quando potete parlare di voi e quando invece è meglio tacere sulle angosce del vostro io pensate ad una semplice cosa: una seduta analitica non può costare il prezzo di un cocktail.
La donna in carriera
Altra categoria molto diffusa.Per noi donne essere belle, in forma, amiche, fidanzate e riuscire ad avere anche una carriera al tempo stesso non è facile. (Per non parlare di quando a questo si aggiunge il ruolo di mamma). Gli uomini finiscono con l'avere paura di questa categoria pensando che questa tipologia deve per forza prevedere una donna cinica,dura e adatta solo a rapporti occasionali. In realtà,ovviamente,non è così;il problema maggiore è riuscire a trovare qualcuno in grado di avere la pazienza di sfruttare quell’ora a settimana che possiamo concedergli per conoscerci meglio e non solo per spogliarci.La donna in carriera è la più complicata da amare.
Quelle con l’orologio biologico al polso
Categoria ai limiti del grottesco è quella caratterizzata da donne che a trent’anni cominciano a temere le lancette dell’orologio biologico. Gli uomini anche in questo caso ne hanno una paura matta (giustamente) perché sanno che quello che vogliono è un bambino e subito, non importa chi sia il padre di turno.Ok care ragazze,restiamo calme e non spaventiamoci della vita:se anche tutte le nostre amiche hanno bambini o sfoggiano il pancione non significa che il nostro tempo stia scadendo. Anzi,potremmo approfittare piuttosto di quello che ci resta per divertirci ancora un pò.Il tempo perduto,non ritorna.
Quelle che hanno paura dell’amore
Infine,altra categoria particolare ma molto diffusa.Chi di noi non ha sofferto per amore? Del resto il mondo è pieno di uomini poco raccomandabili,traditori e bugiardi,altrimenti non sarebbero uomini.E' giusto dividerceli no? Ma questo non deve obbligarci ad odiarli o addirittura a decidere di non amarli mai più.Il disincanto in amore è un vero delitto,vivremmo una vita vuota e senza fremiti.Quando usciamo con qualcuno, evitiamo di presentarci ad egli precisando che non vogliamo più storie serie e che gli uomini sono tutti uguali.L'obiettivo deve essere quello di apririci alle nuove conoscenze e cercare di vivere in modo graduale senza idealizzare ogni ragazzo ma neppure,cosa molto diffusa,fargli scontare senza motivo le sofferenze che abbiamo subito nelle nostre relazioni precedenti.Solo così i trent'anni non saranno un incubo da vivere.
La società si sta evolvendo in modo veloce e radicale.Basta arrivare a fare un esempio molto semplice ma ugualmente molto eclatante.Un tempo se una donna arrivava alla soglia dei trentanni senza essere sposata e senza figli veniva vista in modo curioso,con disapprovazione,quasi come se finisse fuori mercato e la sua vita segnata per sempre,senza più speranze di felicità.Oggi invece a trent’anni siamo ancora ‘in gioco’,i trenta di oggi sembrano essere i venti di ieri,noi donne a questa età rimaniamo giovani e buon partiti.Ma perché a 30 anni una donna decide si essere single? Possiamo distinguere fondamentalmente 4 tipi di donna, con altrettante motivazioni.
Trentenni alla ricerca di se stesse
A questa categoria appartengono le donne che a trent’anni non sanno ancora bene cosa vogliono dalla vita. Il rischio maggiore è sempre quello di raccattare il primo sconosciuto che incontriamo nel bar della discoteca come se fosse il nostro psicologo: gli parliamo delle nostre insicurezze, dei difetti dei nostri ex etc.Cosa otteniamo con ciò? Dopo il primo drink lui scapperà a gambe levate! Se volete davvero un metodo infallibile per capire se e quando potete parlare di voi e quando invece è meglio tacere sulle angosce del vostro io pensate ad una semplice cosa: una seduta analitica non può costare il prezzo di un cocktail.
La donna in carriera
Altra categoria molto diffusa.Per noi donne essere belle, in forma, amiche, fidanzate e riuscire ad avere anche una carriera al tempo stesso non è facile. (Per non parlare di quando a questo si aggiunge il ruolo di mamma). Gli uomini finiscono con l'avere paura di questa categoria pensando che questa tipologia deve per forza prevedere una donna cinica,dura e adatta solo a rapporti occasionali. In realtà,ovviamente,non è così;il problema maggiore è riuscire a trovare qualcuno in grado di avere la pazienza di sfruttare quell’ora a settimana che possiamo concedergli per conoscerci meglio e non solo per spogliarci.La donna in carriera è la più complicata da amare.
Quelle con l’orologio biologico al polso
Categoria ai limiti del grottesco è quella caratterizzata da donne che a trent’anni cominciano a temere le lancette dell’orologio biologico. Gli uomini anche in questo caso ne hanno una paura matta (giustamente) perché sanno che quello che vogliono è un bambino e subito, non importa chi sia il padre di turno.Ok care ragazze,restiamo calme e non spaventiamoci della vita:se anche tutte le nostre amiche hanno bambini o sfoggiano il pancione non significa che il nostro tempo stia scadendo. Anzi,potremmo approfittare piuttosto di quello che ci resta per divertirci ancora un pò.Il tempo perduto,non ritorna.
Quelle che hanno paura dell’amore
Infine,altra categoria particolare ma molto diffusa.Chi di noi non ha sofferto per amore? Del resto il mondo è pieno di uomini poco raccomandabili,traditori e bugiardi,altrimenti non sarebbero uomini.E' giusto dividerceli no? Ma questo non deve obbligarci ad odiarli o addirittura a decidere di non amarli mai più.Il disincanto in amore è un vero delitto,vivremmo una vita vuota e senza fremiti.Quando usciamo con qualcuno, evitiamo di presentarci ad egli precisando che non vogliamo più storie serie e che gli uomini sono tutti uguali.L'obiettivo deve essere quello di apririci alle nuove conoscenze e cercare di vivere in modo graduale senza idealizzare ogni ragazzo ma neppure,cosa molto diffusa,fargli scontare senza motivo le sofferenze che abbiamo subito nelle nostre relazioni precedenti.Solo così i trent'anni non saranno un incubo da vivere.
L'importanza del gioco nella coppia.
di Rossana De Lucia
Scherzare insieme.La base per una grande unione.
L’allegria,la gioia di stare insieme e di riuscire a ridere di tutto è uno dei segreti più importanti dell'unione di coppia.Proprio da questi elementi si deve partire per ottenere un'intesa affiata in tutti i campi.Scherzare insieme,prendersi in giro e stuzzicarsi su tutto,sono tutti strumenti che alimentano la complicità fra uomo e donna e fungono da balsamo per il benessere della coppia.Il buonumore,cosa del resto ampiamente dimostrata anche da recentissime scoperte scientifiche,elimina le tensioni e abbatte la routine e la noia.Insomma spesso è decisivo nella vita di coppia.Giocare all'interno della coppia non è un atto semplicemente ludico ma nasconde grande significati profondi e psicologici.Si erge a vera forma di comunicazione,una forma che spesso coinvolge la coppia solo all'inizio del rapporto,durante la fase della reciproca conoscenza.Col passare del tempo e della vita insieme si tende a dimenticare la voglia di gioco,ci si irrigidisce,facendo prevalere gli stereotipi e l'abitudine.Gravissimo errore.
La perdita della voglia di scherzare insieme potrebbe essere sintomo di molte cose,tra cui del reciproco raffreddamento,della noia o di vere e proprie crisi sentimentali.Gli spazi di gioco quindi vanno riconquistati e tutelati.Con lo scherzo si smussano le tensioni,le incomprensioni,aiuta a non drammatizzare e permette anche la comunicazione senza ferire.Mentre si gioca in coppia si ottiene intimità e relax quindi pure il rapporto sessuale ne trae innegabile giovamento.Nasce il piacere vero e proprio di stare insieme.Alcuni studiosi ritengono poi che nelle coppie giovani lo scherzo sia fondamentale nel rapporto intimo,una sorta di ulteriore vigore alla relazione.Lo humor insomma influenza positivamente la sessualità e le donne ne sono conquistate.Anzi proprio l'umorismo è il segreto della conquista o almeno uno dei segreti.Uomorismo e gioco migliorano la qualità della vita e del rapporto di coppia,questa è la certezza emersa di recente, favoriscono il benessere di coppia e la complicità e aiutano a superare i momenti di crisi.
Tuttavia,è importante dire che solo se lo humor è apprezzato dal partner allora diventa un'arma in più,altrimenti risulta controproducente e le cose possono peggiorare. E se il gioco dienta eccessivo?Allora li si sfiora il malessere,può diventare un modo per dichiararsi ostilità, per rinfacciarsi l’un l’altro le reciproche debolezze. In questi casi diventa una sorta di mezzo feroce e sintomo di elementi repressi.In questo caso stop al gioco e di corsa dall'analista di coppia.
L’allegria,la gioia di stare insieme e di riuscire a ridere di tutto è uno dei segreti più importanti dell'unione di coppia.Proprio da questi elementi si deve partire per ottenere un'intesa affiata in tutti i campi.Scherzare insieme,prendersi in giro e stuzzicarsi su tutto,sono tutti strumenti che alimentano la complicità fra uomo e donna e fungono da balsamo per il benessere della coppia.Il buonumore,cosa del resto ampiamente dimostrata anche da recentissime scoperte scientifiche,elimina le tensioni e abbatte la routine e la noia.Insomma spesso è decisivo nella vita di coppia.Giocare all'interno della coppia non è un atto semplicemente ludico ma nasconde grande significati profondi e psicologici.Si erge a vera forma di comunicazione,una forma che spesso coinvolge la coppia solo all'inizio del rapporto,durante la fase della reciproca conoscenza.Col passare del tempo e della vita insieme si tende a dimenticare la voglia di gioco,ci si irrigidisce,facendo prevalere gli stereotipi e l'abitudine.Gravissimo errore.
La perdita della voglia di scherzare insieme potrebbe essere sintomo di molte cose,tra cui del reciproco raffreddamento,della noia o di vere e proprie crisi sentimentali.Gli spazi di gioco quindi vanno riconquistati e tutelati.Con lo scherzo si smussano le tensioni,le incomprensioni,aiuta a non drammatizzare e permette anche la comunicazione senza ferire.Mentre si gioca in coppia si ottiene intimità e relax quindi pure il rapporto sessuale ne trae innegabile giovamento.Nasce il piacere vero e proprio di stare insieme.Alcuni studiosi ritengono poi che nelle coppie giovani lo scherzo sia fondamentale nel rapporto intimo,una sorta di ulteriore vigore alla relazione.Lo humor insomma influenza positivamente la sessualità e le donne ne sono conquistate.Anzi proprio l'umorismo è il segreto della conquista o almeno uno dei segreti.Uomorismo e gioco migliorano la qualità della vita e del rapporto di coppia,questa è la certezza emersa di recente, favoriscono il benessere di coppia e la complicità e aiutano a superare i momenti di crisi.
Tuttavia,è importante dire che solo se lo humor è apprezzato dal partner allora diventa un'arma in più,altrimenti risulta controproducente e le cose possono peggiorare. E se il gioco dienta eccessivo?Allora li si sfiora il malessere,può diventare un modo per dichiararsi ostilità, per rinfacciarsi l’un l’altro le reciproche debolezze. In questi casi diventa una sorta di mezzo feroce e sintomo di elementi repressi.In questo caso stop al gioco e di corsa dall'analista di coppia.
Perchè esistono tante razze umane diverse?
di Marianna De Lucia
Pelle,viso e corpo cambiano a seconda del luogo.Qual è il motivo?
Spesso anche solo per curiosità ci saremo posti una domanda,scontanta quanto banale.Ma perchè esistono pelli di colore diverso?L'uomo bianco,nero,giallo,creolo,insomma tutte le varietà di pelle che i vari popoli della terra possiedono.Il motivo di questa diversità,secondo la scienza,risiede nei gruppi vitaminici. Oltre alla pelle discorso diverso riguarda poi le altre parti del corpo,come il viso e le caratteristiche somatiche ad esempio,che invece sono connesse allo spirito di adattamento del nostro corpo, che per potersi difendere dai fattori esterni, nei secoli, ha acquistato certe caratteristiche sia esterne ma anche interne. Infatti, come già Darwin aveva sottolineato nel lontano 1871, la specie umana è solo una, le differenze, che poi distinguono i vari popoli, dipendono dall’adattamento del corpo alle condizioni climatiche che hanno messo a dura prova l'essere umano.
Il motivo delle differenti caratteristiche somatiche è stato evidenziato anche dal Dottor Aldo Morrone dermatologo (in passato direttore della Struttura di Medicina preventiva delle migrazioni e di Dermatologia tropicale, al San Gallicano di Roma, e ora direttore generale del San Camillo, sempre a Roma), che nel 1985, ha lavorato in Africa, nel Sud Est asiatico e in America Latina. Secondo il dottore e la sua equipe una differente pigmentazione protegge la pelle dall’attacco dei raggi solari nei confronti di un gruppo di vitamine indispensabili per l’organismo, in particolare per evitare l’insorgere (anche durante la gravidanza) di patologie molto gravi, come la spina bifida. Oltre al colore della pelle, come accennato prima, anche il colore e il tipo di capello ha in realtà una spiegazione scientifica: i capelli bianchi, ad esempio, dipendono da un’antica migrazione che i nostri progenitori avevano dovuto effettuare molto tempo fa verso i Poli, e per evitare una perdita eccessiva di vitamina D (e quindi la conseguente insorgenza di problemi alle ossa e nella crescita) l’organismo si era dovuto adeguare perdendo la tonalità scura.
L’organismo si è adattato alle condizioni climatiche per potersi difendere oltre che nella tonalità di pelle e capelli anche nella conformazione della testa e del viso. Ad esempio nei paesi con temperature molto basse le persone hanno una forma tale che ci sia la minima perdita di calore, il naso è molto piccolo con riduzione di rischio al congelamento e un ingresso lento di aria dall’esterno ai polmoni, in modo che ci sia il tempo di riscaldarla e umidificarla. Insomma il nostro corpo nel corso degli anni si è adeguato per poter vivere al meglio, anche se in alcuni casi l’evoluzione non è stata proprio perfetta lasciando comunque dei problemi.
Spesso anche solo per curiosità ci saremo posti una domanda,scontanta quanto banale.Ma perchè esistono pelli di colore diverso?L'uomo bianco,nero,giallo,creolo,insomma tutte le varietà di pelle che i vari popoli della terra possiedono.Il motivo di questa diversità,secondo la scienza,risiede nei gruppi vitaminici. Oltre alla pelle discorso diverso riguarda poi le altre parti del corpo,come il viso e le caratteristiche somatiche ad esempio,che invece sono connesse allo spirito di adattamento del nostro corpo, che per potersi difendere dai fattori esterni, nei secoli, ha acquistato certe caratteristiche sia esterne ma anche interne. Infatti, come già Darwin aveva sottolineato nel lontano 1871, la specie umana è solo una, le differenze, che poi distinguono i vari popoli, dipendono dall’adattamento del corpo alle condizioni climatiche che hanno messo a dura prova l'essere umano.
Il motivo delle differenti caratteristiche somatiche è stato evidenziato anche dal Dottor Aldo Morrone dermatologo (in passato direttore della Struttura di Medicina preventiva delle migrazioni e di Dermatologia tropicale, al San Gallicano di Roma, e ora direttore generale del San Camillo, sempre a Roma), che nel 1985, ha lavorato in Africa, nel Sud Est asiatico e in America Latina. Secondo il dottore e la sua equipe una differente pigmentazione protegge la pelle dall’attacco dei raggi solari nei confronti di un gruppo di vitamine indispensabili per l’organismo, in particolare per evitare l’insorgere (anche durante la gravidanza) di patologie molto gravi, come la spina bifida. Oltre al colore della pelle, come accennato prima, anche il colore e il tipo di capello ha in realtà una spiegazione scientifica: i capelli bianchi, ad esempio, dipendono da un’antica migrazione che i nostri progenitori avevano dovuto effettuare molto tempo fa verso i Poli, e per evitare una perdita eccessiva di vitamina D (e quindi la conseguente insorgenza di problemi alle ossa e nella crescita) l’organismo si era dovuto adeguare perdendo la tonalità scura.
L’organismo si è adattato alle condizioni climatiche per potersi difendere oltre che nella tonalità di pelle e capelli anche nella conformazione della testa e del viso. Ad esempio nei paesi con temperature molto basse le persone hanno una forma tale che ci sia la minima perdita di calore, il naso è molto piccolo con riduzione di rischio al congelamento e un ingresso lento di aria dall’esterno ai polmoni, in modo che ci sia il tempo di riscaldarla e umidificarla. Insomma il nostro corpo nel corso degli anni si è adeguato per poter vivere al meglio, anche se in alcuni casi l’evoluzione non è stata proprio perfetta lasciando comunque dei problemi.
La sigaretta elettronica.E' utile o no?
di Marianna De Lucia
l Ministero della Salute alimenta forti dubbi sull'utilità e sui rischi connessi.
Fumare,come ogni vizio dell'uomo,è negativo e nuoce alla salute.Oramai è un concetto che ognuno di noi da come ovvio e scontato.Porre fine ad un vizio è ugualmente un gesto complicato e duro da mettere in pratica.Nel caso del tabagismo la difficoltà è legata ad una vera è propria forma di dipendenza da sostanza,nello specifico la nicotina.Per questo le sigarette elettroniche hanno avuto in questi msi una grande diffusione,in ogni paese del globo,con conseguente mega giro di affari da parte di chi le produce e le commercializza.Le cosidette e-cig, infatti, permettono di continuare a fumare, ma prive però dei pericoli connessi alla combustione delle foglie di tabacco delle sigarette normali. Con le sigarette elettroniche si aspirano in via principale vapore acqueo misto a vari sapori e anche nicotina, ma non si aspirano le pericolose sostanze cancerogene, specialmente il monossido di carbonio.Tuttavia gli svapatori, come amano definirsi i fumatori di e-cigarette, e non solo loro, si pongono una domanda fondamentale: siamo davvero certi che questi particolari aggeggi non creino danni comunque alla salute?
Anche se sono in corso studi a riguardo, specialmente sull’uso a breve e lungo termine, l’Istituto Superiore di Sanità ha bocciato la e-cig: l’efficacia del prodotto nello smettere di fumare è infatti ancora tutta da dimostrare, così come sono da dimostrare i danni che può produrre sulla salute, per quanto sia meno dannosa di quella classica.L’Iss, in risposta ad una richiesta del Ministro della Sanità, Renato Balduzzi, precisa anche che, dal momento che non si conoscono gli effetti sulla salute, è necessario un foglio di avvertenze all’interno delle confezioni che spieghi al consumatore gli eventuali rischi.Sempre secondo l’Istituto di Sanità, per far sì che le e-cig diventino un coadiuvante nello smettere di fumare, dovrebbero prima passare diversi controlli e certificazioni, così come è per le gomme e i cerotti alla nicotina. Attualmente tali controlli non ci sono.Proprio l’assenza di una certificazione e del marchio di sicurezza ha portato nei giorni scorsi Nas al sequestro a Genova di circa 3000 unità di sigarette elettroniche e a multe per i negozianti di migliaia di euro.Una sigaretta elettronica non certificata, inoltre, è esplosa in mano a un venticinquenne genovese, mentre stava caricando il liquido nel serbatoio.
La nicotina è entrata a contatto con gli occhi, costringendo il giovane a una corsa all'ospedale. Fortunatamente è stato medicato e dimesso con una prognosi di dieci giorni per infiammazione oculare.Infine una ricerca presentata al meeting dello European Respiratory Society riesce a dimostrare che anche le sigarette elettroniche possono essere causa di danni ai polmoni.Questo studio è stato effettuato dall’Università di Atene, dove si è voluto dimostrare gli effetti a breve termine delle sigarette elettroniche su soggetti fumatori e non fumatori e su soggetti che avevano una normale capacità polmonare e altri invece affetti da Broncopneumopatia cronica ostruttiva.I risultati hanno dimostrato che sia nei soggetti fumatori che nei soggetti sani le capacità respiratorie sono ridotte, con un aumento significativo della resistenza delle vie aeree.Quindi effetti meno gravi ma comunque molto dannosi per la salute.
Fumare,come ogni vizio dell'uomo,è negativo e nuoce alla salute.Oramai è un concetto che ognuno di noi da come ovvio e scontato.Porre fine ad un vizio è ugualmente un gesto complicato e duro da mettere in pratica.Nel caso del tabagismo la difficoltà è legata ad una vera è propria forma di dipendenza da sostanza,nello specifico la nicotina.Per questo le sigarette elettroniche hanno avuto in questi msi una grande diffusione,in ogni paese del globo,con conseguente mega giro di affari da parte di chi le produce e le commercializza.Le cosidette e-cig, infatti, permettono di continuare a fumare, ma prive però dei pericoli connessi alla combustione delle foglie di tabacco delle sigarette normali. Con le sigarette elettroniche si aspirano in via principale vapore acqueo misto a vari sapori e anche nicotina, ma non si aspirano le pericolose sostanze cancerogene, specialmente il monossido di carbonio.Tuttavia gli svapatori, come amano definirsi i fumatori di e-cigarette, e non solo loro, si pongono una domanda fondamentale: siamo davvero certi che questi particolari aggeggi non creino danni comunque alla salute?
Anche se sono in corso studi a riguardo, specialmente sull’uso a breve e lungo termine, l’Istituto Superiore di Sanità ha bocciato la e-cig: l’efficacia del prodotto nello smettere di fumare è infatti ancora tutta da dimostrare, così come sono da dimostrare i danni che può produrre sulla salute, per quanto sia meno dannosa di quella classica.L’Iss, in risposta ad una richiesta del Ministro della Sanità, Renato Balduzzi, precisa anche che, dal momento che non si conoscono gli effetti sulla salute, è necessario un foglio di avvertenze all’interno delle confezioni che spieghi al consumatore gli eventuali rischi.Sempre secondo l’Istituto di Sanità, per far sì che le e-cig diventino un coadiuvante nello smettere di fumare, dovrebbero prima passare diversi controlli e certificazioni, così come è per le gomme e i cerotti alla nicotina. Attualmente tali controlli non ci sono.Proprio l’assenza di una certificazione e del marchio di sicurezza ha portato nei giorni scorsi Nas al sequestro a Genova di circa 3000 unità di sigarette elettroniche e a multe per i negozianti di migliaia di euro.Una sigaretta elettronica non certificata, inoltre, è esplosa in mano a un venticinquenne genovese, mentre stava caricando il liquido nel serbatoio.
La nicotina è entrata a contatto con gli occhi, costringendo il giovane a una corsa all'ospedale. Fortunatamente è stato medicato e dimesso con una prognosi di dieci giorni per infiammazione oculare.Infine una ricerca presentata al meeting dello European Respiratory Society riesce a dimostrare che anche le sigarette elettroniche possono essere causa di danni ai polmoni.Questo studio è stato effettuato dall’Università di Atene, dove si è voluto dimostrare gli effetti a breve termine delle sigarette elettroniche su soggetti fumatori e non fumatori e su soggetti che avevano una normale capacità polmonare e altri invece affetti da Broncopneumopatia cronica ostruttiva.I risultati hanno dimostrato che sia nei soggetti fumatori che nei soggetti sani le capacità respiratorie sono ridotte, con un aumento significativo della resistenza delle vie aeree.Quindi effetti meno gravi ma comunque molto dannosi per la salute.
Donne,madri e manager.Trinomio perfetto .
di Marianna De Lucia
Dirigere aziende ed essere mamme a tempo pieno.Oggi è possibile.Anzi è meglio.
Una particolare realtà femminile è quella delle madri-manager. Una ricerca americana sottolinea che le donne che hanno un figlio piccolo da crescere sembrano possedere migliori capacità manageriali e organizzative.Così dice il risultato di un sondaggio fatto dalla statunitense Ferry Researching specializzata nell’executive search e nel talent management,svolto su un campione femminile molto vasto in diversi Stati.Il 95% delle donne dirigenti ritiene che l’educazione dei figli e la maternità in genere abbiano fornito loro una competenza maggiore a livello manageriale.
A rendere più facile la conciliazione donna/lavoro è stata anche la tecnologia che ha indubbiamente migliorato di molto le difficoltà connesse con l’avere figli riducendo le ore di lavoro da svolgere in ufficio e trasportandole a casa.Insomma, portarsi il lavoro a casa fa bene alle donne.La ricerca, che potete leggere in modo più completo su questo sito, dimostra una volta di più una verità insindacabile che, come spesso tutti evidenziano, l’Italia è un Paese per vecchi, poco attenta a stili di wellfare alternativi e a nuove idee e che investe poco in innovazione : in una parola, una nazione poco “moderna”.Oggi la modernità passa attraverso il rapporto di lavoro delle mamme manager e delle lavoratrici in genere.
Riflessione banale, direte voi. Certo, ma fino ad un certo punto se è vero che la vita lavorativa delle donne vale un bel po’ di PIL italiano e se è vero che la crescita passa anche attraverso la modernizzazione del Paese. In questi anni si sono fatte passare sotto il nome di Riforme delle politiche conservatrici vecchio stampo che hanno inchiodato il Paese al passato. Grida vendetta quella reintroduzione della lettera in bianco fatta firmare alle nuove assunte per consentire alle aziende di licenziare più velocemente e senza danni per l’impresa.Occorre ridiscutere il modello di assistenza alle donne, di maternità e di lavoro specialmente quando questi tre nodi cruciali si connettono tutti fra loro come succede nella maternità.Dobbiamo ammodernarci e fare in modo che non solo le mamme manager traggano beneficio da cambiamenti culturali e di tradizione, ma anche tutte le altre donne lavoratrici.
Ritorniamo però per un attimo al tema della ricerca, che, per quanto di parte, sicuramente dava un volto nuovo al connubio donne/lavoro e mamme/lavoro. Le mamme manager acquistano maggiori capacità dirigenziali perché la loro esperienza di vita è unica. Tuttavia altre ricerche condotte in Italia certificano che le donne italiane sono meno propense a trovarsi un lavoro perché questo va a incidere sulla vita familiare. Inoltre le donne risulterebbero meno competitive dei maschi quando si tratta di manageriato e la società capitalistica secondo vecchie credenze sarebbe fatta da squali.Il passato è davvero duro dal essere cancellato dalla mente collettiva di tutti.
Una particolare realtà femminile è quella delle madri-manager. Una ricerca americana sottolinea che le donne che hanno un figlio piccolo da crescere sembrano possedere migliori capacità manageriali e organizzative.Così dice il risultato di un sondaggio fatto dalla statunitense Ferry Researching specializzata nell’executive search e nel talent management,svolto su un campione femminile molto vasto in diversi Stati.Il 95% delle donne dirigenti ritiene che l’educazione dei figli e la maternità in genere abbiano fornito loro una competenza maggiore a livello manageriale.
A rendere più facile la conciliazione donna/lavoro è stata anche la tecnologia che ha indubbiamente migliorato di molto le difficoltà connesse con l’avere figli riducendo le ore di lavoro da svolgere in ufficio e trasportandole a casa.Insomma, portarsi il lavoro a casa fa bene alle donne.La ricerca, che potete leggere in modo più completo su questo sito, dimostra una volta di più una verità insindacabile che, come spesso tutti evidenziano, l’Italia è un Paese per vecchi, poco attenta a stili di wellfare alternativi e a nuove idee e che investe poco in innovazione : in una parola, una nazione poco “moderna”.Oggi la modernità passa attraverso il rapporto di lavoro delle mamme manager e delle lavoratrici in genere.
Riflessione banale, direte voi. Certo, ma fino ad un certo punto se è vero che la vita lavorativa delle donne vale un bel po’ di PIL italiano e se è vero che la crescita passa anche attraverso la modernizzazione del Paese. In questi anni si sono fatte passare sotto il nome di Riforme delle politiche conservatrici vecchio stampo che hanno inchiodato il Paese al passato. Grida vendetta quella reintroduzione della lettera in bianco fatta firmare alle nuove assunte per consentire alle aziende di licenziare più velocemente e senza danni per l’impresa.Occorre ridiscutere il modello di assistenza alle donne, di maternità e di lavoro specialmente quando questi tre nodi cruciali si connettono tutti fra loro come succede nella maternità.Dobbiamo ammodernarci e fare in modo che non solo le mamme manager traggano beneficio da cambiamenti culturali e di tradizione, ma anche tutte le altre donne lavoratrici.
Ritorniamo però per un attimo al tema della ricerca, che, per quanto di parte, sicuramente dava un volto nuovo al connubio donne/lavoro e mamme/lavoro. Le mamme manager acquistano maggiori capacità dirigenziali perché la loro esperienza di vita è unica. Tuttavia altre ricerche condotte in Italia certificano che le donne italiane sono meno propense a trovarsi un lavoro perché questo va a incidere sulla vita familiare. Inoltre le donne risulterebbero meno competitive dei maschi quando si tratta di manageriato e la società capitalistica secondo vecchie credenze sarebbe fatta da squali.Il passato è davvero duro dal essere cancellato dalla mente collettiva di tutti.
Le donne di oggi.Sorridenti e combattive.
di Marianna De Lucia
Un mondo quello femminile che con allegria e coraggio affronta la vita quotidiana.
Donne sicure e piene di fiducia in loro stesse.Donne che però sanno benissimo di vivere in un'epoca difficile e instabile sull'orlo della precarietà sia emotiva che lavorativa ma non si abbattono.Il combattere ogni giorno è la loro missione.Questa è la proiezione che si è palesata di recente sulla donna in Italia realizzata da un'indagine ISPO su commissione del Ministero delle Pari Opportunità.La ricerca è stata condotta su un campione di 600 donne tra i 25 e i 65 anni, distribuite in tutto il Paese (e quindi rappresentativa dell’universo femminile italiano) e mostra che l’altra metà della mela non teme di confrontarsi con il mondo esterno, di mettersi in gioco o in discussione.
Anzi, l’autostima femminile nasce proprio da una intrinseca capacità di confronto che per l’89% delle donne intervistate non viene vissuta come una fonte di stress o come un continuo esame. Le più sicure di se stesse sono le donne tra i 25-34 anni (93%) e le over 55 (90%), ovvero la fascia d’età che si affaccia al mondo del lavoro e alla realizzazione di sé e chi, invece, è serena per aver già raggiunto importanti traguardi. Ma quali sono gli aspetti che giocano di più sul livello dell’autostima femminile? Famiglia, benessere fisico e mentale e relazioni sentimentali sono i primi campi in cui le donne cercano di realizzarsi. Anche il lavoro è considerato fondamentale per sentirsi appagate, ma le donne sono consapevoli che sul fronte professionale oggi i tempi sono duri e li affrontano con lucida consapevolezza.Insomma, il ritratto che ne viene fuori è quello di una donna multitasking, combattiva e consapevole, che riesce a gestire casa e lavoro, che si occupa dei figli e, contemporaneamente, della propria professione.
E nonostante la crisi che la rende una categoria ancor più svantaggiata a livello sociale e professionale, non perde la fiducia in se stessa. Il segreto di questo forza? <Non farsi mettere all’angolo dagli eventi o dalla crisi>, spiega il professor Renato Mannheimer che ha coordinato la ricerca, <trovando dentro di sé le soluzioni per una quotidianità sempre più complessa e articolata>. E infatti, nonostante i tanti fattori condizionanti della vita attuale, una italiana su due dichiara di avere un’altissima stima di sé (48% del campione): si tratta soprattutto di 45-54enni, laureate, lavoratrici (dirigenti, imprenditrici e libere professioniste, ma anche impiegate e insegnanti), residenti soprattutto al Nord est. Tutte le donne della penisola, però, hanno un comune denominatore: la capacità atavica di saper affrontare le mille difficoltà di ogni giorno senza farsi scoraggiare, come capita invece spesso ai maschietti. In pratica: coraggio, adattamento e senso della realtà rimangono ancora una volta qualità “di genere”.
Donne sicure e piene di fiducia in loro stesse.Donne che però sanno benissimo di vivere in un'epoca difficile e instabile sull'orlo della precarietà sia emotiva che lavorativa ma non si abbattono.Il combattere ogni giorno è la loro missione.Questa è la proiezione che si è palesata di recente sulla donna in Italia realizzata da un'indagine ISPO su commissione del Ministero delle Pari Opportunità.La ricerca è stata condotta su un campione di 600 donne tra i 25 e i 65 anni, distribuite in tutto il Paese (e quindi rappresentativa dell’universo femminile italiano) e mostra che l’altra metà della mela non teme di confrontarsi con il mondo esterno, di mettersi in gioco o in discussione.
Anzi, l’autostima femminile nasce proprio da una intrinseca capacità di confronto che per l’89% delle donne intervistate non viene vissuta come una fonte di stress o come un continuo esame. Le più sicure di se stesse sono le donne tra i 25-34 anni (93%) e le over 55 (90%), ovvero la fascia d’età che si affaccia al mondo del lavoro e alla realizzazione di sé e chi, invece, è serena per aver già raggiunto importanti traguardi. Ma quali sono gli aspetti che giocano di più sul livello dell’autostima femminile? Famiglia, benessere fisico e mentale e relazioni sentimentali sono i primi campi in cui le donne cercano di realizzarsi. Anche il lavoro è considerato fondamentale per sentirsi appagate, ma le donne sono consapevoli che sul fronte professionale oggi i tempi sono duri e li affrontano con lucida consapevolezza.Insomma, il ritratto che ne viene fuori è quello di una donna multitasking, combattiva e consapevole, che riesce a gestire casa e lavoro, che si occupa dei figli e, contemporaneamente, della propria professione.
E nonostante la crisi che la rende una categoria ancor più svantaggiata a livello sociale e professionale, non perde la fiducia in se stessa. Il segreto di questo forza? <Non farsi mettere all’angolo dagli eventi o dalla crisi>, spiega il professor Renato Mannheimer che ha coordinato la ricerca, <trovando dentro di sé le soluzioni per una quotidianità sempre più complessa e articolata>. E infatti, nonostante i tanti fattori condizionanti della vita attuale, una italiana su due dichiara di avere un’altissima stima di sé (48% del campione): si tratta soprattutto di 45-54enni, laureate, lavoratrici (dirigenti, imprenditrici e libere professioniste, ma anche impiegate e insegnanti), residenti soprattutto al Nord est. Tutte le donne della penisola, però, hanno un comune denominatore: la capacità atavica di saper affrontare le mille difficoltà di ogni giorno senza farsi scoraggiare, come capita invece spesso ai maschietti. In pratica: coraggio, adattamento e senso della realtà rimangono ancora una volta qualità “di genere”.
La grande sensualità delle donne forti.
di Rossana De Lucia
Potere e dominio sul partner.Le donne di oggi mirano davvero a ciò?
Oggi è la donna forte e dominante il prototipo più richiesto everso cui si tende.Ma le donne italiane lo sono abbastanza? Certo che lo sono! Anche se l'attuale generazione di donne sta iniziando solo ora a capire che questo vale anche il genere femminile tanto quanto per quello maschile. Spesso si ritiene che gli uomini potenti siano anche sexy. La potenza e la forza, fisica, emotiva o finanziaria, sono state spesso aspetti caratterizzanti il genere maschile. Gli uomini forti e potenti erano e sono ricercati dalle donne migliori, le più brillanti.
Eppure, l'idea che anche le donne dominatrici, forti e potenti siano sexy sta iniziando a essere molto popolare nella società contemporanea. Al contrario del pensiero collettivo comune, secondo il quale si arriva a pensare che più una donna è sottomessa, materna accondiscendente, più piace agli uomini, arriva una notizia inaspettata sul mondo maschile. Alla soglia del 2010 piaciono ledonne forti e dominatrici.Una ricerca condotta dall'Associazione "Donne e Qualità della Vita", alla quale sono state sottoposte 500 coppie fidanzate e sposate fra i 50 e i 20 anni, fa emergere dati divertenti e strani.“Il 47,3% delle donne italiane sogna il ruolo della dominatrice nell’intimità con il proprio partner, mentre una su tre già dirige il gioco abitualmente”.
Lo rivela il settimanale ‘Gente’ che riporta in anteprima i dati di un sondaggio condotto dal presidente dell’Ispo Renato Mannheimer che ha per argomento le donne e il sesso, sulla scia del recente successo della trilogia ‘Cinquanta sfumature’. Altri dati “sorprendenti” commentati da Mannheimer riguardano i sex toys: “Una su cinque dichiara candidamente di farne uso nel menage, mentre il 27% delle italiane dice di aver fatto l’amore in un luogo pubblico”.Gli uomini sono indirizzati verso i gusti decisi, le donne forti e dominatrici infatti occupano le preferenze con il 43%, insomma devono essere forti e sicure di sé e soprattutto sessualmente disinibite. In seconda posizione vi è la compagna chioccia, ovvero quella materna con il 31%, paziente e comprensiva. Poi la remissiva, che piace al 14% degli uomini, quella un po' svampita, gradita al 7,7%, il genere lolita (2,9%) e infine gli spiriti liberi (0,5%).
Altro particolare emerso, è che più della metà del campione ammette che sta avvenendo un ribaltamento nei ruoli di coppia, mentre il 16% è più tradizionalista e rimane fermo su una visione della coppia più tradizionalista. L'idea che la nostra società si stia avvicinando a un ribaltamento della concezione dei ruoli della coppia è sempre più vicina.Sarà un bene o un male?